Sezione - CORO LIRICO LA SPEZIA
ALBERTO PALOSCIA |
ALBERTO PALOSCIA: La sua
carriera è intensa la sua città natale è Firenze. Ricercatore e
musicologo, collabora regolarmente alle pubblicazioni del Teatro Comunale di
Firenze e del Maggio Musicale Fiorentino. Si occupa di organizzazione musicale;
ha ricoperto la carica di Consulente Artistico del Cantiere Internazionale
d’Arte di Montepulciano. Viene insignito del prestigioso Premio Internazionale
Luigi Illica, regista di moltissime opere, docente di una masterclass di
interpretazione e di arte scenica sull’opera verista presso la Sicilia Opera
Academy di Catania. Dal maggio 2012 è docente di un seminario dedicato
all’organizzazione e alla gestione di eventi musicali presso l’università di
Firenze. Viene insignito del Premio Antonio Bacchelli a Livorno e del Premio
Circeo Lirica Nella sua veste di direttore artistico del Teatro di Livorno
favorisce importanti coproduzioni e scambi internazionali.
Riapre il
restaurato Teatro Goldoni di Livorno, nel gennaio 2004, alla presenza del
Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, con “Cavalleria
rusticana” di P. Mascagni.
Alberto Paloscia, sarà
regista di “Cavalleria Rusticana” che andrà in scena sabato 01 Ottobre, al
Teatro Palmaria della Spezia, mi ha concesso in esclusiva per Sala Culturale
CarGià l’intervista di seguito pubblicata che verrà estesa solo parzialmente ai
quotidiani on line.
Lo ringrazio
moltissimo, grata e onorata per la sua amicizia, cortesia e disponibilità,
contraccambiando stima e simpatia lo
saluto caramente anche a nome di tutti i lettori.
Ezia
Di Capua
Rinnovo
il mio grazie innanzitutto per la
disponibilità a realizzare questa intervista.
Di solito chiedo agli intervistati di
raccontarmi dei loro studi e dei loro esordi, ma in questo caso devo proprio
fare un'eccezione, perché a nessuno altro avrei potuto fare la domanda che
segue:
Uno dei tuoi grandi traguardi professionali è la riapertura con Cavalleria
Rusticana di P. Mascagni, del
restaurato Teatro Goldoni di Livorno, nel gennaio 2004, alla presenza del
compianto Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi scomparso
purtroppo in questi giorni. Cosa può raccontarci dell’evento?
E' stata per me un'esperienza assolutamente unica. Il Treatro
Goldoni di Livorno, uno dei teatri storici più antichi e prestigiosi della
Toscana, luogo d'elezione delle opere di Mascagni, tornava a rivivere dopo
oltre vent'anni di chiusura e dopo un lungo periodo di lavori di
ristrutturazione e di restauro. La Cavalleria
di riapertura fu affidata a un grande direttore mascagnano, nonché mio
amico personale, il M° Massimo De Bernart, che fu anche direttore musicale
dell'Opera Giocosa di Savona, prematuramente scomparso. Massimo era gravemente
ammalato, ma portò a termine il suo compito con grande energia e con una
lettura memorabile del capolavoro di Mascagni, lasciando un segno indelebile
nel pubblico livornese. Ricordo con grande commozione anche il Presidente
Ciampi, che da livornese doc e grande
appassionato della musica di Pietro Mascagni – nel 1935, proprio al
Goldoni, ancora in calzoncini corti,
aveva assistito alla prima livornese dell'ultima fatica teatrale del musicista
labronico, con l'Autore sul podio – salì sul palcoscenico alla fine dell'opera
per abbracciare tutti i componenti del cast. Aveva le lacrime agli occhi: finalmemte
riapriva il Teatro della sua città!
Nella luce della tua carriera prestigiosa hai firmato la regia di
moltissime opere e più volte la regia di Cavalleria Rusticana, in questa
prossima messa in scena dell’opera al Teatro Palmaria della Spezia sabato 01
ottobre, vorrai certamente lasciare la tua impronta interpretativa, in che
modo?
Penso che la Cavalleria di La Spezia sia la quinta
produzione del capolavoro mascagnano sulla quale metto la mia firma, sempre in
stretta sinergia con il drammaturgo Serglio Licursi, con cui collaboro dal
1994, anno del mio debutto come regista d'opera. Questa Cavalleria svilupperà l'idea già esplorata in altre precedenti
versioni: quella di liberare un titolo spesso confuso con il verismo più
esteriore dalle incrostazioni di certe edizioni old fashion e di restituirle il respiro di una grande tragedia
mediterraneo, dove le grandi passioni dei personaggi – in particolare quello di
Santuzza, autentico 'cuore' dell'opera – portano inesorabilmente alla
catastrofe finale – la morte di Turiddu, autentico rito sacrificale - con la scansione propria di una “sacra
rappresentazione”: non dimentichiamo che la vicenda di Cavalleria si svolge nelle festività pasquali, nelle quali si
celebrano il Sacrificio e la Resurrezione di Cristo. Ritengo che Cavalleria rusticana racchiuda in sé
tanto il respiro della tragedia greca quanto la ritualità del dramma religioso.
Con quale opera ti
senti di avere maggiori affinità?
Nella mia
attività di regista ho spaziato da Haydn a Mozart, da Bellini a Donizetti, da
Verdi a Puccini, Mascagni e Leoncavallo.
Naturalmente il repertorio in cui mi trovo a mio agio è quello verista, con cui
ho un forte legame anche come studioso e musicologo. L'opera che mi ha dato più
soddisfazione è stata forse Madama
Butterfly di Puccini, non ti nascondo comunque che amerei affrontare
altri due titoli che mi sono particolarmente cari: La fanciulla del West di Puccini e Adriana Lecouvreur di Cilèa. Altri sogni nel cassetto: i titoli
shakespeariani di Verdi, avendo già affrontato con successo Otello, avrei desiderio di mettere in
scena Macbeth e Falstaff
Nella
tua veste di Direttore artistico del Teatro di Livorno favorisci importanti
coproduzioni e scambi
internazionali.
Puoi parlarcene più approfonditamente?
Lavorare nel
nome di Mascagni, che il 'filo conduttore' delle stagioni del mio teatro,
significa intrecciare rapporti con teatri stranieri: Mascagni, poco eseguito in
Italia, è molto amato all'estero – soprattutto in Germania, Austria, nei paesi
dell'Est europeo e in America Latina -, dove era conosciuto e apprezzato anche
nella sua veste di direttore d'orchestra. Quando parlo di Mascagni all'estero,
parlo non solo di un grande musicista che ha avuto il ruolo di fondatore del
melodramma cosiddetto “verista” - lo stesso ruolo che ha avuto Giovanni Verga
in letteratura – ma di un uomo di teatro di respiro europeo, che ha saputo
immergersi, dopo la partenza 'naturalistica' di Cavalleria, nelle più
diverse temperie della cultura del suo tempo: simbolismo, esotismo, decadentismo
ed espressionismo. Mascagni, in poche parole, viene visto fuori dal suo paese
come un'emblema della cultura italiano. Dopo l'importante coproduzione di Guglielmo
Ratcliffcon l'Opera di Bonn nel 1995, con la regia di Giancarlo Del Monaco,
figlio del grande tenore Mario, sto proseguendo, grazie al sostegno e
all'entusiasmo del nuovo direttore generale del Teatro Goldoni, Marco Leone,
nella diffusione ddell'opera di Mascagni all'estero: sto lavorando a concrete ipotesi di coproduzioni
con teatri del Giappone, dell'Inghilterra, della Serbia e della Macedonia. Non
sono mancate coproduzioni anche con opere non mascagnane: vorrei ricordare lo
storico Flauto Magico del 1999
con la regia di Lindsay Kemp realizzato in sinergia con i teatri di Santander,
Bilbao e Santiago di Compostela e La Gioconda di Ponchielli allestita in
coproduzione con l'Opera Nazionale di Atene nel 2005.
Soprattutto
la passione e l'amore per il mio lavoro. Frequento la musica e il teatro
d'opera fin da giovanissimo essendo cresciuto in una famiglia di appassionati e
sono sempre stato guidato, fin quando ho iniziato a lavorare in teatro, ormai
oltre trent'anni fa, dall'Amore per un'arte meravigliosa e in grado di elevare
l'umanità, grazie alle emozioni che riesce a trasmetterei : la Musica, appunto.
Forse è questa mia caparbia volontà di servire la musica e il teatro che mi ha
valso i premi e i riconoscimenti alla mia carriera.
Hai qualche aneddoto simpatico
della tua carriera da raccontarci?
Ne avrei moltissimi, divertenti anche meno
divertenti, perchè la vita in Teatro è bella e appagante, ma anche irta di
problemi e di difficoltà. Più che di aneddoti vorrei ricordare le grandi
personalità che mi hanno 'iniziato' alla musica e hanno contribuito alla mia
crescita e alla mia maturazione professionale: in particolare i direttori
d'orchestra Riccardo Muti, Gianandrea Gavazzeni e Bruno Bartoletti, il
compositore e regista Sylvano Bussotti, il direttore artistico Luciano Alberti,
con cui ho lavorato per molti anni nella mia gavetta al Maggio Musicale
Fiorentino e il grande compositore Luciano Berio.
Docente di una masterclass di interpretazione
e di arte scenica sull’opera verista presso la Sicilia Opera Academy di
Catania, quali sono le soddisfazioni e le
difficoltà maggiori in questa professione?
Credo molto
nell'attività didattica e nella formazione di giovani cantanti, a Livorno da
parecchi anni sto curando un'accademia di alto perfezionamento sull'opera di
Mascagni e sul verismo in musica, che da quest'anno si chiama “Verismo Opera
Studio” e della quale è stata allieva la bravissima Cristina Martufi, la nostra
interprete di Santuzza. Nella mia veste di docente e nelle master che tengo
spesso assieme a Setrgio Licursi cerco di fare avvicinare i giovani cantanti ai
loro personaggi con maggiore naturalezza e libertà, seguendo la psicologia dei
vari ruoli, ma soprattutto assecondando le tensioni della musica. E' un lavoro
bellissimo, che mi ha dato enormi soddisfazioni. Le maggiori difficoltà? Quello
di far capire ai ragazzi, spesso condizionati da vecchi condiziionamenti
scolastici, che l'opera è una forma di spettacolo moderna, non imbalsamata, che
il cantante deve essere anche un attore e che il melodramma deve essere
trasmesso alle giovane generazioni con la stessa freschezza e vitalità con cui
vengono affrontate altri generi, quali il cinema, il teatro di prosa e il
musical.
Cosa ha significato
essere regista nei maggiori teatri
internazionali?
Ha influito anche sul
modo di concepire l'opera?
All'estero ho
avuto occasione di lavorare in Spagna, in Germania, in Turchia, in Giappone e
in Corea. I miei contatti mi hanno insegnato che all'estero l'opera è
considerata una grande forma di spettacolo, sia dalla politica che dalle
istituzioni, nonché una delle espressioni più alte e genuine della cultura
italiana. Frequentando i teatri della Germania ho appreso che il teatro
dell'opera può essere 'riletto' in una visione più moderna, più vicina alle
problematiche del nostro tempo: questo ha radicato in me la convinzione che,
senza tradire ciò che gli Autori hanno scritto e soprattutto senza violentare
la musica – cosa che oggi avviene spesso, anche in Italia -, è indispensabile
trasmettere il pubblico i grandi capolavori del passato – penso soprattutto a
Mozart, Verdi, Wagner, Puccini, Strauss – con un linguaggio più vicino alla
sensibilità dei nostri giorni, per avvicinare soprattutto il pubblico delle
giovani generazioni. In Europa, in Giappone e in Corea, paesi dove il teatro
d'opera è concepito proprio come un servizio culturale per la polis, le sale sono sempre gremite e
sono frequentate da un pubblico la cui media anagrafica è sempre più bassa.
Da dove credi che
abbiano origine i limiti nella ricezione dell'opera da parte delle nuove
generazioni?
Dalla vecchia
convinzione che l'opera lirica sia una forma di spettacolo antiquata e
imbalsamata. Quando ero giovanissimo era molto difficile che un ragazzino della
mia età frequentasse spettacoli lirici, io sono stato molto fortunato perchè la
mia famiglia e i miei insegnanti mi hanno inculcato questa passione. Oggi i
giovani, grazie al lavoro effettuato dalle scuole e dai teatri con le prove e
le recite aperte al pubblico scolastico, sono molto favoriti e spesso diventano
veri e propri appassionati. A questo ha
giovato anche la diffusione dell'opera lirica in streaming in
televisione, al cinema e sul web.
Quali sono il principale pregio e il
peggior difetto di Alberto Paloscia?
Il maggior pregio è quello di amare profondamente il proprio lavoro, al
di là di interessi personali ed economici e di affrontarlo, dopo tanti anni,
con lo stesso irrefrenabile entusiasmo. Tutte le volte che assisto a un'opera o
la metto in scena, provo sempre l'emozione della prima volta. Il mio difetto: è
quello di essere troppo libero, di non farmi condizionare nelle mie scelte
artistiche e di non venire a compromessi.
Questo ha favorito molta stima nei miei confronti, ma ha creato anche
qualche motivo di acredine e di inimicizia. Un sassolino nella scarpa da
togliermi: quando ho iniziato a lavorare in teatro, qualche decennio fa, alla
loro guida c'erano direttori artistici esperti e competenti; oggi, in qualche
teatro importante, ci sono i raccomandati della politica che spesso non
capiscono di voci e di casting e il più delle volte affidano tutto alle agenzie
liriche; le quali sono un supporto necessario al nostro lavoro e alla
promozione dei cantanti, ma che non devono mai sostituirsi al ruolo del
direttore artistico.
Vuoi lanciare un messaggio ai giovani?
Il teatro d'opera è bellissimo e affascinante e il melodramma è la forma
di spettacolo più completa, unendo la voce e il gesto alla musica,
all'orchestra, alla scenografia; è una forma di teatro totale
come diceva
Wagner. I giovani devono frequentarlo e imparare ad amarlo. Vorrei anche dire
ai giovani cantanti di non disperare della situazione di crisi econonica e
istituzionale che i teatri d'opera stanno attraversando, di perseverare nello
studio e nel loro lavoro e di puntare sulla gavetta nei piccoli teatri per
farsi le ossa. Un'esperienza come quella di La Spezia deve essere vista come un
esempio per la crescita e la formazione di un cantante che si misura con un
grande capolavoro come Cavalleria di Mascagni. Sono orgoglioso di avere
fatto debuttare a Livorno artisti che poi hanno fatto una grande carriera:
penso ai soprani Fiorenza Cedolins, Svetla Vassileva, Paoletta Marrocu, ai
baritoni Gazale, Vitelli, Guelfi e Mastromarino, tanto per citare qualche nome.
Quindi bisogna guardare al futuro con entusiasmo e spirito costruttivo, al di
là del momento storico che stiamo vivendo.
La Spezia 27 Settembre 2016
Ezia Di Capua – Curatore Associazione Coro Lirico La Spezia
Immagini e quanto
utile per la promozione artistica sarà pubblicato nel Blog di Sala CarGià,
contenitore, archivio e testimonianza storica dell’arte e della cultura in
transito nel Golfo dei Poeti: http://salacargia.blogspot.it.INTERVISTA PUBBLICATA ON LINE A CURA DI EZIA DI CAPUA clicca sul link per leggere
LA GAZZETTA DELLA SPEZIA
http://www.gazzettadellaspezia.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=59098:sabato-1-ottobre-al-teatro-palmaria-cavalleria-rusticana,-intervista-al-regista-alberto-paloscia&Itemid=10004
CRONACA4
http://laspezia.cronaca4.it/2016/09/27/alberto-paloscia-regista-cavalleria-rusticana-al-teatro-palmaria/43343/
LA NAZIONE articolo di MARCO MAGI
MARTEDI 27 SETTEMBRE 2016
LA NAZIONE MARTEDI 27 SETTEMBRE 2016 |
TEATRO
PALMARIA - LA SPEZIA
Cavalleria rusticana - Melodramma
in un atto
Musica di Pietro Mascagni
Libretto di Giovanni
Targioni-Tozzetti e Guido Menasci
Regia
Alberto Paloscia
SABATO 01 OTTOBRE 2016 alle ORE 21,15
INGRESSO Euro
15,00
per info:
0187 757075 –
Teatro Civico
0187 734253 -
Biso
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