Sezione - Libri
Sono
stata invitata a presentare il pregevole libro
dal titolo suggestivo “La Contessa del pane” presso la Sede Associazione
Marinai d’Italia – Sezione “Ivo Borghetti” di Lerici. La “Contessa del pane”,
Luisa Malaspina De Benedetti, avendo sposato il Conte Angelo Serafino De
Benedetti, apparteneva all’antica famiglia nobiliare ligure dei De Benedetti,
attestata in Genova, Sarzana e Lerici . Tuttora nella Cappella della Villa di
Barcola riposano le spoglie della Contessa e di altri nove membri del Casato De
Benedetti. Questo libro di Emilio Longhi costituisce un documento sia evocativo
che divulgativo e potrà fornire elementi di riflessione e di approfondimento
storico relativi alla “Contessa del pane”, nobildonna generosa e caritatevole,
sensibile e sofferente per la mancanza di eredi, condannata alla solitudine per
l’impossibilità di essere madre, che visse sostenuta dalla Fede.
Con
entusiasmo ho accettato, traendo dalla lettura del romanzo emozioni e
sentimenti, ricordi e suggestioni legate ai luoghi amati della mia stessa
infanzia, della mia stessa vita. Apparentemente semplice è il linguaggio usato,
linguaggio lirico, registro narrativo originale su cui mi soffermerò più volte
per i motivi di interesse e di apprezzamento che mi ha suscitato nel corso
della lettura. Complessa è la struttura narrativa per la molteplicità e la
rilevanza dei contenuti: Natura, Bellezza,
Misticismo, Religiosità, Fede, Leggenda, Carità, Amore, Solitudine, Tempo,
Tradizione, Storia, Nobiltà e Miseria. Interamente il romanzo è permeato di
un’atmosfera ottocentesca, un vero e proprio viaggio nel tempo che mi ha fatto
più volte dimenticare il presente, dubitare del presente.
Numerosi sono i personaggi: la Contessa
Luisa Malaspina De Benedetti, protagonista assoluta, il Conte Angelo De
Benedetti, Ida, Silvia, Pietro, Bartrò, Giambà, i saltimbanchi, il cocchiere,
la domestica e la figlia della domestica, Don Anastasio, la Regina Maria
Adelaide, il Re, Mimosa e Toni , i mendicanti e molti altri. E’ un quadro
tipicamente Ottocentesco che affonda le radici nella rievocazione potente
di personaggi storici, come la Contessa,
il Conte, il Re e la Regina, realmente esistiti. Nello stesso tempo
innumerevoli personaggi di fantasia e leggenda popolano queste pagine e
richiamano alla mente “Les Miserables”
di Victor Hugo per la rilevanza dei temi sociali trattati, la
riflessione profonda sulle miserie umane e sul valore altissimo della carità.
I luoghi
di questa narrazione sono : la Villa del Fodo alla Rocchetta di Lerici, la
Villa di Barcola, Lerici, il molo, Tragià, Bella Vista. Tutto si svolge nel
piccolo borgo marinaro, come in un “piccolo mondo antico” nel quale il tempo si
è fermato.
Parliamo
dell’Autore: Emilio Longhi,
politicamente impegnato, amegliese di nascita, scrittore fecondo di opere di
narrativa, tra le quali ricordiamo: “Guido e la luna”, “Peccati e visioni”, “Le perle di Pagèto”. Dalla storia
della nobildonna Luisa De Benedetti il nostro Autore ha tratto fortissima
ispirazione per questo suo romanzo.
Ho
sottolineato in precedenza l’originalità del registro narrativo usato. Notevole
è l’abilità dell’autore nel trasportare il lettore in una dimensione “altra”,
in un tempo ormai lontano e trascorso, calandosi totalmente nel mondo interiore
dei personaggi rappresentati attraverso l’analisi descrittiva di emozioni e
sentimenti, valori e superstizioni legati indissolubilmente ad un mondo che non
è più e che può essere ricostruito solo attraverso questo tipo di linguaggio
narrativo, a tratti visionario, efficace, lessicalmente ricco quanto
interessante perché elegantemente appropriato ai contenuti trattati. E’ infatti
il pensiero ottocentesco, il “modus vivendi” di quell’epoca che viene
sapientemente ricostruito e restituito al lettore come cristallizzato nel
tempo. Il modello di vita ottocentesco è il primo elemento portante della
struttura narrativa.
Un secondo
elemento è il grande amore per la Natura, per la bellezza del Golfo dei Poeti,
amore che si esprime attraverso la dettagliata e partecipata descrizione dei
luoghi vissuti dai protagonisti: la vegetazione lussureggiante del Fodo, i
mille suoni magici del bosco, la discesa dalla Villa di Barcola fino al mare,
respirando la brezza che nasce dall’orizzonte e dalle isole, l’incanto
malinconico della pioggia che sottolinea la solitudine della sensibile
Contessa, la sua sofferenza e la sua generosità, il mare azzurro, implacabile
con le sue leggende di naufragi e storie di vecchi marinai, riti tribali di
danze sulla spiaggia e fuochi e balli carnevaleschi e leggende di stregoneria e
superstizione (così forse videro gli Shelley la crudele bellezza del mare e dei
borghi, nella San Terenzo di quel loro tragico 1822).
Il terzo
elemento è la Fede. Anche in questo caso si tratta di una forma di misticismo
profondamente legata alla mentalità ottocentesca, basti pensare alla “visione”
mistica della giovanissima contadinella Ida, proprio all’inizio del libro.
Da sottolineare infine il tema sociale in
questo romanzo, il quarto elemento cardine della narrazione: l’autore descrive
e sottolinea la vastità del divario tra ricchezza e povertà e la caritatevole
missione della Contessa Luisa, dedita a sfamare i poveri con il pane che
produceva in abbondanza ed a sollevarli dalla loro misera condizione attraverso
la fede, così guadagnandosi la definizione di “Contessa del pane”.
Nel
prologo l’autore si rivolge al lettore con profonde riflessioni sul Tempo e
sulla Natura.
La narrazione ha inizio con il pellegrinaggio della
povera contadina Ida fino alla villa del Fodo, in cerca della carità della
Contessa. Giunta alla villa, Ida riceverà il pane ma anche l’umana
considerazione, la sensibile attenzione e le premurose cure della nobildonna,
famosa in tutta la provincia per la sua bontà e generosità verso i più
sfortunati. Da qui Ida potrà tornare alla sua casa, ai figli, alla terra di
Luni, per continuare a vivere con rinnovata fede la sua umile e faticosa vita.
La
Contessa ama scendere a cavallo dalla Villa del Fodo alla Villa di Barcola. Qui
accetta, dolente, la propria solitudine, la mancanza di figli su cui riversare
il suo amore. Qui ascolta il canto della pioggia, il temporale che fa tremare i
vetri salendo dal mare in scuri nembi, Affronta le proprie paure e prega. Le è
di conforto la presenza di Angelica, figlia della domestica, una bellissima
bambina che la nobildonna ricolma di affetto. Le è di consolazione l’amicizia
di Silvia. Silvia è personaggio di fantasia, rappresenta la Bellezza,
l’Amicizia e l’Amore. E’ innamorata del marinaio Pietro, che si allontana sulla
nave verso terre misteriose e che troppo tardi farà ritorno. Un amore negato,
un amore impossibile, nello stile del più puro romanticismo. Ancora solitudine,
la Solitudine dell’Amore.
Luisa e
Silvia scendono a Lerici nei giorni di festa per partecipare alla Messa nella
chiesa di San Rocco, poi raggiungono il molo per ascoltare le storie degli
anziani marinai, i ricordi di Bartrò e Giambà, figure ieratiche che narrano
antiche leggende e superstizioni popolari, storie di streghe e giovani marinai,
racconti di tempeste e naufragi.
In Tragià,
odierna Via Roma, la via principale affacciata sul mare, le maschere di
Carnevale inscenano un ballo emozionante in un carosello di colori e suoni. La
Contessa sembra ricercare continuamente il contatto con gli umili, con il
popolo, per poi ritirarsi in preghiera nella Villa di Barcola. Qui, il 24
agosto del 1853, i Conti De
Benedetti ricevono con molti onori la
visita della Regina Maria Adelaide. Don Atanasio, novello Don Abbondio in
versione più coraggiosa e severa, ecco che sale la collina fino alla Villa di
Barcola per celebrare la Messa solenne, alla quale presenziano i notabili del
borgo, tra i quali anche Domenico Porro, il nostromo più importante di Lerici,
fondatore della Società Marittima di Mutuo Soccorso. Neppure in questa solenne
occasione, annotata negli annali della nobile famiglia, la buona e dolce
Contessa dimentica i suoi poveri, chiamati a ricevere cibo e doni e partecipare
alla festa nei giardini della Villa.
I poveri: è’ tutta una folla di personaggi minori,
diseredati che vivono ai margini, sopravvivendo con espedienti tra
superstizioni e paure, illuminati dalla luce della luna, girovaghi nel buio dei
vicoli e delle strade solitarie ai margini del bosco. Misteri ottocenteschi e
dolori, antiche leggende che l’Autore ha ricostruito su fondamenti presenti e
tramandati nella memoria collettiva della popolazione locale.
Questo
libro costituisce una preziosa icona di un luogo, Lerici, attraversato da genti
diverse, terra di approdo e di passaggio, di arrivi e di partenze, un porto, un
luogo eletto dell’Anima, baciato dalla Bellezza e dall’Amore dei suoi figli,
che continuano ad amarlo. Alcuni non riescono a lasciare questo luogo magico e
sempre i naviganti vi fanno ritorno.
Inoltre
troviamo in queste pagine la preziosa testimonianza di un tempo che non è più.
E’ dunque
un sogno, un pregiato cameo, scrigno di visione, fermato nella splendida
immagine di copertina: il ritratto, prezioso, cesellato, della Contessa del
pane, realizzato dal grande e compianto Maestro Carlo Caselli, pittore milanese
di origine che aveva fatto di Lerici il suo luogo di elezione, restituendone i
colori nella sua vasta opera artistica in testimonianza indelebile, attraverso
ritratti, vedute e paesaggi.
L’Autore,
che ringraziamo sentitamente, attraverso l’uso di un linguaggio ricco, fastoso,
musicale, evocativo, ci ha restituito una fiaba, tra sogno e realtà,
testimonianza di un tempo ormai perduto, reso indimenticabile.
Lerici, Quadrato Marinai, 15.01.2016
Donatella Zanello
Donatella Zanello, nata a La Spezia dove vive
e lavora, autrice di poesia, narrativa e saggistica.
Laureata in Lettere Moderne
all’Università degli Studi di Pisa, vincitrice di numerosi premi letterari tra
i quali il Premio Montale Fuori di Casa 2015 Sezione Poeti Liguri per l'opera
poetica, presente con i suoi scritti in molte antologie e siti letterari,
presiede la giuria tecnica del premio di poesia “Cesare Orsini” ed è membro di
giuria di numerosi premi letterari. Ha pubblicato otto raccolte di poesia:
“Polvere di primavera”, “La donna di pietra”, “La sognatrice”, “Passiflora”,
“Il tempo immutabile”, “Poesie Provenzali”, “Labirinti”, “Il colore del mare”.
Partecipa a “reading” di
poesia in numerose manifestazioni culturali ed ha partecipato ad un programma
televisivo dedicato alla poesia su Tele Liguria Sud canale 19.
Il paesaggio ligure e
mediterraneo, il mare come fonte costante di ispirazione, il viaggio come
elemento di conoscenza, il rapporto uomo-natura, la ricerca spirituale come
unico vero significato dell’esistenza sono i temi fondamentali della sua vasta
produzione poetica.
EDC
Nessun commento:
Posta un commento