Ezia Di Capua” La Corona di Spine e il Cristo con la Croce “ |
Dal Vangelo
secondo Matteo. 27, 26-30
Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra.
Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: « Salve, re dei Giudei! ». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.
Un messaggio artistico volto ad indagare il connubio tra uomo, natura e Divino.
I
contenuti drammatici dell’opera:
” La Corona di Spine e il Cristo con la Croce “
cedono
il passo alla raffinatezza e all’equilibrio che le governa, svelando la ” mano”
dell’artista che li ha eseguiti Ezia Di Capua:
“Sono
interessata ad orientare la percezione, dell’opera affinché possa essere
stimata con una più ampia visione anche prospettica…e, per la particolarità della sua natura è necessario
che io precisi i seguenti dettagli
storici.
Ho
rispettato l'integrità originale della Corona di Spine realizzata,circa
quindici anni fa con i rami dell’unica Acacia Spinosa reperibile nel nostro
territorio, Il Golfo dei Poeti e, portata dalla Terra Santa come si narra, dai Templari.
Il luogo in cui si trova la pianta è stato tenuto in altissimo segreto e non mi
è stato tramandato ma, la Corona è stata per certo intrecciata, insieme al suo
segreto da mia madre ed esposta nella chiesa Natività di Maria di San Terenzo,
per oltre un decennio in occasione, della Santa Pasqua.
E’
stato quindi mio,dopo la morte di mia madre Carla Gallerini,il compito di
reinterpretare il significato drammatico della Corona di Spine e compiere
ricerche sulla sua genesi prima ancora che il mio processo creativo prendesse
inizio.
L'indagine
compiuta a partire dall’analisi della Corona, si è estesa poi a cose, oggetti e
materiali provenienti dalla Terra Santa e di proprietà della mia famiglia che, in fase di progetto ho scelto per dare un senso compiuto e nuovo e universale al mio studio
compositivo, nel tentativo teso ad allacciare un raccordo tra la natura e
l'intervento umano che definisce un continuum spesso non considerato ma, di
certo essenziale in questo mio particolare percorso creativo dedicato alla morte di Gesù
descritta nei quattro Vangeli.
L'arte,il flusso artistico, in questo
caso si è manifestato nell’idea di modellare il Cristo con un composto di mia
personale ideazione e creazione che ha avuto come componente di base un ramo di
olivo portato a metà del xx secolo dalla Palestina da Ezio, mio nonno materno.
Ho polverizzato parte del ramo e l’ho unito ad oli essenziali profumati e
benedetti provenienti dalla Terra Santa insieme a terra e sabbia raccolti negli
stessi luoghi sacri. Per legare il composto ho usato resine e collanti naturali. L’opera è diventata così
conseguenza di un processo di pensiero,anche filosofico, atto di fede, memoria
di pellegrinaggio, insieme di un amore familiare unito in un messaggio di amore
universale e, non solo quindi semplicemente il risultato del
lavoro dell'artista.
Il Cristo in posizione centrale, posto
su fondo realizzato con le tecniche in uso in antica iconografia sacra e quindi
in oro, segna il rigore della composizione, e catalizza l’energia che sprigiona
tutta l’opera.
In sintesi il significato espresso ora,
va ben oltre ad un aspetto stretto al divenire,
oltre a una lettura intrinseca del messaggio religioso e storico, oltre alla
pietas,oltre la memoria familiare, è anche una coraggiosa e sentita ricerca
personale che osa rendere esplicito il desiderio di avvicinarsi al Divino
attraverso un atto di creazione compiuto tramite la rigenerazione di materiali naturali
storicamente legati a quei luoghi ove Nostro
Signore ha vissuto sino alla Sua Passione
I
tre grossi chiodi d’epoca conficcati tra le spine, orientati a ricordare le
modalità della crocifissione definiscono con tragica violenza l’opera che
supera se stessa trasmettendo un' intensa forza mistica che la muta in.... preziosa
Reliquia” .
Ezia
Di Capua
Oggetto:
|
Re: SALA CARGIA' NEWS
|
18/04/2014
15:27 |
Da:
|
Valerio
Cremolini
|
|
A:
|
<EziaDiCapua@libero.it>
|
Carissima
Ezia,
ho letto con sentita partecipazione la "genesi" del tuo impegnativo
lavoro esposto nella rassegna pasquale dell'Ucai. Purtroppo, molto spesso, le
collettive scontano una attenzione superficiale. Si coglie l'insieme e,
imperdonabilmente, ciascuna opera viene considerata, non di rado, una delle
tante. So bene, che così non è. Ciò è significativamente confermato da quanto
scrivi su "La corona di spine e il Cristo con la croce",
dimostrando l'abbondante ricchezza di contenuti che la caratterizzano
e che tu, con una scrittura chiara e scorrevole, proponi dettagliatamente.
Si avverte la sincera e convinta condivisione del tema elaborato, che
richiama il drammatico epilogo della "Via crucis" sopportata
da Gesù, tanto sconfortato da sentirsi abbandonato dal Padre e rassegnato
alla fine.
Peraltro, la dovizia di particolari che
segnali nella tua densa nota smentiscono, mi assumo una forte responsabilità,
un pensiero del filosofo Martin Heidegger, per il quale "gli artisti
autentici sono quelli che forniscono meno spiegazioni". Quelle che tu hai
fornito le trovo personalmente molto utili e non ridimensionano per nulla
l'autenticità della tua opera, che vanta una progettualità tutt'altro che
frettolosa e superficiale. Sono poche parole, assolutamente non di circostanza,
con le quali ti esprimo stima e viva amicizia. Buona Pasqua e te e famiglia.
Valerio
Nessun commento:
Posta un commento