giovedì 21 luglio 2011

Giuseppe Luigi Coluccia: MATERIA, FORMA, LEGGIADRIA - Ceramica Raku di Mariagrazia Lazzeri

Dalla pittura alla scultura.
Il passo breve, due arti contigue che vivono e operano di frequente nello stesso artefice. Per quanto finzioni della realtà, sono recepite messaggio di tradizione classica, che risale all’Oriente, a Ellade e Roma, a Giappone, Cina, India. Difficile dire perché Mariagrazia abbia scelto la ceramica. Comunque, qualche domanda le faremo nel corso della presentazione. Sulla ceramica raku (o rakù, dicono i giapponesi), una prima considerazione facciamo, nel senso che la sua tradizione, in genere, presenta aspetti essenziali la proprietà e la  funzionalità. La scultura in ceramica continua l’attività grazie alla sua preziosità. Ha connotati aristocratici, di valore.

Com’è la scultrice Lazzeri? La sua scelta?
Dal curriculum ricavo: la sua professione, dal 1987. Ha scelto una scuola e frequentandola si è dedicata alla scultura raku, tecnica giapponese del Cinquecento, si è immersa in quella storia e in quelle operazioni secondo rituale – quasi liturgie – in cui la mano dell’artefice è prodigio, al quale si associa l’emozione della cottura con l’esito finale. Bisogna rappresentarsi la situazione: il pezzo incandescente viene estratto dal forno, immerso in acqua fredda dopo essere stato posto in ossidazione secondo una durata variabile. Dal 1998 l’artista Lazzeri ha seguito i corsi dell’Auser della Spezia, ha partecipato a mostre amatoriali con successo, si è resa conto praticamente dell’ l’interesse e apprezzamento a questo genere di lavori. D’allora le “esposizioni” e mostre sono state frequenti. Al centro “Allende” marzo 2004 e settembre 2005, con una menzione delle sue sculture raku. Al Comune di Lerici giugno 2006, a San Terenzo luglio 2008 – da notare questa mostra personale per la partecipazione di autorità e di pubblico e per il premio speciale da lei conseguito in grazia della felice manualità. Alla sala polivalente di Follo dicembre 2008, in occasione della XIII° collettiva “Piccoli scrigni grandi tesori”, promossa dal direttore artistico Giobatta Framarin dove ha conquistato una mozione speciale. Ancora a Lerici agosto 2009 in cui ha conseguito il premio per la dimostrazione pubblica di tecnica raku e cottura. Infine, a San Terenzo settembre 2010 altro premio alle sculture  realizzate con tecniche antiche.
Attualmente si dedica agli alunni di scuole elementari e medie in corsi propedeutici.
La tecnica usata dalla ceramista Lazzeri nel creare il pezzo scultoreo è completamente e rigorosamente manuale. Le sculture sono frutto di fantasia ed estro dell’artista, la quale adopera due cotture, l’una in forno elettrico a 920 gradi, l’altra in forno a gas dopo aver ossidato e cristallizzato a 980 gradi l’oggetto, tolto incandescente e messo in riduzione per alcuni minuti, poi immerso in acqua fredda avendo una temperatura di 750 gradi. La differenza termica causa talvolta delle rotture sul pezzo in lavorazione, che non incidono più di tanto sul pregio artistico, sulla bellezza o leggiadria dell’opera. Lo shok termico genera cralet, colori e lustri singolari irripetibili. Il raku è fenomeno della natura in cui agiscono terra fuoco e acqua nella manualità che sa esprimere l’artefice 
Ho esaminato alcune sculture di Mariagrazia.
Anzitutto, le prime due che chiamo:  Catini di luce, Armonia di conchiglie.  Il piacere della materia docile tra le mani trasmette una sensualità e un fare plastico che avvicina l’opera al creatore. Non importa grandezze e universalità, l’artefice che lavora il raku è  una sorta di demiurgo della natura, un piccolo dio della materia. Guardo ora altre sculture che chiamo: Intreccio di conchiglie Sfere sovrapposte, Ovale e cilindroForma leggiadra.  La materia nelle mani di Lazzeri obbedisce alla dolcezza dei segni, al gioco dei volumi che ricevono luce e chiaroscuro, ai riflessi e alle rotondità che raccolgono le colature di colore che va dall’argilla resistente, ai granelli di rosso cupo, ai pigmenti perlacei, alle linee che si partono e ritornano come alati al nido. L’”ovale” e il “cilindro” sul fondo nero balzano nella luce con bei riflessi volumetrici, grigi e bianchi, con filamenti cupi, con effetti cromatici pregevoli. Quella che ho definito “forma leggiadra” riassume forse il senso globale della visione estetica. Credo che l’artista Lazzeri abbia ormai acquisito i connotati per essere elevata a professionista della ceramica raku in Lunigiana, anche se non è largamente conosciuta in questa arte raku.
Materia forma leggiadria ho chiamato il raku di Mariagrazia.
Quanto alla tecnica, ho riportato la sua descrizione. La origine della ceramica raku risale all’epoca Momoyama (secolo XVI); il primo arista è un coreano, Chojiro, produttore di tegole, che crea le prime tazze per la cerimonia del tè. Raku significa comodo, rilassato, piacevole, e si manifesta nel sobborgo Kyoto da cui si estrae l’argilla, forse ancora oggi. Altro nome è quello del cinese Ameya, che aveva portato in Giappone l’arte raku. Il valore delle ceramiche raku è molto elevato – esse sono molto ricercate.
Colori del raku: smalto bianco, “cristallina, ossido di stagno (opacizzante); sullo smalto bianco si possono applicare altri smalti, ossidi o nitrati metallici (ossido di rame per il verde con riflessi color rosso, ossido di cobalto per il blu, ossido di manganese per il violetto/melanzana, nitrato d’argento per effetti madreperlacei dorati). E’ la scultura raku per le feste, spettacoli, esposizioni. Occorrono un forno e un tornio.
Oggi le gallerie raku sono assai diffuse.
Si può dire che l’arte raku risale al VI millennio a.C.
Ne sa in approfondimenti Ornella Paoli Rambelli, che esprime una vocazione naturalistico-ambientale. Arcidosso e Grosseto sono centri Raku famosi. La Rambelli crea arazzi, composizioni batik, acquerelli, secondo la tradizione toscana, e oggi vi ha aggiunto il raku. La gallerie raku sono molto prestigiose e utili: caffettiere, tazze (per tè), bottiglie e bicchieri, portafiori di varie dimensioni, sopramobili ornamentali, miniature a rilievo, minisculture religiose o profane, portalampade, ecc. Utensili e teiere non erano solo apprezzati dall’imperatore nel medioevo, erano anche ricercati dal popolo.
Oggi il raku è diffuso in varie parti del pianeta: Stati Uniti, Inghilterra, Italia, Germania, Olanda, Grecia. Si deve a Bernard Leach, artista inglese (morto nel 1979) il manuale Raku, fonte tuttora di conoscenze preziose.
Certo, Mariagrazia con l’arte raku, si è fatta un patrimonio di nozioni ed esperienze tecniche: lei conosce gli smalti di base, gli ossidi metallici coloranti, le varie tonalità, i fenomeni sorpresa che sono tuttavia sempre accolti con interesse.  La sua ceramica raku è arte preziosa, indubbiamente, ma anche difficile. Bisogna procedere equipaggiati. Con prudenza. Con precauzione.
Di questa mostra di Lazzeri noi siamo ammiratori, amici. E tra noi, non si sa mai, anche seguaci.

Prof. Giuseppe Luigi Coluccia

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