martedì 5 marzo 2024

LORENZO GIOSSI, REGISTA DELL'OPERA "IL TROVATORE " di Giuseppe Verdi all' Anfiteatro romano di Luni - INTERVISTA A CURA DI EZIA DI CAPUA

LORENZO GIOSSI, regista, scenografo
- foto Singlid Buchmayer - 

Lorenzo, sei regista teatrale molto apprezzato, scenografo d'Opera, diplomato in pittura. Hai compiuto studi musicali, la tua attività artistica spazia anche nella prosa come attore. La tua preparazione è davvero notevole e completa. In maggio firmerai la regista dell'Opera “Il Trovatore “ di Giuseppe Verdi che verrà messa in scena in una preziosa location, l'anfiteatro romano di Luni. La tua visione artistica come ti ha guidato nella scelta del quadro dello sviluppo della regia dell' Opera?

  • Prima di tutto grazie per le bellissime parole di apprezzamento. Partendo dal fatto che un regista d’opera lirica deve essere musicista e partire dalla partitura, mi sono lasciato avvolgere dalle suggestioni musicali per estrarne l’essenza del dramma. In fin dei conti si tratta di un trauma che ogni protagonista vive in gioventù. Nessuno dei personaggi ha una giovinezza serena. Lo shock e quindi l’incubo e l’insonnia sono i protagonisti de Il Trovatore che vede dei ragazzi divisi alla nascita odiarsi senza sapere di essere fratelli. Tutto questo traspare nelle note verdiane in cui sono scritti anche i battiti cardiaci dei personaggi. Paradossalmente potremmo dire che l’insonnia domina la scena più del fuoco!

Lancia il tuo invito ai lettori affinché  i numerosi appassionati possano venire a vedere il tuo “Trovatore”

  • Venite a godere e a emozionarvi in una vicenda che ci vede tutti coinvolti! Una storia molto attuale; guerre civili, morti, ragazzi, primi amori, vendette, ricatti morali. Se ci facciamo caso, trattando questi grandi temi, Il Trovatore parla di noi!

Sei nato a Bologna, figlio d'arte, già nel 2017 ho avuto l'onore di intervistare tuo padre il grande baritono Marzio Giossi, sei cresciuto respirando arte e cultura, raccontaci come e da chi è stato tracciato il tuo cammino artistico ?.

  • Cercherò di essere breve perché non basterebbe una bibbia. Fin da piccolissimo sono cresciuto dietro le quinte seguendo in ogni parte del mondo mio padre e assistendo a ogni singola prova. Mi sono detto da subito che li volevo stare. Ho avuto quindi il grande privilegio di vivere tutti i giorni in prima persona i segreti dell’opera a fianco di quei nomi che hanno fatto poi la storia della lirica: dai registi, ai direttori d’orchestra; dai cantanti alle maestranze del mondo nascosto che opera affinché tutta la macchina funzioni. Ovviamente c’era anche mia madre con la quale studiavo nei periodi di assenza scolastica autorizzata e che mi guidava alla scoperta delle trame. Ancora oggi mi capita di lavorare a distanza di tanto tempo in enti lirici che si ricordano di me bambino. Insomma, o odiavo la lirica o la amavo. Penso sia prevalsa la seconda.

Sei diplomato in pittura all’Istituto d’Arte e in scenografia all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Dipingi quadri e illustrazioni partecipando a mostre e esposizioni. Per me che sono miniaturista acquerellista e gallerista nel Golfo dei poeti, questo tuo tratto artistico è proprio molto interessante. Come descriveresti la tua poetica nel dialogo con la pittura ?

  • La pittura è il mio secondo amore e l’ho riscoperta durante il tragico periodo pandemico in cui vendevo quadri su supporto riciclato. Lo definirei un rapporto di simbiosi. A volte credo di parlare coi colori. Si tratta di una dimensione molto diversa dall’opera, ormai molto frenetica. Con la pittura si respira pace e il tempo si ferma davvero, creando quasi un altro spazio. Cerco sempre di inserire nelle mie regie e scenografie una forte componente pittorica, o di ispirazione pittorica.

Parallelamente agli studi accademici hai intrapreso l'attività di assistente alla regia per registi di spessore quali Paolo Panizza e successivamente a lungo con Federico Bertolani, arrivando in breve tempo a firmare i primi allestimenti. Vuoi raccontarci qualche aneddoto relativo alle tue prime regie e che peso hanno avuto nella tua formazione i Registi Panizza e Bertolani?

  • A Paolo Panizza devo il fatto di avermi dato il primo lavoro in assoluto retribuito. Di fianco a lui ho imparato per la prima volta a mettere i piedi in palco, quindi se non fosse stato per lui non avrei neanche incontrato Federico Bertolani a cui devo tantissimo perché grazie alle attività fatte al suo fianco la carriera ha poi preso il via. Ricordo quando gli feci da assistente in Maria Stuarda a Bergamo e poi al Filarmonico di Verona: grandissime emozioni. Tutto ciò ha poi prodotto la prima regia di rilievo al Teatro Sociale di Bergamo ne l’Elisir d’Amore. Ero emozionatissimo, per fortuna, come si dice, la gavetta aiuta. Sono seguite poi regie con il Verdi di Trieste, Il Carlo Felice di Genova e tanti altri. Voglio quindi ringraziare poi ogni direzione artistica che sceglie di darmi fiducia.

Tra i tuoi maggiori successi, si ricordano regia de L’Elisir d’Amore al Teatro Sociale di Bergamo; regia, scene e costumi di Brundibar al Teatro Verdi di Trieste, Regia e allestimento de La Traviata al Teatro Carlo Felice di Genova, . Nel panorama nazionale e internazionale c'è un regista in particolare al quale ti ispiri?

  • Amo Giorgio Strehler. Grande punto di riferimento per me è oggi Stefano Vizioli, grande maestro della regia lirica, che ho avuto il piacere di affiancare. Amo poi tutti quelli che con poco e con intelligenza riescono a rendere comprensibile un concetto complesso nel nome della teatralità. Uno straccio se ben usato e illuminato può diventare velluto. Allargo poi le mie ispirazioni al Teatro di Figura e al minimalismo. Anche l’arte contemporanea nelle grandi esposizioni è serbatoio prezioso come intermediari di concetti che si trasmettono anche nella lirica. Ultimamente mi sto rendendo conto che meno faccio e più faccio.

Gli studi musicali completano la sua formazione, potendo spaziare in settori vicini come la direzione di palcoscenico in prestigiose realtà come LAC Lugano e il Teatro Verdi di Pisa. Esplori tutti i settori, in molti teatri: Carlo Felice di Genova, Filarmonico di Verona, Verdi di Trieste, Grand Theatre di Nanjing e Foshan (CINA), Opéra Nice Cote d'Azur, Donizetti di Bergamo, Pergolesi di Jesi, sociale di Rovigo, Forum di Assago, Vespasiano di Rieti, Aurora di Gozo (MALTA), Teatro Concordia di Venaria Reale (TO).

Vuoi parlarci della tua esperienza al Grand Theatre di Nanjing e Foshan (CINA) come ti sei rapportato con la cultura orientale?

  • Si tratta di una bellissima esperienza perché mi ha dato la possibilità di confrontarmi con un modo di intendere l’arte e la scuola italiana del tutto diverso dal nostro. Si trattava anche di inaugurare un teatro (Foshan). Mi ha molto colpito l’enorme rispetto che dimostrano verso ciò che ci rende grandi, verso i suoi rappresentanti, con la costante costruzione di teatri per l’opera.

Hai partecipato a trasmissioni radiofoniche quali Ridotto dell'Opera alla Radio Svizzera Italiana come ospite e conduttore di puntate di approfondimento sulle trame dell'opera lirica. Espandi la sua attività anche a importanti collaborazioni esterne con l’azienda Capware srl per disegni scenografici per allestimento mostre. Indirizzi il suo versatile talento per portare l’opera anche in luoghi non tradizionalmente utilizzati per tale manifestazione quali l'Arena delle balle di Paglia di Cotignola, Ravenna, piazze credendo fortemente in un teatro semplice a volte realizzato con materiali di riciclo. Hai realizzato quadri per La Traviata realizzata al porto antico di Genova e La Cenerentola di Rossini. Hai una strabiliante energia artistica che mira a suggestionare e a meravigliare lo spettatore con elementi che cambiano funzione e forma. Quanto è importante l'arte nella tua vita?

  • L’arte è già presente nell’aria. Alcuni esseri umani hanno il privilegio di esserne attraversati e di rendersi o essere resi canali per far arrivare tale arte, tale bellezza, tale suggestione, tale filosofia ai propri simili, senza distinzione alcuna. L’arte mi rende fortunato, riconoscendone la superba grandezza, che solo citandola si riduce a concetto piccolo e comprensibile. Non nascondo il fatto che a volte scoppio a piangere apparentemente senza motivo; poi mi rendo conto di aver visto un’opera d’arte, un documentario sull’arte concettuale, ascoltato una melodia e di esserne stato attraversato. L’arte è fondamentale, mi fa sentire grande e allo stesso tempo incompleto e limitato. Tutto ciò mi spinge a lavorare in ogni posto senza distinzione, perché siamo noi che facciamo il posto e non viceversa. L’arte è in ogni luogo.

Promotore di eventi culturali, riporti l’opera lirica a Porretta Terme dopo decenni di assenza, restituendo così una grande e importante tradizione perduta da tempo. Durante la pandemia COVID-19 fai nascere il progetto ECOTEATRO destinato a ridare valore al Teatro come servizio per la comunità, dialogando e collaborando con essa scuole, teatri, imprese, comuni col riutilizzo di materie prime e puntando sull’ecosostenibilità. Vuoi parlarci di questo tuo interessante percorso?

  • Ritengo che l’opera lirica abbia il compito di parlare a tutti indistintamente, perché universali sono i messaggi e i concetti. Questo ciò che ancora la tiene in vita, non un’esecuzione più o meno riuscita. L’opera non è un fenomeno materiale anche se dobbiamo realizzarla con mezzi umani “da artigiani”. Su questo principio sostengo che esprima anche valori di unità e sostegno ambientale: basti vedere come si realizzano oggetti di scena. Il riutilizzo è alla base di tutto. In un momento di grande crisi ambientale (e non solo) non possiamo lasciare il messaggio ecologico solo alla scienza e alla pubblicità. Ecoteatro, oggi associazione culturale e vincitore del Premio Speciale al Festival Letterario di Pisa per la sua capacità innovativa, ha il compito di fare volare il messaggio che Cultura e Ambiente hanno lo stesso destino e che se ignorati collassano. Il nostro lavoro si basa sul coinvolgimento sociale e abbiamo il dovere di stipulare con la società un patto per cui chiunque possa sentirsi artefice del proprio teatro, donando ciò che non usa più o che va buttato. Serve una nuova coscienza civica. Si è partiti con una stagione lirica per approdare poi alle scuole grazie al progetto Officina Teatro del soprano Elisa Benadduce. In questo modo si semina nell’anima dei più piccoli, che diventano attivi, sperimentando ogni mestiere, capendo cosa succede nel corpo di un cantante lirico e riutilizzando materiali. Una missione che molti in pandemia mi sconsigliavano di fare: credo che proprio nei momenti di crisi si debba osare.

Hai un sassolino nella scarpa?

  • Due. Vorrei tanto un giorno poter realizzare una regia di Macbeth di Verdi, come spero che ciascuno che intraprende una carriera nel nostro mestiere possa avere sempre la possibilità di potersi presentare e farsi conoscere in onestà. Starà poi a lui giocare al meglio le sue carte. Piccolo consiglio: onestà e trasparenza sono sempre due ottimi requisiti.

Testo dell'intervista di Ezia Di Capua  

Intervista concessa in esclusiva a Ezia Di Capua per Sala CarGia' Galleria d'arte utile per la pubblicazione integrale nel BLOG © Sala CarGià Blog http://salacargia.blogspot.com, e parziale pubblicazione nei quotidiani online - ogni diritto è riservato.

Sala CarGià – Galleria d'Arte - San Terenzo - 03 marzo 2024

SALA CARGIA' - Progetto di Promozione Arte e Cultura 2024

LE INTERVISTE DIETRO AL SIPARIO a cura di Ezia Di Capua


SALA CULTURALE CARGIA’ - VIA ANGELO TROGU, 54 - SAN TERENZO – SP – ITALY



venerdì 1 marzo 2024

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