ARCADIA PLATONICA
- L’ARTE
www.lunigianandantesca.it. |
Nella serata dell’8 marzo si è tenuta una storica
Cena Filosofica dedicata alla promulgazione ufficiale del manifesto per l’Arte
del III Millennio, documento redatto dal CLSD per gli usi e i fini della
dantesca Compagnia del veltro – Relatore della serata è stata la prof. Giovanna
Riu, critico d?Arte, che si è impegnata su un ampio excursus sul tema della
Bellezza da Platone fino ai giorni nostri. Più specificamente sul tema del
Manifesto si è espresso il prof. Egidio Banti, letterato normalista, il quale,
nel corso dell’analisi compiuta sui tre punti essenziali del documento, ha
voluto porre in evidenza, senza mezzi termini, l’importanza “ fors’anche
cruciale” che i principi fissati potrebbero avere “sul futuro dela Civiltà”
qualora fossero auspicalmente affermati.
Ciò che nel Manifesto è parso una forza tutta
particolare, è il punto II, ove si dichiara che l’Arte non può conoscere alcun
“progresso”, ma solo “variazioni”, in quanto strutturalmente posizionata sul
piano immutabile dell’Assoluto.Un concetto che il CLSD deve soprattutto al
compianto Oreste Burroni, umile poeta e critico d’arte. Ebbene, all’evento
hanno aderito cinque artisti, di cui quattro presenti; di costoro uno era
rappresentato. Le loro opere presentate sono qui di seguito da me personalmente
commentate.
Mirco Manuguerra
da: LUNIGIANA DANTESCA ANNO XII – N.93 – MAR 2014
Bollettino on – line del
CENTRO LUNIGIANESE DI STUDI DANTESCHI
Clicca sull'immagine per leggere |
Ezia Di Capua è artista e operatore culturale di
amplissime vedute.
Direttrice della Sala Culturale CarGià – Atelier e
Salotto in San Terenzo di Lerici, nel cuore di quel Golfo dei Poeti laddove
Mary Shelley concepiva il suo Frankenstein e il genio romantico inglese del
marito e di Lord Bayron muoveva un eroico ma delicato afflato – Ezia Di Capua è
anche una buona soprano, oggi impegnata nel Coro Lirico della Spezia, gruppo di
cui ha atteso fattivamente alla costruzione.
La cosa non stupisce affatto, se è vero che è stato
il CLSD a concepire ed avviare alla Spezia, tra tanti sedicenti esperti e teste
d’uovo, un ‘’Wagner La Spezia Festival’’.
Stupisce ancor meno che Ezia abbia una
profondissima preparazione tecnica, come appare ampiamente dimostrato in un’opera
splendida dal titolo "In questo triste inverno".
Diciamo subito che si tratta di una preziosità: un
disegno realizzato con tecnica del puntinismo ad acquerello.
La padronanza del dominio geometrico, che richiama
decisamente ai grandi studi rinascimentali preparatori al tema sublime della
Città Ideale, l’equilibrio raggiunto fra il tratto perfetto delle geometrie e
la leggerezza del colore ne fanno un’opera matura.
Ciò che desta sorpresa, semmai, è una materia
sottostante decisamente all’altezza dell’impegno formale.
Osserviamo, infatti, un evidente accostamento
sapienziale tra la dimensione squisitamente pitagorica dell’opera, espressa
dalla complessità delle notevoli strutture e prospettive architettoniche, e la
dominanza neoplatonica assegnata alla figura alata, dunque angelica, tanto
dominante da sovrintendere all’intero dominio.
In quest’ ultima figura si potrà intendere ancora
una volta la Poesia, effigiata come alata da Raffaello in una lunetta della
Stanza della Segnatura, ma potremmo anche pensare alla Bellezza, senza la quale
non si realizza il volo salvifico dell’anima verso le stelle.
Ecco allora quel titolo strano solo per chi non sia
intendente: l’inverno ‘’triste ‘’ non può che essere il drammatico congelamento
della Bellezza, in effetti evocato dalla grande staticità dell’immaginazione
complessiva.
In pratica, il quadro pare decisamente evocare
quello straordinario patrimonio che la Storia pare essersi lasciata alle spalle
dopo la sintesi suprema della Stanza della Segnatura.
Ed è in questo senso preciso che va inteso il tema
molto discusso ancor oggi del Pre-Raffaellitismo:
se il problema è il ‘’ dopo ‘’ (il 'post'), allora si deve tornare al ‘’ prima ‘’ ( al 'pre', appunto), dove Raffaello non è affatto l’elemento di disturbo, ma la singolarità dell’assoluto, dell’incomparabile.
se il problema è il ‘’ dopo ‘’ (il 'post'), allora si deve tornare al ‘’ prima ‘’ ( al 'pre', appunto), dove Raffaello non è affatto l’elemento di disturbo, ma la singolarità dell’assoluto, dell’incomparabile.
In letteratura l’esempio identico è la Divina
Commedia.
Parliamo di opere dove è possibile esprimersi
soltanto in termini di ‘’ prima ‘’ e di ‘’ dopo ‘’; sono dei veri e propri
Big-Bang.
Ecco così spiegata anche la presenza immanente
dell’Alighieri nella medesima Sala della Segnatura.
In quest’ordine di idee, l’entusiasmo con cui Ezia
Di Capua ha risposto alla proposta del Manifesto per l’Arte del III Millennio è
una autentica certezza: la Bellezza non è per l’artista una semplice occorrenza
fortunosa, ma torna al centro della definizione stessa di ‘’ Opera d’Arte’’
Va da sé che dietro la Bellezza – rigorosamente
intesa in senso neoplatonico, dietro dunque quel motore immenso che, destando
Stupore e Commozione, innalza l’uomo verso il regno perfetto delle Idee – si
pone quell’enorme bagaglio di Sapienza a fondamento della civile convivenza tra
gli uomini che è il teme autentico di quel canone architettonico della Città
Ideale tanto cara al CLSD e anche a Ezia Di Capua.
Trattiamo specificamente di quei ‘’ Valori non
negoziabili ‘’ per dirla con Magdi Cristiano Allam, sempre presenti ai giganti
dell’umanità, a partire dai padri Greci fino al nostro Dante ed oltre.
Valori che sono affidati ormai alla custodia di
veri Eroi
Che però non sono affatto pochi.
Forza e Onore a Ezia Di Capua!
Nessun commento:
Posta un commento