domenica 31 gennaio 2016

SOCIETA' ASTRONOMICA LUNAE: NEBULOSA CONO NELLA COSTELLAZIONE DELL'UNICORNO

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione  - Scienza

NEBULOSA CONO
Anticamente, parliamo delle società primitive, il cielo stellato  rappresentava, oltre ad uno spettacolo meraviglioso ed unico, un potente strumento attraverso l'osservazione del quale ci si stupiva e ci si  orientava. Una vera e propria carta geografica, una bussola, un orologio, un calendario che dettava il tempo della semina o del raccolto ed allo stesso tempo indicava la presenza di qualcosa di soprannaturale. Oggi, a differenza degli antichi, l'uomo moderno non ha più bisogno di orientarsi guardando le stelle, ci pensa il GPS o qualche altro strumento elettronico miracoloso che ci indica con precisione maniacale il percorso della nostra vita. Abituati come siamo a vivere sepolti da un inquinamento luminoso che ci avvolge quasi costantemente anche nelle notti più limpide, difficilmente rivolgiamo lo sguardo al cielo. 
Qualcuno, molto più attento ed interessato di noi, ha interpretato il firmamento come un immenso puzzle, riempiendolo di oggetti animati, imbevuti di spirito e di intelligenza,  depositari di miti e di leggende. Le costellazioni quindi
NEBULOSA PELLE DI VOLPE
diventarono oggetti di uso quotidiano, esseri umani, animali.
Sono proprio gli animali a farla da padrone nell'immaginario mondo celeste.
Eccoli:
lepre, scorpione, gru, cigno. aquila, lucertola, pavone, tucano, balena, orso,
cane, lince, leone, cavallino, toro, giraffa, volpe, delfino, colomba, scimmia,
corvo, camaleonte, serpente, pesce, granchio, tarantola, drago, fenice,
unicorno.
Una bella carrellata, non c'è che dire! 
La mia attenzione è stata attirata da questa incredibile  immagine della nebulosa Pelle di Volpe all'interno del  complesso nebuloso molecolare di Monoceros OB1, noto anche come Complesso della Nebulosa Cono nella costellazione dell'Unicorno ad una distanza di circa 2500 anni luce. Questa volpe
interstellare è formata da polvere cosmica e gas (idrogeno ionizzato) interagenti con la luce e con i venti formati da stelle giovani e calde. Con un po' di immaginazione si riesce vedere la testa della volpe, occhi e naso, in alto verso la stella blu più luminosa dell'immagine. 
Sarà forse per la sua proverbiale astuzia, ma è praticamente impossibile cogliere una volpe con le mani nel sacco. La maggior parte di queste scaltre ladruncole riesce sempre a scovare un nascondiglio perfetto. Una di loro per sfuggire a qualche contadino infuriato oppure alla tradizionale  fox hunting
praticata da poco nobili aristocratici inglesi, si è addirittura rifugiata…nello spazio! 
Questa astuta volpe deve aver letto il Discorso sul Metodo di Cartesio:   Non è sufficiente essere dotati di un buon ingegno, l’importante è saperlo applicare bene.


Roberto Z
ambelli

EDC

venerdì 29 gennaio 2016

giovedì 28 gennaio 2016

mercoledì 27 gennaio 2016

Per il giorno della memoria : “LA STRAGE NAZIFASCISTA DI VINCA” , Mursia, 2015 di Luigi Leonardi - Recensione di Donatella Zanello

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Libri
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            Di Luigi Leonardi, appassionato studioso e ricercatore della storia lunigianese, è notevole la poliedricità dei registri narrativi e stilistici usati. L’Autore è prevalentemente dedito agli studi storici ed alle ricerche correlate, spesso ardue e molto impegnative, che lo conducono negli Archivi comunali e statali di diverse città così come in luoghi aperti ed impervi, quali le montagne della Lunigiana, teatro di stragi nazifasciste, a Bagnone, dove l’autore è nato, a Vinca, sulle tracce delle brigate partigiane, per raccogliere le testimonianze degli anziani che siedono, nei pomeriggi assolati, sulle porte delle case, nelle piccole piazze dei borghi.
           Un lavoro tenace ed appassionato, che ha permesso all’autore di pubblicare numerose opere di narrativa (“Dentro lo Stige”, “La brina sulla pelle”, “Il sogno di un altro”, “Libertà van cercando”, “Il segreto antico di Beppe il Maniscalco”) e saggistica (“Epurazioni”, 2011, Mursia Editore, Milano). Leonardi è storico attento e sensibile. Nella presentazione delle proprie opere è dotato di spiccata attitudine alla recitazione teatrale ed è voce recitante in numerose manifestazioni culturali. E’ autore di testi teatrali, progetti didattici e testi musicali per l’interpretazione della cantante Lucia Marchi, con la quale ha realizzato il Cd “Sfumature”. Leonardi è tra i fondatori e redattori della rivista culturale milanese “Malvagia”, nata nel 1981 con l’appoggio di Carlo Cassola. E’autore di prefazioni , recensioni e note critiche per poeti e pittori. E’ uno scrittore di grande preparazione culturale e di ampia capacità espressiva ed interpretativa. La sua scrittura è fluida ed incisiva, non manca di ricchezza lessicale e  di costanti riferimenti filosofici e letterari. Anche in Divagazioni in corso, articolato e complesso testo poetico attualmente inedito, che ben si presta alla recitazione in forma di  monologo teatrale, l’autore tratta un percorso di riflessione sulla caducità delle cose umane, sul ruolo del destino, sulla storia con il suo fardello sanguinoso di guerre.
                   Il libro “La strage nazifascista di Vinca”, edito da Mursia nel 2015 con la prefazione di Pino Meneghini è l’opera più recente di Luigi Leonardi, costruita in un percorso di ricerca storica, raccolta di testimonianze ed interviste, classificazione di documenti durato circa tre anni. C’è molto interesse intorno a questo libro, non fredda cronaca ma documento divulgativo, già oggetto di numerose presentazioni ad Aulla, a Vinca, a Massa, a Sarzana. Già il titolo del libro, come scrive Pino Meneghini nella sua prefazione, “ci fa entrare in una dimensione inumana, di folle delirio criminale”. Ora, come nel caso della strage di S. Anna di Stazzema, tra l’altro oggetto recentemente di filmografia, molto numerosi sono stati i libri ed i resoconti storici e di cronaca, gli atti giudiziari e le ricerche sulla efferata strage di Vinca. Tuttavia, in questo ampio contesto il libro di Luigi Leonardi si evidenzia fortemente come testo divulgativo, quasi un “reportage” di guerra, un documentario realizzato con scatti “fotografici” di penna che si incidono nella memoria con inchiostro indelebile. Del resto la potenza narrativa è una caratteristica di questo autore, che cronologicamente, attraverso il ricordo, le parole, la memoria dei testimoni sopravvissuti, ricostruisce l’orrore devastante della strage in ogni dettaglio.“Il buio della ragione”, citando Prèvert, genera sempre nuovi mostri e mostruosa è la strage di Vinca, diabolica, inaccettabile. Questo libro vuole essere un monito poiché la guerra è il male maggiore dell’umanità ed oggi più che mai se vi è un valore da difendere per le generazioni future.
             La strage nazifascista di Vinca, iniziata il 24 agosto 1944 e protrattasi per quattro giorni di demoniaca follia, non fu di rappresaglia, come a San Terenzo Monti o a S.Anna di Stazzema ma fu un atto di vera e propria “terra bruciata”.
            L’autore con la sua peculiare scrittura dal ritmo serrato ed incalzante ci restituisce la cronaca in diretta di uno dei più infami massacri dell’esercito tedesco in Italia, messo in atto quando il quadro delle sorti della seconda guerra mondiale era ormai chiaro e prossimo all’epilogo. Nell’agosto 1944 le armate tedesche si trovavano accerchiate dagli eserciti alleati sui due fronti orientale ed occidentale, con gli sbarchi in Nord Africa nel 1942, in Italia nel 1943 e febbraio 1944 e nel nord della Francia nel giugno 1944. L’esercito tedesco era in ginocchio ed in ritirata in Italia e come una bestia ferita colpiva con inaudita violenza una popolazione inerme.
            La strage di Vinca si è protratta per tre giorni e notti interminabili e l’obiettivo era uccidere ogni forma vivente: uomini, donne, bambini, animali, in tal modo eliminando completamente quello che era ritenuto dai Nazisti un punto di riferimento e di rifornimento per le Brigate Partigiane. Oltre 170 furono le persone uccise barbaramente e solo dopo il 27 agosto gli abitanti di Vinca cominciarono a ritornare nelle loro case, non senza aver dovuto prima bruciare i corpi di parenti ed amici abbandonati nella calura. La falange nazista che intervenne era comandata da un  maggiore nazista, Reder detto “Il Monco”, il quale dichiarò in una intervista ad Enzo Biagi che la strage di Vinca era stata progettata dall’esercito tedesco ma compiuta dalle Brigate Nere italiane. Ciò è in parte vero, come ci riporta Pino Meneghini nella prefazione. La falange dell’esercito tedesco era comunque  specializzata in questo genere di interventi di “terra bruciata”.
          Detto  tutto riguardo alla cronologia, alla logistica, ai metodi di esecuzione della strage, ciò che maggiormente colpisce e che è molto in evidenza nel libro è la successiva vicenda giudiziaria, le lungaggini burocratiche del processo, l’incredibile dilazione della giustizia per le famiglie distrutte e per le vite innocenti dei civili falciate senza alcuna pietà. Anche questo, notiamo, è potuto accadere: che i responsabili siano rimasti sostanzialmente impuniti nel successivo trascorrere del tempo. In un primo momento, nel maggio 1946, si deve al Commissario di Pubblica Sicurezza Scalamogna ed all’Agente Ausiliario di Pubblica Sicurezza Salvatore Feria il merito di avere condotto la prima  vera indagine e raccolto le testimonianze e gli indizi più importanti per individuare i responsabili di questi orrendi crimini verso l’umanità presso la Questura di Massa. I risultati dell’indagine si trovano riassunti nel rapporto dell’8 Agosto 1947, con il quale venivano denunciate alla Procura della Repubblica di Massa 63 persone, quali responsabili di partecipazione all’eccidio di Vinca, alcune delle quali in arresto.  Il corso della giustizia si fermò durante il processo di Perugia. Si parla, anche nel caso della strage di Vinca, di “armadio della vergogna”, così come per la strage di S. Anna di Stazzema.
           Il valore di questo testo divulgativo sta soprattutto nelle interviste agli anziani di Vinca sopravvissuti: per queste persone non si tratta di ricordare ma di “rivivere” quei giorni tragici con lo stesso terrore: il tempo si è fermato, cristallizzato in un eterno presente e il loro dolore è sempre presente, insanabile, attuale. Le interviste dell’autore ai testimoni della strage risalgono tutte al 2011. I testimoni sopravvissuti sono: Celso Battaglia, Lorenzo Battaglia, Werther Bianchini, Faliero Colonnata, Maria Stella Del Giudice, Angiolino Federici, Eliseo Federici, Fenisia Papa, Ardelia Ferrari, Mario Ferrari, Nando Marchi, Emanuele Orlandini, Adele Papa.

E’ per il futuro dell’umanità che si deve conservare la memoria dell’orrore, perché tutto questo non si ripeta.
“Perché non un granello di memoria si perda”

Così conclude l’Autore. Liricamente:

   “Ancora i tocchi delle campane. Dai comignoli sale fumo. Tra le gole la sera è più vicina. Si respira autunno e l’ineluttabile silenzio.”



                                                                                                           Donatella  Zanello

Donatella Zanello, nata a La Spezia dove vive e lavora, autrice di poesia, narrativa e saggistica.
Laureata in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Pisa, vincitrice di numerosi premi letterari tra i quali il Premio Montale Fuori di Casa 2015 Sezione Poeti Liguri per l'opera poetica, presente con i suoi scritti in molte antologie e siti letterari, presiede la giuria tecnica del premio di poesia “Cesare Orsini” ed è membro di giuria di numerosi premi letterari. Ha pubblicato otto raccolte di poesia: “Polvere di primavera”, “La donna di pietra”, “La sognatrice”, “Passiflora”, “Il tempo immutabile”, “Poesie Provenzali”, “Labirinti”, “Il colore del mare”.
Partecipa a “reading” di poesia in numerose manifestazioni culturali ed ha partecipato ad un programma televisivo dedicato alla poesia su Tele Liguria Sud canale 19.
Il paesaggio ligure e mediterraneo, il mare come fonte costante di ispirazione, il viaggio come elemento di conoscenza, il rapporto uomo-natura, la ricerca spirituale come unico vero significato dell’esistenza sono i temi fondamentali della sua vasta produzione poetica.

EDC

                                                                                          

martedì 26 gennaio 2016

GIORNATA DELLA MEMORIA - LERICI - SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE: "ADRIANA BELVEDERE" filmato dell 'Istituto Comprensivo di Lerici

Sala Culturale carGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Eventi Artistici e Culturali
EDC


PER IL GIORNO DELLA MEMORIA - TEATRO DI COLLESALVETTI: BARTALI

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Eventi Artistici e Culturali
EDC

GIOVEDÌ 28 GENNAIO - ore 21,15
BARTALI
'Il campione e l'eroe' 
Per il Giorno della Memoria
di e con Ubaldo Pantani
scritto con Vittorio Borsari e Alessandro Salutini
regia Vittorio Borsari 
pianoforte Sergio Innocenti 
fisarmonica Massimo Signorini 

Monologo teatrale liberamente tratto dal libro “Un cuore in fuga” di Oliviero Beha.
L’altra vita di uno dei più grandi campioni di tutti i tempi del ciclismo. La sua commovente storia a cavallo del sellino della sua bicicletta negli anni della deportazione degli ebrei. Un segreto tenuto nascosto per decenni che ne rivela la vera identità di autentico eroe della seconda guerra.
biglietto: 10,00 € / 5,00€
Istituzione comunale per la cultura Clara Schumann

info e prenotazioni: 342 5451912 / 0586 961271



lunedì 25 gennaio 2016

RAI 2 - GIORNATA DELLA MEMORIA: BARTALI, IL CAMPIONE, L'EROE - Intervista ad Angelina Magnotta

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Eventi Artistici e Culturali




A tutti gli interessati/e

Comunico che in occasione della celebrazione dell'evento in oggetto, verrà ricordato GINO BARTALI, GIUSTO tra le NAZIONI, anche attraverso l'intervista che, in quanto ideatrice ed iniziatrice a Yad Vashem nel 2005/2006, del procedimento culminato nel 2013 nel riconoscimento mondiale del Campione anche come Giusto, mi è stata richiesta dall'emittente televisiva nazionale, RAI 2.
Il programma, dal titolo:  BARTALI, IL CAMPIONE, L'EROE  andrà in onda alle 23.50 su RAI 3 appunto, il 27 gennaio 2016. La troupe, appositamente arrivata da Roma a Pontremoli, ha girato anche degli esterni che è auspicabile siano potuti rientrare nel missaggio.
Grazie per l'attenzione
Cordiali saluti

Angelina Magnotta 

Angelina Magnotta già Preside, dirigente presso l'Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana, Socia onoraria del Museo del Ciclismo "G.Bartali"-Firenze, Ispettore onorario del Ministero dei Beni Culturali. Presidente dell'Archeoclub d'Italia sede Apuo Ligure dell'Appennino Tosco Emiliano


LA NAZIONE 26 GENNAIO 2016
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EDC

domenica 24 gennaio 2016

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DELLA SPEZIA: CONCERTI A TEATRO - Stagione 2015/2016

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Eventi Artistici e Culturali - CONCERTI


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                                         Info: www.fondazionecarispezia.it 

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CAMeC LA SPEZIA: FRANCO FORTINI - Le idee, la memoria, la poesia

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Eventi Artistici e Culturali

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mercoledì 20 gennaio 2016

CARNEVALE DI SAN TERENZO 2016: SALA CARGIA' VI INVITA A DIPINGERE IL CARNEVALE

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Eventi Artistici e Culturali
EZIA DI CAPUA 
VI INVITA A DIPINGERE IL CARNEVALE 2016
Cari Amici, cari Artisti,
anche quest'anno, Sala Culturale CarGià, il Comitato di Frazione, la Pro Loco, le Borgate Marinare di San Terenzo, Venere Azzurra e il Centro Cecco Rivolta, organizzano il "Carnevale di San Terenzo 2016" con il patrocinio del Comune di Lerici. 
La giornata individuata per l'evento è domenica 7 Febbraio.
Gli Artisti potranno dipingere il Carnevale 2016 a San Terenzo nello spazio riservato a Sala CarGià davanti alla Farmacia Ghigliazza.

Si potrà dipingere il Carnevale 2016 con qualsiasi tecnica, portando  materiali e cavalletto propri. 


No quota di partecipazione 

Se  portate i supporti potrete  mettere in mostra opere già ultimate ..
Rendo noto che Sala Culturale CarGià partecipa all'evento in nome e in ricordo di Carla Gallerini Regina del Carnevale.

Lo scorso anno l'evento ha avuto un successo straordinario ed ha registrato oltre 5.000 presenze in un solo giorno.

Moltissima  la  visibilità data agli artisti dai quotidiani, dai giornali on line e dal Blog di Sala CarGià.

IMPORTANTE
Raggiungere il luogo prima delle ore 14:00 in quanto verrà bloccato il transito di Bus/auto e rimosse le vetture parcheggiate sul lungomare.

Intorno alle 18:00 la viabilità verrà ripristinata.

Vi aspetto numerosi e mascherati !!!!!
Festosamente il mio caro saluto Ezia Di Capua
Per Info: 348 8964150
Potrai trovare notizie/articoli sulle scorse edizioni del Carnevale 

nel Blog di Sala CarGià http://salacargia.blogspot.it/

ciaoooooooo !!!



domenica 17 gennaio 2016

“LA CONTESSA DEL PANE” di Emilio Longhi Recensione a cura di Donatella Zanello

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Libri

        Sono stata invitata a presentare il pregevole libro  dal titolo suggestivo “La Contessa del pane” presso la Sede Associazione Marinai d’Italia – Sezione “Ivo Borghetti” di Lerici. La “Contessa del pane”, Luisa Malaspina De Benedetti, avendo sposato il Conte Angelo Serafino De Benedetti, apparteneva all’antica famiglia nobiliare ligure dei De Benedetti, attestata in Genova, Sarzana e Lerici . Tuttora nella Cappella della Villa di Barcola riposano le spoglie della Contessa e di altri nove membri del Casato De Benedetti. Questo libro di Emilio Longhi costituisce un documento sia evocativo che divulgativo e potrà fornire elementi di riflessione e di approfondimento storico relativi alla “Contessa del pane”, nobildonna generosa e caritatevole, sensibile e sofferente per la mancanza di eredi, condannata alla solitudine per l’impossibilità di essere madre, che visse sostenuta dalla Fede.
      Con entusiasmo ho accettato, traendo dalla lettura del romanzo emozioni e sentimenti, ricordi e suggestioni legate ai luoghi amati della mia stessa infanzia, della mia stessa vita. Apparentemente semplice è il linguaggio usato, linguaggio lirico, registro narrativo originale su cui mi soffermerò più volte per i motivi di interesse e di apprezzamento che mi ha suscitato nel corso della lettura. Complessa è la struttura narrativa per la molteplicità e la rilevanza dei contenuti:  Natura, Bellezza, Misticismo, Religiosità, Fede, Leggenda, Carità, Amore, Solitudine, Tempo, Tradizione, Storia, Nobiltà e Miseria. Interamente il romanzo è permeato di un’atmosfera ottocentesca, un vero e proprio viaggio nel tempo che mi ha fatto più volte dimenticare il presente, dubitare del presente.

     Numerosi sono i personaggi: la Contessa Luisa Malaspina De Benedetti, protagonista assoluta, il Conte Angelo De Benedetti, Ida, Silvia, Pietro, Bartrò, Giambà, i saltimbanchi, il cocchiere, la domestica e la figlia della domestica, Don Anastasio, la Regina Maria Adelaide, il Re, Mimosa e Toni , i mendicanti e molti altri. E’ un quadro tipicamente Ottocentesco che affonda le radici nella rievocazione potente di  personaggi storici, come la Contessa, il Conte, il Re e la Regina, realmente esistiti. Nello stesso tempo innumerevoli personaggi di fantasia e leggenda popolano queste pagine e richiamano alla mente “Les Miserables”  di Victor Hugo per la rilevanza dei temi sociali trattati, la riflessione profonda sulle miserie umane e sul valore altissimo della carità.
     I luoghi di questa narrazione sono : la Villa del Fodo alla Rocchetta di Lerici, la Villa di Barcola, Lerici, il molo, Tragià, Bella Vista. Tutto si svolge nel piccolo borgo marinaro, come in un “piccolo mondo antico” nel quale il tempo si è fermato.

     Parliamo dell’Autore:  Emilio Longhi, politicamente impegnato, amegliese di nascita, scrittore fecondo di opere di narrativa, tra le quali ricordiamo: “Guido e la luna”, “Peccati e  visioni”, “Le perle di Pagèto”. Dalla storia della nobildonna Luisa De Benedetti il nostro Autore ha tratto fortissima ispirazione per questo suo romanzo.

     Ho sottolineato in precedenza l’originalità del registro narrativo usato. Notevole è l’abilità dell’autore nel trasportare il lettore in una dimensione “altra”, in un tempo ormai lontano e trascorso, calandosi totalmente nel mondo interiore dei personaggi rappresentati attraverso l’analisi descrittiva di emozioni e sentimenti, valori e superstizioni legati indissolubilmente ad un mondo che non è più e che può essere ricostruito solo attraverso questo tipo di linguaggio narrativo, a tratti visionario, efficace, lessicalmente ricco quanto interessante perché elegantemente appropriato ai contenuti trattati. E’ infatti il pensiero ottocentesco, il “modus vivendi” di quell’epoca che viene sapientemente ricostruito e restituito al lettore come cristallizzato nel tempo. Il modello di vita ottocentesco è il primo elemento portante della struttura narrativa.

   Un secondo elemento è il grande amore per la Natura, per la bellezza del Golfo dei Poeti, amore che si esprime attraverso la dettagliata e partecipata descrizione dei luoghi vissuti dai protagonisti: la vegetazione lussureggiante del Fodo, i mille suoni magici del bosco, la discesa dalla Villa di Barcola fino al mare, respirando la brezza che nasce dall’orizzonte e dalle isole, l’incanto malinconico della pioggia che sottolinea la solitudine della sensibile Contessa, la sua sofferenza e la sua generosità, il mare azzurro, implacabile con le sue leggende di naufragi e storie di vecchi marinai, riti tribali di danze sulla spiaggia e fuochi e balli carnevaleschi e leggende di stregoneria e superstizione (così forse videro gli Shelley la crudele bellezza del mare e dei borghi, nella San Terenzo di quel loro tragico 1822).

    Il terzo elemento è la Fede. Anche in questo caso si tratta di una forma di misticismo profondamente legata alla mentalità ottocentesca, basti pensare alla “visione” mistica della giovanissima contadinella Ida, proprio all’inizio del libro.

    Da sottolineare infine il tema sociale in questo romanzo, il quarto elemento cardine della narrazione: l’autore descrive e sottolinea la vastità del divario tra ricchezza e povertà e la caritatevole missione della Contessa Luisa, dedita a sfamare i poveri con il pane che produceva in abbondanza ed a sollevarli dalla loro misera condizione attraverso la fede, così guadagnandosi la definizione di “Contessa del pane”.

   Nel prologo l’autore si rivolge al lettore con profonde riflessioni sul Tempo e sulla Natura.
La narrazione ha inizio con il pellegrinaggio della povera contadina Ida fino alla villa del Fodo, in cerca della carità della Contessa. Giunta alla villa, Ida riceverà il pane ma anche l’umana considerazione, la sensibile attenzione e le premurose cure della nobildonna, famosa in tutta la provincia per la sua bontà e generosità verso i più sfortunati. Da qui Ida potrà tornare alla sua casa, ai figli, alla terra di Luni, per continuare a vivere con rinnovata fede la sua umile e faticosa vita.

   La Contessa ama scendere a cavallo dalla Villa del Fodo alla Villa di Barcola. Qui accetta, dolente, la propria solitudine, la mancanza di figli su cui riversare il suo amore. Qui ascolta il canto della pioggia, il temporale che fa tremare i vetri salendo dal mare in scuri nembi, Affronta le proprie paure e prega. Le è di conforto la presenza di Angelica, figlia della domestica, una bellissima bambina che la nobildonna ricolma di affetto. Le è di consolazione l’amicizia di Silvia. Silvia è personaggio di fantasia, rappresenta la Bellezza, l’Amicizia e l’Amore. E’ innamorata del marinaio Pietro, che si allontana sulla nave verso terre misteriose e che troppo tardi farà ritorno. Un amore negato, un amore impossibile, nello stile del più puro romanticismo. Ancora solitudine, la Solitudine dell’Amore.

    Luisa e Silvia scendono a Lerici nei giorni di festa per partecipare alla Messa nella chiesa di San Rocco, poi raggiungono il molo per ascoltare le storie degli anziani marinai, i ricordi di Bartrò e Giambà, figure ieratiche che narrano antiche leggende e superstizioni popolari, storie di streghe e giovani marinai, racconti di tempeste e naufragi.

   In Tragià, odierna Via Roma, la via principale affacciata sul mare, le maschere di Carnevale inscenano un ballo emozionante in un carosello di colori e suoni. La Contessa sembra ricercare continuamente il contatto con gli umili, con il popolo, per poi ritirarsi in preghiera nella Villa di Barcola. Qui, il 24 agosto del 1853,  i Conti De Benedetti  ricevono con molti onori la visita della Regina Maria Adelaide. Don Atanasio, novello Don Abbondio in versione più coraggiosa e severa, ecco che sale la collina fino alla Villa di Barcola per celebrare la Messa solenne, alla quale presenziano i notabili del borgo, tra i quali anche Domenico Porro, il nostromo più importante di Lerici, fondatore della Società Marittima di Mutuo Soccorso. Neppure in questa solenne occasione, annotata negli annali della nobile famiglia, la buona e dolce Contessa dimentica i suoi poveri, chiamati a ricevere cibo e doni e partecipare alla festa nei giardini della Villa.
I poveri: è’ tutta una folla di personaggi minori, diseredati che vivono ai margini, sopravvivendo con espedienti tra superstizioni e paure, illuminati dalla luce della luna, girovaghi nel buio dei vicoli e delle strade solitarie ai margini del bosco. Misteri ottocenteschi e dolori, antiche leggende che l’Autore ha ricostruito su fondamenti presenti e tramandati nella memoria collettiva della popolazione locale.

   Questo libro costituisce una preziosa icona di un luogo, Lerici, attraversato da genti diverse, terra di approdo e di passaggio, di arrivi e di partenze, un porto, un luogo eletto dell’Anima, baciato dalla Bellezza e dall’Amore dei suoi figli, che continuano ad amarlo. Alcuni non riescono a lasciare questo luogo magico e sempre i naviganti vi fanno ritorno.

    Inoltre troviamo in queste pagine la preziosa testimonianza di un tempo che non è più.

    E’ dunque un sogno, un pregiato cameo, scrigno di visione, fermato nella splendida immagine di copertina: il ritratto, prezioso, cesellato, della Contessa del pane, realizzato dal grande e compianto Maestro Carlo Caselli, pittore milanese di origine che aveva fatto di Lerici il suo luogo di elezione, restituendone i colori nella sua vasta opera artistica in testimonianza indelebile, attraverso ritratti, vedute e paesaggi.
    L’Autore, che ringraziamo sentitamente, attraverso l’uso di un linguaggio ricco, fastoso, musicale, evocativo, ci ha restituito una fiaba, tra sogno e realtà, testimonianza di un tempo ormai perduto, reso indimenticabile.


Lerici, Quadrato Marinai, 15.01.2016


                                                                                                                            Donatella Zanello


Donatella Zanello, nata a La Spezia dove vive e lavora, autrice di poesia, narrativa e saggistica.
Laureata in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Pisa, vincitrice di numerosi premi letterari tra i quali il Premio Montale Fuori di Casa 2015 Sezione Poeti Liguri per l'opera poetica, presente con i suoi scritti in molte antologie e siti letterari, presiede la giuria tecnica del premio di poesia “Cesare Orsini” ed è membro di giuria di numerosi premi letterari. Ha pubblicato otto raccolte di poesia: “Polvere di primavera”, “La donna di pietra”, “La sognatrice”, “Passiflora”, “Il tempo immutabile”, “Poesie Provenzali”, “Labirinti”, “Il colore del mare”.
Partecipa a “reading” di poesia in numerose manifestazioni culturali ed ha partecipato ad un programma televisivo dedicato alla poesia su Tele Liguria Sud canale 19.
Il paesaggio ligure e mediterraneo, il mare come fonte costante di ispirazione, il viaggio come elemento di conoscenza, il rapporto uomo-natura, la ricerca spirituale come unico vero significato dell’esistenza sono i temi fondamentali della sua vasta produzione poetica.

       
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martedì 12 gennaio 2016

KANAKO NAKAMURA - IL SEGNO DELLA MUSICA - Recensione di Angelo Mistrangelo

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Mostre d'Arte


KANAKO NAKAMURA                                                     
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IL SEGNO DELLA MUSICA

                     «Farfalla infreddolita -
                      vola cercando
                      la sua anima»

                            Takahama Kyoshi
  
Opera di
 KANAKO NAKAMURA
Il segno di Kanako Nakamura si libera immateriale, lievissimo, musicale nello spazio atmosferico per scandire il fluire inesausto delle sensazioni, degli incontri, dei luoghi della memoria.
La sua pittura è momento di purissimi accadimenti, di rivelazioni, di interiori percezioni, che emergono alla luce attraverso la limpida scansione del colore, della linea di un nero profondo e delle gocce di bianco, in una sorta di legame tra l’immagine evocata e la sua figura di donna e artista: «Disegnare è come bere l’acqua: è la vita».
In questa riflessione di Nakamura risiede il dialogo con la natura, con il pensiero e i versi degli scrittori, con una rappresentazione che unisce la cultura giapponese a quella occidentale, in particolare a Torino dove si è formata all’Accademia Albertina.
Opera di
 KANAKO NAKAMURA
Nei suoi lavori i segni diventano farfalle, alberi, foglie, strade, nuvole che si stemperano sulle superfici delle «tavole», come un sogno ricorrente e misterioso che sembra appartenere alla poesia innovativa di Masaoka Shiki: «Da lontananze/ di freschezza - sul mare/ s’alza la luna».

E in Nakamura «i suoni si trasformano in visioni», perchè, sottolinea, «la musica classica suscita in me la creatività», mentre si coglie la continua, attenta, meditata adesione alla sensibilità di Frédéric Chopin e, in particolare, alla raccolta di 14 lieder de «Il canto del cigno», composti da Franz Schubert nel 1828, anno della morte.
I lieder diventano pagine pittoriche, note immerse nella trama dei colori, frasi di un racconto intimo e personalissimo, che è possibile leggere attraverso la sequenza delle opere esposte a Palazzo Ceriana Mayneri.
E da «Sosta» a «Nostalgia di primavera» a «Serenata», si snoda il dettato della Nakamura e il suo essere testimone di una stagione di ricerche, di materiali, di sperimentazioni che hanno conferito un nuovo percorso al linguaggio e alla cultura visiva.

Rimane nello spazio un segno che è spirale di vento, spirito, solitudine, verità, messaggio, misura di un tempo di incommensurabili silenzi.

                                            Angelo Mistrangelo  
 

Angelo Mistrangelo è nato a Tripoli nel 1943. Critico d'Arte e giornalista, scrive d'arte figurativa per La Stampa. Ha collaborato con le case editrici Mondadori, Fabbri, Priuli & Verlucca, Bolaffi, Mazzotta; ha collaborato alle pagine culturali de Il Giorno, Stampa Sera, Quadri e Sculture, Uomini e Libri, Pagine del Piemonte, mentre è direttore della rivista di studi astigiani Il Platano. Membro del Consiglio Direttivo della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, fa parte delle commissioni del Circolo degli Artisti e Piemonte Artistico Culturale di Torino. Ha curato mostre per la Regione Piemonte, Regione Autonoma Valle d'Aosta, Provincia di Torino, Comune di Biella e Provincia di Cuneo. Ha realizzato rassegne d'arte nei musei di Milano, Sala Bolaffi a Torino, Ginevra, Montmartre, Salon de Provence, Cagnes-sur-Mer. Tra le monografie: L. Valtat (1974), G. Camino (1981), Omaggio a Utrillo (1988),Sironi, 28 bozzetti e disegni per la Fiat (1989), Felice Casorati / 25 disegni 1911-1961 (1990), Il patrimonio d'arte della Regione Piemonte (1991), Arte fantastica a Torino (1992), Mimmo Paladino, i 104 disegni di Pulcinella (1992), F. Andreasi (1994), G. Boetto (1997), G. Bertello (1997), F. Tabusso(1999), R. Campagnoli (1999), S. Unia (1999), D. Ouvrier (1999), U. Mastroianni (1999), G. Thoux(1999), F. Baumgartner (2002).

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LERICI - QUADRATO MARINAI - LA CONTESSA DEL PANE di Emilio Longhi

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Eventi Artistici e Culturali - Libri

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domenica 10 gennaio 2016

SOCIETA’ ASTRONOMICA LUNAE: La Cometa C/2013 US10 Catalina, Il 17 gennaio, sarà nel punto più vicino alla Terra.

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Scienza 

La Cometa Catalina

La cometa di Natale 2015, che si chiama C/2013 US10 Catalina, è arrivata finalmente nel nostro emisfero e da inizio dicembre è osservabile in piena notte e prima dell'alba. Purtroppo non sarà visibile  ad occhio nudo,  anche se la sua magnitudine che varia  tra il 5 e il 6,  la dovrebbe rendere “tecnicamente” visibile. Sarà comunque abbastanza difficile, salvo un miracolo, una notte buia,un cielo limpido senza nuvole ed una buona immaginazione.


Con l'uso di  un piccolo telescopio o un binocolo, invece, sapendo dove guardare,  potrà riservarci un grande ed affascinante spettacolo.    Per trovarla bisogna puntare lo sguardo a est: il 28 dicembre entrerà nella costellazione del     Bifolco (Bootes), passando vicino alla

Il percorso della Cometa
luminosa stella Arturo il 1 gennaio 2016 (vedi mappa allegata). Il 17 gennaio la cometa sarà nel punto più vicino alla Terra a "soli" 108 milioni di chilometri  e sarà, più o meno,  nei dintorni dell’Orsa Maggiore, dopodichè si dirigerà  verso i confini del Sistema Solare ritornando da dove era venuta, ovvero dalla Nube di Oort.Questa fantomatica Nube, che nessuno ha mai visto perchè troppo lontana e buia, che dovrebbe coprire uno
spazio compreso tra 0,3 e 1,5 anni luce dal Sole,  composta da un enorme inviluppo di corpi ghiacciati e che avvolge completamente tutto il nostro sistema planetario, sembra che sia il luogo da cui provengono le comete.  Il suo periodo di rivoluzione intorno al Sole  doveva essere originariamente di

alcuni milioni di anni, ma una  probabile collisione con un altro corpo celeste ha fornito a Catalina l'energia necessaria per "scappare" dal nostro Sole. Non la vedremo mai più. Si tratta quindi del suo primo e unico passaggio all'interno del Sistema Solare e di un'occasione irripetibile per poterla scrutare insieme alle sue due code: una composta da gas ionizzati e l'altra da polveri di varie dimensioni.

Roberto Zambelli



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