Sezione - CORO LIRICO LA SPEZIA
Vincenzo
Moneta
messaggero
dell' "Occulto" (1).
1)
. Una cosa è "occulta" quando non è percepibile ai sensi
ordinari. Ad esempio i campi elettromagnetici che ci circondano nello
spazio e nel tempo sono "occulti" in quanto noi possiamo
enucleare le loro manifestazioni solo tramite opportuni utilizzatori.
Così gli oggetti che sono al di là della parete che mi sta di
fronte, sono per me "occulti" in quanto non posso vederli.
L'accezione
di occulto usata in questa breve recensione riguarda però altri
"oggetti".
Questi
oggetti sono specificamente appartenenti all'interiorità dell'Autore
che se ne fa "messaggero" in quanto li estrinseca nella
sua attività artistica.
Non
è possibile, a nostro avviso, interpretare il lavoro di Vincenzo
Moneta senza inquadrarlo nella prospettiva di una Teoria della
Conoscenza.
Si
vuole qui alludere ad una Teoria omnicomprensiva dell'attività e
dell'essere dell'uomo.
Con
l'avvento dello Strutturalismo è divenuto possibile intraprendere
l'impresa di analisi dell'attività artistica dovendo però anche
tale approccio sottostare all'egida di una più vasta, coerente e
completa concezione
(del
resto l'Autore stesso, come vedremo, pone fra i suoi temi ispirativi
centrali, la conoscenza).
La
teoria della conoscenza cui facciamo riferimento risale, nella sua
formulazione filosofica, ai primi del 900 ed è stata concepita per
spiegare, interpretare e meglio definire l'attività umana da
Galileo Galilei in poi.
Come
il lettore attento e spregiudicato (ed anche dotato di notevole
capacità deduttivo-induttiva) potrà constatare, i seguenti cenni di
tale teoria, se giustamente interpretati ed estrapolati sono
esaustivi per ogni tipo di conoscenza parziale.
(Nota:
dicendo "da Galileo Galilei in poi" non si intende
naturalmente che tale teoria non abbraccia anche periodi storici
antecedenti, ma semplicemente che, in un'ottica evolutiva dell'essere
umano e soprattutto della coscienza umana i contenuti suddetti si
applicano meglio da Francesco Bacone in poi.)
E’
concesso l’utilizzo di testi e immagini ai soli fini di studio
citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale CarGià come
fonte insieme al relativo link ©
Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.it
– Ringrazio
sentitamente Ezia Di Capua
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Elementi
di Teoria della Conoscenza.
Ovunque
l'uomo rivolga i suoi organi percettivi sensibili (i cinque sensi),
egli
ne riceve "impressioni" instantaneamente prive di ogni
attributo concettuale o di pensiero.
Questa
sorta di percezione pura è normalmente sconosciuta in quanto
l'"arrivo" della determinazione concettuale è subitaneo
all'azione che il mondo esterno esercita sui sensi.
L'uomo
può sempre rendersi conto (fare l'esperienza) di ciò, anche tramite
tecniche interiori appositamente elaborate allo scopo.
Queste
tecniche, evidentemente mentali, tendono a rendere molto più
cosciente la dinamica di giustapposizione fra PERCETTO e CONCETTO.
Tanto
per fare un paragone illustre possiamo citare uno, e il più usato,
atteggiamento
fondazionale della matematica: la Teoria degli Insiemi.
Questa
teoria prevede un insieme vuoto (corrispondente alla nostra
percezione pura) che non appena "inizia" a riempirsi di
elementi è passibile di "ricevere" relazioni tra questi
elementi (corrispondendo la relazione alla nostra determinazione
concettuale).
Abbiamo,
come schema strutturale "cosmico":
1)
il mondo esterno; 2) l'uomo conoscente (Io); 3) il mondo interno.
L'essenza
e l'opera di Vincenzo Moneta.
Accingiamoci
ora, dopo le suscritte brevi premesse, alla non facile analisi del
lavoro dell'Autore.
Una
definizione rigorosa della sua opera dovrebbe comprendere vari campi
dell'attività umana: la regia cinematografica; quella teatrale; la
fotografia a vario soggetto; l'animazione e, con valenze meno
appariscenti, l'antropologia culturale; la pedagogia e la teoria del
simbolo.
Ognuna
di queste attività è responsabile della formazione interiore e
della maturazione di Vincenzo Moneta.
Sono
noti i suoi viaggi intorno al mondo, più o meno consciamente svolti
al fine di raccogliere percetti.
L'attività
concettuale-creativa si arricchiva ogni volta di molteplici valori e
contenuti che poi l'A. riportava nei suoi lavori.
Soprattutto
il contatto con i resti di civiltà e tradizioni antichissime ha
risvegliato in lui il desiderio di riproporre, sotto altre forme,
tali contenuti.
2
Non
passeremo qui in rassegna la già vasta produzione, limitandoci ad
un
discorso panoramico nel quale però emergano gli aspetti salienti.
Come
già accennato un tema cardine dei lavori di Vincenzo Moneta è
la
conoscenza: cosa si intende con ciò?
Prima
di poter parlare di una cosa, questa cosa va conosciuta realizzando
l'unione di percezione e concetto.
Non
v'è dubbio, che la sola percezione della cosa non ce la fa
conoscere: alla pura percezione la cosa appare...priva di ogni
qualificazione, di ogni attributo, insomma, una "cosa".
Neanche
il solo concetto di una cosa ci dà la conoscenza di essa!
Il
concetto, infatti, essendo una pura determinazione di pensiero deve
sorgere "riempito" di un qualche contenuto, altrimenti è
astratto.
Ma
come può un'astrazione darci la completa realtà della cosa?
Abbiamo
visto, dunque, che solo quando il concetto si determina "nella"
cosa abbiamo oltre alla conoscenza totale della cosa anche la
soluzione, nell'unità, dell'eterno dualismo Spirito-Materia.
Vincenzo
Moneta usa, più o meno consapevolmente, questo approccio
conoscitivo. Parlando con lui si può constatare, indirettamente, un
ricchissimo mondo interiore che, paradossalmente, è costituito da
"coagulazioni
emotive" che d'ora in avanti denomineremo con C.E.
Queste
C.E. "sono" simboli. Spiegandoci: non v'è percezione del
concetto (o dell'idea) in Vincenzo Moneta, per cui la parte
preponderante della sua "zona" cosciente è la zona
emotiva.
Questa
parte della personalità è costituita da nuclei emotivi i contenuti
dei quali assumono la significazione di simbolo.
Il
simbolo, infatti, è un punto cardine della sua espressività: senza
dubbio il più importante.
La
dinamica creativa dell'A. si svolge, dunque, secondo questo schema di
massima:
1)
Viene percepito, dal mondo esterno, uno stimolo di qualsiasi natura e
scatta l'attività rappresentativa (poco, o addirittura per nulla
percepita).
2)
Tale attività sollecita la zona emotiva (che nell'A. è la più
cosciente perché meglio percepita).
3)
L'"emozione" che deriva da questa interazione
pensare-sentire fa
scattare
l'attività volitiva.
La
genialità di Vincenzo Moneta risiede, dunque, nella zona emozionale.
Le
suddette C.E. hanno spinto l'A. verso il Teatro dell'Essere (T.E.).
Quest'ultima
è una forma espressiva "totalizzante". Vorremmo, ora,
spiegarci.
Il
teatro tradizionale impone la dicotomia attore-spettatore come due
"classi"
"disgiunte" di persone: una attiva (attori), l'altra
passiva: che
a-spetta
(spettatori).
In
questo dualistico aspetto dell'attività espressiva teatrale,
l'"Essere",
come
attributo, qualificazione, ed anche specificazione di ciò che
manifestamente si va rappresentando, come "archetipo"
unitario del testo, non compare.
Dobbiamo
per forza tornare al primordiale dualismo percezione-pensiero per
trovarvi la sorprendente analogia con il "dualismo teatrale"
suddetto: lo spettatore sostanzialmente "percepisce";
l'attore, interpretando, "pensa".
Il
T.E., fonde, amalgama le due classi suddette realizzando l'Essere
(Io):l'Unità.
Realizzando
l'E., realizza la parte inconscia ma libera dell'uomo: la sorgente
della Libertà!
Andando
ovunque:
messaggio d'Amore.
Medievali
menestrelli, messaggio d'Amore.
Enormi
masse per vie
muovono
verso
di Te.
L'Uno
ti accompagni
cosciente
se interiori circoli
o
fuoco
di
streghe
ed
acque lunari
da
vite ti ricordi!
Ricordi?
Ricorda!!
Max
Ghilardi
S.
Lorenzo a Vaccoli - 25 giugno 1990 ore 15.50
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