Sezione - GEMELLAGGIO ARTISTICO -SAN TERENZO/FILATTIERA
L’importanza dell’Orma di
Dante in Lunigiana
Nel 1965 veniva compiuta nel campo della Dantistica
Lunigianese, ad opera del maestro Livio Galanti (Pozzo di Mulazzo 1913 - 1995), una delle più grandi scoperte esegetiche di sempre: nella profezia
astronomica a chiusura del Canto viii del Purgatorio
emergeva una basilare indicazione temporale circa il soggiorno di Dante in Val
di Magra. Il termine galantiano,
altrimenti indicato come “Termine ad quem
della venuta di Dante in Lunigiana”, è stato fissato in via definitiva al 12 di
aprile del 1306, una data strettamente legata alla festività della Santissima
Pasqua. A partire da quel lavoro fondamentale, non a caso vincitore del
Concorso Nazionale indetto dalla rivista “Cultura e Scuola” in fregio al vii Centenario della nascita del Sommo Poeta (commissione d’esame presieduta
da Umberto Bosco), il destino del Canto viii del Purgatorio
cambiava in modo radicale e, con esso, quello di tutte le Referenze Dantesche
Lunigianesi. Va detto, infatti, che fin dai primi decenni successivi al 1765
– anno di ritrovamento degli Atti della Pace di Castelnuovo (6
ottobre 1306) – uno sconcertante atteggiamento di avversione verso le
testimonianze locali, nessuna esclusa, era andato pian piano affermandosi ad
ogni livello della critica. Il fenomeno, per nulla banale, è stato denunciato
nel 2002 dal Centro Lunigianese di Studi Danteschi (clsd) con il sintagma di Sindrome di
Castelnuovo. Ebbene, il termine galantiano, scardinando alle fondamenta la
convinzione faziosa maturata tra gli storici di un Dante giunto in Lunigiana
quello stesso giorno del 6 ottobre del 1306 (come se il Sommo fosse stato
chiamato in terra apuana solo per assistere, in veste di semplice testimonial,
alla sigla di un negozio già definito e predisposto dalle parti in causa),
restituiva al Soggiorno Lunigianese, ricco in realtà di numerose ed alte
valenze, tutta la dignità che gli compete. In uno scenario tanto mutato è
merito del clsd aver elevato a sistema l’intero patrimonio
delle Referenze Dantesche Lunigianesi e definito una completa rivisitazione
della lectura del Canto Lunigianese per eccellenza.
Innanzitutto, l’Elogio
dei Malaspina (Pur viii 124-132) non
poteva più essere considerato un mero atto di riconoscenza servile reso da
Dante ai Signori del luogo per l’ospitalità qui ricevuta. Il passo, ad una
analisi più attenta, si è rivelato addirittura un calco della prima terzina del
Poema: siamo di fronte al più alto tributo concepibile nella lingua della Divina Commedia.
In secondo luogo, il riferimento astronomico su cui
viene strutturata la profezia di Corrado Malaspina il Giovane, marchese di
Villafranca, valendo ad esprimere lo stesso favore astrologico con cui si apre
il Poema (Inf i
37-40), rendeva evidente una marcata
relazione tra l’esperienza politica della Pace di Castelnuovo e la genesi della
Divina Commedia.
Ciò che accadde in Lunigiana in quel fatale 1306,
con il contributo del Poeta impegnato in qualità di procuratore di parte
ghibellina, fu per Dante stesso un’autentica rivoluzione. La Pace di
Castelnuovo, trattandosi di un accordo raggiunto tra il vescovo-conte di Luni e
i marchesi Malaspina di ramo imperiale, ovvero tra coloro che sul territorio
rappresentavano, quanto meno idealmente, il Papa e l’Imperatore, portò il Poeta
a generalizzare in senso newtoniano: elevando l’esempio lunigianese ai
rappresentanti dei due massimi sistemi del mondo, l’Alighieri finì per porre
quest’ultimi al sommo di un unico sistema politico globale pervenendo a
vaticinare l’alba di una nuova Età dell’Oro (l’Età della Pace Universale). In
pratica, con tale materia Dante fini per conferire la massima formulazione
teorica possibile al modello dell’Impero Sacro e Romano fondato dal genio di
Carlo Magno e di papa Leone iii.
In effetti, il tema del supremo connubio di Cattedra
e Trono è parsa a chi scrive l’unica idea capace di portare a soluzione
l'enigma secolare dell’allegoria mistica dei due Angeli e del Serpente: i volti
luminosissimi dei due «astor celestiali»
posti a guardia della Nobile Valletta
(il sintagma “Valletta dei Principi” è del tutto errato), onde proteggerla
dagli attacchi ricorrenti della serpe tentatrice, altro non sono che l’anticipazione
allegorica di quei «due Soli» ai
quali sono affidate le migliori sorti della Città dell’Uomo e che sono da Dante
espressamente indicati nel Papa e nell’Imperatore.
Questa
teoria generale del Canto viii del
Purgatorio è stata proposta per la
prima volta nel giugno del 2003 con una lectura
dantis pronunciata sull’antico sagrato della chiesina di Malnido in
Villafranca, il luogo dove Germano Cavalli, tra i grandi padri della cultura
lunigianese, ha scoperto la cripta dove furono deposte le spoglie mortali di
Corrado il Giovane.
Al
termine di quello stesso anno l’intero impianto della tesi venne avvalorato in
modo clamoroso da un’altra eccezionale scoperta, stavolta di carattere
filologico: nel Preambolo dell’Atto della Pace di Castelnuovo veniva
individuata da Carlo Dolcini una straordinaria parafrasi delle Variae di Cassiodoro, subito indicata
come la prima espressione di un pensiero compiutamente politico in Dante.
Da allora per il clsd non ci sono stati più dubbi: in
Lunigiana il Poeta si trovò immerso in una dimensione sapienziale specifica che
portò negli anni alle determinazioni del trattato filosofico della Monarchia, un’opera da collocarsi in via
definitiva tra le produzioni della piena maturità di Dante.
I nemici della Pace Universale
Va
detto che non è facile trovare, in tutta la storia del pensiero, un sistema filosofico
interamente costruito attorno ad un argomento così determinante come quello della
Pace Universale. Eppure l’importanza del contributo dantesco pare essere
sfuggita anche agli studiosi più attenti. La causa di ciò è senza dubbio da
imputare a motivi di natura essenzialmente ideologica, se è vero che un
pensatore come Bertrand Russel arriva a trattare l’Alighieri alla stregua di un
nostalgico dell’Impero giunto drammaticamente fuori tempo massimo:
«Dante […] fu, come pensatore, alquanto
indietro sui tempi. […] Non ebbe ripercussioni, ed era inoltre disperatamente
fuori moda».
Russel, nel riferirsi in modo evidente ai nuovi
fermenti democratici dell’Età Comunale, dimentica che la questione dell'Impero
Sacro e Romano si è conclusa soltanto nel 1806 con la rinuncia definitiva al
trono carolingio da parte di Francesco Giuseppe e che l’Impero, nella sua
ultima formulazione Austro-Ungarica, cessò del tutto con l’allontanamento di
Carlo I seguito ai tragici fatti della I Guerra Mondiale: per nulla corretto,
dunque, anzi del tutto semplicistico, liquidare con tanta facilità la lezione
portata da uno dei veri Padri dell'Europa. In realtà la soluzione dantesca non
soltanto appare oggettivamente completa, coerente e rigorosa: essendo foriera
dei più alti principi fondativi della Città dell’Uomo essa costituisce una
matrice universale e quindi perfettamente attualizzabile. Ovviamente, si tratta
di un parere inviso ai perfidi campioni del corporativismo imperante, che da
sempre avvertono nell’accusa rivolta dal Sommo Poeta ai tanti «Seminatori di
scismi e di discordie» (Inf XXVIII)
un esempio di libero pensiero particolarmente indigesto.
In quest’ordine di idee la
questione che si pone è, con precisione, la seguente: alla luce della
concezione di Kant dello Stato moderno, come può mai dichiararsi
“attualizzabile” la dottrina dantesca dell'Impero Universale? La risposta
appare invero piuttosto semplice: la matrice del trattato della Monarchia (l'Imperatore e il Papa posti
a capo del pianeta concepito come un'unica Nazione) rimane immutata nella
soluzione di un Governatore del Mondo che tenga saldamente in pugno la Carta della Dichiarazione Universale dei
Diritti Fondamentali dell'Uomo. In questo modo la tesi di Dante resta al
vertice delle soluzioni speculative, mentre è il successivo modello illuministico
di Kant della federazione (o confederazione) di Stati a porsi come il miglior
indirizzo operativo oggi accettabile.
Va osservato con attenzione
come sia l’Universalità la regola
aurea seguita dai giganti del Pensiero: il loro insegnamento profondo ci
attesta che a costituire Logos
filosofico, cioè “Pensiero forte”, pensiero che non si contraddice – sia in
Fisica, sia nelle discipline umanistiche, dunque sia in Natura, sia nella Città
dell'Uomo – sono esclusivamente i Principi
di Unificazione. Dunque, tutto quanto sta al di fuori della dimensione
universale è da ascrivere, in generale, a quel citato dominio nefasto sopra
citato che Dante chiama dei “Seminatori di scismi e di discordie”.
Orbene, si comprende come sia
proprio l'Universalità il grande elemento drammaticamente ignorato (o negato)
dal “Pensiero debole” contemporaneo, avviluppato com'è nelle spire malefiche di
un Relativismo assai grato ai cattivi maestri dell'incomunicabilità (Wittgenstein)
e in piena balia della tragica deriva nichilista: la Città dell'Uomo non sta
affatto seguendo la «diritta via» del percorso di unificazione, ma continua a
correre – nonostante le drammatiche lezioni del “Secolo breve” – all'interno di
un contesto di forte contrapposizione tra sistemi settaristici e ideologici. Solo
così si spiega l’attuale scelta scellerata di tentare l’improbabilissima affermazione
di una “Civile convivenza nella diversità” piuttosto che mirare
all'unificazione della Città dell'Uomo in nome di un Principio Generale di
Fratellanza: sono le stesse Corporazioni che, per difendere, o imporre, le loro
egoistiche diversità, si oppongono, spesso con un isterismo tipico, ad ogni speculazione
di senso contrario.
Critica
del Relativismo
Come noto, il Relativismo è
una corrente di pensiero sviluppata già in seno alla filosofia greca con il
Sofismo. Nel Rinascimento maturo, con il Raffaello Sanzio della Stanza della
Segnatura, troviamo la lezione esemplare per cui gli adepti di tale dottrina sono
costretti al di fuori del Tempio: ne La
Scuola di Atene, infatti, si osserva, in alto a sinistra, il gruppo dei
sofisti a cui viene impedito l'ingresso. Il messaggio è assai chiaro: nel
dominio della Sapienza nessuno ha diritto di accesso senza possedere in tasca
una Verità. A nulla vale l'argomento puerile per cui tutti gli uomini possono
presentare soluzioni le une diverse dalle altre: bisogna tenere ben conto sia
dell’errore, sia delle soluzioni “corrette” ma “immaginarie” (nel senso preciso
indicato dalle equazioni di secondo grado) e sia della mala fede. Infatti
abbiamo l’esempio lampante del nazismo: “tutto è relativo” ma il Nazismo è una
ideologia giudicata inaccettabile per cui è bandita. Bene. Resta da capire perché
non è bandito anche il Comunismo e, soprattutto, perché non è bandito l’islam,
la cui dottrina, in termine di Diritto (Sharjah),
è del tutto incompatibile con qualsiasi impianto giuridico occidentale. Come si
vede, la Storia del ‘900 è immersa in un magma di incoerenza davvero
sconcertante.
Il problema è che, similmente
a quanto occorso nella Grecia antica con i Sofisti, ma con una efficacia assai
più pesante, è andata sempre più affermandosi, non solo in Occidente, una delle
più grandi mistificazioni di ogni tempo: sorta intorno al clamore suscitato
dalla Teoria della Relatività, l'idea del Relativismo ha corrotto l'intero
dominio del Pensiero. In realtà, non è assolutamente vero, come si suol dire
comunemente, che “Tutto è relativo”: la descrizione del Mondo assume sempre e
comunque la medesima forma indipendentemente dal sistema di riferimento scelto;
il che significa che qualsiasi osservatore nell'Universo deduce dalle proprie
misure – pur distorte quanto si voglia dalla curvatura dello spazio-tempo – la
medesima formulazione delle Leggi naturali. In altri termini, le Leggi della
Fisica, le Leggi della Natura, sono le stesse, ieri, oggi, domani e sempre, e
lo sono qui, come ai confini dell'Universo. Di relativo ci sono soltanto le
semplici Misure, ciò che in Filosofia può dirsi il “punto di vista”, ma sono le Leggi a costituire la matrice della
Realtà, non le Misure.
Così, se la Natura non
possiede alcuna struttura relativistica (la denominazione di “Relatività” ha
complicato non poco le cose…), non si vede perché una simile complicazione la
debba possedere la nostra Città Ideale. Avevano perfettamente ragione gli
antichi padri greci quando si esprimevano in termini di Aletheia, di Verità, contrapposta alla Doxa, l'Opinione: oggi, molto meglio di allora, possiamo finalmente
tornare ad affermare che se esistono Verità Universali che governano il mondo
fisico (come l'invarianza assoluta della velocità della luce) debbono
necessariamente esistere regole universali atte a disciplinare il Vivere
Civile.
Il
segreto della Pace: l’invariante della Fratellanza Generale
Qual è, allora, nella Città
dell'Uomo l'invariante? Qual è l'equivalente della velocità della luce in
Natura per cui, qualunque sia la misura compiuta - ovvero qualunque sia il
punto di vista adottato - il risultato finale orientato al massimo risultato
etico concepibile (cioè al maggior benessere dell'Umanità considerata nel suo
complesso) sarà sempre e comunque lo stesso? La risposta è molto semplice: la Fratellanza. Il Principio è dimostrato
dal caso speciale di un autore come Albert Camus, il quale, con il suo
capolavoro, La peste, guardando al
mondo con occhi di ateo, finisce per incontrare anch’egli il punto di
equilibrio nella sola dimensione della Fraternità.
Ma anche il concetto di
Fratellanza deve essere inquadrato in senso propriamente filosofico. Innanzitutto - per restare sulla preziosa
falsariga della Teoria della Relatività – ne vanno decisamente distinte due
tipologie: esistono una Fratellanza di tipo Ristretto (i settarismi religiosi e
le varie ideologie) ed una Fratellanza di tipo Generale. Mentre le fratellanze
di tipo ristretto (ancora e sempre i “Seminatori di scismi e di discordie” di
Dante) conducono immediatamente al Corporativismo e perciò alla struttura della
Storia all'insegna del conflitto che abbiamo sempre conosciuto, la dimensione
generale del termine rappresenta uno strumento basilare di unificazione: il
segreto della civile convivenza tra gli uomini sta tutto qua. Di tale processo
rivoluzionario costituisce massimo esempio il Cristianesimo – non a caso la fermissima
dottrina di Dante – che è l’unico “-esimo” in un vero oceano di “-ismi”. Unica
eccezione è il Buddismo, con cui è logico immaginare una futura, grandiosa
alleanza.
In secondo luogo, indagando
il concetto di Fratellanza anche in un’ottica che non esitiamo a definire
propriamente sociologica, è possibile identificare un decisivo elemento di Logos addirittura in una memoria
veterotestamentaria: Per potersi dire
“Fratelli” non è condizione sufficiente quella di “essere in due”: occorre
essere “d'accordo” in due. Caino e Abele docet...
Questa semplice evidenza
assume una importanza rilevantissima, poiché impone la necessità di tornare ad
Hobbes ed alla sua concezione dello Stato come soggetto giuridico fondato su di
un preciso Patto Sociale. Si dirà
perciò che La Città Ideale è espressione
compiuta di un concetto condiviso di identità (Contratto Sociale) basato sul
Principio di Fratellanza Generale.
Sembra con ciò sufficientemente
chiaro che la soluzione del problema della Guerra stia tutta nel riuscire a
traghettare l’Umanità al di là di ogni forma di Fratellanza Ristretta, ovvero
al di là di ogni ideologismo e di ogni settarismo. Non è questo un risultato di
poco conto, poiché diviene un preciso dovere etico il rifuggire da tutte le
“culture” di quello stampo, nessuna esclusa. È in questo senso puntuale che può
essere inquadrato un pensiero fondamentale di Magdi Cristiano Allam: «Sogno
un'Europa dei popoli, che abbia la certezza di chi siamo, della nostra fede,
delle nostre radici, dei nostri valori non negoziabili, delle nostre regole
certe, della nostra Civiltà».
Non ci sono dubbi: è solo in
quei Valori non Negoziabili della
Cultura Occidentale che si riconoscono i contenuti fondanti del Contratto
Sociale indispensabile all’edificazione della Città Ideale. Alla quale, una
volta edificata, cioè sancita in tutti i suoi principi fondamentali, potranno
partecipare tutti gli Uomini di Buona Volontà.
Mirco Manuguerra – Sala Culturale
CarGia’ – 7° Gemellaggio Artistico tra SAN TERENZO E FILATTIERA - 2 settembre
2017
BIBLIOGRAFIA
Galanti, L. Il soggiorno di Dante
in Lunigiana, Pontremoli, Centro Dantesco della Biblioteca Comunale di Mulazzo,
1985.
Galanti, L. Il secondo soggiorno
di Dante in Lunigiana e la composizione del Purgatorio, Pontremoli, Società
‘Dante Alighieri’ - Comitato di Carrara, Centro Aullese di Ricerche e di Studi
Lunigianesi, Amministrazione Comunale di Aulla - Commissione Civica Biblioteca,
1993.
M. Manuguerra, Critica
dell’antropocentrismo imperante - L’innovazione in Filosofia: una teoria della
storia per la Pax Humana, su «L’Arsenale», La Spezia, Agorà Edizioni, 2002, pp.
136-53
Manuguerra, M. La Sapienza dei
Malaspina, su «Il Porticciolo», vii, 2014, n. 1, pp. 63-70 e su «Quaderni
Obertenghi», 2015, n. 4, pp. 49-59; La Sapienza ermetica dei Malaspina, su
«Atrium», xvi, 2014, n. 4, pp. 76-88; La Sapienza ermetica dei Malaspina:
ulteriori considerazioni, su «Studi Lunigianesi», xliv-xlv, 2016, pp. 57-69.
M. Manuguerra, Il Canto viii del Purgatorio (o l’inno di Dante alla Pace
Universale), in Id, Lunigiana Dantesca, Edizioni clsd, La Spezia, 2006, pp.
71-97.
Manuguerra, M. Via Dantis® –
Odissea ai confini della Divina Commedia, Edizioni clsd, La Spezia, 2009 [in
Libro (pp. 48); in Film (dvd, 95’)].
Manuguerra,
M. Da Dante a Kant e oltre: per una filosofia risolutiva di pace universale, su
«Atrium – Studi Metafisici e Umanistici», xv/2 (2013), pp. 86-110.
MIRCO MANUGUERRA è nato alla Spezia nel 1960. Ha
compiuto studi commerciali ed è un quadro direttivo bancario. A metà degli anni ’70 è tra i fondatori dell’AAS
– Associazione Astrofili Spezzini (AAS). Nel 1993 fonda “Astronomica”, rivista quadrimestrale di cultura scientifica edita dalla
stessa AAS. Tra il 1988 e l’89, intanto, erano già usciti i primi saggi,
dapprima sulla rivista camerale spezzina “
E’
concesso l’utilizzo di testi e immagini
ai soli fini di studio citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale
CarGià come fonte insieme al relativo link ©
Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.it
Ringrazio sentitamente
Ezia Di Capua
AIRBNB - CASA CARGIA'
CASA CARGIA' HOLIDAYS - BOOKING.COM
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