venerdì 28 settembre 2018

“ARIE LIRICHE AL MUSEO” I NUOVI APPUNTAMENTI CON L'ARTE E CON LA LIRICA Museo Amedeo Lia – Via Prione – La Spezia

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2018
Sezione - CORO LIRICO LA SPEZIA


Visita al Museo Amedeo Lia e ciclo di pomeriggi dedicati al canto lirico nella Sala delle Nature Morte
Il progetto iniziato nel mese di aprile si ripropone con l'autunno secondo questo calendario:
ARIE LIRICHE AL MUSEO”
Nel mese di ottobre: sabato 6 e domenica 21 alle ore 16,00
Nel mese di novembre: sabato 3 e domenica 18 alle ore 16,00
Nel mese di dicembre: sabato 1 dicembre alle ore 16,00

Il progetto “Arie Liriche al Museo” condiviso con le istituzioni, intende unire più forme d'Arte in un luogo di straordinario spessore artistico come il Museo Lia, per presentare la trama culturale della nostra città nell'obiettivo di valorizzarla e favorire anche il prolungarsi della permanenza dei turisti croceristi sul territorio spezzino.
I protagonisti dei concerti di raro pregio, saranno il tenore Kentaro Kitaya, Direttore di Coro e Presidente dell'Associazione Coro Lirico La Spezia, accompagnato al pianoforte da Miky Kitaya, insieme saranno interpreti degli autori tra i più amati Puccini, Verdi, Donizetti, Schubert espressi attraverso i brani lirici più noti al grande pubblico, tratti dalle pagine più preziose del repertorio Operistico .
I concerti verranno realizzati nella XIII Sala del Muso Amedeo Lia in Via Prione, dedicata alle Nature Morte, genere pittorico che nasce alla fine del Cinquecento e si sviluppa nei secoli successivi in Italia e nei paesi fiamminghi, le arie liriche si uniranno alla bellezza all'eccellenza delle opere esposte di autori fondamentali nel della panorama storia dell'Arte italiana Fede Galizia, Andrea Belvedere, Cristoforo Munari, Panfilo Nuvolone e altri.

Ezia Di Capua – Vice Presidente - Curatore - Ass. Coro Lirico La Spezia

ARIE LIRICHE AL MUSEO” Museo Amedeo Lia – Via Prione – La Spezia
Salone delle nature Morte.

LE DATE DEI CONCERTI:
6 e 21 OTTOBRE ore 16,00
3 e 18 NOVEMBRE ore 16,00
1 DICEMBRE ore 16,00

Ingresso al Museo e Spettacolo Euro 12,00



PER INFO:
Il Museo
Museo Civico "Amedeo Lia"
Via Prione, 234 - 19121 - La Spezia
Tel. 0187.731100
Fax. 0187.731408
museolia@comune.sp.it

Comunicato stampa pubblicato online a cura di Ezia Di Capua
https://gazzettadellaspezia.it/cultura/item/89828-nuovi-appuntamenti-con-l-arte-e-la-lirica-al-museo-lia

E’ concesso l’utilizzo di testi e immagini ai soli fini di studio citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale CarGià come fonte insieme al relativo link © Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.itRingrazio sentitamente Ezia Di Capua
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lunedì 24 settembre 2018

CORO LIRICO LASPEZIA: "CAVALLERIA RUSTICANA" A CARPINETI - RE- foto di Vincenzo Moneta

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2018
Sezione - CORO LIRICO LA SPEZIA



















Vincenzo Moneta
messaggero dell' "Occulto" (1).


1) . Una cosa è "occulta" quando non è percepibile ai sensi ordinari. Ad esempio i campi elettromagnetici che ci circondano nello spazio e nel tempo sono "occulti" in quanto noi possiamo enucleare le loro manifestazioni solo tramite opportuni utilizzatori. Così gli oggetti che sono al di là della parete che mi sta di fronte, sono per me "occulti" in quanto non posso vederli.
L'accezione di occulto usata in questa breve recensione riguarda però altri "oggetti".
Questi oggetti sono specificamente appartenenti all'interiorità dell'Autore che se ne fa "messaggero" in quanto li estrinseca nella sua attività artistica.

Non è possibile, a nostro avviso, interpretare il lavoro di Vincenzo Moneta senza inquadrarlo nella prospettiva di una Teoria della
Conoscenza.
Si vuole qui alludere ad una Teoria omnicomprensiva dell'attività e dell'essere dell'uomo.
Con l'avvento dello Strutturalismo è divenuto possibile intraprendere l'impresa di analisi dell'attività artistica dovendo però anche tale approccio sottostare all'egida di una più vasta, coerente e completa concezione
(del resto l'Autore stesso, come vedremo, pone fra i suoi temi ispirativi centrali, la conoscenza).
La teoria della conoscenza cui facciamo riferimento risale, nella sua formulazione filosofica, ai primi del 900 ed è stata concepita per spiegare, interpretare e meglio definire l'attività umana da Galileo Galilei in poi.
Come il lettore attento e spregiudicato (ed anche dotato di notevole capacità deduttivo-induttiva) potrà constatare, i seguenti cenni di tale teoria, se giustamente interpretati ed estrapolati sono esaustivi per ogni tipo di conoscenza parziale.
(Nota: dicendo "da Galileo Galilei in poi" non si intende naturalmente che tale teoria non abbraccia anche periodi storici antecedenti, ma semplicemente che, in un'ottica evolutiva dell'essere umano e soprattutto della coscienza umana i contenuti suddetti si applicano meglio da Francesco Bacone in poi.)



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Elementi di Teoria della Conoscenza.

Ovunque l'uomo rivolga i suoi organi percettivi sensibili (i cinque sensi),
egli ne riceve "impressioni" instantaneamente prive di ogni attributo concettuale o di pensiero.
Questa sorta di percezione pura è normalmente sconosciuta in quanto l'"arrivo" della determinazione concettuale è subitaneo all'azione che il mondo esterno esercita sui sensi.
L'uomo può sempre rendersi conto (fare l'esperienza) di ciò, anche tramite tecniche interiori appositamente elaborate allo scopo.
Queste tecniche, evidentemente mentali, tendono a rendere molto più cosciente la dinamica di giustapposizione fra PERCETTO e CONCETTO.
Tanto per fare un paragone illustre possiamo citare uno, e il più usato,
atteggiamento fondazionale della matematica: la Teoria degli Insiemi.
Questa teoria prevede un insieme vuoto (corrispondente alla nostra percezione pura) che non appena "inizia" a riempirsi di elementi è passibile di "ricevere" relazioni tra questi elementi (corrispondendo la relazione alla nostra determinazione concettuale).
Abbiamo, come schema strutturale "cosmico":
1) il mondo esterno; 2) l'uomo conoscente (Io); 3) il mondo interno.

L'essenza e l'opera di Vincenzo Moneta.

Accingiamoci ora, dopo le suscritte brevi premesse, alla non facile analisi del lavoro dell'Autore.
Una definizione rigorosa della sua opera dovrebbe comprendere vari campi dell'attività umana: la regia cinematografica; quella teatrale; la fotografia a vario soggetto; l'animazione e, con valenze meno appariscenti, l'antropologia culturale; la pedagogia e la teoria del simbolo.
Ognuna di queste attività è responsabile della formazione interiore e della maturazione di Vincenzo Moneta.
Sono noti i suoi viaggi intorno al mondo, più o meno consciamente svolti al fine di raccogliere percetti.
L'attività concettuale-creativa si arricchiva ogni volta di molteplici valori e contenuti che poi l'A. riportava nei suoi lavori.
Soprattutto il contatto con i resti di civiltà e tradizioni antichissime ha risvegliato in lui il desiderio di riproporre, sotto altre forme, tali contenuti.
2
Non passeremo qui in rassegna la già vasta produzione, limitandoci ad
un discorso panoramico nel quale però emergano gli aspetti salienti.
Come già accennato un tema cardine dei lavori di Vincenzo Moneta è
la conoscenza: cosa si intende con ciò?
Prima di poter parlare di una cosa, questa cosa va conosciuta realizzando l'unione di percezione e concetto.
Non v'è dubbio, che la sola percezione della cosa non ce la fa conoscere: alla pura percezione la cosa appare...priva di ogni qualificazione, di ogni attributo, insomma, una "cosa".
Neanche il solo concetto di una cosa ci dà la conoscenza di essa!
Il concetto, infatti, essendo una pura determinazione di pensiero deve sorgere "riempito" di un qualche contenuto, altrimenti è astratto.
Ma come può un'astrazione darci la completa realtà della cosa?
Abbiamo visto, dunque, che solo quando il concetto si determina "nella" cosa abbiamo oltre alla conoscenza totale della cosa anche la soluzione, nell'unità, dell'eterno dualismo Spirito-Materia.
Vincenzo Moneta usa, più o meno consapevolmente, questo approccio conoscitivo. Parlando con lui si può constatare, indirettamente, un ricchissimo mondo interiore che, paradossalmente, è costituito da
"coagulazioni emotive" che d'ora in avanti denomineremo con C.E.
Queste C.E. "sono" simboli. Spiegandoci: non v'è percezione del concetto (o dell'idea) in Vincenzo Moneta, per cui la parte preponderante della sua "zona" cosciente è la zona emotiva.
Questa parte della personalità è costituita da nuclei emotivi i contenuti dei quali assumono la significazione di simbolo.
Il simbolo, infatti, è un punto cardine della sua espressività: senza dubbio il più importante.
La dinamica creativa dell'A. si svolge, dunque, secondo questo schema di massima:
1) Viene percepito, dal mondo esterno, uno stimolo di qualsiasi natura e scatta l'attività rappresentativa (poco, o addirittura per nulla percepita).
2) Tale attività sollecita la zona emotiva (che nell'A. è la più cosciente perché meglio percepita).
3) L'"emozione" che deriva da questa interazione pensare-sentire fa
scattare l'attività volitiva.
La genialità di Vincenzo Moneta risiede, dunque, nella zona emozionale.
Le suddette C.E. hanno spinto l'A. verso il Teatro dell'Essere (T.E.).
Quest'ultima è una forma espressiva "totalizzante". Vorremmo, ora, spiegarci.
Il teatro tradizionale impone la dicotomia attore-spettatore come due
"classi" "disgiunte" di persone: una attiva (attori), l'altra passiva: che
a-spetta (spettatori).
In questo dualistico aspetto dell'attività espressiva teatrale, l'"Essere",
come attributo, qualificazione, ed anche specificazione di ciò che manifestamente si va rappresentando, come "archetipo" unitario del testo, non compare.
Dobbiamo per forza tornare al primordiale dualismo percezione-pensiero per trovarvi la sorprendente analogia con il "dualismo teatrale" suddetto: lo spettatore sostanzialmente "percepisce"; l'attore, interpretando, "pensa".
Il T.E., fonde, amalgama le due classi suddette realizzando l'Essere
(Io):l'Unità.
Realizzando l'E., realizza la parte inconscia ma libera dell'uomo: la sorgente della Libertà!

Andando
ovunque: messaggio d'Amore.
Medievali menestrelli, messaggio d'Amore.
Enormi masse per vie
muovono
verso di Te.
L'Uno ti accompagni
cosciente se interiori circoli
o fuoco
di streghe
ed acque lunari
da vite ti ricordi!
Ricordi?
Ricorda!!
Max Ghilardi
S. Lorenzo a Vaccoli - 25 giugno 1990 ore 15.50

sabato 22 settembre 2018

PREMIO NAZIONALE DI POESIA "CESARE ORSINI" – ANNO 2018. La Poesia e il Tempo. I luoghi della Vita e dell'Anima. Relazione introduttiva di Donatella Zanello

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2018
Sezione - Concorsi Letterari Nazionali

La Poesia è viaggio dell'anima. La Poesia è impegno sociale, è condivisione di valori e sentimenti.
La Poesia è la voce, è la coscienza degli individui e dei popoli, è figlia del tempo in cui si manifesta, come ben comprese Giacomo Leopardi, autore della famosa poesia "La Ginestra". Perchè la solidarietà è un valore. La Poesia è salvare dal dominio del tempo che tutto distrugge i sentimenti, i valori, l'essenza della vita, i ricordi. La Poesia è qualcosa che resta. Qualcosa, non qualcuno. E' una traccia, un'ombra, un'immagine che passa, un'arte fatta di parole, parole che restano scolpite nella memoria e nella coscienza collettiva. Così la Poesia è preghiera e disperazione, è gioia e dolore, è soprattutto consapevolezza. La Poesia è scrivere per se stessi ma soprattutto per gli altri. "Nulla vale, tutto è perduto. Ma scrivi." (Franco Fortini). La Poesia è consegnare al futuro le nostre emozioni. Noi siamo qui oggi perchè crediamo nella Poesia. Ci crediamo. E crediamo nella musica. E crediamo nell'amicizia. Per questo siamo qui. Il Premio Cesare Orsini si inserisce nella tradizione e nella storia di una comunità, di un territorio. Non è poco. Ora, la Poesia è un'arte che si avvale del linguaggio come strumento, è un'arte fatta di parole e di sentimenti. Grazie a tutti i partecipanti che anche quest'anno hanno voluto condividere con noi il loro vissuto e le loro idee, la loro creatività. Siamo qui a celebrare la Poesia come valore, alla fine dell'estate. Siamo a ricordare la fine di una stagione che si chiude. Siamo a celebrare la Poesia in un luogo dell'anima, una comunità, un borgo che è centro di cultura, di arte, di incontro. La Poesia è luce che risplende in tanti frammenti che si disperdono nell'universo. La Poesia è figlia delle stelle, come lo siamo noi. E cosa resta? Resta la Poesia. La Poesia è il ricordo di una bella stagione che finisce. Con nostalgia. Con dolore e con gioia. Con rimpianto. E' anche una stagione che si rinnova. Perchè poesia e musica , arte e fantasia rendono migliore la nostra vita. Ci portiamo a casa questa Poesia e questa vita, questa musica. Restano con noi. Sono importanti. Sono l'essenza della vita di tutti noi.


LETTURE : dalla raccolta GIORNI DI VENTO, Donatella Zanello, ETS, Pisa, 2017:

Tema: la Poesia e il Tempo. Letture di Donatella Zanello

Il fiume Magra, la corsa dei camion
sulle strade polverose dell'estate, nella canicola
implacabile di luglio, che annienta
anche i pensieri, che ferma il movimento
delle cose, dell'erba, in una calma mortale.
E cerchi un filo d'aria, un soffio che ti sollevi,
una goccia d'acqua sulle labbra arse,
il volo di una farfalla, gli occhi di un gatto.
Qualcosa che interrompa l'arsura, la cappa
di piombo e fuoco sopra la terra. Uno spiraglio,
uno zampillo d'acqua pura. Acqua di fiume,
di mare, di stagno, di vecchia pioggia.
Illusione, miraggio, ennesima chimera.

Il tempo è un cielo grigio come il piombo.
All'orizzonte, le nuvole in nebbia si disfanno.
La voce del mare si sente forte nel vento
e dentro la conchiglia. La parola divina
è imprigionata. E' stato bello vivere, così bello
che chiedo una tregua in cui tornare solo
ai giorni migliori. Indietro, invece, non si torna
e fugge lontano il tempo, ladro e viaggiatore.

Fuori un vento leggero nella sera
accarezza vele di tristezza. E' un pensiero
malinconico, un canto disperato per tutti
i rimpianti. Mute, immobili le statue divine
sono testimoni a me che respiro. Paladini
del nulla, i ricordi volano da una corolla all'altra
di petali, di petali che fuggono nella notte.
Dunque è stato tutto solamente un sogno.
Frammenti si disperdono nell'universo.

Tema: i luoghi della Vita e del Tempo: Poesia di Maddalena Galli Zanello.
Legge Roberto Rolla

Paese mio ridente
tra le colline ricche
di viti e di olivi antichi.
Spicca nella macchia
mediterranea
il pino di Aleppo.
Sentieri di pietre remote
portano al mare
orlato di bionde spiagge,
dove le agavi e le palme
crescono spontanee.
Case dai vivaci colori
si addossano l'una all'altra,
in alto il castello austero
sta a testimoniare
un passato ricco di storia.
Il prezioso silenzio
un tempo regnava ovunque,
sulle porte la chiave
non girava
nemmeno di notte.


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martedì 18 settembre 2018

“I TERRITORI SI INCONTRANO IN NOME DELL'ARTE” GEMELLAGGIO ARTISTICO STRETTO TRA SAN TERENZO E FILATTIERA – Spino Secco e Spino Fiorito – 2011- 2018 - VIII Ed.

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2018
Sezione - GEMELLAGGIO ARTISTICO
“I TERRITORI SI INCONTRANO IN NOME DELL'ARTE” - GEMELLAGGIO ARTISTICO STRETTO TRA 
SAN TERENZO E FILATTIERA – Spino Secco e Spino Fiorito – 2011- 2018 - VIII Ed.

I territori si incontrano in nome dell’Arte” Gemellaggio artistico stretto tra San Terenzo e Filattiera – Spino Secco e  Spino Fiorito”, questo è il titolo integrale dell'evento, che nasce nel 2011 per idea, progetto e cura di Ezia Di Capua nell'ambito della stagione in Arte dedicata a Carla e Giacomo Gallerini, nel desiderio di vedere uniti nel nome dell’Arte e della Cultura territori differenti  per natura geografica, nel tempo uniti e divisi nelle ragioni storiche, oggi stretti in gemellaggio, anello di congiunzione l’Arte intesa come punto di unione, di incontro, di conoscenza, di dialogo e impegno nello sviluppo e diffusione culturale.
Quindi Filattiera e San Terenzo, due territori che si incontrano nel nome dell'arte.
In queste parole è il senso del Premio Speciale Sala CarGià, assegnato ai tre pittori vincitori della pregiata estemporanea di Filattiera - Premio Paris Martelli che dal 2009 è forte richiamo per artisti del territorio Nazionale e Internazionale .
Gli organizzatori dell'estempore: l'Associazione Culturale Kuaiko e Comune di Filattiera, affidano la giuria del Premio Paris Martelli in tutte le edizioni, alla presidenza di Giuseppe Benelli Presidente dell'Accademia di Scienze Capellini della Spezia. Nella Commissione di giuria Ezia Di Capua, pittrice gallerista, Blogger - Leo Forte, pittore e gallerista - Luciano Preti, docente all'Accademia delle Belle Arti di Firenze - Galina Marikova, artista - Davide Pugnana, storico dell'Arte.
Il Premio Speciale Sala CarGià si aggiunge quindi al Premio Paris Martelli e offre la possibilità agli artisti vincitori del premio di esporre per una settimana, le opere premiate e altre opere che significativamente tracciano il loro percorso artistico, nello spazio espositivo di Sala CarGià sita in via Angelo Trogu a San Terenzo, godendo della promozione artistica realizzata attraverso una pagina dedicata inserita nel Blog di Sala CarGià archivio e vetrina dell'arte e della cultura in transito nel Golfo dei Poeti inoltrata a centinaia di contatti attraverso un virtuoso progetto di rete, oltre alla diffusione di promozione e cronaca attraverso comunicati stampa inoltrati ai quotidiani locali cartacei, web, siti d'arte e rete TV locale. Si ricorda che il Blog di Sala CarGià per la qualità dei contenuti è inserito dal 2011 nel sito ufficiale del Comune di Lerici: © Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.it
Organizzazione e sensibilità culturale quindi di Ezia Di Capua, che conia il Gemellaggio Artistico trai due territori nel 2011 con il coinvolgimento e la volontà dei rispettivi Sindaci Lino Mori ed Emanuele Fresco e le rispettive Proloco con i rispettivi Presidenti Leoncini e Cardosi che hanno onorato  il gemellaggio artistico tra i due borghi di Lunigiana stringendosi la mano in Sala CarGià .
Dal 2011 i Sindaci di Lerici che hanno onorato l'evento in Sala CarGià sono tre : Emanuele Fresco, Mario Caluri e Leonardo Paoletti.
Per Filattiera i Sindaci Lino Mori e Annalisa Folloni.
Il progetto culturale affonda le sue radici nella storia dove i soggetti primi attori dell'evento i territori San Terenzo e Filattiera, sono due feudi che furono dei Malaspina - Spino secco per San Terenzo, Spino fiorito per Filattiera. Tutta la Lunigiana nei secoli passati era dei Malaspina. Giovanni Sforza ha dedicato lunghi studi alla Lunigiana, titolo di un suo manoscritto "I Malaspina e Dante" e, assai significativa la sua opera Dante e i Pisani. Come si sa, Pisa era ghibellina, Firenze era guelfa - anche se i guelfi si dividevano tra Neri (intransigenti) e Bianchi (filoimperiali). Sappiamo che le cose nel corso del tempo sono cambiate, nel senso che Toscana è Toscana, Liguria è Liguria, come la Lombardia è Lombardia. Purtroppo la città vanno soggette a mutamento, e spesso a morte definitiva come Luni. Dante è testimonianza di questi eventi. I Malaspina di Filattiera tendevano le braccia al Veneto (o Lombardia), i Malaspina di San Terenzo erano "ghibellini", almeno finchè Genova non divorò tutte le identità, accorpando a sè i domini.
Il Premio Speciale Sala CarGià si traduce quindi in una Collettiva di pittura di fine estate che unisce i territori Spino Secco e Spino fiorito il cui vernissage si svolge dal 2011 il primo sabato del mese di settembre alle ore 10,15 ed è festeggiato dagli organismi istituzionali dei due territori e da soggetti appartenenti al mondo dell'arte e della cutura, giornalisti, poeti, scrittori che ogni anno relazionano e si confrontano su argomenti di forte spessore scelti dal curatore che da sempre mette al centro del confronto, ad illuminare il cammino, Dante Alighieri attraverso la voce di Mirco Manuguerra Presidente del Centro Studi Danteschi.
Gli atti delle conferenze sono raccolti e pubblicati nel Blog di Sala CarGià.
Il successo crescente che l'evento ha avuto negli anni, forte dei contenuti ampiamente spiegati è certamente anche dovuto all'impegno e alla passione della Prof.ssa Lorella Vannoni, Presidente dell'Ass.ne Kuaiko di Filattiera che insieme a Ezia Di Capua ha creduto fortemente nel progetto che insieme hanno sviluppato condividendo e diffondendo il valore artistico e culturale senza trascurare di mettere in rilievo il tessuto dell'accoglienza e dell'amicizia, valori assoluti fortemente radicati, cresciuti rigogliosi e che sinceramente uniscono le persone e i due territori.

Testo di Ezia Di Capua Curatore di Sala Culturale CarGià e dell'Evento




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venerdì 14 settembre 2018

ATTI DEL GEMELLAGGIO ARTISTICO STRETTO TRA SAN TERENZO E FILATTIERA VIII Ed: LA FAMIGLIA IN ITALIA Relatore Mirco Manuguerra

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2018
Sezione - GEMELLAGGIO ARTISTICO 
MIRCO MANUGUERRA
SALA CULTURALE CARGIA'
Gemellaggio Artistico 2018

LA FAMIGLIA IN ITALIA
Il tema della famiglia in Italia, oggi, è purtroppo divenuto un tema sensibile, in quanto sottoposto ormai al puntuale controllo di una cultura globalistica che si pone all’insegna dei “Genitori 1”, “Genitori 2”, ma anche 3, 4, 5 e chi più ne ha e più ne metta.
Il problema è che l’essere posto “sotto controllo” significa guadagnarsi facilmente le etichette di “omofobo” e “fascista” scagliate con ampia generosità dalle “anime belle” del Belpensiero Unico Democratico anche quando si risponde semplicemente (e lecitamente) ad offese e minacce ricevute solo per avere esercitato un libero pensiero (che tanto libero, evidentemente non è più) intorno ad un tema lapalissiano come quello della “Normalità”.
Di fatto è tutto un problema di Relativismo, argomento su cui chi scrive si è già compiutamente pronunciato negli Atti precedenti di questo lodevole appuntamento annuale di Sala Cargià. Senza ripetersi, la soluzione qui è molto semplice: occorre restare fermissimi sulle posizioni che ci sono state trasmesse dai nostri grandi Padri, Dante in primis, e aspettare che certe mode passino.
Per intanto registriamo il fatto che quel ridicolo artificio del “genitore aritmetico” è finito ingloriosamente rottamato: sono stati finalmente ripristinati sui nostri documenti di identità quei vecchi, cari stilemi di “Padre” e “Madre” che la Grande Madre, la Natura, da sempre ci insegna e vuole. Che dire? Solo tre lettere: tiè!
La Natura, in verità, fin dall’inizio dei Tempi, di cose ce ne insegna davvero parecchie, ma l’Homo tecnologicus, preda di una folle “Sindrome da onnipotenza”, crede di poter stravolgere ogni canone giungendo addirittura alle estremizzazioni della cosiddetta “cultura” Gender. Esiste innegabilmente oggi, nascosta da qualche parte sul pianeta, una congregazione di perfidi gnomi – dei sedicenti Illuminati con, o senza, Protocolli – che crede di poter imporre l’insegnamento ai bambini occidentali della libertà del “cambio di genere” secondo il personale orientamento. Ma quanto può dirsi maturo, perciò consapevole, un “orientamento” in una mente acerba come quella di un bambino? Incredibile che un genitore si possa bere un’idea del genere, eppure le cronache ci dicono che questo già in alcuni paesi accade.
In verità, non si vede alcuna differenza formale tra una pratica come il Gender ed altre manifestazioni tipo la Pedofilia, un fenomeno di cui in alcuni paesi (USA e Paesi Bassi) si sono già avanzate, da parte di pregiate “associazioni di categoria”, le prime sconcertanti istanze di riconoscimento. Non si tratta, forse, in entrambi i casi, di violenza oggettiva sul bambino, data l’incapacità di reazione, ma anche di intendere e di volere, tipica dei minori? E dire che si tratta di uno dei pilastri dei codici legislativi di tutti Paesi che noi usavamo definire “civili”…
Il problema, prima ancora, che di ordine etico, dunque filosofico, è semplicemente di buon senso. Sperando che non si debba per questo passare attraverso l’ennesimo uragano della Storia, un nuovo ordine dovrà inevitabilmente segnare, una volta per tutte, i limiti della libertà individuale e perciò della Democrazia. Ciò appare così evidente a tutti che non a caso è proprio sulla leva della presunta lesa maestà alla Democrazia che i fautori del Relativismo credono di poter avere buon gioco sui difensori della Tradizione agitando puntualmente, ad ogni occasione, lo spauracchio del “fascismo”. Diceva Leonardo Sciascia: «Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa imbattere è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è» (“Nero su nero”, 1979). Eccezionale: da quando si scrivevano queste parole sono passati ormai quasi quarant’anni! Ma ciò significa, anche, per dirla con Claudio Bonvecchio (Premio ‘Pax Dantis’ 2009), che mancano soltanto cinque minuti a Mezzogiorno.
Credendo di poter forzare a piacimento la mano alla Ragione, invocando l’imperio dei Diritti su qualsiasi Dovere, una gran parte di persone oggi non si rende conto che così facendo si finisce per legittimare anche quei sistemi di pensiero infausti che parevano ormai del tutto superati: in Germania i sintomi di un forte rigurgito nazionalista di stampo prettamente nazista cominciano a manifestarsi addirittura nelle piazze. Ebbene, sia chiaro: questo non è il prodotto diretto del tessuto culturale occidentale, come molti vorrebbero far credere, ma un tipico effetto di reazione originato non solo dalle nefandezze di cui sopra, ma anche dalla forza di repulsione che si attua spontaneamente verso una cultura aliena come l’islam, in cui, non a caso, proprio l’idea di “Famiglia” – ed eccoci tornati al tema – appare decisamente incompatibile con quella, plurimillenaria, di casa nostra.
Come si può ben vedere, non si tratta afflato di una questione di rigurgiti storici: il problema, serissimo, è di identità. Sulla identità non si può né scherzare, né – tantomeno – sputare.
Ma intanto ci sarà senz’altro qualcuno che sullo stilema appena usato di “casa nostra” avrà già parlato di una violenta, brutale e inaccettabile ideaccia di stampo marcatamente squadrista… Ecco: costoro si cerchino al più presto un bravo dottore. Ma mi raccomando: che sia davvero uno che ci capisce parecchio…
In questa tragicomica deriva macroscopica emerge con forza una sola isola di salvezza: la Tradizione stessa. Allora quale simbolo più alto si potrebbe oggi innalzare, in materia di Famiglia, se non quello splendido del Presepe?
Il Presepe può essere considerato una sintesi simbolica dell’essenza del pensiero occidentale, cioè della matrice greco-romano-celtico-cristiana. Elemento, dunque, irrinunciabile della domus europea, il Presepe non ne è un arredo occasionale, bensì permanente: un piccolo Presepe sarà sempre presente in un angolo della casa, pronto per essere poi espanso, in occasione delle festività di fine anno, sotto il tradizionale Albero di Natale.
Nel Presepe c’è tutto: c’è la Famiglia, quella naturale, con il padre, la madre e il bambino; c’è l’Uomo Nuovo (il bambino medesimo), cioè l’idea di un’Umanità in continua crescita di Civiltà; c’è il rapporto con la Natura (il contatto con il bue e l’asinello), c’è la Stella Cometa, un punto di riferimento certo per tutti gli uomini, come la diritta via di Dante, come le Sette Virtù sapienziali; e ci sono anche gli Ospiti (i Magi), i quali sono Nobili (Re) soltanto se vengono in pace recando doni.
Va da sé che celebrare la Famiglia, celebrare il Presepe, significa celebrare la Civiltà guardando ai nostri grandi valori tradizionali, quelli che non hanno mai deluso, quelli che non hanno mai tradito. Parliamo di quei valori che un Magdi Cristiano Allam (Premio ‘Pax Dantis’ 2010) ha definito con felicissima espressione i “Valori non negoziabili” della Cultura Occidentale. Parliamo di un esercizio di culto che vale a soddisfare un’altra grande espressione di libero pensiero di Claudio Bonvecchio: “È giunto il tempo di decidere, una volta per tutte, se stare dalla parte dei Mercanti o da quella degli Eroi”.
Noi abbiamo deciso da che parte stare già molto tempo fa. E aspettiamo senza tema che scocchi pure l’ora del Mezzogiorno: non ci muoveremo di un solo millimetro.

Mirco Manuguerra
Presidente Centro Lunigianese di Studi Danteschi

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giovedì 13 settembre 2018

GEMELLAGGIO ARTISTICO STRETTO TRA SAN TERENZO E FILATTIERA 2018: Contributo della poetessa Daniela Feltrinelli

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2018
Sezione - GEMELLAGGIO ARTISTICO VIII Ed.

La poesia è tratta dalla raccolta ISOLE VICINE; edita a maggio 2018 da Agorà&co,  attraverso la metafora dell'isola si propongono  il valore dell'accoglienza, un valore fondante della famiglia e della società.



SE SIAMO UN'ISOLA
Se siamo un'isola
mi chiedo
e non ho risposta,
se sono un'isola...
forse...
Innumerevoli anni
alla ricerca
di altri umani appigli,
amicizie, amori...
se sono un'isola
saprò essere
il tuo rifugio
la tua speranza
il tuo approdo
effimero o eterno che sia;
se sono un'isola
sarò solitudine
silenzio
vento che passa
e lascia profumi
e polvere d'altre terre.
Se siamo isole
saremo accoglienti
saremo salvezza
o terra di mezzo soltanto,
il punto da cui ripartire
per cercare ancora
altre isole...

NOTE BIOGRAFICHE DELL'AUTRICE

DANIELA FELTRINELLI
Sala Culturale CarGià 2018
Daniela Feltrinelli è nata e risiede a La Spezia, città che ama e di cui apprezza il sensibile cambiamento architettonico e culturale avvenuto negli ultimi anni.
Fin dall'adolescenza ha utilizzato la scrittura come mezzo di espressione personale.
Si è diplomata all'Istituto magistrale “G. Mazzini” nel 1980 ed ha proseguito gli studi a Genova.
Per perfezionare la propria formazione di insegnante, ancora giovanissima ha frequentato numerosi stage CEMEA (Centri di Esercitazione ai Metodi dell'Educazione Attiva), alcuni dei quali dedicati alla lettura ed alla scrittura, condotti dal pedagogista e filosofo Cesare Godano, che ha sempre considerato un grande maestro.
Ha cominciato giovanissima ad insegnare nelle scuole elementari statali.
Nel corso degli anni ha partecipato ad alcuni concorsi letterari: nel 1990 al concorso di poesie inedite “Cinque Terre” con le poesie Zia e Disegni a Terezin, dedicata ai bambini ebrei prigionieri nel ghetto, successivamente premiata nella quarta edizione del premio nazionale di poesia “Dimensione Donna”; sempre nel 1990 ha preso parte al concorso “Città della Spezia” con la poesia Amica.
Nel 2006 ha partecipato al concorso locale “Storie di quartiere” con il racconto di formazione Vivevamo tutti lì  dedicato alla propria infanzia; tutte le opere citate sono state pubblicate in antologie.
Nel corrente anno ha partecipato al concorso letterario “LiberArte” con la poesia Quindicimila bambini con cui ha riproposto la dolorosa vicenda dei bambini ebrei rinchiusi nella fortezza di Terezìn durante la seconda guerra mondiale; l'opera è stata selezionata e letta da un'attrice durante il festival conclusivo del concorso a Roma.
Nel concorso internazionale di poesia inedita “Giglio Blu” ha conseguito il secondo posto e premio per una silloge di poesie dedicate al paesaggio: Cinque Terre verso Monesteroli, Tramonto, Paesaggio dell'anima, Ghiacciato silenzio, Terre di Lunigiana.
Ha ricevuto il premio della critica per la poesia Isola del Tino nell’ambito del concorso letterario internazionale “Città di Pontremoli”, settima edizione 2018.
La raccolta inedita Isole vicine (pubblicata alla fine di maggio da Agorà&co) ha ottenuto il Premio Golfo dei Poeti nell’ambito del Concorso letterario internazionale “Città di Sarzana 2018”.
Ama l'immersione nel paesaggio naturale, visitare mostre d'arte, andare a teatro, praticare lo yoga;
sa apprezzare tutte le forme espressive: dalla pittura alla fotografia, dalla musica alla danza, alla recitazione.
Si dimostra particolarmente sensibile al tema dei diritti umani.
Ritiene che la scrittura sia il luogo più idoneo e sicuro ove riporre idee, sentimenti ed emozioni.



E’ concesso l’utilizzo di testi e immagini ai soli fini di studio citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale CarGià come fonte insieme al relativo link © Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.itRingrazio sentitamente Ezia Di Capua
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