mercoledì 16 aprile 2014

EZIA DI CAPUA commenta una sua opera dedicata alla Passione di Gesù

Ezia Di Capua” 
La Corona di Spine e il Cristo con la Croce “ 
Dal Vangelo 
secondo Matteo. 27, 26-30


Pilato, dopo aver fatto flagellare Gesù lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. 
Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. 
Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: « Salve, re dei Giudei! ». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.


Un messaggio artistico volto ad indagare il connubio tra uomo, natura e Divino.
I contenuti drammatici dell’opera:
” La Corona di Spine e il Cristo con la Croce “ 
cedono il passo alla raffinatezza e all’equilibrio che le governa, svelando la ” mano” dell’artista che li ha eseguiti Ezia Di Capua:

Sono interessata ad orientare la percezione, dell’opera affinché possa essere stimata con una più ampia visione anche prospettica…e, per la  particolarità della sua natura è necessario che io precisi i seguenti dettagli  storici. 
Ho rispettato l'integrità originale della Corona di Spine realizzata,circa quindici anni fa con i rami dell’unica Acacia Spinosa reperibile nel nostro territorio, Il Golfo dei Poeti e, portata dalla Terra Santa come si narra, dai Templari. Il luogo in cui si trova la pianta è stato tenuto in altissimo segreto e non mi è stato tramandato ma, la Corona è stata per certo intrecciata, insieme al suo segreto da mia madre ed esposta nella chiesa Natività di Maria di San Terenzo, per oltre un decennio in occasione, della Santa Pasqua.
E’ stato quindi mio,dopo la morte di mia madre Carla Gallerini,il compito di reinterpretare il significato drammatico della Corona di Spine e compiere ricerche sulla sua genesi prima ancora che il mio processo creativo prendesse inizio.
L'indagine compiuta a partire dall’analisi della Corona, si è estesa poi a cose, oggetti e materiali provenienti dalla Terra Santa e di proprietà della mia famiglia che, in fase di progetto ho scelto per dare un senso compiuto e nuovo e universale al mio studio compositivo, nel tentativo teso ad allacciare un raccordo tra la natura e l'intervento umano che definisce un continuum spesso non considerato ma, di certo essenziale in questo mio particolare percorso creativo dedicato alla morte di Gesù descritta nei quattro Vangeli.  
L'arte,il flusso artistico, in questo caso si è manifestato nell’idea di modellare il Cristo con un composto di mia personale ideazione e creazione che ha avuto come componente di base un ramo di olivo portato a metà del xx secolo dalla Palestina da Ezio, mio nonno materno. Ho polverizzato parte del ramo e l’ho unito ad oli essenziali profumati e benedetti provenienti dalla Terra Santa insieme a terra e sabbia raccolti negli stessi luoghi sacri. Per legare il composto ho usato resine e  collanti naturali. L’opera è diventata così conseguenza di un processo di pensiero,anche filosofico, atto di fede, memoria di pellegrinaggio, insieme di un amore familiare unito in un messaggio di amore universale  e,  non solo quindi semplicemente il risultato del lavoro dell'artista.
Il Cristo in posizione centrale, posto su fondo realizzato con le tecniche in uso in antica iconografia sacra e quindi in oro, segna il rigore della composizione, e catalizza l’energia che sprigiona tutta l’opera.
In sintesi il significato espresso ora, va ben  oltre ad un aspetto stretto al  divenire, oltre a una lettura intrinseca del messaggio religioso e storico, oltre alla pietas,oltre la memoria familiare, è anche una coraggiosa e sentita ricerca personale che osa rendere esplicito il desiderio di avvicinarsi al Divino attraverso un atto di creazione compiuto tramite la rigenerazione di materiali naturali storicamente legati a quei luoghi ove  Nostro Signore ha vissuto sino alla Sua Passione
I tre grossi chiodi d’epoca conficcati tra le spine, orientati a ricordare le modalità della crocifissione definiscono con tragica violenza l’opera che supera se stessa trasmettendo un' intensa forza mistica che la muta in.... preziosa Reliquia” .


Ezia Di Capua 



Oggetto:
Re: SALA CARGIA' NEWS
18/04/2014
15:27
Da:
Valerio Cremolini
A:
<EziaDiCapua@libero.it>

Carissima Ezia,
                        ho letto con sentita partecipazione la "genesi" del tuo impegnativo lavoro esposto nella rassegna pasquale dell'Ucai. Purtroppo, molto spesso, le collettive scontano una attenzione superficiale. Si coglie l'insieme e, imperdonabilmente, ciascuna opera viene considerata, non di rado, una delle tante. So bene, che così non è. Ciò è significativamente confermato da quanto scrivi su "La corona di spine  e il Cristo con la croce", dimostrando l'abbondante ricchezza di contenuti che la caratterizzano e che tu, con una scrittura chiara e scorrevole, proponi dettagliatamente. Si avverte la sincera e convinta condivisione del tema elaborato, che richiama il drammatico epilogo della "Via crucis" sopportata da Gesù, tanto sconfortato da sentirsi abbandonato dal Padre e rassegnato alla fine.
Peraltro, la dovizia di particolari che segnali nella tua densa nota smentiscono, mi assumo una forte responsabilità, un pensiero del filosofo Martin Heidegger, per il quale "gli artisti autentici sono quelli che forniscono meno spiegazioni". Quelle che tu hai fornito le trovo personalmente molto utili e non ridimensionano per nulla l'autenticità della tua opera, che vanta una progettualità tutt'altro che frettolosa e superficiale. Sono poche parole, assolutamente non di circostanza, con le quali ti esprimo stima e viva amicizia. Buona Pasqua e te e famiglia. Valerio


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