domenica 17 gennaio 2016

“LA CONTESSA DEL PANE” di Emilio Longhi Recensione a cura di Donatella Zanello

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - Libri

        Sono stata invitata a presentare il pregevole libro  dal titolo suggestivo “La Contessa del pane” presso la Sede Associazione Marinai d’Italia – Sezione “Ivo Borghetti” di Lerici. La “Contessa del pane”, Luisa Malaspina De Benedetti, avendo sposato il Conte Angelo Serafino De Benedetti, apparteneva all’antica famiglia nobiliare ligure dei De Benedetti, attestata in Genova, Sarzana e Lerici . Tuttora nella Cappella della Villa di Barcola riposano le spoglie della Contessa e di altri nove membri del Casato De Benedetti. Questo libro di Emilio Longhi costituisce un documento sia evocativo che divulgativo e potrà fornire elementi di riflessione e di approfondimento storico relativi alla “Contessa del pane”, nobildonna generosa e caritatevole, sensibile e sofferente per la mancanza di eredi, condannata alla solitudine per l’impossibilità di essere madre, che visse sostenuta dalla Fede.
      Con entusiasmo ho accettato, traendo dalla lettura del romanzo emozioni e sentimenti, ricordi e suggestioni legate ai luoghi amati della mia stessa infanzia, della mia stessa vita. Apparentemente semplice è il linguaggio usato, linguaggio lirico, registro narrativo originale su cui mi soffermerò più volte per i motivi di interesse e di apprezzamento che mi ha suscitato nel corso della lettura. Complessa è la struttura narrativa per la molteplicità e la rilevanza dei contenuti:  Natura, Bellezza, Misticismo, Religiosità, Fede, Leggenda, Carità, Amore, Solitudine, Tempo, Tradizione, Storia, Nobiltà e Miseria. Interamente il romanzo è permeato di un’atmosfera ottocentesca, un vero e proprio viaggio nel tempo che mi ha fatto più volte dimenticare il presente, dubitare del presente.

     Numerosi sono i personaggi: la Contessa Luisa Malaspina De Benedetti, protagonista assoluta, il Conte Angelo De Benedetti, Ida, Silvia, Pietro, Bartrò, Giambà, i saltimbanchi, il cocchiere, la domestica e la figlia della domestica, Don Anastasio, la Regina Maria Adelaide, il Re, Mimosa e Toni , i mendicanti e molti altri. E’ un quadro tipicamente Ottocentesco che affonda le radici nella rievocazione potente di  personaggi storici, come la Contessa, il Conte, il Re e la Regina, realmente esistiti. Nello stesso tempo innumerevoli personaggi di fantasia e leggenda popolano queste pagine e richiamano alla mente “Les Miserables”  di Victor Hugo per la rilevanza dei temi sociali trattati, la riflessione profonda sulle miserie umane e sul valore altissimo della carità.
     I luoghi di questa narrazione sono : la Villa del Fodo alla Rocchetta di Lerici, la Villa di Barcola, Lerici, il molo, Tragià, Bella Vista. Tutto si svolge nel piccolo borgo marinaro, come in un “piccolo mondo antico” nel quale il tempo si è fermato.

     Parliamo dell’Autore:  Emilio Longhi, politicamente impegnato, amegliese di nascita, scrittore fecondo di opere di narrativa, tra le quali ricordiamo: “Guido e la luna”, “Peccati e  visioni”, “Le perle di Pagèto”. Dalla storia della nobildonna Luisa De Benedetti il nostro Autore ha tratto fortissima ispirazione per questo suo romanzo.

     Ho sottolineato in precedenza l’originalità del registro narrativo usato. Notevole è l’abilità dell’autore nel trasportare il lettore in una dimensione “altra”, in un tempo ormai lontano e trascorso, calandosi totalmente nel mondo interiore dei personaggi rappresentati attraverso l’analisi descrittiva di emozioni e sentimenti, valori e superstizioni legati indissolubilmente ad un mondo che non è più e che può essere ricostruito solo attraverso questo tipo di linguaggio narrativo, a tratti visionario, efficace, lessicalmente ricco quanto interessante perché elegantemente appropriato ai contenuti trattati. E’ infatti il pensiero ottocentesco, il “modus vivendi” di quell’epoca che viene sapientemente ricostruito e restituito al lettore come cristallizzato nel tempo. Il modello di vita ottocentesco è il primo elemento portante della struttura narrativa.

   Un secondo elemento è il grande amore per la Natura, per la bellezza del Golfo dei Poeti, amore che si esprime attraverso la dettagliata e partecipata descrizione dei luoghi vissuti dai protagonisti: la vegetazione lussureggiante del Fodo, i mille suoni magici del bosco, la discesa dalla Villa di Barcola fino al mare, respirando la brezza che nasce dall’orizzonte e dalle isole, l’incanto malinconico della pioggia che sottolinea la solitudine della sensibile Contessa, la sua sofferenza e la sua generosità, il mare azzurro, implacabile con le sue leggende di naufragi e storie di vecchi marinai, riti tribali di danze sulla spiaggia e fuochi e balli carnevaleschi e leggende di stregoneria e superstizione (così forse videro gli Shelley la crudele bellezza del mare e dei borghi, nella San Terenzo di quel loro tragico 1822).

    Il terzo elemento è la Fede. Anche in questo caso si tratta di una forma di misticismo profondamente legata alla mentalità ottocentesca, basti pensare alla “visione” mistica della giovanissima contadinella Ida, proprio all’inizio del libro.

    Da sottolineare infine il tema sociale in questo romanzo, il quarto elemento cardine della narrazione: l’autore descrive e sottolinea la vastità del divario tra ricchezza e povertà e la caritatevole missione della Contessa Luisa, dedita a sfamare i poveri con il pane che produceva in abbondanza ed a sollevarli dalla loro misera condizione attraverso la fede, così guadagnandosi la definizione di “Contessa del pane”.

   Nel prologo l’autore si rivolge al lettore con profonde riflessioni sul Tempo e sulla Natura.
La narrazione ha inizio con il pellegrinaggio della povera contadina Ida fino alla villa del Fodo, in cerca della carità della Contessa. Giunta alla villa, Ida riceverà il pane ma anche l’umana considerazione, la sensibile attenzione e le premurose cure della nobildonna, famosa in tutta la provincia per la sua bontà e generosità verso i più sfortunati. Da qui Ida potrà tornare alla sua casa, ai figli, alla terra di Luni, per continuare a vivere con rinnovata fede la sua umile e faticosa vita.

   La Contessa ama scendere a cavallo dalla Villa del Fodo alla Villa di Barcola. Qui accetta, dolente, la propria solitudine, la mancanza di figli su cui riversare il suo amore. Qui ascolta il canto della pioggia, il temporale che fa tremare i vetri salendo dal mare in scuri nembi, Affronta le proprie paure e prega. Le è di conforto la presenza di Angelica, figlia della domestica, una bellissima bambina che la nobildonna ricolma di affetto. Le è di consolazione l’amicizia di Silvia. Silvia è personaggio di fantasia, rappresenta la Bellezza, l’Amicizia e l’Amore. E’ innamorata del marinaio Pietro, che si allontana sulla nave verso terre misteriose e che troppo tardi farà ritorno. Un amore negato, un amore impossibile, nello stile del più puro romanticismo. Ancora solitudine, la Solitudine dell’Amore.

    Luisa e Silvia scendono a Lerici nei giorni di festa per partecipare alla Messa nella chiesa di San Rocco, poi raggiungono il molo per ascoltare le storie degli anziani marinai, i ricordi di Bartrò e Giambà, figure ieratiche che narrano antiche leggende e superstizioni popolari, storie di streghe e giovani marinai, racconti di tempeste e naufragi.

   In Tragià, odierna Via Roma, la via principale affacciata sul mare, le maschere di Carnevale inscenano un ballo emozionante in un carosello di colori e suoni. La Contessa sembra ricercare continuamente il contatto con gli umili, con il popolo, per poi ritirarsi in preghiera nella Villa di Barcola. Qui, il 24 agosto del 1853,  i Conti De Benedetti  ricevono con molti onori la visita della Regina Maria Adelaide. Don Atanasio, novello Don Abbondio in versione più coraggiosa e severa, ecco che sale la collina fino alla Villa di Barcola per celebrare la Messa solenne, alla quale presenziano i notabili del borgo, tra i quali anche Domenico Porro, il nostromo più importante di Lerici, fondatore della Società Marittima di Mutuo Soccorso. Neppure in questa solenne occasione, annotata negli annali della nobile famiglia, la buona e dolce Contessa dimentica i suoi poveri, chiamati a ricevere cibo e doni e partecipare alla festa nei giardini della Villa.
I poveri: è’ tutta una folla di personaggi minori, diseredati che vivono ai margini, sopravvivendo con espedienti tra superstizioni e paure, illuminati dalla luce della luna, girovaghi nel buio dei vicoli e delle strade solitarie ai margini del bosco. Misteri ottocenteschi e dolori, antiche leggende che l’Autore ha ricostruito su fondamenti presenti e tramandati nella memoria collettiva della popolazione locale.

   Questo libro costituisce una preziosa icona di un luogo, Lerici, attraversato da genti diverse, terra di approdo e di passaggio, di arrivi e di partenze, un porto, un luogo eletto dell’Anima, baciato dalla Bellezza e dall’Amore dei suoi figli, che continuano ad amarlo. Alcuni non riescono a lasciare questo luogo magico e sempre i naviganti vi fanno ritorno.

    Inoltre troviamo in queste pagine la preziosa testimonianza di un tempo che non è più.

    E’ dunque un sogno, un pregiato cameo, scrigno di visione, fermato nella splendida immagine di copertina: il ritratto, prezioso, cesellato, della Contessa del pane, realizzato dal grande e compianto Maestro Carlo Caselli, pittore milanese di origine che aveva fatto di Lerici il suo luogo di elezione, restituendone i colori nella sua vasta opera artistica in testimonianza indelebile, attraverso ritratti, vedute e paesaggi.
    L’Autore, che ringraziamo sentitamente, attraverso l’uso di un linguaggio ricco, fastoso, musicale, evocativo, ci ha restituito una fiaba, tra sogno e realtà, testimonianza di un tempo ormai perduto, reso indimenticabile.


Lerici, Quadrato Marinai, 15.01.2016


                                                                                                                            Donatella Zanello


Donatella Zanello, nata a La Spezia dove vive e lavora, autrice di poesia, narrativa e saggistica.
Laureata in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Pisa, vincitrice di numerosi premi letterari tra i quali il Premio Montale Fuori di Casa 2015 Sezione Poeti Liguri per l'opera poetica, presente con i suoi scritti in molte antologie e siti letterari, presiede la giuria tecnica del premio di poesia “Cesare Orsini” ed è membro di giuria di numerosi premi letterari. Ha pubblicato otto raccolte di poesia: “Polvere di primavera”, “La donna di pietra”, “La sognatrice”, “Passiflora”, “Il tempo immutabile”, “Poesie Provenzali”, “Labirinti”, “Il colore del mare”.
Partecipa a “reading” di poesia in numerose manifestazioni culturali ed ha partecipato ad un programma televisivo dedicato alla poesia su Tele Liguria Sud canale 19.
Il paesaggio ligure e mediterraneo, il mare come fonte costante di ispirazione, il viaggio come elemento di conoscenza, il rapporto uomo-natura, la ricerca spirituale come unico vero significato dell’esistenza sono i temi fondamentali della sua vasta produzione poetica.

       
EDC                                                                                                                       

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