domenica 16 novembre 2014

"LA MISURA DELL'AMORE" di Ezia Di Capua - Recensione di Angelina Magnotta

Sala Culturale CarGià - Promozione Arte e Cultura 2014
Sezione - Libri - Recensioni


   
Lungi dal “meditare” uno scritto di composizione cerebrale, al contrario, sotto l’impressione non mediata della lettura appena fatta d’un fiato del libro di Ezia Di Capua: “La Misura dell’Amore”, intendo, proprio come gli Impressionisti, sparare sul foglio i colori dei sentimenti e le impressioni suscitate in me dalla lettura. Impressioni del tutto personali, condivisibili o meno, ma di certo vincolate a nessun parametro e ad alcun fine allogeno.
   Confesso che ho preso in mano il volume con una certa esitazione, sapendo trattarsi della rievocazione di legami familiari, come a volte se ne leggono. Sospirosi o celebrativi, se non ambo le cose insieme.
   Nulla di più lontano ed estraneo ai modi della narrazione e alla sostanza dei contenuti. Già le prime pagine, coinvolgenti, mi hanno avvolta e quasi trascinata alla lettura continua di tutto il libro, dove l’abilità della pittrice si tramuta in arte narrativa dettata non da artifizi retorici atti a strabiliare, ma da sentimenti che la lettrice recepisce veri, vissuti gioiosamente e talora intimamente sofferti.
   Fa da sfondo la vita corale di quello che è stato il borgo marinaro di S.Terenzo, con usanze, personaggi, figure, eventi condivisi o contrastati, in un linguaggio univoco e assonante che esprime parametri comuni di valutazione del quotidiano di sempre, stratificati da secoli di tradizione tramandata da una generazione all’altra, sulla scena d’un golfo che ha affascinato i poeti, dove i due castelli si fronteggiano e richiamano alla Storia. I personaggi, della famiglia o del contesto sociale, vi si muovono a loro agio come sul palcoscenico consueto, ove ognuno, consapevolmente o inconsapevolmente, è pirandellianamente chiamato a rappresentarsi, se vuol essere.
   E la protagonista, sebbene non nell’alfieriana dimensione titanica del volli, sempre volli, fortissimamente volli, tuttavia vuole essere ed è stata. Tutta la sua vita, fino all’ultimo, nella poliedricità del suo agire, nell’inventiva sempre rinnovata, questo fine costante ha sempre perseguito nella varietà del suo impegno e del suo modo di essere: lasciare di sé una traccia oltre l’effimero. Più dei riconoscimenti ufficiali, pur prestigiosi, più dei numerosi articoli di giornale, gli amici, ma soprattutto la figlia che meglio di ogni altro l’ha conosciuta, avendola “vista in casa”, come direbbe il De Sanctis, ha fermato nel tempo il senso del suo essere, fissandolo in caratteri di bronzo, sì che chi legge il libro non abbia a lasciare ai posteri la sentenza. Carla ha voluto essere ed è stata. Sulla scena della vita sociale e associazionistica, nei valori della tradizione vissuta e trasmessa, nell’affetto verso le giovani generazioni. Ha calcato bene e con dignità il palcoscenico della vita, cosa assai difficile per tutti, ancor più per una donna, tuttora. Dietro le quinte siamo noi stessi: in tanti dietro le quinte depongono la maschera. Pochi rimangono se stessi, con le pulsioni più segrete, con le ferite più cocenti che agli altri non si mostrano. Ezia ha conosciuto sua madre nel profondo, l’ha amata e l’ama tanto più quanto più ha scoperto di quale profondo amore sia stata oggetto, un amore che credeva svelato e che invece scopre più grande ancora di quello che veniva manifestato, essendo in parte segretamente racchiuso nella riservatezza, come cosa preziosa. I sentimenti privati, quello che noi siamo dietro le quinte del palcoscenico della vita sul quale tutti siamo chiamati, sono la prova del nove, la cartina di tornasole di quell’immagine che agli altri noi rappresentiamo di noi stessi (Vera? Falsa?). L’avvocato burbanzoso di Pirandello non è quello che vuole apparire agli altri, ma quello che si manifesta al cagnolino usato come carriola al chiuso della sua casa, strumento in mano ad un folle, ignoto a tutti gli altri. Quello che Ezia scopre, un amore immenso in parte non rivelato, è l’esito commovente della cartina al tornasole, la prova del nove di quello che Carla ha nutrito per lei, ed è quanto lega le due donne nel sogno della Casa Buona.
Ma la scena intimistica e familiare non è china su se stessa: anzi essa è animata e irrorata dal contesto borghigiano dove, nel dramma del Novecento, la vicenda individuale si dimensiona e si nobilita in quella più vasta della Storia, come nell’episodio della contestazione della distruzione già deliberata delle case del borgo: un sacrilegio alla memoria storica del salvataggio di Garibaldi che in quelle case trovò rifugio!
La Storia soccorre alla distorsione affaristica e al tempo stesso garantisce ai borghigiani di poter ancora fruire delle proprie case nel borgo storico. La figlia narra la battaglia ideata da Carla contro l’affarismo e a noi sovviene Virgilio: Dux Foemina Facti, una donna a capo dell’impresa!. Virgilio dall’alto del suo genio comprese la grandezza di Didone, la sua capacità di guidare un popolo. Prerogativa maschile o maschilista?
   Non ho rilevato intento celebrativo nella narrazione e neanche vieto sentimentalismo. Anzi, a volte appare la franca naturalezza dell’osservazione che potrebbe apparire impietosa, senonchè è quella propria del bambino che rivela la nudità del re, ad es. quando la scrittrice analizza la fase critica del rapporto tra i coniugi e quello stesso tra madre e figlia, nel mezzo del conflitto.
   Carla comunque è, stavolta senza volerlo, il modello di riferimento di Ezia adolescente che la vede agire e ne spia le movenze dell’anima desiderando somigliarle, ma si ritrae constatando la fissità della crisalide rispetto al volo della farfalla. L’imitazione diviene alfine emulazione, il processo di formazione è compiuto allorché da "una parte" Ezia donna s’identifica nella sofferenza della moglie tradita (v. Il garage di Carla) e dall’altra educa i suoi figli ad un rapporto diverso da quello impostato con lei da sua madre.
   Il ritmo narrativo s’impernia sulle varie sequenze che alla fine si riordinano nel quadro complessivo nel quale emerge la poliedrica figura del personaggio, rappresentato con acuta e nello stesso tempo benevola osservazione, anche nei suoi chiaroscuri, con un realismo che s’arresta sulla soglia dei distinguo insondabili, per ricomporre una figura a tutto tondo. L’esito è positivo: il tempo è ritrovato, il senso delle cose ricostruito, il futuro disegnato in quel tocco di magia che permette ad Ezia di spargere fiocchi di luna e coriandoli di cielo sull’immagine della madre, rendendola interessante anche agli occhi di chi, come me, non l’ha conosciuta.

Angelina Magnotta


Angelina Magnotta  Presidente dell'Archeoclub d'Italia, sede Apuo Ligure dell'Appennino Tosco Emiliano. Ispettore onorario per l'Alta Lunigiana, collabora con le Soprintendenze Archeologiche della Toscana e dell'Emilia,  ha pubblicato sue scoperte di reperti importanti di storia locale,sull'Archivio Storico della Deputazione di Storia patria per le Province Parmensi. Pubblico  argomenti storici ed etno-antropologici, con il Centro Lunigianese di Studi Giuridici di Pontremoli, con il Centro Aullese di Studi Lunigianesi, con il Centro di Studi Romei di Firenze del quale è socia, in collaborazione col noto Prof. Renato Stopani, il più importante autore e studioso della Via Francigena etc. Ha pubblicato importanti studi sulla scoperta della viabilità arcaica e storica e su reperti storici relativi a borghi lunigianesi, quali: Cervara e il Passo del Borgallo, Guinadi, S.Lorenzo, Pracchiola, e a borghi emiliani quali: Valdena, Cirone, Bosco di Corniglio e Corniglio stessa, Fornovo di Taro. E' di questi ultimissimi giorni la pubblicazione del secondo volume del "Parco Lunigianese delle Incisioni Rupestri".
Scrive i libri: "Bartali e la Shoah Campione di ciclismo e umanità." Apre il Dossier Bartali a Yad Vashem, Gerusalemme, per il riconoscimento del Nostro come Giusto tra le Nazioni. In occasione della X tappa del Giro d'Italia, ha ottenuto il discorso della commemorazione ufficiale di Bartali (maggio 2014) nel Teatro Civico di Salsomaggiore, su invito del Comune e della Federazione Ciclistica Nazionale. Il discorso è entrato nella pubblicazione di un volume intitolato 2Cento volte Bartali", cui hanno collaborato grandi nomi, oltrettutto in confidenza con Bartali, come sandrino Picchi, Sergio Zavoli, etc. di prossima presentazione a Firenze. Scrive e pubblica - “La spongata e lo Zelten tra Via Francigena e Via Teutonica e -"Il Parco Lunigianese delle Incisioni Rupestri e altri scritti


E’ concesso l’utilizzo del testo o parte di esso ai soli fini di studio citando l’Autore del libro, l'Autore della recensione e il Blog di Sala Culturale CarGià come fonte.

Ringrazio sentitamente
Ezia Di Capua

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