Sala Culturale CarGià - Sezione Libri 2014
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L'Ucai ha voluto inserire, nell'ambito della
tradizionale collettiva di Pasqua, la presentazione di un libro molto
particolare, che già col suo titolo evoca in noi sentimenti e (per i meno
giovani) ricordi di preghiere e di antiche liturgie.
“ Confiteor ”: in latino, confesso, ma anche confido,
che è poi il senso della confessione nella tradizione cattolica:
dico in segreto i miei peccati, la mia pena, la mia
sofferenza e, nello stesso tempo, confido nel perdono e nell' aiuto di Dio.
E' questo il senso profondo del libro di Franca
Gambino: un' autrice nota ai più per aver vinto un'edizione del “Lerici Pea“,
ma che esprime, a mio parere, la sua vena più autentica nella prosa. Una prosa
“lirica”, densa, corposa: un libro, “Confiteor” che, se fosse un quadro, definirei
“materico”. Il volume ( edito da IF
PRESS nel 2012 ) è la somma di due scritti, che l'autrice aveva dato alle
stampe in momenti diversi: nel 2004 e nel 2011, con i titoli di “ Indagine
incompleta “ e “ Indagine ultimata “.
Nella prima parte, la Gambino racconta di sé, della sua vita, dall'
infanzia a Genova agli anni del suo primo matrimonio, vissuti a Milano, dove
lavorava per una casa editrice e, contemporaneamente , allevava i suoi tre
figli.
Tra questi due luoghi e queste due esperienze di vita,
lo stacco è evidente e lacerante: Franca ha avuto, malgrado le difficoltà del
periodo storico ( la guerra e le sue pesanti conseguenze ), un'infanzia che si
intuisce felice: figlia unica molto amata dai genitori, dalle zia e dalla
nonna, figure femminili importanti e determinanti nella sua formazione;
brillante negli studi, avida di vita e di esperienze, cresce con la convinzione
che il mondo sia, tutto sommato, un luogo dove è bello vivere. Ma queste convinzioni si scontrano con le
difficoltà della vita matrimoniale e di una metropoli, dove sempre più si
avverte la spersonalizzazione della vita quotidiana.
A Milano, Franca si scopre infelice e alla ricerca
di qualcosa che non trova neanche nel rapporto col marito, qualcosa che le sfugge e che ricerca con
caparbietà e, a volte, disperazione.
Così, segue la via della psicanalisi che, in parte, le dà qualche
risposta, ma non risolve la sua crisi esistenziale, il vuoto che sembra
risucchiare la sua anima, e su cui si incentra sempre più la ricerca esistenziale
della scrittrice: cosa facciamo, noi esseri umani, per nutrire l'anima? si
chiede Franca. E la risposta, desolante, è che nessuno ci insegna come
rimediare ai guasti dell' anima, alle offese che quotidianamente le vengono
inflitte. Insieme alla scoperta che esistono luoghi e situazioni positive per
l'anima e altre negative e pericolose: il modo in cui Franca arriva a scoprire
questo è molto particolare e permea tutto il libro dalla prima all'ultima
pagina: Franca segue l' odore.
Ci sono luoghi che odorano positivamente e altri
che hanno odori sgradevoli, disturbanti: questa è la particolarissima teoria dell' autrice, che
conferma il carattere “materico” del suo lavoro di scrittrice. Franca, volutamente, scarta l'approccio
razionale alla sua indagine e va “ a naso “, non senza dubbi e sofferenza. Si chiede se è lei quella fuori posto e la ridda dei “perchè” la
trascina in un vortice di smarrimento.
Ma il suo interrogativo di fondo è: “ Come faccio a farmi amare ? “
Con gli anni e con l'aumento di responsabilità
familiari e lavorative, le domande di Franca sulla vita si fanno più articolate
e più pressanti: intanto, il suo matrimonio naufraga definitivamente e la prima
parte di “Confiteor” si chiude, appunto, con un' indagine incompleta, dove le domande
superano le risposte, anche se un primo incontro coi Vangeli e con la figura di
Gesù sembra aprire l'autrice a quella speranza, che caratterizza, in maniera
più evidente, la seconda parte della sua opera.
Confiteor è un libro molto particolare, che sfugge
a ogni catalogazione: si potrebbe dire un'autobiografia, ma la definizione è
insufficiente a comprendere il senso dell' opera. Probabilmente, ma questa è
una mia idea, è un libro poco italiano: in Italia non siamo abituati alle
introspezioni profonde, la profondità ci spaventa e non a caso, purtroppo,
siamo spesso considerati, a torto o a ragione, un popolo di superficiali.
Franca invece vuole, con caparbietà, andare al
nocciolo delle cose e dell'esistenza: la sua ricerca è spietata e non le dà tregua:
perchè, alla fine di tutto, c' è la morte?. Quante volte, tutti noi, ci siamo posti questa domanda, ma poi
sorvoliamo e, se siamo cattolici, ci affidiamo alle parole consolatorie della
religione. Anche Franca, di solida
formazione cattolica, potrebbe fermarsi al lato più consolatorio, più “facile”
dell' esperienza religiosa.
Invece, vuole di più: cerca, anche nella religione,
chi la può aiutare a capire, si ritira
persino in un convento, a Stoccolma, per meglio sentire la sua anima. Vuole un'autentica conversione, che non sia
solo accettazione passiva di precetti inculcati dall'alto.
La seconda parte di “ Confiteor “ è dedicata a Johnny
Cash, musicista americano, morto dopo una vita di eccessi, nella quale però non
mise mai in discussione, anzi ribadì la sua fede incrollabile in Dio. La scoperta di un Dio d' Amore che ha
immolato la vita del suo unico Figlio per noi uomini è la grande speranza che
Franca ci trasmette, sotto forma di confessione, nella parte conclusiva della sua opera. Confessa di aver avuto attacchi di panico e
paura della morte, confessa di aver attraversato le tenebre, chiama “ la COSA “
questa sua terribile esperienza, che è poi il senso di annichilimento di fronte
al NULLA che ci dovrà inghiottire tutti. Scopre, così, che è l' amore l' unica salvezza,
quel sentimento che gli psicologi chiamano “libido”, come ricerca del piacere,
ma che lei vede come riduttivo se inteso solo come amore terreno, o fisico, ma
anche al contrario, se inteso solo come spiritualità.
Dio si è fatto uomo per salvarci e questo ci
conferma che l' amore esiste e che corpo e anima sono due realtà inscindibili.
Nella sua confessione, nel “ confidare” , Franca
vuole trasmetterci una speranza: il suo percorso è strettamente individuale, e
l'onestà intellettuale che la caratterizza non le consentirebbe di dare
ricette ad alcuno, né è questo lo scopo del libro. Ma, leggendolo, si ha la sensazione che la
Grazia può toccare ciascuno di noi, purchè rinunciamo a una parte sovrabbondante
del nostro IO, affinchè l'Altro possa prendere posto nel nostro cuore e nella
nostra anima.
Gabriella Mignani
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