venerdì 14 settembre 2018

ATTI DEL GEMELLAGGIO ARTISTICO STRETTO TRA SAN TERENZO E FILATTIERA VIII Ed: LA FAMIGLIA IN ITALIA Relatore Mirco Manuguerra

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2018
Sezione - GEMELLAGGIO ARTISTICO 
MIRCO MANUGUERRA
SALA CULTURALE CARGIA'
Gemellaggio Artistico 2018

LA FAMIGLIA IN ITALIA
Il tema della famiglia in Italia, oggi, è purtroppo divenuto un tema sensibile, in quanto sottoposto ormai al puntuale controllo di una cultura globalistica che si pone all’insegna dei “Genitori 1”, “Genitori 2”, ma anche 3, 4, 5 e chi più ne ha e più ne metta.
Il problema è che l’essere posto “sotto controllo” significa guadagnarsi facilmente le etichette di “omofobo” e “fascista” scagliate con ampia generosità dalle “anime belle” del Belpensiero Unico Democratico anche quando si risponde semplicemente (e lecitamente) ad offese e minacce ricevute solo per avere esercitato un libero pensiero (che tanto libero, evidentemente non è più) intorno ad un tema lapalissiano come quello della “Normalità”.
Di fatto è tutto un problema di Relativismo, argomento su cui chi scrive si è già compiutamente pronunciato negli Atti precedenti di questo lodevole appuntamento annuale di Sala Cargià. Senza ripetersi, la soluzione qui è molto semplice: occorre restare fermissimi sulle posizioni che ci sono state trasmesse dai nostri grandi Padri, Dante in primis, e aspettare che certe mode passino.
Per intanto registriamo il fatto che quel ridicolo artificio del “genitore aritmetico” è finito ingloriosamente rottamato: sono stati finalmente ripristinati sui nostri documenti di identità quei vecchi, cari stilemi di “Padre” e “Madre” che la Grande Madre, la Natura, da sempre ci insegna e vuole. Che dire? Solo tre lettere: tiè!
La Natura, in verità, fin dall’inizio dei Tempi, di cose ce ne insegna davvero parecchie, ma l’Homo tecnologicus, preda di una folle “Sindrome da onnipotenza”, crede di poter stravolgere ogni canone giungendo addirittura alle estremizzazioni della cosiddetta “cultura” Gender. Esiste innegabilmente oggi, nascosta da qualche parte sul pianeta, una congregazione di perfidi gnomi – dei sedicenti Illuminati con, o senza, Protocolli – che crede di poter imporre l’insegnamento ai bambini occidentali della libertà del “cambio di genere” secondo il personale orientamento. Ma quanto può dirsi maturo, perciò consapevole, un “orientamento” in una mente acerba come quella di un bambino? Incredibile che un genitore si possa bere un’idea del genere, eppure le cronache ci dicono che questo già in alcuni paesi accade.
In verità, non si vede alcuna differenza formale tra una pratica come il Gender ed altre manifestazioni tipo la Pedofilia, un fenomeno di cui in alcuni paesi (USA e Paesi Bassi) si sono già avanzate, da parte di pregiate “associazioni di categoria”, le prime sconcertanti istanze di riconoscimento. Non si tratta, forse, in entrambi i casi, di violenza oggettiva sul bambino, data l’incapacità di reazione, ma anche di intendere e di volere, tipica dei minori? E dire che si tratta di uno dei pilastri dei codici legislativi di tutti Paesi che noi usavamo definire “civili”…
Il problema, prima ancora, che di ordine etico, dunque filosofico, è semplicemente di buon senso. Sperando che non si debba per questo passare attraverso l’ennesimo uragano della Storia, un nuovo ordine dovrà inevitabilmente segnare, una volta per tutte, i limiti della libertà individuale e perciò della Democrazia. Ciò appare così evidente a tutti che non a caso è proprio sulla leva della presunta lesa maestà alla Democrazia che i fautori del Relativismo credono di poter avere buon gioco sui difensori della Tradizione agitando puntualmente, ad ogni occasione, lo spauracchio del “fascismo”. Diceva Leonardo Sciascia: «Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa imbattere è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è» (“Nero su nero”, 1979). Eccezionale: da quando si scrivevano queste parole sono passati ormai quasi quarant’anni! Ma ciò significa, anche, per dirla con Claudio Bonvecchio (Premio ‘Pax Dantis’ 2009), che mancano soltanto cinque minuti a Mezzogiorno.
Credendo di poter forzare a piacimento la mano alla Ragione, invocando l’imperio dei Diritti su qualsiasi Dovere, una gran parte di persone oggi non si rende conto che così facendo si finisce per legittimare anche quei sistemi di pensiero infausti che parevano ormai del tutto superati: in Germania i sintomi di un forte rigurgito nazionalista di stampo prettamente nazista cominciano a manifestarsi addirittura nelle piazze. Ebbene, sia chiaro: questo non è il prodotto diretto del tessuto culturale occidentale, come molti vorrebbero far credere, ma un tipico effetto di reazione originato non solo dalle nefandezze di cui sopra, ma anche dalla forza di repulsione che si attua spontaneamente verso una cultura aliena come l’islam, in cui, non a caso, proprio l’idea di “Famiglia” – ed eccoci tornati al tema – appare decisamente incompatibile con quella, plurimillenaria, di casa nostra.
Come si può ben vedere, non si tratta afflato di una questione di rigurgiti storici: il problema, serissimo, è di identità. Sulla identità non si può né scherzare, né – tantomeno – sputare.
Ma intanto ci sarà senz’altro qualcuno che sullo stilema appena usato di “casa nostra” avrà già parlato di una violenta, brutale e inaccettabile ideaccia di stampo marcatamente squadrista… Ecco: costoro si cerchino al più presto un bravo dottore. Ma mi raccomando: che sia davvero uno che ci capisce parecchio…
In questa tragicomica deriva macroscopica emerge con forza una sola isola di salvezza: la Tradizione stessa. Allora quale simbolo più alto si potrebbe oggi innalzare, in materia di Famiglia, se non quello splendido del Presepe?
Il Presepe può essere considerato una sintesi simbolica dell’essenza del pensiero occidentale, cioè della matrice greco-romano-celtico-cristiana. Elemento, dunque, irrinunciabile della domus europea, il Presepe non ne è un arredo occasionale, bensì permanente: un piccolo Presepe sarà sempre presente in un angolo della casa, pronto per essere poi espanso, in occasione delle festività di fine anno, sotto il tradizionale Albero di Natale.
Nel Presepe c’è tutto: c’è la Famiglia, quella naturale, con il padre, la madre e il bambino; c’è l’Uomo Nuovo (il bambino medesimo), cioè l’idea di un’Umanità in continua crescita di Civiltà; c’è il rapporto con la Natura (il contatto con il bue e l’asinello), c’è la Stella Cometa, un punto di riferimento certo per tutti gli uomini, come la diritta via di Dante, come le Sette Virtù sapienziali; e ci sono anche gli Ospiti (i Magi), i quali sono Nobili (Re) soltanto se vengono in pace recando doni.
Va da sé che celebrare la Famiglia, celebrare il Presepe, significa celebrare la Civiltà guardando ai nostri grandi valori tradizionali, quelli che non hanno mai deluso, quelli che non hanno mai tradito. Parliamo di quei valori che un Magdi Cristiano Allam (Premio ‘Pax Dantis’ 2010) ha definito con felicissima espressione i “Valori non negoziabili” della Cultura Occidentale. Parliamo di un esercizio di culto che vale a soddisfare un’altra grande espressione di libero pensiero di Claudio Bonvecchio: “È giunto il tempo di decidere, una volta per tutte, se stare dalla parte dei Mercanti o da quella degli Eroi”.
Noi abbiamo deciso da che parte stare già molto tempo fa. E aspettiamo senza tema che scocchi pure l’ora del Mezzogiorno: non ci muoveremo di un solo millimetro.

Mirco Manuguerra
Presidente Centro Lunigianese di Studi Danteschi

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E’ concesso l’utilizzo di testi e immagini ai soli fini di studio citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale CarGià come fonte insieme al relativo link © Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.itRingrazio sentitamente Ezia Di Capua
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