Sezione - GEMELLAGGIO ARTISTICO
MIRCO MANUGUERRA
SALA CULTURALE CARGIA'
Gemellaggio Artistico 2018
LA FAMIGLIA IN ITALIA
Il
tema della famiglia in Italia, oggi, è purtroppo divenuto un tema
sensibile, in quanto sottoposto ormai al puntuale controllo di una
cultura globalistica che si pone all’insegna dei “Genitori 1”,
“Genitori 2”, ma anche 3, 4, 5 e chi più ne ha e più ne metta.
Il
problema è che l’essere posto “sotto controllo” significa
guadagnarsi facilmente le etichette di “omofobo” e “fascista”
scagliate con ampia generosità dalle “anime belle” del
Belpensiero Unico Democratico anche quando si risponde semplicemente
(e lecitamente) ad offese e minacce ricevute solo per avere
esercitato un libero pensiero (che tanto libero, evidentemente non è
più) intorno ad un tema lapalissiano come quello della “Normalità”.
Di
fatto è tutto un problema di Relativismo, argomento su cui chi
scrive si è già compiutamente pronunciato negli Atti precedenti di
questo lodevole appuntamento annuale di Sala Cargià. Senza
ripetersi, la soluzione qui è molto semplice: occorre restare
fermissimi sulle posizioni che ci sono state trasmesse dai nostri
grandi Padri, Dante in primis, e aspettare che certe mode passino.
Per
intanto registriamo il fatto che quel ridicolo artificio del
“genitore aritmetico” è finito ingloriosamente rottamato: sono
stati finalmente ripristinati sui nostri documenti di identità quei
vecchi, cari stilemi di “Padre” e “Madre” che la Grande
Madre, la Natura, da sempre ci insegna e vuole. Che dire? Solo tre
lettere: tiè!
La
Natura, in verità, fin dall’inizio dei Tempi, di cose ce ne
insegna davvero parecchie, ma l’Homo tecnologicus, preda di una
folle “Sindrome da onnipotenza”, crede di poter stravolgere ogni
canone giungendo addirittura alle estremizzazioni della cosiddetta
“cultura” Gender. Esiste innegabilmente oggi, nascosta da qualche
parte sul pianeta, una congregazione di perfidi gnomi – dei
sedicenti Illuminati con, o senza, Protocolli – che crede di poter
imporre l’insegnamento ai bambini occidentali della libertà del
“cambio di genere” secondo il personale orientamento. Ma quanto
può dirsi maturo, perciò consapevole, un “orientamento” in una
mente acerba come quella di un bambino? Incredibile che un genitore
si possa bere un’idea del genere, eppure le cronache ci dicono che
questo già in alcuni paesi accade.
In
verità, non si vede alcuna differenza formale tra una pratica come
il Gender ed altre manifestazioni tipo la Pedofilia, un fenomeno di
cui in alcuni paesi (USA e Paesi Bassi) si sono già avanzate, da
parte di pregiate “associazioni di categoria”, le prime
sconcertanti istanze di riconoscimento. Non si tratta, forse, in
entrambi i casi, di violenza oggettiva sul bambino, data l’incapacità
di reazione, ma anche di intendere e di volere, tipica dei minori? E
dire che si tratta di uno dei pilastri dei codici legislativi di
tutti Paesi che noi usavamo definire “civili”…
Il
problema, prima ancora, che di ordine etico, dunque filosofico, è
semplicemente di buon senso. Sperando che non si debba per questo
passare attraverso l’ennesimo uragano della Storia, un nuovo ordine
dovrà inevitabilmente segnare, una volta per tutte, i limiti della
libertà individuale e perciò della Democrazia. Ciò appare così
evidente a tutti che non a caso è proprio sulla leva della presunta
lesa maestà alla Democrazia che i fautori del Relativismo credono di
poter avere buon gioco sui difensori della Tradizione agitando
puntualmente, ad ogni occasione, lo spauracchio del “fascismo”.
Diceva Leonardo Sciascia: «Il più bello esemplare di fascista in
cui ci si possa imbattere è quello del sedicente antifascista
unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è» (“Nero
su nero”, 1979). Eccezionale: da quando si scrivevano queste parole
sono passati ormai quasi quarant’anni! Ma ciò significa, anche,
per dirla con Claudio Bonvecchio (Premio ‘Pax Dantis’ 2009), che
mancano soltanto cinque minuti a Mezzogiorno.
Credendo
di poter forzare a piacimento la mano alla Ragione, invocando
l’imperio dei Diritti su qualsiasi Dovere, una gran parte di
persone oggi non si rende conto che così facendo si finisce per
legittimare anche quei sistemi di pensiero infausti che parevano
ormai del tutto superati: in Germania i sintomi di un forte rigurgito
nazionalista di stampo prettamente nazista cominciano a manifestarsi
addirittura nelle piazze. Ebbene, sia chiaro: questo non è il
prodotto diretto del tessuto culturale occidentale, come molti
vorrebbero far credere, ma un tipico effetto di reazione originato
non solo dalle nefandezze di cui sopra, ma anche dalla forza di
repulsione che si attua spontaneamente verso una cultura aliena come
l’islam, in cui, non a caso, proprio l’idea di “Famiglia” –
ed eccoci tornati al tema – appare decisamente incompatibile con
quella, plurimillenaria, di casa nostra.
Come
si può ben vedere, non si tratta afflato di una questione di
rigurgiti storici: il problema, serissimo, è di identità. Sulla
identità non si può né scherzare, né – tantomeno – sputare.
Ma
intanto ci sarà senz’altro qualcuno che sullo stilema appena usato
di “casa nostra” avrà già parlato di una violenta, brutale e
inaccettabile ideaccia di stampo marcatamente squadrista… Ecco:
costoro si cerchino al più presto un bravo dottore. Ma mi
raccomando: che sia davvero uno che ci capisce parecchio…
In
questa tragicomica deriva macroscopica emerge con forza una sola
isola di salvezza: la Tradizione stessa. Allora quale simbolo più
alto si potrebbe oggi innalzare, in materia di Famiglia, se non
quello splendido del Presepe?
Il
Presepe può essere considerato una sintesi simbolica dell’essenza
del pensiero occidentale, cioè della matrice
greco-romano-celtico-cristiana. Elemento, dunque, irrinunciabile
della domus europea, il Presepe non ne è un arredo occasionale,
bensì permanente: un piccolo Presepe sarà sempre presente in un
angolo della casa, pronto per essere poi espanso, in occasione delle
festività di fine anno, sotto il tradizionale Albero di Natale.
Nel
Presepe c’è tutto: c’è la Famiglia, quella naturale, con il
padre, la madre e il bambino; c’è l’Uomo Nuovo (il bambino
medesimo), cioè l’idea di un’Umanità in continua crescita di
Civiltà; c’è il rapporto con la Natura (il contatto con il bue e
l’asinello), c’è la Stella Cometa, un punto di riferimento certo
per tutti gli uomini, come la diritta via di Dante, come le Sette
Virtù sapienziali; e ci sono anche gli Ospiti (i Magi), i quali sono
Nobili (Re) soltanto se vengono in pace recando doni.
Va
da sé che celebrare la Famiglia, celebrare il Presepe, significa
celebrare la Civiltà guardando ai nostri grandi valori tradizionali,
quelli che non hanno mai deluso, quelli che non hanno mai tradito.
Parliamo di quei valori che un Magdi Cristiano Allam (Premio ‘Pax
Dantis’ 2010) ha definito con felicissima espressione i “Valori
non negoziabili” della Cultura Occidentale. Parliamo di un
esercizio di culto che vale a soddisfare un’altra grande
espressione di libero pensiero di Claudio Bonvecchio: “È giunto il
tempo di decidere, una volta per tutte, se stare dalla parte dei
Mercanti o da quella degli Eroi”.
Noi
abbiamo deciso da che parte stare già molto tempo fa. E aspettiamo
senza tema che scocchi pure l’ora del Mezzogiorno: non ci muoveremo
di un solo millimetro.
Mirco
Manuguerra
Presidente
Centro Lunigianese di Studi Danteschi
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E’
concesso l’utilizzo di testi e immagini ai soli fini di studio
citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale CarGià come
fonte insieme al relativo link ©
Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.it
– Ringrazio
sentitamente Ezia Di Capua
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