martedì 23 aprile 2013

PIETRO MIGNANI IL PRIMO SPEZZINO DIVENTATO PREFETTO


La vita e la figura di Pietro Mignani, primo spezzino a raggiungere i vertici della carriera prefettizia, sono state ricordate in un incontro, promosso dalla società Dante Alighieri, che si è svolto venerdì 19 aprile presso la Sala multimediale della Provincia.

  L'iniziativa, voluta dal presidente della Dante spezzina, Pietro Baldi, ha visto la presenza di un numeroso pubblico, tra cui molti amici che avevano conosciuto in vita il prefetto Mignani, nonché l'intervento del prefetto della Spezia Giuseppe Forlani, che ha sottolineato - in un breve intervento introduttivo - l'importanza di questa figura istituzionale, il cui ruolo è spesso poco o mal conociuto dall'opinione pubblica.  Della vita di Pietro Mignani ha parlato diffusamente il dottor Diego Carpitella, già viceprefetto della Spezia e amico personale di Mignani: l' unico spezzino, diventato prefetto, nonché l' unico nato ( nel 1920 ) e morto ( nel 2005 ) alla Spezia.
  Mignani fu però poco noto nella sua città, un po' per il carattere schivo, un po' perchè, dopo un inizio di carriera alla Spezia, nel gennaio del 1950 come Segretario di Prefettura, il lavoro lo portò poi sempre più o meno lontano: Catanzaro, Imperia, Reggio Emilia, Palermo, Roma, e infine Isernia, furono le sedi della sua attività, che fu caratterizzata da una carriera brillante e precoce e da molti riconoscimenti personali.  Già viceprefetto nel 1964 , prima a Palermo e in seguito a Roma ( fu Vicario della Capitale per circa un anno ), venne nominato Prefetto nel luglio del 1975 e fu  a capo della Prefettura di Isernia dal marzo del 1976.
  Dopo il collocamento a riposo, anticipato a causa di gravi problemi di vista, Pietro Mignani, già nominato prefetto di 1a classe, si ritirò nella sua La Spezia, dove frequentava, insieme alla moglie Maria Antonietta, compagna di vita per quasi sessant' anni, solo pochi parenti e amici.
  E alla Spezia si spense, il 18 ottobre del 2005 , nella sua abitazione di via Veneto, di fronte al palazzo della Prefettura: quell'istituzionne cui aveva dedicato tanta parte delle energie e della vita.

Gabriella Mignani


giovedì 18 aprile 2013

NASCE IL "CORO LIRICO LA SPEZIA"



SALA CARGIA’ sponsor del "Coro Lirico La Spezia"

Ezia Di Capua soprano corista nell’organico del Coro Lirico La Spezia ...Vi invita
  
CORO LIRICO LA SPEZIA
Prima rappresentazione del Coro Lirico La Spezia che debutta il 18 maggio al Teatro Palmaria  in occasione del
bicentenario della nascita di G. Verdi con “ La Traviata “ .

Il Coro Lirico La Spezia nasce su progetto del M° Kentaro Kitaya  nell’idea di valorizzare la città e dare  slancio alla passione che anima tutto il prestigioso organico del coro che è composto prevalentemente da cantanti del nostro territorio ma, molte sono le unità appartenenti a paesi europei ed extraeuropei. Questo è il valore aggiunto del Coro Lirico La Spezia che assume da subito un carattere internazionale.
Le rappresentazioni del 18 e del 19 maggio avranno ingresso libero, un dono che il Coro Lirico La Spezia  fa a tutta la città.

Siete tutti invitati
Ezia Di Capua

La Traviata
Direttore Massimiliano Piccioli

Teatro Palmaria
18 maggio ore 21,00 -  Ingresso Libero
19 maggio ore 17,00 -  Ingresso Libero

La Traviata opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, vede la luce nel 1853 e viene tradizionalmente inserita nella cosiddetta “trilogia popolare” insieme al Rigoletto (1851) e al Trovatore (1853). Tre opere destinate ad una fortuna eccezionale, le cui arie e i cui duetti sono entrati prepotentemente nel sentire comune.
La Traviata si scontrò con la censura sia prima che dopo l’esordio: un tema scabroso unito ad un’ambientazione contemporanea, nessuna concessione consolatoria, nessuna illusione di allontanamento per la società borghese dell’epoca. Se ne voleva cambiare il titolo in Amore e morte, se ne voleva ambientare la vicenda almeno un secolo prima. Ma Verdi non si diede per vinto. Alla prima rappresentazione per la Fenice di Venezia la Traviata fu un fiasco totale: sbagliati gli interpreti (Fanny Salvini-Donatelli nella parte di Violetta, Lodovico Graziani in quella di Alfredo, Felice Varesi in quella di Germont;), fastidioso il soggetto, ancor più fastidiosa l’attualità del contesto. Andò meglio la rappresentazione del 1854, sempre a Venezia e con un’ambientazione settecentesca che assecondava di più i gusti del pubblico (ambientazione tenuta fino a tempi quasi recenti). Ma meglio ancora andarono le esecuzioni successive, dove la Traviata venne consacrata come uno dei capolavori dell’autore e una delle opere liriche più amate dal pubblico, immortalata, tra le altre cantanti, dall’appassionata interpretazione di Maria Callas per la regia di Luchino Visconti. 

ATTO I

Parigi. Metà dell’ Ottocento. C’è una gran festa nella casa di Violetta Valéry, una mondana famosa, la cui salute è gravemente minata. Un nobile, Gastone, presenta alla padrona di casa il suo amico Alfredo, che l’ ammira sinceramente. L’ attenzione che Violetta dimostra per la nuova conoscenza non sfugge a Duphol, il suo amante abituale. Mentre Violetta e Alfredo danzano, il giovane le dichiara tutto il suo amore e Violetta gli regala una camelia: rivedrà Alfredo solo quando sarà appassita. Violetta è innamorata, per la prima volta.
 ATTO II
Alfredo e Violetta Valéry vivono adesso felici in una villa di campagna. Alfredo scopre dalla cameriera Annina che Violetta sta vendendo i suoi gioielli perchè è rimasta senza denaro e si precipita a Parigi per procurarsene. Violetta, rifiutando un invito ad una festa di Flora, sua amica,riceve la visita inattesa del padre di Alfredo, Giorgio Germont che l’ accusa di condurre il figlio alla miseria. Violetta replica di non avere mai chiesto nulla ad Alfredo, ma Giorgio non rinuncia al suo proposito di separare Alfredo e Violetta. La donna fa quello che crede essere il bene del suo innamorato e abbandona Alfredo, che è colto da gelosia. Violetta riappare ad una festa nuovamente accompagnata da Duphol, che vorrebbe sfidare il giovane Germont. Violetta implora Alfredo di lasciare la casa; se ne andrà, dice lui, solo se lei lo seguirà. La ragazza allora gli rivela di aver giurato a Duphol di non incontrarlo più, per non raccontare il colloquio che ebbe con suo padre. Alfredo si indigna, la tratta da prostituta. Arriva Giorgio che lo rimprovera per questo comportamento, ma non gli svela la verità.
 ATTO III
La salute di Violetta è molto peggiorata. La donna non può più alzarsi dal suo letto. Le giunge una lettera di Germont: finalmente, ha deciso di spiegare tutto a suo figlio. Alfredo è commosso e sta arrivando. Violetta è incredibilmente contenta, ma teme di non sopravvivere fino al suo arrivo. Ma, infine, Alfredo è lì, al suo capezzale; e vi è anche suo padre, profondamente pentito. La tisi uccide Violetta davanti a loro, in un clima di acuto dolore, addolcito però dalla delicatezza e dalla purezza dei sentimenti.

COMUNICATI STAMPA clicca qui: 
http://www.gazzettadellaspezia.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=10986:la-traviata-il-coro-lirico-la-spezia-debutta-al-teatro-palmaria-sabato-18-maggio&Itemid=319

http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Cronaca/Il-Coro-Lirico-La-Spezia-porta-in-scena-130392.aspx
http://laspezia.cronaca4.it/notizia/leggi/debutto-del-coro-lirico-la-spezia


Ezia Di Capua



martedì 16 aprile 2013

PREMIO SPECIALE SALA CARGIA': ESTEMPORANEA DI PITTURA " Scorci di Filattiera " - Premio Paris Martelli



IL PREMIO SPECIALE SALA CARGIA’ 
confermato per la 5°edizione dell' Estemporanea di pittura

" Scorci di Filattiera “ si  svolgerà il 19 del mese di maggio a Filattiera . Sala CarGià ospiterà i primi tre pittori classificati  che potranno esporre le opere vincitrici ed altre loro opere significative in una collettiva di fine estate che di svolgerà dal 14 al 24 settembre.

L’evento alla sua terza edizione ha avuto il patrocinio del Comune di Lerici e della Proloco di San Terenzo ed è nato su progetto di Ezia Di Capua che, in nome di Carla Gallerini, ha voluto generare con la condivisione dell’allora Sindaco in carica Ing. Emanuele Fresco,  un gemellaggio artistico culturale tra i territori di San Terenzo e Filattiera.
L’idea, nasce con il desiderio di vedere uniti nel nome dell’arte territori differenti per radici storiche e natura geografica e dimostrare come l’arte sia punto di unione, di incontro e di conoscenza
Al Vernissage sabato 14 settembre alle ore 10,30 saranno presenti autorità  dei due territori che ancora si stringeranno la mano in Sala CarGià. Saranno lette poesie e approfondimenti storici  relativi ai due territori.
Siete tutti invitati!!! 

SALA CARGIA’ Via A.Trogu,54 San Terenzo – Lerici – Sp

14 -24 SETTEMBRE
I TERRITORI SI INCONTRANO IN NOME DELL’ARTE
GEMELLAGGIO ARTISTICO CULTURALE TRA SAN TERENZO  E FILATTIERA
Spino secco e Spino Fiorito

Ezia Di Capua


REGOLAMENTO - Estemporanea di pittura “Scorci di Filattiera – Premio Paris Martelli”
1.Tema del concorso sarà la rappresentazione pittorica di scorci di Filattiera centro storico liberamente scelti
dai partecipanti.
2. Sono ammesse tutte le tecniche pittoriche.
3. Non sono previsti limiti di età per i partecipanti al concorso.
4. I concorrenti potranno partecipare con un’opera di formato non inferiore a 30 x 40 cm e non superiore a
70 x 100 cm dove, sul retro, dovranno essere riportate le generalità dell’autore.
5. Le opere dovranno essere firmate e consegnate prive di cornice
6. I concorrenti dovranno essere muniti, a propria cura e spese, di tutti i mezzi per l’esecuzione dell’opera,
compresa tela o altro supporto, cavalletto e tavola da disegno.
7. La tassa di partecipazione è fissata in euro 10,00 (dieci/00)
8. La prova avrà luogo domenica 19 maggio 2013, dalle ore 9.00 alle ore 17.00.
9. Le iscrizioni si riceveranno, presso la Segreteria del Concorso che verrà allestita nella sala consigliare nel
centro storico a Filattiera, il giorno 19 maggio 2012 dalle ore 8:30 alle 12:00. E’ comunque gradita una preiscrizione
non vincolante, anche telefonica, al recapito indicato in calce al presente bando.
10. La Segreteria provvederà alla vidimazione del supporto sul quale andrà eseguita l’opera. Il Concorrente è
tenuto a fornire alla Segreteria del Concorso le proprie generalità complete.
11. Sarà vidimato un solo supporto per ciascun concorrente.
12. La consegna degli attestati avverrà nello stesso giorno di domenica 19 maggio 2012, in Piazza Castello,
alla presenza del rappresentante della Pro Loco e del rappresentante dell'Associazione Culturale Kuaikò
13. Le opere saranno sottoposte al giudizio dei visitatori dalle ore 17:00 alle ore 18:00. Tra le opere più
votate, una Giuria composta da almeno tre esperti, sceglieranno le tele alle quali assegnare i tre premi in
Concorso. Il giudizio della Giuria è inappellabile. Le tre migliori opere selezionate saranno così premiate:
1°classificato €. 400.00; 2°classificato €. 250.00; 3° classificato €. 150.00;.
Premio speciale ai primi tre classificati, possibilità di esporre per una settimana in collettiva, presso la Sala CARGIA' di San Terenzo di Lerici nel mese di Settembre
La Pro Loco Filattiera e l'associazione culturale Kuaikò diventano proprietarie delle tre opere premiate
14. Le altre opere partecipanti, se non donate alla Pro Loco e/o all'Associazione Culturale Kuaikò, potranno
essere ritirate direttamente dall’Autore al termine della premiazione.
15. I partecipanti, sollevano gli organizzatori da ogni responsabilità per eventuali danneggiamenti, furto e
incendio delle opere durante l’esecuzione del Concorso in genere, fino alla restituzione dell’opera.
16. L’iscrizione vale quale autorizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi del decreto 196/2003 e
succ., per l’invio al concorrente di materiale relativo a futuri concorsi che la Pro Loco di Filattiera intenderà
organizzare.
17. L’iscrizione al Concorso implica l’accettazione di tutte le norme contenute nel presente regolamento.
18. A tutti i partecipanti sarà offerto un cestino - buono pranzo.
19. Tutti i concorrenti verrà rilasciato un attestato di partecipazione con piccolo omaggio.
Per iscrizioni e informazioni:
ProLoco FILATTIERA Via Volpino 4 Filattiera
Tel. 338 8299755 - 329 1624998
prolocofilattiera@live.it www.prolocofilattiera.it
SCHEDA DI ADESIONE
5° ESTEMPORANEA DI PITTURA
“ SCORCI DI FILATTIERA – PREMIO PARIS MARTELLI”
19 maggio 2013
Il sottoscritto/a………………………………………...........................Nat.. a….............……………………..il …...........................
Residente ………………………………….Via/Piazza…………………………………………….
Tel……………………………………………. Mail ……………………………………………………….
Dichiara di aver preso visione del regolamento e di accettarlo in ogni suo articolo.
Data………….....…. Firma…………......................……………….

sabato 13 aprile 2013

EQUALITY PAY DAY 2013: TUTTE INSIEME PER UN OBIETTIVO COMUNE


F.I.D.A.P.A
Distretto Nord Ovest
Sezioni Genova - Genova2 - La Spezia - Savona
                                                                                          
 


EQUALITY PAY DAY 2013
TUTTE INSIEME PER UN OBIETTIVO COMUNE

Patrocini :
Regione Liguria, Provincia della  Spezia, Comune della Spezia, Camera di Commercio, Camera di Commercio Savona e La Spezia
                                                                                          
Collegamento via web per una “comune” iniziativa NO GAP!

LE ISTITUZIONI SONO INVITATE – LA CITTADINANZA E’ INVITATA

Lunedì 15 Aprile 2013
ORE 11,00 – C.C.I.A.A. – LA SPEZIA

Incontro in videoconferenza con le sezioni Fidapa di Genova e Savona in occasione della "Giornata europea della parità retributiva".
Come sapete questa giornata indica il numero di giorni che una donna deve lavorare in più per ricevere lo stesso salario, per lo stesso lavoro,  quando gli uomini lo hanno già guadagnato al 31 dicembre dell'anno precedente.
In Italia le donne devono lavorare fino al 15 Aprile per avere la stessa retribuzione!
Vediamoci quindi:

Lunedì 15 alle ore 11
Camera di Commercio della Spezia  
via V. Veneto - sala informatica.

Ezia Di Capua


GIACOMO LINARI - Mostre a La Spezia



La figura di Giacomo Linari viene ricordata, nel centenario della nascita - l'artista è nato alla Spezia nel 1912 e alla Spezia è morto nel 1993 - con due mostre in contemporanea. Al LAS, lo spazio espositivo del Liceo Artistico in via Montepertico 1, inaugura giovedì 11 alle ore 18 la mostra Giacomo Linari e la pittura di paesaggio alla Spezia nella seconda metà del Novecento, a cura di Enrico Formica. 

Venerdì 19 alle 11 apre presso il Museo Diocesano della Spezia Il fuoco della fede – Dipinti di Giacomo Linari.
Il LAS propone dunque una mostra su un tema prediletto dagli artisti attivi alla Spezia nel secolo scorso: il paesaggio, e segnatamente il paesaggio marino. Accanto a diciannove lavori di Giacomo Linari vengono presentate opere analoghe dei paesaggisti attivi nello stesso periodo, di Linari amici e colleghi, :  Ercole Aprigliano, Giuseppe Caselli, Gino Bellani, Vincenzo Frunzo, Angelo  Prini, Carlo Giovannoni, Giuseppe Borella,  Pino Saturno. Le opere sono state generosamente prestate dalle famiglie degli artisti, dall'Istituzione ai Servizi culturali del Comune della Spezia e da collezionisti privati.
Al Museo Diocesano vengono presentati a cura di Valerio P. Cremolini e don Cesare Giani i dipinti a tematica religiosa, che nell'opera di Linari occupano un ruolo centrale. Si tratta di lavori potenti e drammatici, in cui la fede, come dice il titolo della mostra, è un “fuoco” che alimenta l'esistenza e aiuta ad affrontare il dolore sempre presente.
Le mostre sono accompagnate da un catalogo illustrato di 24 pagine con testi dei curatori e schede di Francesca Mariani.

Giacomo Linari e la pittura di paesaggio alla Spezia nella seconda metà del Novecento
LAS, via Montepertico 1, tel 0187510228
11 aprile – 11 maggio. Orari: dal martedì al sabato, 17,30 – 19,30.

Il fuoco della fede – Dipinti di Giacomo Linari
Museo Diocesano, via Prione 156, tel 0187258570
19 aprile – 31 maggio. Orari: giovedì 10-12,30, venerdì sabato e domenica 10-12,30 e 16-19.


Giacomo Linari e la pittura di paesaggio

Giacomo Linari
Questa mostra presenta una serie di paesaggi composti da Giacomo Linari tra il 1949 e il 1992, mettendoli a confronto con un florilegio di lavori sullo stesso tema composti da autori spezzini nello stesso periodo.
Per quanto riguarda Linari, va subito detto che i dipinti sono da leggere assieme a quelli di tematica religiosa presentati in contemporanea al  Museo Diocesano della Spezia, a cura di don Cesare Giani e Valerio P.Cremolini. Risulterà abbastanza evidente che la differenza dei soggetti è superata da un'ispirazione unitaria, in quanto anche i paesaggi sono in qualche modo 'religiosi'. La natura viene infatti investita di un afflato mistico che in ultima analisi ne stravolge i contorni, anche nei bozzetti più semplici e naturali. La disposizione cronologica mette in luce con chiarezza come già i lavori degli inizi, pur rispettando una rappresentazione naturalistica ‘fedele’ della realtà, siano innervati di umori terragni, di luci cupe, di colori accentuati e carichi. Successivamente, fin dagli anni Settanta, i contorni si sfumano e rinunciano progressivamente a descrivere luoghi precisi ed orizzonti aperti, per concentrarsi sul gioco delle onde, che nell’infinità delle possibili combinazioni consente l’espressione di una pura forza pittorica dalle ascendenze informali.
La natura di questi paesaggi è spirituale, ma siamo alle prese con una spiritualità infuocata, reale, mai trascendente e pura (e il discorso vale anche per i quadri religiosi).
La materia non contraddice l’anima, al contrario la sustanzia, le conferisce autenticità. Forme e colori tendono a realizzare l'immanenza dello spirito nella materia, sottolineandone la consistenza, la vitalità. La visione è sempre orizzontale o dall'alto in basso, non è il cielo il soggetto principale, ma è sempre mare che ribolle, costa che precipita, scontro di linee e di forze.
Non è un caso che Giovanni Testori, il grande studioso di pittura lombarda la cui religiosità era profondamente concreta e terrena, abbia avuto parole di apprezzamento per Linari. Il suo rapporto col mare, ravvicinato e intenso, è simile a quello intrattenuto con la montagna alpina dal pittore svizzero Willy Varlin,  tra gli artisti più amati da Testori.
Accanto ai lavori di Linari, presentiamo altri paesaggisti attivi nella stessa epoca. Con molti di loro i rapporti erano stretti: Giuseppe Caselli, infatti, ha lavorato nell’ampio studio che Linari aveva nello stesso palazzo di via Torino in cui abitava; Vincenzo Frunzo era un amico; Gino Bellani e Pietro Rosa gli rimasero vicini anche nel periodo finale. Un’altra artista, non identificabile semplicemente come ‘paesaggista’, con cui Linari condivideva molti punti di vista era Maria Questa.
Gli otto artisti spezzini che presentiamo declinano il tema, che di per sé offre possibilità infinite, con modalità meno dissimili di quanto potremmo aspettarci. Al di là degli stili di ciascuno di loro si coglie una speciale “aria di famiglia” che unisce le opere. Nella varietà di interpretazioni il dato comune – comune anche a Linari - è dato dal progressivo sfumare dei particolari verso un’espressione informale e indefinita della natura. La fedeltà ai luoghi si trasforma senza forzature in espressione di interiorità, in “paesaggio-stato d’animo”.
Questa tendenza è il riflesso di una tendenza nazionale ed è quindi prova di come i pittori spezzini fossero attenti osservatori dei linguaggi più innovativi dell’arte, anche grazie alle edizioni del Premio Nazionale di Pittura “Golfo della Spezia”, che si sono succedute dal 1949 al 1965 e che annoveravano la partecipazione dei pittori più affermati del Paese.
Il dibattito pittorico in quegli anni verteva appunto sulla possibilità di abbandonare la figurazione o quanto meno di filtrarne la rappresentazione secondo moduli stilizzati. Un’interpretazione ‘astratta’ del paesaggio si rileva, è ben noto, già in Cezanne, che sul tema rappresenta il termine di confronto ineliminabile per qualunque pittore ed in seguito in tutti quelli che grossolanamente vengono definiti post-cubisti.
Tra gli artisti che aderiscono in Italia ai movimenti più coinvolti in questi sviluppi (Corrente (1938-1945), Fronte Nuovo delle Arti (1946-1950) e Gruppo degli Otto  (1952)) ritroviamo sempre due figure che più di altre costituiscono un riferimento non trascurabile per i pittori spezzini. Essi sono Ennio Morlotti e, soprattutto, Renato Birolli.  Il primo da Bordighera, il secondo attraverso la sua lunga permanenza nelle Cinque Terre, hanno sicuramente esercitato un’influenza diretta sulla ricerca pittorica del nostro territorio, incoraggiando i vari protagonisti a sganciarsi da moduli più tradizionali. Le influenze sono remote sul più anziano Aprigliano e sul più isolato e refrattario Borella, ma sono dirette nel più “avanguardista” tra gli artisti in mostra, Giovannoni.Nei lavori dell’ultimo Linari e di Saturno, aboliti i contorni, il colore dilaga senza freni suggerendo il paesaggio per via puramente analogica. È dato, però, anche il percorso inverso: Frunzo e Prini scelgono in vecchiaia, dopo aver aderito all’informale, di tornare alla salda realtà delle cose.

Enrico Formica

Giacomo Linari : Cercare risposte

Giacomo Linari
 Ho avuto il piacere di addentrarmi in tempi diversi piuttosto in profondità nella ricerca pittorica di Giacomo Linari e sono convinto che nei dipinti a contenuto sacro desiderasse rivelare la sua genuina partecipazione ai temi trattati e la sua esperienza di credente. Che non fosse una persona superficiale lo si evince anche nelle pagine che ci ha lasciato, nelle quali affronta con approccio significativamente riflessivo la relazione fra l’arte e la fede. Due strade percorse facendosi portatore di una testimonianza per cui l’artista è chiamato a svelare, con le parole di Paolo VI, “una capacità prodigiosa di esprimere oltre l’umano autentico, il religioso, il divino, il cristiano”.
Ebbene, scorrendo i vari momenti che caratterizzano il vissuto artistico di Linari si deduce come egli attribuisse all’arte una valenza esistenziale, per cui i temi affrontati anche ripetitivamente, quali la veduta, l’amatissimo mare, il ritratto, l’immagine di Maria e il prediletto volto di Cristo, non rappresentavano mai qualcosa di scontato. Al contrario, venivano acquisiti dal pittore come passaggi fondamentali per affermare e consolidare la sua vocazione di uomo e di artista, che fronteggiava il processo formativo dell’opera con atteggiamento tutt’altro che abitudinario, manifestando una dimensione progettuale accompagnata da sincero entusiasmo.
Il pittore univa il cuore allo sguardo indirizzato verso i temi da dipingere, ponendosi l’obiettivo di sensibilizzare riflessioni non effimere, di stupire ed anche di stupirsi. Dell’arte sacra, che ha assorbito tanta parte della sua creatività, aveva, infatti, una concezione dinamica, per cui non giustificava la banalità, né, soprattutto, intendeva la pittura come soluzione esclusivamente tecnica. Sosteneva Linari che il compito dell’artista è anche quello di far na­scere dal profondo dell’anima la fe­de, la purezza e il “fuoco della fede” riprendendo il titolo della mostra, come significato e valore col­lettivo e sapeva, e mi affido alle accoglienti parole di Giorgio Mascherpa, che “la religiosità è un sentimento che alberga in tutti i cuori ed in maniera diversa, ma che fa parte della vita stessa, della nostra missione, della nostra quotidianità, ma anche della nostra umanità”.
Considero tuttora pertinente la mia analisi rivolta all’opera di Linari, che risale al 1993, immediatamente all’indomani della sua scomparsa. Scrivevo “che nei dolentissimi Volti di Cristo, mai sfiorati da eccessi espressivi, si nasconde un’umanità ferita ed emarginata”. Quella di Cristo sofferente è un’immagine di notevole importanza che ha avuto uno spazio significativo nei pensieri e nei sentimenti del pittore, attribuendovi una straordinaria capacità evocativa. Nelle sue commoventi sembianze Linari ha richiamato i molteplici disagi dell'esistenza umana, il cercare continuamente risposte, e “si é pubblicamen­te confessato perché il suo dire raggiungesse il nostro cuore e non si assopisse repentinamente”.
L’omaggio espositivo al Museo Diocesano, pressoché contestuale a quello allestito al Liceo Artistico, ci consegna il profilo di un artista scrupoloso e ricco di spiritualità e di cultura che con la sua pittura immersa nella storia dell’uomo ha raccolto diffusa stima, che oggi gli viene nuovamente riconosciuta.

Valerio P.Cremolini


              

venerdì 12 aprile 2013

POLVERE DI PRIMAVERA: Poesie di Donatella Zanello


POLVERE DI  PRIMAVERA   Poesie di Donatella Zanello

La primavera è la stagione più attesa e più amata, simbolo di  rinascita, rinnovamento e speranza. Esiste una primavera della vita, la stagione degli anni giovani, delle passioni ribelli e dei sogni. E come di ogni cosa umana, di questa stagione straordinaria resta la polvere dei ricordi, polvere dorata e magica di emozioni. Dalla riflessione sulle esperienze e sui sogni giovanili è scaturito il titolo del mio primo libro di poesie: “Polvere di primavera”, 2001, che riunisce liriche giovanili più volte premiate in concorsi letterari.                                                                                                                                                                                             Donatella Zanello


Ezia Di Capua
Acquerello - particolare
Il  tempo dell’amore 

 Come passa veloce questo tempo.
Sono anni ed era ieri,
quando il sole correva tra gli alberi,
quando il mare chiaro sembrava infinito.
Non ti ricordi
come ci amavamo ieri
e come passa la vita,
così, senza niente,
va avanti ed è finita,
va avanti ed è già sera
e poi ancora mattina
per camminare in silenzio
vicino a te,
cercare sempre
qualche cosa da dirti.
Cos’era mai la tua bellezza,
cos’era quella tenerezza,
ieri…..”

Donatella Zanello


PREFAZIONE   di  Francesco Tonelli
Così, oltre un secolo fa, Baudelaire, il Grande Poeta Maledetto, scriveva:
“Il poeta somiglia al re degli spazi che, aduso alle tempeste, va sfidando il destino. Esule sulla terra, fra beffe e strazi, le ali da gigante gl’inceppano il cammino.”
La poesia seduce la vita con amore, qualche volta fa dimenticare il sonno, insegna ad amare la musica della parola. Le generazioni che si sono susseguite dal tempo dei miti hanno sentito la necessità di preservare dalla morte le prime conquiste per dare ad esse l’immortalità. Ogni opera d’arte è stata salvata dai grandi cataclismi della Storia, è stata l’Arca Santa che ha rinnovato la vita dello spirito. E noi abbiamo fede nell’arte e nei suoi figli. Così ebbe ad affermare Ovidio: “né il fuoco né il tempo che tutto divora e trasforma riusciranno mai a distruggerla”.
La nostra poetessa con il suo “Polvere di Primavera” apre al nonno materno “Gino Galli / era un poeta / non lo sapeva”,questo straordinario pescatore conosciuto ed amato da tutti. Con grande pudore, scrive “Ho sognato sogni che non portano a nulla / ma aiutano a vivere / potrai bruciarli nel fuoco/ di una sera d’autunno” e sospinge l’anima nuova ai confini del bosco, alla Gruzza del Padre lungo i sentieri dell’infanzia e dall’alto del monte contempla il Magra che si snoda come una serpe ai piedi della Lunigiana marmorea,
dove i grandi Maestri hanno scolpito le loro opere d’arte.
Poi in una sera romantica scorge “la luna dimenticata in cielo /mentre piange le sue lacrime d’argento” e si congiunge a Dio “quando guarda lontano tra le nuvole/ dove finisce il dolore”.
Sfogliamo questo libro, proviamo a coglierne sottovoce le mille sfumature. Potremo ascoltare con lei il respiro delle onde, come quando gli angeli vanno incontro al tramonto e si confondono con i gabbiani e le rondini nella preghiera vespertina.






lunedì 8 aprile 2013

EMPOLI - " UN CORO ALL'OPERA ": Verdi - Puccini - Mascagni


Ezia Di Capua soprano nell’organico del coro Schola Cantorum Labronica….Vi invita

 Giovedì 11 aprile                                                                                            

     
EMPOLI - Chiesa di S. Stefano degli Agostiniani Ore 21,30 
Concerto di chiusura della rassegna musicale:
 "Note di... classica e altri suoni 2013"



realizzata dall'associazione empolese Mosaico  col patrocinio del Comune di Empoli, dell’Assessorato alle politiche giovanili e della Misericordia di Empoli e grazie al contributo di numerosi sponsor. Giovedì 11 aprile alle ore 21.30 presso la chiesa di S. Stefano degli Agostiniani, messa gentilmente a disposizione dalla Venerabile Arciconfraternita di Misericordia, si terrà lo spettacolo "Un coro all'opera. Verdi - Puccini - Mascagni". Ingresso libero.

UN CORO ALL’OPERA     

Verdi - Puccini - Mascagni
SIMONA BERTINI - Soprano
ENRICO NENCI - Tenore
ORCHESTRA – Ensemble strumentale “Il Mosaico”
SCHOLA CANTORUM LABRONICA - coro
MAURIZIO PREZIOSI – maestro del coro
ALESSANDRO BARTOLOZZI – direttore

 Nella struttura di un'opera lirica, oltre alla presenza di personaggi principali e secondari, è prevista anche quella del coro.
Nel corso della storia dell'Opera vi sono stati periodi nei quali il coro, ossia l'insieme di voci concertanti variamente distribuite, ha subìto alterne vicende fino quasi a scomparire durante il Settecento. A partire però dal XIX secolo, il coro ha conquistato un interesse e un'importanza in continua crescita, fino alle più complesse forme di polifonia del Novecento. In generale, la maggior parte delle opere dell'Ottocento, in qualsiasi lingua, inizia con una scena corale, all'interno della quale spesso sono previste una o più parti d'assolo. Nelle opere di spiccata tendenza nazionalistica, in cui l'eroe non è rappresentato da un singolo ma da un'intera popolazione, il coro ha un ruolo da protagonista. Grandi musicisti italiani come Verdi, Mascagni, Puccini, Rossini, Bellini, Donizetti, ma anche Boito e Ponchielli, hanno inserito cori stupendi nelle loro composizioni teatrali con funzioni e scopi diversi, ma sempre di grande rilievo musicale e drammaturgico nel contesto delle loro opere. Alcuni brani corali raggiunsero singolarmente grande popolarità.
Con questo concerto si è voluto dare il giusto valore ad alcuni dei cori più noti e famosi di tre compositori dell'opera lirica italiana, Verdi, Puccini e Mascagni, offrendo agli ascoltatori la possibilità di apprezzarne tutta la loro bellezza.
Nella produzione di Giuseppe Verdi, del quale quest'anno ricorre il bicentenario della nascita, il coro dà significato alle vicende, esprime un giudizio morale, è un protagonista. Nel Nabucco il “Va pensiero” è il canto nostalgico e struggente intonato dal popolo ebreo in schiavitù, un canto che trascinava gli animi alla
conquista della libertà nel Risorgimento italiano. Ne I Lombardi alla prima crociata il “Coro della processione” è il canto dei crociati pronti alla loro missione patriottica e sociale. Nel Trovatore, Verdi ci trasporta nel mondo variopinto degli zingari che battono laboriosi sulle incudini e inneggiano alla gioia della loro vita libera ed errabonda. Ne La forza del destino troviamo una grande preghiera corale, “La Vergine degli angeli”, preceduta da un severo ed impetuoso coro di frati. Ne La Traviata il coro crea l'atmosfera superficiale e
frivola, trascinante, ma vuota, con un brindisi famoso intonato da Alfredo su invito di Violetta.
Nelle opere di Giacomo Puccini il coro è chiamato a rivestire una funzione di sfondo scenico per creare una sorta di colore locale o per sottolineare situazioni o sentimenti, come in Turandot o Madama Butterfly, oppure un'interazione più o meno diretta con i protagonisti: è il caso di Tosca.
Pietro Mascagni, invece, fa un uso abbondante ed eclettico della massa corale; questa trova ampio spazio in Cavalleria rusticana, capolavoro del compositore livornese, con intere scene ad essa dedicate: ne è un fastoso esempio il Coro della Risurrezione.






venerdì 5 aprile 2013

TEATRO di COLLESALVETTI: ORFEO ED EURIDICE


Ezia Di Capua, soprano nell'organico del Coro Clara Schumann ....Vi invita 


 
Venerdì 5 aprile - ore 21,15 e 
Domenica 7 aprile - ore 17,15
ORFEO ED EURIDICE 
Orfeo: Alfio Vacanti
Euridice: Maria Cioppi
Amore: Alessandra Rossi Trusendi

Gruppo Orchestrale del Cantiere Lirico
M° al Clavicembalo: Laura Pasqualetti
Coro Clara Schumann
Direttore: Maurizio Preziosi  

spunto registico: Giampaolo Zennaro
luci: Marco Cannistraro

Musica di C.W. Gluck
Libretto di Ranieri de' Calzabigi 
Orfeo ed Euridice è un'opera composta da Christoph Willibald Gluck intorno al mito di Orfeo, su libretto di Ranieri de' Calzabigi. Tre atti raccontano l'amore eterno che Orfeo prova per la sua sposa, un amore che va oltre il tempo e lo spazio, oltre la morte, un amore che rappresenta, assieme alla sua musica, le sole salvezze per l'animo umano. Fu rappresentata per la prima volta a Vienna il 5 ottobre 1762. In quest'opera si narra la morte della sposa, la discesa del cantore negli inferi e il suo canto che convince il re e la regina dell'Ade a restituire Euridice, alla condizione che egli non la guardi finché non saranno fuori dal mondo sotterraneo. Orfeo non riesce a resistere e si volta a guardare l'amata, così la perde definitivamente: "che farò senza Euridice, dove andrò senza il mio ben!" è la celeberrima aria dell'opera, una delle più famose di tutti i tempi. L'aria viene eseguita da Orfeo in una oscura spelonca che forma un tortuoso labirinto, allorché Orfeo perde per la seconda volta Euridice. Si tratta di un'opera ricca di significati profondi, che affondano le loro radici nel mito e sono all'origine della nostra civiltà, sottolineando il tema fondamentale della debolezza umana di fronte alla prova cruciale. 


martedì 2 aprile 2013

IN RICORDO DI PIETRO VALENTINI, MAESTRO E FANCIULLO




Funerali di Pietro Valentini, nella Cappella Vescovile del Cimitero di Sarzana, alle ore 10,00 del 1° aprile. Ha presieduto Mons. Piero Barbieri parroco della Cattedrale di Sarzana. Venerdì Santo, l'infermo amico Valentini ha ricevuto la estrema unzione. Si conclude così la esistenza terrena del pittore Pietro, nato il 16 dicembre 1912 ad Arcola,  sposato a Sarzana, aveva lavorato a Oto Melara. Da poco compiuto i cento anni, era entrato nei 101 anno. Leggerezza semplicità e accoglienza  sono qualità dell'artista vero, del talento estetico di Valentini. Io ho conosciuto il maestro negli anni Ottanta, mi sono affezionato al suo mondo, ai valori perenni dell'arte, che nella nostre rispettive culture era diventato un prezioso connubio. Le volte che ci incontravamo - negli ultini sei anni, ogni domenica pomeriggio, per un'ora - si era creato tra di noi uno scambio di esperienze, un'armonia di vedute, e belle intuizioni sulla pittura, attraverso le quali ho compreso la cultura artistica del maestro, realista e naturalista, che sapeva innamorare alla vita, al suo corso di immagini, metafore, allusioni le quali tutte rincorrevano grazia e innocenza, insieme. Informavo Valentini delle cose di Lunigiana - mostre, eventi culturali, collettive di arte, poesia, libri di saggistica, letteratura, narrativa, e mi andavo accorgendo che i suoi giudizi erano penetranti e duraturi. Mi sento ancora sbandato nel vuoto della sua assenza. E posso dire di essere cambiato nella prospettiva delle arti visive, che intendo essere oggi "scienza", che ci riporta indietro agli anni dell'umanesimo e del rinascimento. Valentini sapeva bene queste cose. La vecchiaia per lui è stata scandita dal dipingere finchè la mano gli obbediva - i pronipoti Rebecca e Riccardo erano i germogli delle lezioni di pittura - poi egli è passato alla poesia conseguendo premi e riconoscimenti in Lunigiana. A volte la figlia Simonetta lo portava a passeggio in carrozzella: anche questa una visione di semplicità e di schiettezza, altre volte l'ho visto in compagnia di Veronica o di Elena, le due badanti. La pittura di Valentini merita valutazione e critica, perchè l'artista maestro ha cercato di stare sempre dietro gli altri. Tanti amici ha mandato avanti, ha scoperto tanti talenti in Lunigiana, e soprattutto con i suoi dipinti, le grafiche e le incisioni è diventato un "archivio delle bellezze di Lunigiana", in cui operava la scoperta continua di un fascino irresistibile, sparso nel Golfo dei Poeti, esteso a tre regioni, Liguria-Toscana-Emilia. Dall'estate del 1975 è diventato direttore dell'associazione "LuniArte", e attorno a lui sono collaboratori illustri e veramente tanti altri. Il LuniArte subentrava al Circolo Fiasella, aggregazione di artisti che avevano dato splendore a Sarzana negli anni Sessanta del Novecento. Spesso parlava degli amici. Conosceva bene Sarzana e negli incontri che avevamo, la prima domanda era: che novità ci sono in città? Pietro Valentini ha vissuto una vita, si potrebbe dire, inimitabile. In pittura lascia un patrimonio intenso e semplice allo stesso tempo; la pittura è come la sua anima, secondo uno psicologo francese: "siamo partiti dall'infanzia ma per ritornarvi". La concezione di Valentini in arte è immaginazione, intuizione e sentimento. Non c'è nulla di più reale della fiaba; e i colori suoi sono levità, vento, aria, libertà di espressione. Non occorre riflettere davanti alle sue opere: hanno il segno della perennità, della luce, della modestia, e in qualche modo sono "il regno di un fanciullo"(Eraclito). Più volte ho scritto su di lui, ma in questo momento mi raccolgo nel silenzio pensando al bene che ci ha lasciato con le sue opere e il suo esempio di vita gioiosa e serena. Al suo capezzale, nella villa di via San Francesco, è un capolavoro di semplicità: la Crocifissione. Certe mie pubblicazioni tramandano la memoria di una pittura che durerà nel tempo.

Giuseppe L. Coluccia 


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