martedì 19 luglio 2016

SALA CARGIA' ATELIER A CIELO APERTO 2016 - “FORUM” - TAVOLO DELLA CULTURA - ATTI DEL FORUM: Gabriella Mignani

Sala Cultural CarGià - Promozione Artistica 2016
Sezione - SALA CARGIA' ATELIER A CIELO APERTO
  17 LUGLIO- Sala CarGià - Atelier a cielo Aperto – Simposio d'arte e cultura -  Parco Shelley 
-                    FORUM”  - TAVOLO DELLA CULTURA con Fabrizio  Mismas, Gabriella Mignani,  

ARTEMISIA GENTILESCHI
Quando Ezia mi ha invitato a partecipare a questa tavola rotonda sull'arte, mi sono chiesta quale fosse un argomento da poter affrontare senza banalizzare o, al contrario, rendere pesante o inopportuna una conversazione estiva  in questa bellissimo luogo, intitolato, appunto, a una donna scrittrice, Mary Shelley, nata Wollstonekraft Godwin.
  Così, ho pensato che proprio il fatto di essere in questo luogo magico, potesse essere un incentivo a discutere sull' arte al femminile, se esiste, e se sia possibile, senza saperlo, distinguere, sia nell'arte visiva, che nella scrittura in prosa o in poesia, se l' autore sia uomo o donna.
  Proprio l' opera più famosa di Mary Shelley, Frankestein, sembrerebbe liquidare il problema: chi avrebbe pensato, soprattutto a quei tempi, che l' autore di una simile, inqietante storia, per molti aspetti profetica, potesse essere una giovane donna?
  E infatti, l' opera venne data alle stampe anonima con uno prefazione del marito, il poeta Percy Bysshey Shelley e, per anni,  nessuno sospettò che l'autore fosse una donna. Cosa, peraltro, frequente nell' Ottocento: molte scrittrici, timorose di esporre la propria sensibilità a un' opinione pubblica non sempre benevola nei confronti delle donne, si trinceravano dietro pseudonimi, spesso maschili, riuscendo benissimo a non far trapelare la loro vera identità.
 Cito per tutte George Sand e George Eliot, ma anche Charlotte Bronte, all' inizio, non si era firmata col suo vero nome.
  Nel dibattito sull' arte “ di genere “ ,  le opinioni e le conclusioni cui si è giunti ( specie nel corso del Novecento e in particolare dagli anni '70 in poi ) sono state le più diverse: in linea di massima, sembra che per la poesia le distinzioni di genere siano più facili, rispetto alla prosa e alle arti visive.  Ma tutto è molto opinabile e ovviamente diverso da caso a caso.
  Inoltre, il femminismo ha considerato riduttivo e quasi sminuente, per la donna, considerarla diversa dall' uomo e quindi artefice di una produzione artistica “femminile”, sia nelle arti visive che nella letteratura.
  La donna artista, peraltro, ha dovuto affrontare, nel corso dei secoli, problemi e ostacoli di ogni tipo per affermare la propria vena artistica: tutto ciò che proiettava la donna fuori dalle mura domestiche e dal suo ruolo non era visto di buon occhio dalla societa dei secoli scorsi.  Ma anche avere uno spazio tutto per sé era a volte difficile se non impossibile: per le pittrici, soprattutto, avere un luogo dove dipingere era quasi un' utopia e infatti le acqerelliste erano la maggioranza tra coloro che si dedicavano alle arti visive, proprio per la possibilità di dipingere “ en plein air “,  senza “contaminare” lo spazio domestico, ma nello stesso tempo senza allontanarsene troppo, rimanendo magari nell' ambito dei giardini o dei parchi.
  Diverso era il caso (rarissimo) di chi operava in bottega: famoso quello di Artemisia Gentileschi, pittrice di scuola caravaggesca, attiva nella prima metà del XVII secolo prima a Roma e poi a Napoli.  Artemisia affiancava il padre Orazio nella sua attività di pittore, superandolo in bravura e, putroppo, attirando le attenzioni morbose di un altro allievo di bottega, Agostino Tassi, che, pare, abusò di lei e fu da lei denunciato per stupro.  Tassi venne processato e condannato e Artemisia divenne l' esempio per tutte le donne che vogliono affermare la propria vena artistica e la propria indipendenza.  Anche se, soprattutto a quei tempi, il prezzo da pagare era spesso molto alto.
Oggi, il ruolo della donna nell' arte è molto cambiato. Dall' essere prevalentemente oggetto di rappresentazione, le donne sono diventate sempre più protagoniste e autrici, guadagnando visibilità e peso, e la scena artistica attuale è molto ricca di proposte ed esempi che scaturiscono direttamente dalle sue interpreti.  Anche se, nelle arti visive, rimane alto il divario, rispetto agli uomini, tra chi studia e chi applica i saperi, ossia tra chi, avendo scelto un percorso di studi di tipo artistico, si dedica poi effettivamente alla creazione di opere d'arte.
  Rimane, insomma, prevalente il ruolo della donna come colei che trasmette il sapere, quasi che l'ambito privilegiato della creazione femminile sia, ancora oggi, quello della maternità.
 Anche nel nostro territorio, è aumentata notevolmente la partecipazione delle donne alla vita culturale e artistica.
Molte artiste, oggi, alla Spezia, testimoniano ogni giorno la volontà e il coraggio di conquistare un proprio modulo compositivo, pur in un contesto non facilissimo, che Ferruccio Battolini definiva “la magmatica situazione dell'arte contemporanea“. E proprio Battolini aveva dedicato una parte della sua donazione di critico d' arte all' altra metà del cielo, creando un personale ma ancor oggi valido spartiacque nel panorama artistico locale.
  Per non fare torto a nessuna delle molte artiste che oggi rendono così variegato il nostro piccolo
mondo spezzino ( piccolo, però solo in senso geografico...), alcune delle quali  ho avuto anch' io
l'orgoglio di recensire, cito solo due artiste ormai scomparse, che hanno degnamente rappresentato il paesaggismo ligure del Novecento: Tina De Strobel, acquerellista e  Maria Questa, protagonista di primo piano del  “ Premio del Golfo “. 
 Tutte e due (la prima spezzina di nascita, la seconda di adozione), con le loro opere, hanno reso  omaggio alla Liguria e ai suoi splendidi paesaggi, che hannointerpretato  con grande sensibilità femminile, ma nello stesso tempo, con padronanza di tecnica e rigore formale.

  
      Gabriella Mignani


  

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