mercoledì 30 novembre 2011

La Misura dell’Amore: Un libro per non dimenticare

La scrittura di Ezia scorre come ruscello evocativo, silenzioso.
In questa agile biografia, cara memoria materna, si leggono le emozionanti pagine dell’autrice, figlia affettuosa e riflessiva, che fissa la figura fisica e morale della madre. È un affresco interessante e riverberante, quando si recupera un passato, messo sotto gli occhi del pubblico, in cui personaggio
e territorio – Carla Gallerini e San Terenzo – sembrano essere vita insieme, comunione di sensi e di cuore.
Una vita donata dunque.
Carla ha lasciato un eco nel cuore di San Terenzo, nella stessa Liguria, in quelli che l’hanno conosciuta e amata, nei quali è scesa la solitudine della sua morte, 7 luglio 2010. Santerenzina di nascita, 30 giugno 1935, fanciullezza e adolescenza sono rapide al suo passo lanciato e ambizioso; ma poi la natura del cielo e del mare, la luce dei giorni e le metamorfosi del tempo, bello e meno bello, mutevole, traboccante di doni e languori, fanno da guida alla sua vita ardente e singolare, inimitabile.
Nella lettura di questi “momenti di grazia”, fluiscono realtà e immaginazione, problemi esistenziali e recupero dei sogni, vie e vicoli di città di mare, affetti familiari, nascite e proiezioni di nuove vite, il ricamo umile e prodigioso per cui è passata la madre. I sentimenti, l’amore, il fidanzamento, la famiglia, la tenerezza verso il marito e la figlia si evolvono come fiori nella sua esistenza, ventaglio di valori, richiamo a modelli di relazioni radicati nel moderno a misura che si aprano alle tradizioni degli avi. La madre viene osservata nella sua evoluzione.
L’autrice dice testualmente: “Dono prezioso questa alchimia grammaticale, che ha reso possibile la mia fuga dal presente per tessere un soprannaturale e intimo colloquio con mia madre così da sentirla ancora vicina nell’anima, e col cuore parlarle”. L’intento è rispettato dall’inizio alla fine del libro-diario, in cui si riflette insieme al naturale amore verso la madre, anche una mirabile costanza di raccontare come se le parole le venissero misteriosamente dall’anima suggerite, non ricorrendo a sfumature di pensiero né a locuzioni studiate. Qui verrebbero in armonia, magari con felice contrasto, i nomi di scrittori nostri:Marino Moretti, Grazia Deledda, Carlo Cassola, lo stesso Antonio Fogazzaro.
Lo stile di Ezia è lineare, controllato e pure spontaneo, talora idilliaco, perchè riecheggia istanti di vita vissuta accanto alle cose e oggetti dei giorni; e se volessimo meglio definire tale scrittura, ricorriamo alla forma della paratassi.
Credo che il racconto di questa biografia materna divenga incisivo nell’animo del lettore man mano che Ezia espone le situazioni della madre, nella quale emergono scultoree alcune virtù femminili: la cura di sé, il culto della persona, la sensazione di sentirsi bella oltre che esserlo, e quindi l’attenzione al marito e alla famiglia. Non raramente il ricorso alla forma diretta della narrazione mesce verità e fatti insieme alle riflessioni dettate dal sentimento. Ed è qui che si toccano altezze di pura poesia,
e penso che tali momenti non si rincorrano, crescono nelle  sfumature, in cui l’anima attinge una dimensione mistica, armoniosa, naturale e spontanea.
Carla cresce nella esperienza degli altri Il fatto di prestarsi come infermiera a domicilio è una delle forme di impegno, in cui anche la politica rientra non come professione ma apertura democratica, di solidarietà, di partecipazione umana e civile. La sua vicinanza a chi aveva bisogno appartiene alle svolte piene di significato culturale, economico e sociale. Carla è ricordata come la “passionaria”.
Ha una presa diretta con le istanze del borgo natio, da cui trae ispirazione nei problemi e attese provinciali e regionali. La presenza nella cultura la spinge a conoscere i problemi estetici e i contenuti della società, la sollecita anche a prendere parte attiva alle organizzazioni culturali. L’APAC di via E.Ferro aggiunge all’esperienza di Carla, presidente del sodalizio, l’interesse all’arte. Alla famiglia, alla figlia desta l’amore alle forme artistiche, di estrazione classica, e alle avanguardie. Ezia medesima, in questa storia, reca l’alloro dell’arte - anche lei creativa nel rapporto con la natura e con l’arte. Ma prima, forse parecchi anni prima, Carla aveva svolto il lavoro nell’ufficio telefonico e turistico, venendo a contatto con problematiche sociali scomode ed forse ambigue. La solare Carla reca anche in questi ambienti la trasparenza, la chiarezza, il calore umano, la “civiltà” del cuore che intuisce. Per un ventennio quasi è vicepresidente dell’MCL e in giuria ha modo di selezionare le fotografie destinate a concorso.
Carla autorevole e autoritaria. Verso la figlia ha un carisma affascinante, che chiede e ottiene subito: è tenerissima e giocherellona, ma spesso, commenta Ezia, “durissima”: “Trincerata oltre ogni ragionevolezza, qualunque fosse stata la sua decisione, non ammetteva nessuna via di mezzo: o bianco o nero”.
Questo carattere rigido pesa – lei ne è cosciente – forse sta in questo se la concordia coniugale a un certo momento cede, fino a scomparire. È un particolare che se riflette la forza morale di Carla, è anche un segno chiaro di malessere. Da quel momento, Carla è un’ altra, o sembra. A prescindere da questo limite, voglio far notare come i paragrafi scorrono limpidi, intensi di lirica complicità tra Carla ed Ezia. “Mi vogliono tutti bene”
La narrazione si avvolge attorno a un filo d’oro, da questo momento, che segna la seconda parte: è vero, gli amici ci fanno dire tutto il bene che è la vita; ma chi non sa che la gente è mutevole, e spesso vive di pregiudizi e di chiusure mentali al posto dei civili rapporti e dei giudizi secondo verità. Ezia distriga una serie di problemi della madre. A parte lo speciale rapporto con il fratello Giacomo, ci sono
la collaborazione e l’intesa (politica) con Emanuele Fresco, attuale sindaco di Lerici, la Chiesa, l’arte (grafica e pittura), il canto, il mare reale e quello sognato, il Floridos 2°, il cielo alto e quello alla giornata; e tutto questo è per lei motivo di riflessione e di aperture. Se il garage di Carla soffocava per la mancanza di spazio, nei cieli aperti della sera la madre trovava il suo infinito, una dolcezza struggente. Ed è assai naturale per la narrazione di questa “misura d’amore” il fatto che le cose raccontate siano una specie di diario, cioè esposte ed evocate senza ricostruzione o esibita razionalità dell’ordine.
Ezia evita volentieri la letteratura, la perfezione cercata con ossessione, il dettaglio carico di cose e di oggetti, di manie e di vezzi, perfino evita di mettere alla ribalta i limiti e i difetti di Carla. Certo, se avesse dovuto sentire gli umori di casa e dei parenti, lei stessa dubita se la stretta tra orgoglio e pregiudizio avesse donato utile chiarimento.
L’onda dei ricordi di Ezia ha creato questo affresco d’amore alla madre; lei dice: “Ho scritto «ricordare» ed ecco spiegarsi lentamente questo mio navigare tra i ricordi. Queste peregrinazioni interiori svelano esse stesse il perché del mio narrare...
Vorrei scrivere quel tanto affinchè altri non dimentichino semplicemente, come avrebbe voluto mamma”. Il resto è tutto da trascurare, come fossero “nugae” di non senso.
C’è del valore in questa storia di Carla in memoriam, espressa con le parole del cuore e del sentimento, senza ricercatezze, con lo stile semplice e scorrevole della pura liricità, in cui vogliamo collocare a chiusura il finale della narrazione di Ezia: “Colma di una profonda solitudine che mi scava il cuore, ancora oggi come ieri, e sicuramente ancora domani, nel tentativo di sentire dentro me, la bellezza dell’eco delle tue parole, mi costringo a scrivere per ridarti voce”.


Prof. Giuseppe Luigi CoLuccia
Postfazione de “ La Misura dell’Amore” di Ezia Di Capua

martedì 29 novembre 2011

Carla Gallerini: Una vita spesa nel sociale

“La misura dell’amore è amare senza misura”.
È con un aforisma di Sant’Agostino che San Terenzo ha voluto ricordare Carla Gallerini intitolandole il Parco Giochi dei bambini, sul lungomare.
Un aforisma che rispecchia pienamente il sentimento che Carla provava per il suo amato borgo, sempre in prima linea in tutte le iniziative del comitato di quartiere, del quale era Vice Presidente; anima e motore di tutte le manifestazioni, si prodigava sempre con grande impegno, con un entusiasmo trascinante, che nel corso degli anni non si è mai sopito.
Un temperamento non comune, che Carla ha sempre messo a servizio della comunità e dell’associazionismo. Uno spirito di iniziativa che le permetteva, con grande naturalezza, di essere il collante delle svariate iniziative del borgo.
Penso alla Sala Culturale CarGià di San Terenzo, che Carla metteva a disposizione per le esposizioni artistiche e che dallo scorso aprile ha aperto la stagione artistica a lei dedicata; penso alla Tana dei Turchi, uno degli appuntamenti estivi legati alla tradizione di SanTerenzo e sempre di grande richiamo,ma penso soprattutto al Carnevale, del quale Carla era la vera anima. Il suo affetto per i bambini si riversava nell’organizzazione di questa splendida festa, con la preparazione dei carri per la sfilata, delle mascherine.
Un lavoro intenso, svolto sempre con il sorriso, senza mai risparmiarsi.
Proprio l’ultima edizione del Carnevale è stata la prima senza di lei, ma in quell’occasione i bambini dei Centro Aggregativo Cecco Rivolta, dove Carla era sempre presente a dare una mano, hanno voluto ricordarla con il lancio di cento palloncini colorati.
Carla vive ancora nel ricordo di tutti noi. Portare avanti con impegno ed entusiasmo tutte le iniziative che lei amava e per le quali si prodigava con grande passione è il miglior modo per onorare e mantenere viva la sua memoria.
La figlia Ezia, a cui rivolgo la mia più sincera stima e amicizia, non poteva non donare a tutti noi questo straordinario e delicato messaggio.


Sindaco di Lerici Ing.Emanuele Fresco
Prefazione de “ La Misura dell’Amore”di Ezia Di Capua

venerdì 18 novembre 2011

A TUTTI GLI AMICI DI CARLA GALLERINI








La Misura dell'Amore

La Misura dell'Amore opera prima di Ezia Di Capua (Edizioni Cinque Terre, La Spezia 2011). Libro e personaggio, fusi insieme da essere un lembo di memoria scolpita nel marmo.
Le radici di Ezia Di Capua sono profonde come la madre che le ha dato la vita, e sono prodigiosamente nel rigoglio di questa scrittura che percorre le varie tappe di Carla Gallerini, che proprio in via Trogu 54, ha creato la isola dell'arte - Sala CarGià - dimostrando con la parola e l'azione di estendere la conoscenza di Lunigiana attraverso la cultura. Una madre suggerisce amore e amicizia, tali sentimenti sono espressione di verità che sono nell'animo. Sembra che la madre in questa narrazione assuma le dimensioni ideali di Lerici e di San Terenzo, due borghi cui ha dedicato le sue giornate terrene, piene di slancio, di attività coinvolgenti, sapendo organizzare incontri d'arte, scenari di festa, ravvivando tradizioni civiche, religiose, insieme al naturale folclore che dal mare avvolge i borghi e li rende quasi un presepe vivente.
Carla, il personaggio,  ha saputo aprirsi all’ Amministrazioni Comunale di Lerici  spingendosi fino alla Spezia, all'interno del territorio, noto come Golfo dei Poeti e degli Dèi, traendone aiuti e contributi che sono serviti a richiamare le popolazioni vicine, sensibili alla riscoperta delle bellezze naturali e artistiche di San Terenzo, del nostro territorio. Il libro non solo raccoglie la sostanza di una testimonianza ancora fresca, ma è nello stesso tempo semplice e comunicativo, grazie alla scrittura dell'autrice, che spesso racconta poeticamente, e quindi intensificando gli scenari in cui si muove la madre, e gli episodi che ne espongono il corso della vita terrena.


Ezia Di Capua

Presentazione in Sala Consiliare del Comune di Lerici del libro dedicato a Carla Gallerini “La Misura dell’Amore” di Ezia Di Capua


La locandina annuncia l'intitolazione
 del Parco Giochi
di San Terenzo a Carla Gallerini.
Sabato 10 Dicembre alle ore 10,30 in Sala Consiliare del Comune di Lerici, verrà presentato il libro di Ezia Di Capua, dedicato a Carla Gallerini a un anno e mezzo dalla sua scomparsa..
Il libro, la cui prefazione è stata curata dal Sindaco di Lerici Emanuele Fresco ha titolo “La Misura dell’Amore”
ed un appassionato profilo biografico di Carla Gallerini che sempre si è distinta per la sua passione civile e ha dedicato la sua vita alla valorizzazione di San Terenzo perla del Golfo dei Poeti. Nel Dicembre 2010  è stato intitolato a Lei il Parco Giochi sul lungomare di San Terenzo.
Libro ispirato, pieno di affetto, ammirazione e poesia. Libro meraviglia, affresco  di ricordi, custodia di tradizioni e cultura, dove autrice e personaggio si rivelano un cuor solo, un’ anima sola.
La postfazione  è sta scritta dal Prof. Giuseppe Luigi Coluccia .
Relatore Prof. Giuseppe Luigi Coluccia.


Ezia Di Capua


 

lunedì 7 novembre 2011

LEZIONI DI ICONOGRAFIA IN SALA CARGIA’

Ecco le lezioni di iconografia che la docente Lucia della Scala propone agli amici di Sala CarGià

Spazi: SALA CULTURALE CARGIA’
Tempi di svolgimento: 4 lezioni di 3 ore ciascuna per un totale di 12 ore.
Prerequisiti: conoscenza del periodo storico – artistico in cui è nata l'iconografia, conoscenza della religione cristiana .
Obiettivi di conoscenza:L'iconografia è saper scrivere il sacro attraverso l'immagine, in particolare del Cristo, usando come linguaggio le forme e i colori. Conoscere le Sacre Scritture e tradurle in immagini. Conoscere i vari procedimenti tecnici per poi arrivare alla realizzazione dell'icona. Sensibilizzare alla tradizione antica.
Obiettivi di competenza: Preparazione tavola, preparazione dei colori con il tuorlo dell'uovo. Stesura della foglia d'oro. Valutare l'efficacia e il grado di coerenza con la fede espressa nel modo di dipingere, partendo sempre dai colori più scuri perché si inizia dipingendo tutto in ombra, poi si porta in evidenza il particolare che si vuole illuminare. Il percorso è dalle tenebre alla luce. È il cammino spirituale di ognuno di noi.
Collegamenti interdisciplinari: Storia, storia dell'arte e religione.
Metodologia: Le lezioni si svolgono sempre con 30' di introduzione e di lezione frontale. Nel  restante tempo della prima lezione è prevista la preparazione tavola. Nella seconda lezione si procederà con la realizzazione grafica e l'applicazione della foglia d'oro. La realizzazione pittorica si effettua nelle lezioni successive.


1° LEZIONE
La docente Lucia Della Scala, fa  una piccola premessa con un'introduzione storica.
Nella fede ebraica c'è la proibizione di fare idoli/immagini a somiglianza di Dio per non togliere a Lui di essere l'attore principale.
Non fare immagini di Dio perché di Dio dobbiamo sapere, ricordare e tramandare quello che Lui ci dice.
Essendo iniziativa libera di Dio quella di incarnarsi in Cristo Gesù = ci ha dato la sua immagine di sé.
Nella sua libera iniziativa di incarnarsi in Cristo Gesù, Dio ci ha dato l'autentica immagine (Ikona) di sé.
L'iconografia cristiana lascia a Dio la possibilità, la scelta che Lui ha esercitato nel volto di Cristo.
L'iconografia cristiana non vuole dare a Dio un volto, ma accoglie e tramanda la scelta divina di darsi un volto in Cristo Gesù.
I Cristiani hanno avuto una tradizione legata alle immagini dapprima di origine simbolica (data la persecuzione), una volta diventata religione di Stato, queste arti hanno potuto emergere: i dipinti, le statue, ed hanno perso questo simbolismo esagerato. Un Concilio nel 692 D.C. Ha invogliato gli iconografi a raffigurare il Cristo come uomo, abbandonando i simboli per rappresentare il Cristo nella sua incarnazione.
Lotta iciniclasta per un secolo (8 - 9° secolo) = il culto delle immagini è considerato eccessivo, simile alla idolatria.
Era sicuramente una questione politica (tra imperatori/sacerdoti...).
Sono stati perseguitati i monaci, distrutte migliaia di icone, sono state conservate solo quelle più protette, fortificate (come nel Monastero di S. Caterina nel Sinai).
Nei successivi Concili che hanno difeso, e incoraggiato l'iconografia si è prodotta una dottrina su come si dipinge un'icona, come si prega davanti ad un'icona, l'uso liturgico delle icone tanto che quest'arte è divenuta parte integrante della tradizione ecclesiale.
Lo Scisma allontana la Chiesa di Oriente da quella di Occidente.
Questo ha reso l'iconografia uno strumento, un patrimonio orientale, anche se è della Chiesa tutta.
Non è di per sé un'arte orientale, per un preciso motivo teologico o spirituale.
La caduta di Bisanzio, la crisi del mondo bizantino che era la culla dell'iconografia, ha portato poi allo splendore la neonata Russia che pur avendo abbracciato tardi la fede cristiana, ha saputo portare l'arte iconografica ai suoi massimi vertici ( A. Rublov).
La Russia convertita intorno all'anno 1000, con tutta la bellezza del culto ortodosso, lì sono arrivati i bizantini che hanno dato origine ai preziosi maestri iconografi, i quali hanno dato origine alla tradizione della Scuola Russa.
L'altra scuola è quella dei Balcani, quella Greca.
Le icone rappresentano i momenti della vita di Gesù, i Misteri, Maria, i Santi, ecc...
Ci permettono di VEDERE tutto quello che la fede ci suggerisce.
Cerca di rendere VISIBILE L'INVISIBILE = questa è l'icona
Così chi guarda l'icona è aiutato a cogliere quello che solo con gli occhi non potrebbe vedere.
ICONA = IMMAGINE SACRA non solo perché rappresenta qualcosa di sacro, ma perché vienefatta con spirito religioso.
La Sacra Scrittura è la LUCE per dipingere le icone (non si può dipingere al buio).
Prima di iniziare a lavorare, ogni volta, metto ben esposta l'icona che andranno a scrivere
(dipingere) , da me già ultimata, in modo che possono vedere e contemplare ciò che faranno, in silenzio per 5' questo è necessario per mettersi in relazione con ciò che si andrà a fare.

STRUMENTI E MATERIALI: Una tavola,
un barattolo di stucco francese e spatola,
tre pennelli (martora sintetica) numero 1- 3- 6,
colori = 7 pigmenti, oro (foglia d'oro o meglio di orone),
colla vinilica per indorare (detta missione all'acqua),
una lampada da tavolo,
asse di legno con due piedini,
una biro per l'incisione,
bicchieri di plastica per l'acqua,
recipienti di plastica per sciogliere i colori,
un cucchiaino,
un contagocce,
vasetti di vetro con coperchio,
uova,
carta trasparente per alimenti,
scottex- nastro adesivo,
un pennello vecchio per mescolare i colori,
una riga (30 cm.)
Un barattolo di mordente all'acqua per legno color noce o castagno

TECNICHE PER INIZIARE L'ICONA.Si prende la tavola, generalmente multi strato e su una facciata si passa una mano di mordente all'acqua per legno color noce o castagno, si aspetta che asciughi e poi sul resto della tavola si stende con una spatola lo stucco francese, si aspetta che asciughi e poi con  carta/vetrata si leviga la superficie rendendola liscia

2° LEZIONE
Fare incisione e indorare.
Nella spiritualità Russa si dice che sarà il “BELLO” a salvare il Mondo.
“Spiritualità del bello”. Il Bello è una caratteristica di Dio.
TRASFIGURAZIONE= partecipazione al mistero di Dio che si presenta come Luce (oro)
L'icona che andremo ad incidere è L'ICONA AKEROPITA= non dipinta da mano d'uomo.
Con una semplice penna biro si incide i lineamenti e il contorno del volto di Gesù sapendo che il centro di un'icona è uno sguardo. Anche i contorni sono importanti ma non di più dello sguardo. Gli occhi sono diversi” uno di misericordia e uno di giustizia”. Dipingere con un colore rosso ossido ciò che è stato inciso. Dopo l'incisione e dopo aver evidenziato i contorni, con un pennello si applica la missione all'acqua, si lascia in posa per 15' dopo di
che si procede alla stesura della foglia di orone.

3° LEZIONE
Ripulire l'indoratura.
Dipingere di bianco le tre parti della croce.
Dipingere di giallo tutto l'esterno del cerchio.
Preparazione dei colori.
Uovo= separare il tuorlo, lavarlo bene e romperlo nel bicchiere.
Aggiungere tanta acqua quanto è l'uovo.
Tempera d'uovo = pigmento + uovo + acqua = in parti uguali.
Si può conservare in frigo.

4° LEZIONE
Dipingere l'incarnato.
Ripassare i lineamenti.
Dipingere la carne e i capelli con lo stesso colore base, poi la carne viene schiarita e i capelli scuriti.
Ingredienti per l'incarnato e proporzioni.
Ocra gialla (5) – Giallo cromo(3) – Rosso ossido (1) – Nero ossido (½.).
I colori andrebbero sciolti singolarmente poi mischiati, poi aggiungere tanto uovo quante sono le
polveri tutte insieme, poi tanta acqua quanto l'uovo messo.
Ripassare i lineamenti = le ciglia, gli occhi “esterni e interni”, il naso, la bocca, le labbra, l'incisione
del mento, le orecchie, l'ovale del viso, l'inizio dei capelli e il limite del volto con un colore fatto di:
½ cucchiaino di rosso di cadmio e una puntina di rosso ossido.

5° LEZIONE
Fare il primo e il secondo schiarimento sull'incarnato.
Fare la velatura con l'ocra gialla.
Fare lineamenti “ portanti “ con rosso ossido (in questo caso tra i lineamenti sono compresi anche i
capelli e la barba).
Solo per gli occhi si usa il nero.
Luci finali con il bianco puro.
I colori per gli schiarimenti e le proporzioni: Bianco (3 unità) – Giallo cromo (2) – Ocra giallo (2) –
Rosso cadmio una puntina piccina piccina.
Le ultime fasi.
La CROCE BIANCA va bordata con ROSSO CADMIO (chiaro) sui lati che confinano con l'oro il
bordo è doppio (due righi divisi).
Poi si fanno le tre lettere: O H = colui che è.
Poi si chiude il tondo.
Poi si fa la cornice che va bordata di Rosso Ossido Puro.
Poi si rifinisce la cornice di rosso ossido con un righino di ROSSO CADMIO.
Infine si fanno le ultime due scritte: IC=IESUS XC=XRISTOS.
Il lavoro è terminato. Ricordo che l’iconografo è allo stesso tempo un teologo contemplativo e un pittore consapevole di compiere un servizio ecclesiale, perciò si consegna ad una doppia obbedienza: alla Parola ed alla Chiesa. Nel suo cammino l’iconografo avrà pertanto cura di crescere in entrambi i percorsi. Quello spirituale e quello tecnico, teso sempre a far emergere con la sua opera, per quanto gli è possibile, la vera Bellezza.

Ezia Di Capua

sabato 5 novembre 2011

CORSO DI ICONOGRAFIA IN SALA CARGIA’

GESU' ACHEROPITA
Si è concluso con successo il corso di iconografia svolto in Sala CarGià, con la soddisfazione delle allieve, artiste esse stesse e della docente Lucia Della  Scala.
L’icona che appare nell’immagine, Gesù Acheropita, è stata eseguita nel corso delle lezioni di Primo Livello ed è chiara espressione dell’ottimo risultato raggiunto.
Osservando le opere, delle allieve si rileva  precisione e competenza sia nella stesura dell'oro che nella preparazione dei colori. Sono stati rispettati i tempi di esecuzione delle varie fasi e, nei tempi previsti sono stati presentati i lavori ultimati.
L’armonia con cui sono cresciute le opere, valore determinante e significativo in iconografia,  traspare dalle icone, che al di là della perfezione di esecuzione evidente già a prima vista, conservano davvero un sentore di sacro, di divino e ognuna pare parlare con verbo proprio. 
Gli obiettivi del progetto sono stati pienamente raggiunti.
Le icone realizzate saranno esposte in Sala CarGià e saranno valutate dal prof. Giuseppe Luigi Coluccia quando saranno terminati i corsi di Secondo e Terzo livello che si svolgeranno nei prossimi mesi, sempre in Sala carGià, nell’ambito della “ Stagione in Arte  dedicata a Carla Gallerini ”.

Ma il progetto di Sala CarGià, Galleria d’arte, culla di cultura, non voleva fermarsi a questo ed è nel pensare “oltre” che  Ezia Di Capua ha promosso questo nuovo progetto che nutre  l’intento di diffondere anche in rete conoscenze, saperi, tecniche e lezioni d’arte  in una sfida crescente, a dimostrazione che la magica onda della creatività  non riconosce confini.
I complimenti e il grazie alla docente Lucia Della Scala per la dedizione, la partecipazione e la disponibilità e la competenza con cui ha realizzato il primo Corso di Iconografia .
La stima e l’amicizia per la passione che ha reso possibile la realizzazione del progetto.

Ezia Di Capua
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