giovedì 31 ottobre 2013

MUSEO DIOCESANO LA SPEZIA: GUGLIELMO CARRO 1913-2001

MUSEO DIOCESANO LA SPEZIA
GUGLIELMO CARRO 1913-2001
INAUGURAZIONE GIOVEDI 7 NOVEMBRE ORE 17,30

Giovedì 7 novembre alle ore 17.30 al Museo Diocesano di via del Prione, 156, il  vescovo monsignor Luigi Ernesto Palletti inaugura l’omaggio espositivo dedicato allo scultore Guglielmo Carro (1913-2001), nel centenario della nascita. L’esposizione, per la cui realizzazione si sono adoperati don Cesare Giani, Pierluigi Acerbi, Gianluca Carro, Valerio P.Cremolini e Fabrizio Mismas, propone una selezione di dipinti, grafiche e sculture, tra cui alcune a tema sacro, che offrono il profilo della straordinaria professionalità dello scultore, autore di significative opere custodite in sedi pubbliche, edifici religiosi e collezioni private. Di notevole valore estetico è lo straordinario portale della chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta, inaugurato dai vescovi Giulio Sanguineti e Bassano Staffieri il 27 dicembre 1999.
Guglielmo Carro ha studiato con lo scultore Enrico Carmassi (1898-1976) e all' Accademia di Belle Arti di Carrara sotto la guida dello scultore carrarese Arturo Dazzi (1881-1966). Dopo un periodo di docenza all' "I. T. I." della Spezia è stato titolare fino al 1978 della cattedra di Figura Modellata e Ornato Modellato presso il Liceo Artistico di Carrara.

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La sua attività espositiva è documentata da mostre personali e da importanti rassegne collettive. Tra queste si ricordano le mostre con il "Gruppo dei Sette" nel 1948 alla Spezia e nel 1949 a Lerici e Milano; la partecipazione alle edizioni del  Premio Nazionale di Pittura “Golfo della Spezia" dal 1953 al 1961 e nel 1965; alla "Quadriennale” di Roma nel 1956 e nel 1959. Meritano inoltre di essere ricordate  la "Mostra del Mare" a Genova nel 1935, la "Mostra Nazionale" di Napoli nel '36, la "Mostra degli artisti in guerra " a Roma nel 1942 ed il "Premio Internazionale di Scultura" a Carrara nel 1957 e nel 1961. Sculture di Carro sono state esposte nell'allora istituendo Museo Diocesano nella mostra dedicata al “Giubileo degli artisti” (2000) e, nel 2001, nella rassegna “Sacro contemporaneo”.

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Due ampie mostre retrospettive allestite dal 6 al 27 luglio 2002 nella Fortezza Firmafede a Sarzana e, successivamente alla Spezia, dal 31 luglio al 1 settembre 2002, nella Palazzina delle Arti hanno degnamente celebrato la statura artistica di Guglielmo Carro.

Venerdì 15 novembre, 
alle ore 17.30, sempre al Museo Diocesano, il professore Fabrizio Mismas terrà una conferenza dal titolo “Carro uomo e artista: un tentativo di ritratto", documentata dalla proiezione di interessanti diapositive sulla densa testimonianza resa all’arte dallo scultore spezzino.



UCAI LA SPEZIA - COLLETTIVA DI PITTURA: " LA SPEZIA E DINTORNI "


UCAI LA SPEZIA  - COLLETTIVA DI PITTURA: " LA SPEZIA E DINTORNI "
INAUGURAZIONE MERCOLEDI 30 OTTOBRE
PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA  A CURA DI GABRIELLA MIGNANI
LA MOSTRA E’ VISITABILE fino al 13 novembre
TUTTI I GIORNI FERIALI ( escluso il lunedì ) – dalle 17,30 alle 19,00

Espongono: 
R.Balsano, G.Barbagli, L.Bo, F.Brogi, E.Di Capua, U.Forti, P.Gentile, N.Gianrossi,A:M:Giarrizzo, G.Giuliano, E.Imberciadori, M.Maddaluno, M.Marino, S.Maucci, N.Meloni, P.L.Morelli, G.Mori, F.Ortis, M.P.Pasquali, M.Passaro, M.LPetri, M.R.Pino, M.Raggi, R.M.Santerelli, M.R.Taliercio, C.Vignale.

Il Golfo della Spezia, così geometricamente perfetto, tanto da essere stato definito da Napoleone  “Il più bel porto dell'Universo“, così vario nei suoi paesaggi, così struggente in certi angoli di rara bellezza, ha attratto, nei secoli, artisti e scrittori da ogni parte d' Italia e d' Europa.
Ben prima che il commediografo Sem Benelli, nel 1910, battezzasse il nostro golfo come “ Golfo dei Poeti “, molti artisti avevano soggiornato nei suoi caratteristici borghi, traendone ispirazione per le loro opere.
Specie tra i paesaggisti, e soprattutto nell' Ottocento, che fu il secolo d'oro del paesaggio, molte furono le suggestioni che il golfo della Spezia seppe suscitare, prestandosi anche, come tutta la Liguria del resto, a una pittura “ en plein air “, favorita dal clima mite e resa quasi necessaria dalla peculiarità di alcuni scorci.
Ricordiamo, tra coloro che fecero del golfo il soggetto d' elezione delle loro opere pittoriche,  i locali Agostino Fossati, Giuseppe Pontremoli, Gian Battista Valle, il bolognese Antonio Discovolo, il genovese Tamar Luxoro, i lombardi Napoleone Grady e Rinaldo Saporiti, tanto per citare solo gli italiani più conosciuti.

La mostra dell' Ucai, che si è inaugurata il 30 ottobre, col titolo “ La Spezia e dintorni “ vuole essere un omaggio in più al Golfo dei Poeti, fatto da chi ha la fortuna di viverci e di poter quindi trarne perpetua ispirazione; affinchè non si crei, appunto, quella “ assuefazione alla bellezza “, che sarebbe deleteria per un artista.
Mi piace collegare idealmente a questa bella collettiva, che vede tecniche e sensibilità più diverse convivere armoniosamente in un omaggio corale alla bellezze del nostro golfo, quella che fu, per decenni, una delle esperienze artistiche più significative realizzate nella nostra città: mi riferisco al Premio del Golfo, concorso nazionale di Pittura, ideato da Tommaso Marinetti nel 1933, ispirato in grande libertà di stile ( si era, ricordiamolo, in pieno futurismo ) al Golfo della Spezia.
A questo scopo, nacque anche un foglio, “La Terra dei Vivi “, rivista quindicinale di turismo, arte, architettura, coordinato da Fillia ( soprannome del futurista Luigi Colombo ) e diretta dallo spezzino Renato Righetti, che aveva come scopo quello di fondare “ una nuova estetica del paesaggio italiano “. La prima edizione del “ Premio del Golfo “ ebbe l' adesione di ben 429 artisti provenienti da tutta Italia.
Nei suoi sedici anni di vita, la manifestazione assunse un ruolo considerevole nel panorama culturale e artistico nazionale, contribuendo, specie negli anni post- bellici, a nuove, significative, interpretazioni del paesaggio del Golfo.
Ricordiamo, tra i tanti che vi hanno partecipato, ottenendo prestigiosi riconoscimenti: Ercole Salvatore Aprigliano, Gino Bellani, Carlo Datola, Augusto Magli, Angelo Prini, Maria Questa,   Amilcare Bia, Giuseppe Caselli.
Il premio, interrotto negli anni della seconda Guerra mondiale e ripristinato nel 1949, cessò definitivamente di esistere nel 1965, salvo una breve ripresa nel 2000, con due sole edizioni: mi piace pensare che la mostra dell' Ucai sia, in piccolo, un omaggio a quella manifestazione, che ne riprenda, in qualche modo, lo spirito.  Nella speranza che il Premio del Golfo possa, ancora una volta, risorgere a nuova vita.

Chiudo con una frase di Giancarlo Fusco, che mi ha sempre colpito: “ Sento la nostalgia di Spezia anche quando vi ritorno“.

    
Gabriella Mignani


sabato 26 ottobre 2013

EZIA DI CAPUA - PROSPETTIVE IN ACQUERELLO 1976 - 2007: Recensione di Amanda Moruzzo

Prospettive in Acquerello 1976 – 2007 - Blog Archivio Storico
Aprile  2007 – Personale di pittura in Sala CarGià  di Ezia Di Capua
Recensione di  Amanda Moruzzo –  Aprile 2007

a necessità, l’urgenza che si avverte nelle opere di Ezia Di Capua è quella di esplorare un mondo esclusivamente interiore, un luogo della mente e dello spirito, della fantasia e del sentimento, animato da rappresentazioni che sono visioni di scenari mitici e paesaggi fuori dal tempo.
Sono finestre aperte su terre immaginarie e lontane, immerse in una natura evocata da rocce, acqua e vento, popolata da creature fascinose e misteriose, da putti morbidi e dolcissimi, che con grazia si muovono tra rocce frastagliate e balocchi, evocando l’infanzia come straordinario abisso di esperienze.

EZIA DI CAPUA
Acquerello - particolare


La tentazione di interpretare queste opere come se fossero un personalissimo rifugio dell’artista non deve indurre il riguardante a sentirsi escluso dall’esperienza, ma piuttosto condividere le rivelazioni improvvise che affiorano dall’inconscio e usano la punta del pennello per prendere forma. Le tante prospettive che si aprono in ogni dipinto e disorientano li scorci improvvisi e imprevisti valgono come una sorta di invito al viaggio verso l’oltre, verso una dimensione diversa da quella reale, carica di forza magica e valenze simboliche.
Una dimensione che non può essere guardata ‘’con gli occhi‘’ ma,  "attraverso gli occhi‘’, per riuscire a cogliere gli aspetti più segreti, significanti e veri delle cose.
Gli acquerelli, i pastelli, le sanguigne e le chine di Ezia, sono anche una sfida lanciata a se stessa, alla propria bravura e perizia, per plasmare la materia e piegarla, una sfida programmata quando usa supporti pregiati e ricercati, istintiva quando dipinge su una scatola da scarpe o un semplice foglio bianco.
E come una sfida va interpretato anche il dipingere con estrema lentezza, per poter riuscire a ottenere determinati virtuosismi e certe minuzie e dettagli miniaturistici, ribellandosi ai ritmi veloci del nostro tempo, seguendo il gesto liberatorio del dipingere seguendo il proprio tempo interiore.


Amanda Moruzzo - Sala CarGià Aprile 2007

Amanda Moruzzo: Storico dell’arte -  La Spezia


domenica 20 ottobre 2013

EZIA DI CAPUA: PROSPETTIVE IN ACQUERELLO 1976 - 2009 - Recensione di Franco Ortis


Prospettive in Acquerello 1976 – 2009 - Blog Archivio Storico
Maggio 2009 Doppia personale in Sala CarGià: Giuseppe Caselli / Ezia Di Capua
Recensione di Franco Ortis – Maggio 2009

onsideriamo la pittura di Ezia Di Capua: è pur vero che si esprime calligraficamente in modo esemplare, eccezionale direi, ma è anche pur vero che Ezia personalizza questa sua pittura dal punto di vista compositivo che tende a variare nel soggetto ma non certamente nell’espressione.
Quest’ultima ovviamente, rientra nella sua poetica segnica che sviluppa su più piani e sviluppa sempre maggiori interessi.

EZIA DI CAPUA
Acquerello  -  miniatura  - particolare
La pittura di Ezia è una iniziativa privata, si, ma calcolata sulla base di fatti antichi, ideologici che le sono propri.
Ezia Di Capua non contrappone a determinata e cosciente teocrazia la casualità di una poetica transitoria, non ha  atteggiamento ironico nè questo è altrettanto transitorio.
Il suo dato pittorico è costruttivo, non soggiace alle varie metamorfosi di un’unica realtà non sempre sopportabile a chi osserva.
Quelle che sono le radici arcaiche dell’opera della Di Capua allora non sono mai estranee al contenimento estetico e il suo  è un ordinamento disciplinare che le rende assolutamente onore.
La sua in effetti è un’opera ottimale perché ottimo è il suo disegno preciso e quasi illimitato in una indagine psicologica della favorevole critica personale del suo linguaggio che non può che ammirare i suoi lavori fatti con diverse tecniche.
L’arte di Ezia Di Capua fa sentire la realtà e non la suggerisce, la caratterizza anche in maniera pressochè univoca per il suo immedesimato sentire,
La sua è anche definizione interpretativa della realtà, una sua logica interpretazione che non smentisce la realtà ma la addomestica a quello che è il suo iter interno.
La sua poetica che si fonde quasi nel mito, amorini, San Giorgio e quant’altro può far intendere una certa classicità.
Ovviamente intendo dire dei suoi amorini e del suo San Giorgio.
Chi osserva non è mai davanti ad un dubbioso modello ma a un quid che non interferisce minimamente con il suo respiro sospeso causato dall’osservazione del processo pittorico della nostra brava artista.
Ezia non distrugge come poteva distruggere Dada ma costruisce; Dada non avrebbe mai esitato a rischiare tutto sulla via della libertà: Il surrealismo dipingeva la distruzione, cosa non nuova, e Kandisky può insegnare qualcosa in merito: per distruzione si deve intendere libertà interpretativa della realtà tramite l’annientamento di determinate tecniche pittoriche tradizionali.
Ezia Di Capua non annienta nulla della realtà, anzi bene la percepisce: la sua arte fa parte di quella storia dell’arte che non è in gara con nessun messaggio .


Franco Ortis – Sala CarGià - Maggio 2009



mercoledì 16 ottobre 2013

EZIA DI CAPUA: PROSPETTIVE IN ACQUERELLO 1976 - 2013: riflessioni di Ezia Di Capua



Prospettive in Acquerello 1976 – 2013
L’alfabeto della materia si rivela traccia del tempo  -  riflessioni di Ezia Di Capua

uggeriscono un’idea di bellezza, di armonia, di perfezione le mie opere e, la prima cosa a cui
EZIA DI CAPUA

penso è che tanto ordine e tanto splendore……può esprimere il sogno di un luogo che rispecchia l’ordine cosmico perché quanto è espresso è governato da proporzioni matematiche che esaltano anche il valore spirituale.
L’architettura classica, razionale, costruita scientificamente, attraverso regole matematiche diviene anche  attraverso la prospettiva simbolo di rettitudine.
Il luogo diviene perfetto perché Dio ha dato all’ uomo la ragione e con la ragione l’architetto può adottare la proporzione numerica che domina nella creazione del mondo.
Questa proporzione, secondo cui il tutto sta alla parte maggiore come la parte maggiore a quella minore è appunto la divina proporzione: Leonardo la chiamerà “sezione aurea”, Keplero “ sectio divina”.
La si può tradurre con  il numero 1,618, “ il numero d’oro”, una sorta di costante segreta, quasi una firma divina  che si può scoprire in natura e che anche le grandi civiltà antiche, i maestri di ogni tempo, lo hanno impiegato. La si individua nelle proporzioni di una foglia, nell’ansa di un vaso greco, come nella tela di un ragno. Tutto è governato da proporzioni numeriche e anche la composizione di una scultura, la composizione di un quadro, se vogliono esprimere armonia, devono esserlo. Questa regola insieme evidente e misteriosa è alla base delle mie opere.
La loro creazione richiede metodo. La libertà creativa non ha nulla a che fare con l’improvvisazione, ma è frutto di studi preparatori.
Questo studio, questa riflessione diviene dialogo e sguardo interiore e l’intuizione a poco a poco diviene segno e colore sul foglio, arte che  sboccia ricca della forza dei sentimenti, canto di vita dove gioia, dolore e bellezza si fondono in un fecondo cammino creativo.
Opere quindi come straordinario inno alla vita e insieme dramma cosmico che coinvolge gli uomini, ponte tra cielo e terra, universo neoromantico ricco di nostalgia e di desiderio per un Eden possibile, a volte canto profetico, metafisica del dolore trasfigurato da una luce interiore memoria di resurrezione. Il disegno, nutrito di una tensione spirituale, è efficace anche nel non finito.
La purezza del disegno ne svela la padronanza e questo non è virtuosismo ma pura poesia dell’immagine che va dritta al cuore.
Le opere, nella loro grande  forza evocativa sanno commuovere e chiedono di essere contemplate.

Ezia Di Capua



sabato 12 ottobre 2013

PREMIAZIONE DELLA XXI EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE DI NARRATIVA " IL PRIONE "



Premiazione della XXI edizione del Premio Internazionale di Narrativa “Il Prione”

 

 

Nel pomeriggio di Sabato 12 ottobre u.s. si è svolta nel Refettorio dell'ex-Convento degli Olivetani (Le Grazie - La Spezia), la premiazione della
ventunesima edizione del Premio Internazionale di Narrativa “Il Prione”, organizzato dall'Associazione culturale “Il Prione” in collaborazione con le Edizioni Giacché, col patrocinio dei Comuni della Spezia e di Porto Venere e della Provincia della Spezia.
La giuria composta da Valerio P. Cremolini, critico, dal professore Maurizio Loi, scrittore e designer, dalla dottoressa Maria Chiara Mansi, bibliotecaria; dalla professoressa Anna Valle, scrittrice e dalla professoressa Eliana M. Vecchi, medievista, ha deliberato all’unanimità i seguenti riconoscimenti, che sono stati consegnati durante la citata cerimonia


1° premio  (1000 euro e medaglia personalizzata in argento) a Vanes Ferlini di Imola (BO) per “
La generazione rubata”.

Si tratta di un racconto straordinario sia per l'originalità del tema, cui l'autore emotivamente aderisce, che per le profonde motivazioni che lo animano. Lo stile è improntato ad una sorta di nobile semplicità che si potrebbe definire epica, pur se non mancano le informazioni indispensabili alla comprensione della vicenda.

 

2° premio (500 euro e medaglia personalizzata in argento) ad Alessandro Scarpellini di Pisa per “Il mistero di Dio”.
In questo bellissimo racconto in cui, attraverso l'uso sapiente della parola, rinasce in tutto il suo splendore la Venezia del `500, la città lagunare fa da sfondo ad un'avventura di Pietro l'Aretino, tanto ammirato per la raffinata cultura letteraria, quanto temuto ed odiato per i libelli scagliati contro i potenti. Fuggito da Roma, dove potenti prelati ed emissari del Papa hanno a più riprese tentato d'ucciderlo, anche a Venezia viene tessuto un intrigo contro di lui, per catturarlo. Ricca d'azione e perfetta sul piano espressivo, la storia narrata è interessante e coinvolgente.

3° premio (250 euro e medaglia personalizzata in argento) ad Anna Francesca Basso di Bassano del Grappa (VI) per “Allegro in Do maggiore”.

Storia  ricca di suspense, imperniata sulla scoperta da parte d'uno studioso, professore di violino, appassionato collezionista di manoscritti e spartiti musicali, d'un manoscritto sconosciuto di Antonio Vivaldi. Il racconto si sviluppa in modo persuasivo e avvincente, in una prosa scorrevole e sicura.

4° premio (150 euro e medaglia personalizzata in argento) a Enrico Comparotto di Verona per “Amélie”.
In questo suggestivo racconto, c'è un tema musicale che s'identifica col nome della donna amata dall'autore e suscita nella sua mente ìl ricordo di lei, della sua persona, tanto da evocarne quasi 1° presenza. Lo stile è... musicalmente aderente all'argomento.

"Premio speciale Giuria" per il miglior racconto avente come tema il mare a Massimo Batini di Piombino (LI) per “La libertà è una spiaggia di ghiaia dura”.
Racconto drammatico occupato per gran parte dalla narrazione della fuga per mare, da Piombino alla Corsica, d'un anarchico perseguitato dai fascisti. Ispirato alla realtà (alle vicende d'un personaggio realmente esistito) presenta avvincenti descrizioni dell'ambiente naturale unite ad osservazioni puntuali con risvolti molto interessanti sul piano storico.

 

 "Premio speciale Giuria" per il miglior racconto umoristico a Piero Malagoli di Modena per “Il tocco del re”.
Racconto storico ambientato prima in Francia e poi nel Belgio nel 1690, durante la battaglia di Fleurus (guerra della Lega d'Augusta}. Protagonista il tagliatore dì pietre Dominic, ammalato di scrofolosi, che s'è arruolato nell'esercito perché attende la guarigione dal miracoloso tocco del re. Mirabile e storicamente realistico l'affresco, in diversi "quadri", che concerne le credenze medico-religiose dell'epoca, il costume, i preparativi della battaglia, l' ironico svelamento della verità da parte d'un ex-forzato.

 

Sono stati inoltre premiati ex –aequo i seguenti autori di racconti:

Cirano Andreini di Pistoia per “Il fagiolo”
Alberto Arletti di Carpi (MO) per “Pum-pum-patatrac!”
Concetta Azzaro di Napoli per “Attorno all’amore”
Marco Bertoli di Pisa per “Un San Valentino rosso sangue”
Luisa Bolleri di Empoli (FI) per “La telefonata”
Luigi Brasili di Tivoli (Roma) per “Figli del vento”
Lorenzo Cantini di Pisa per “L’orologio di Abensberg”
Tommaso Carlucci di Zelarino (VE) per “Ogni alba ha i suoi dubbi, alcuni sono atroci”
Francesco Luigi Cinelli di Empoli (FI) per “Dalle Galapagos all’estremo sud del mondo”
Manfredo Corona di Parma per “Il padrone del tempo”
Valter Ferrari di Tortona (AL) per “Ladro d’amore”
Maria Grazia Montaruli di Torino per “L’acqua del Po”
Giovanni Tabacchiera della Spezia per “Foglie”
Carmen Valentinotti di Trento per “Di vento e di sale”


Tutti i venti racconti menzionati sono raccolti nel volume antologico “I racconti del Prione” -Selezione 2013, introdotto da un contributo di Anna Valle.


Valerio P. Cremolini



domenica 6 ottobre 2013

U.C.A.I. LA SPEZIA - Collettiva " Incontrarsi ": Introduzione di Valerio P. Cremolini

Sabato 5 ottobre u.s. è stata inaugurata la collettiva “Incontrarsi”, visitabile sino al 26 ottobre prossimo al Circolo Culturale “A.Del Santo” (via don Minzoni,62), con la quale la sezione spezzina dell’Unione Cattolica Artisti Italiani ha avviato il nuovo anno sociale. Il titolo della mostra è tutt’altro che banale. I promotori dell’iniziativa culturale, infatti, hanno inteso affermare sia il loro comune impegno rivolto all’arte e valorizzato da costruttivi incontri tra artisti ed appassionati,  sia la necessità di consolidare in quelle circostanze sentimenti di stima, di amicizia e di affetto.
L’esposizione, la prima di un nutrito programma che si svilupperà fino al giugno 2014, raccoglie dipinti, sculture ed opere grafiche di Rossella Balsano, Guido Barbagli, Luigina Bo, Antonella Boracchia, Ferdinando Brogi, Angiolo Delsanto, Umberta Forti, Anna Maria Giarrizzo, Gloria Giuliano, Enrico Imberciadori, Mario Maddaluno, Marisa Marino, Nina Meloni, Fabrizio Mismas, Pierluigi Morelli, Graziella Mori, Franco Ortis, Maria Pia Pasquali, Marina Passaro, Maria Luisa Preti, Mirella Raggi, Rosa Maria Santarelli, Maria Rosa Taliercio, Carlo Vignale. La collettiva, di cui proponiamo l’introduzione di Valerio P.Cremolini, si può visitare dal martedì al sabato, dalle 17.30 alle 19.30.
 
Valerio P. Cremolini
Non avevo previsto d’introdurre questa mostra d’avvio del nuovo anno di attività dell’Unione Cattolica Artisti Italiani,attività i cui inizi risalgono al dicembre 1987, ma ho aderito con piacere all’invito della presidente Mirella Raggi. Il mio sarà un intervento breve, spero non deludente, qualcosa di più di un saluto che rivolgo a tutti i presenti, unitamente al più sincero augurio rivolto ai soci dell’Ucai di raccogliere soddisfazioni per l’impegno profuso nei vari ambiti della ricerca artistica.
Il tema della collettiva mi ha suggerito di proporre due brevi riflessioni: l’una più generica, attinente la parola “incontrare”e l’altra più specifica strettamente pertinente all’opera d’arte.
Ebbene, il verbo “incontrare” e la forma riflessiva “incontrarsi” alludono ad un’infinità di situazioni. Oggi, ad esempio, ci incontriamo, e questo era certamente nelle intenzioni di chi ha suggerito l’intitolazione di questa mostra, per visitare le opere e per rinnovare il senso di appartenenza  all’Ucai, associazione dove si aderisce e ci si incontra per le finalità che essa persegue. L’incontrarsi allude, talvolta, ad una circostanza assolutamente casuale, così è quando s’incontra senza alcuna previsione lo sguardo di una persona conosciuta o sconosciuta. Altre volte, più semplicemente, ci s’incontra dopo essersi accordati sulle modalità dell’appuntamento per discutere dei più diversi argomenti. Ma ci s’incontra, altrettanto per caso, per strada, in un cinema, ad un dibattito culturale, ad una funzione religiosa, ad un comizio politico, ad una festa, ad un concerto, ad una conferenza e così via.
Si utilizza il verbo incontrare anche per segnalare analoghe opinioni su  vari temi. Si dice, infatti, mi sono incontrato con il pensiero di quel relatore; la mia “fede”(parola grossa) calcistica incontra quella di innumerevoli persone, oppure nella prossima partita casalinga lo Spezia incontra il Brescia; nella boxe si parla di incontri; inoltre, s’incontra il successo (anche per un prodotto si dice che ha incontrato successo) o la delusione; taluni, nel prosieguo della vita, incontrano la fede religiosa. E come non richiamare il sentimento dell’amore? In lei o in lui ho incontrato l’amore della mia vita è un’espressione comunemente ascoltata. S’incontra, eccome, anche il dolore, quello individuale e quello di più estese dimensioni che coinvolge i sentimenti di donne e di uomini. Noi tutti ci siamo incontrati nel dolore, seguendo le crudele e pietose immagini della recente tragedia di Lampedusa e di quelle che l’hanno preceduta.
Un’insegnante di matematica, poi, saprebbe argomentare la regola per cui “due rette parallele si incontrano solo all’infinito”. Non di rado durante un periodo di vacanza s’incontra la pioggia o tantissimo sole.
Oggi, ci siamo incontrati per rinnovare un incontro con l’arte iniziato da tempo e per taluni di noi da molto tempo. È un incontrarsi che rivela la medesima passione, ma anche il piacere di stare insieme, di sentirsi ben più che semplici conoscenti. Sono persuaso che altre azioni si collegano al verbo incontrare, verbo non poco utilizzato anche dai poeti.
Nella mia seconda breve riflessione vorrei indicare come il verbo incontrare o, meglio ancora, il sostantivo incontro non sia estraneo, ma abbia cittadinanza nell’ambito artistico.
È il filosofo Luigi Pareyson (1918-1991),  il cui testo “Estetica” ho incontrato anni e anni fa, che richiama con dovizia di considerazioni la stretta relazione che lega l’incontro con l’interpretazione dell’opera, interpretazione da considerare un incontro per cogliere il vero senso delle cose.
Mi piace proporvi quanto scrive Pareyson:”Ogni interpretazione è sempre nuova, e rivela sempre nuovi aspetti dell'opera: nell’«incontro» ch'è avvenuto fra la singolarità del lettore e quella dell'opera c'è stata una comunicazione vera e propria, quasi che l'opera avesse parato a chi sapeva meglio interrogarla e comprenderne la voce, e avesse atteso d'essere interpellata in un certo modo per rispondere rivelando un aspetto ancora non visto, e avesse usato con chi le parlava il linguaggio in questi poteva meglio ascoltarla. Ma la personalità dell'interpretazione porta con sé anche l'incresciosa situazione che l'opera non si rivela a tutti, e si nasconde a chi non sa interrogarla; proprio come accade fra le persone, le quali in incontri particolarmente felici favoriti o ravvivati dalla reciproca simpatia, si rivelano vicendevolmente, mentre in incontri non altrettanto fortunati, compromessi sin dall'inizio da un'istintiva avversione, non giungono a intendersi e magari si mostrano e appaiono diverse da come sono in realtà”.
Quindi il processo interpretativo è quanto mai frutto di un incontro, un incontro speciale che favorisce un contesto di contemplazione, di svelamento della bellezza e di una più chiara conoscenza dell’opera, nelle sue parti e nella sua unità, della quale le interpretazione possono non essere coincidenti. Pertanto, dall’incontro scaturisce una relazione con l’opera che, in ogni caso, vanta le caratteristiche dell’originalità. Ciò fa sì che l’opera d’arte, sottoposta ad un’infinità di incontri, si proponga al nostro sguardo continuamente nuova e ricca di vitalità anche per la molteplicità di opinioni che essa provoca..
Quello dell’interpretazione dell’opera d’arte è ovviamente un tema che meriterebbe un approfondimento ben più ampio delle poche parole che vi ho dedicato.
Lascio a chi mi ascolta questa succinta analisi motivata dal tema che intitola l’inaugurale collettiva della sezione spezzina dell’Ucai, a cui farà seguito un articolato programma che sono certo incontrerà come sempre una benevola e diffusa accoglienza.

Valerio P. Cremolini





sabato 5 ottobre 2013

EZIA DI CAPUA - " PROSPETTIVE IN ACQUERELLO 1976 - 2013 ": Recensione di Giovanni Bilotti

SALA CARGIA' - VIA TROGU 54 SAN TERENZO
22 agosto ore 21,00
PERSONALE  DI PITTURA di EZIA DI CAPUA
"Prospettive in Acquerello 1976- 2013 "
Recensione a cura di Giovanni Bilotti

EZIA DI CAPUA
La mostra di Ezia  Di Capua, in Sala GarGià - 22 agosto 2013, ha fatto conoscere le opere di un'artista che dalla intrinseca ricchezza dell'arte miniaturistica ha saputo trarre nutrimento spirituale per dare forma a una Idea e realizzare un sogno dell'anima. 
Ad accendere la sensibilità del visitatore e a introdurlo alle fonti dell'incanto, è stata la felice simbiosi fra la tecnica a puntinismo, da Ezia mutuata dall'acquerello, una tecnica che coniuga in gioiosa sintesi: precisione, perseveranza, perspicacia, senso unitario e dedizione assoluta al particolare, e la Voce interiore che ha suggerito all'artista il percorso da seguire. 
Il risultato non poteva essere che ciò che si è materializzato in quella piccola Sala: tanti punti di luce indicanti al visitatore in contemplazione i palpiti di un'anima che dell'arte ha saputo cogliere l'essenza onorandone la storia.


Giovanni Bilotti


Giovanni Bilotti è nato alla Spezia  e vive a San Terenzo di Lerici (Sp).
Ha pubblicato diverse raccolte di liriche, racconti, parodie, testi di ricerca storica e poemi impegnati nel campo animalista e civile.
Nel 1986 una università inglese gli ha conferito una laurea h.c. in scienze umanistiche.  
La sua opera è stata oggetto di profonde analisi critiche e linguistiche, tra cui alcuni studi monografici.
Suoi libri sono stati scelti come testi scolastici. 
Con le Edizioni Cinque Terre ha dato alle stampe la prima Storia della Letteratura Spezzina e Lunigianese e, recentemente, testi riveduti di opere precedenti.     






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