Sezione - SALA CARGIA' ATELIER A CIELO APERTO
- “FORUM” - TAVOLO DELLA CULTURA con Fabrizio Mismas, Gabriella Mignani,
ARTEMISIA GENTILESCHI |
Quando Ezia mi ha invitato a partecipare a questa
tavola rotonda sull'arte, mi sono chiesta quale fosse un argomento da poter
affrontare senza banalizzare o, al contrario, rendere pesante o inopportuna una
conversazione estiva in questa
bellissimo luogo, intitolato, appunto, a una donna scrittrice, Mary Shelley,
nata Wollstonekraft Godwin.
Così, ho
pensato che proprio il fatto di essere in questo luogo magico, potesse essere
un incentivo a discutere sull' arte al femminile, se esiste, e se sia
possibile, senza saperlo, distinguere, sia nell'arte visiva, che nella
scrittura in prosa o in poesia, se l' autore sia uomo o donna.
Proprio l'
opera più famosa di Mary Shelley, Frankestein, sembrerebbe liquidare il
problema: chi avrebbe pensato, soprattutto a quei tempi, che l' autore di una
simile, inqietante storia, per molti aspetti profetica, potesse essere una
giovane donna?
E infatti,
l' opera venne data alle stampe anonima con uno prefazione del marito, il poeta
Percy Bysshey Shelley e, per anni,
nessuno sospettò che l'autore fosse una donna. Cosa, peraltro, frequente
nell' Ottocento: molte scrittrici, timorose di esporre la propria sensibilità a
un' opinione pubblica non sempre benevola nei confronti delle donne, si
trinceravano dietro pseudonimi, spesso maschili, riuscendo benissimo a non far
trapelare la loro vera identità.
Cito per
tutte George Sand e George Eliot, ma anche Charlotte Bronte, all' inizio, non
si era firmata col suo vero nome.
Nel
dibattito sull' arte “ di genere “ , le
opinioni e le conclusioni cui si è giunti ( specie nel corso del Novecento e in
particolare dagli anni '70 in poi ) sono state le più diverse: in linea di
massima, sembra che per la poesia le distinzioni di genere siano più facili,
rispetto alla prosa e alle arti visive.
Ma tutto è molto opinabile e ovviamente diverso da caso a caso.
Inoltre, il
femminismo ha considerato riduttivo e quasi sminuente, per la donna,
considerarla diversa dall' uomo e quindi artefice di una produzione artistica
“femminile”, sia nelle arti visive che nella letteratura.
La donna
artista, peraltro, ha dovuto affrontare, nel corso dei secoli, problemi e
ostacoli di ogni tipo per affermare la propria vena artistica: tutto ciò che
proiettava la donna fuori dalle mura domestiche e dal suo ruolo non era visto
di buon occhio dalla societa dei secoli scorsi.
Ma anche avere uno spazio tutto per sé era a volte difficile se non
impossibile: per le pittrici, soprattutto, avere un luogo dove dipingere era
quasi un' utopia e infatti le acqerelliste erano la maggioranza tra coloro che
si dedicavano alle arti visive, proprio per la possibilità di dipingere “ en
plein air “, senza “contaminare” lo
spazio domestico, ma nello stesso tempo senza allontanarsene troppo, rimanendo
magari nell' ambito dei giardini o dei parchi.
Diverso era
il caso (rarissimo) di chi operava in bottega: famoso quello di Artemisia
Gentileschi, pittrice di scuola caravaggesca, attiva nella prima metà del XVII
secolo prima a Roma e poi a Napoli.
Artemisia affiancava il padre Orazio nella sua attività di pittore,
superandolo in bravura e, putroppo, attirando le attenzioni morbose di un altro
allievo di bottega, Agostino Tassi, che, pare, abusò di lei e fu da lei
denunciato per stupro. Tassi venne
processato e condannato e Artemisia divenne l' esempio per tutte le donne che
vogliono affermare la propria vena artistica e la propria indipendenza. Anche se, soprattutto a quei tempi, il prezzo
da pagare era spesso molto alto.
Oggi, il ruolo della donna nell' arte è molto
cambiato. Dall' essere prevalentemente oggetto di rappresentazione, le donne
sono diventate sempre più protagoniste e autrici, guadagnando visibilità e
peso, e la scena artistica attuale è molto ricca di proposte ed esempi che
scaturiscono direttamente dalle sue interpreti.
Anche se, nelle arti visive, rimane alto il divario, rispetto agli
uomini, tra chi studia e chi applica i saperi, ossia tra chi, avendo scelto un
percorso di studi di tipo artistico, si dedica poi effettivamente alla
creazione di opere d'arte.
Rimane,
insomma, prevalente il ruolo della donna come colei che trasmette il sapere,
quasi che l'ambito privilegiato della creazione femminile sia, ancora oggi,
quello della maternità.
Anche nel nostro territorio, è aumentata
notevolmente la partecipazione delle donne alla vita culturale e artistica.
Molte artiste, oggi, alla Spezia, testimoniano ogni
giorno la volontà e il coraggio di conquistare un proprio modulo compositivo,
pur in un contesto non facilissimo, che Ferruccio Battolini definiva “la
magmatica situazione dell'arte contemporanea“. E proprio Battolini aveva
dedicato una parte della sua donazione di critico d' arte all' altra metà del
cielo, creando un personale ma ancor oggi valido spartiacque nel panorama
artistico locale.
Per non
fare torto a nessuna delle molte artiste che oggi rendono così variegato il
nostro piccolo
mondo spezzino ( piccolo, però solo in senso
geografico...), alcune delle quali ho
avuto anch' io
l'orgoglio di recensire, cito solo due artiste
ormai scomparse, che hanno degnamente rappresentato il paesaggismo ligure del
Novecento: Tina De Strobel, acquerellista e
Maria Questa, protagonista di primo piano del “ Premio del Golfo “.
Tutte e due
(la prima spezzina di nascita, la seconda di adozione), con le loro opere, hanno
reso omaggio alla Liguria e ai suoi
splendidi paesaggi, che hannointerpretato
con grande sensibilità femminile, ma nello stesso tempo, con padronanza
di tecnica e rigore formale.
Gabriella
Mignani
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