domenica 20 ottobre 2013

EZIA DI CAPUA: PROSPETTIVE IN ACQUERELLO 1976 - 2009 - Recensione di Franco Ortis


Prospettive in Acquerello 1976 – 2009 - Blog Archivio Storico
Maggio 2009 Doppia personale in Sala CarGià: Giuseppe Caselli / Ezia Di Capua
Recensione di Franco Ortis – Maggio 2009

onsideriamo la pittura di Ezia Di Capua: è pur vero che si esprime calligraficamente in modo esemplare, eccezionale direi, ma è anche pur vero che Ezia personalizza questa sua pittura dal punto di vista compositivo che tende a variare nel soggetto ma non certamente nell’espressione.
Quest’ultima ovviamente, rientra nella sua poetica segnica che sviluppa su più piani e sviluppa sempre maggiori interessi.

EZIA DI CAPUA
Acquerello  -  miniatura  - particolare
La pittura di Ezia è una iniziativa privata, si, ma calcolata sulla base di fatti antichi, ideologici che le sono propri.
Ezia Di Capua non contrappone a determinata e cosciente teocrazia la casualità di una poetica transitoria, non ha  atteggiamento ironico nè questo è altrettanto transitorio.
Il suo dato pittorico è costruttivo, non soggiace alle varie metamorfosi di un’unica realtà non sempre sopportabile a chi osserva.
Quelle che sono le radici arcaiche dell’opera della Di Capua allora non sono mai estranee al contenimento estetico e il suo  è un ordinamento disciplinare che le rende assolutamente onore.
La sua in effetti è un’opera ottimale perché ottimo è il suo disegno preciso e quasi illimitato in una indagine psicologica della favorevole critica personale del suo linguaggio che non può che ammirare i suoi lavori fatti con diverse tecniche.
L’arte di Ezia Di Capua fa sentire la realtà e non la suggerisce, la caratterizza anche in maniera pressochè univoca per il suo immedesimato sentire,
La sua è anche definizione interpretativa della realtà, una sua logica interpretazione che non smentisce la realtà ma la addomestica a quello che è il suo iter interno.
La sua poetica che si fonde quasi nel mito, amorini, San Giorgio e quant’altro può far intendere una certa classicità.
Ovviamente intendo dire dei suoi amorini e del suo San Giorgio.
Chi osserva non è mai davanti ad un dubbioso modello ma a un quid che non interferisce minimamente con il suo respiro sospeso causato dall’osservazione del processo pittorico della nostra brava artista.
Ezia non distrugge come poteva distruggere Dada ma costruisce; Dada non avrebbe mai esitato a rischiare tutto sulla via della libertà: Il surrealismo dipingeva la distruzione, cosa non nuova, e Kandisky può insegnare qualcosa in merito: per distruzione si deve intendere libertà interpretativa della realtà tramite l’annientamento di determinate tecniche pittoriche tradizionali.
Ezia Di Capua non annienta nulla della realtà, anzi bene la percepisce: la sua arte fa parte di quella storia dell’arte che non è in gara con nessun messaggio .


Franco Ortis – Sala CarGià - Maggio 2009



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