martedì 3 settembre 2013

EZIA DI CAPUA " PROSPETTIVE IN ACQUERELLO 1976-2013 ": Recensione a cura di Maria Letizia Stangalino

                 
                     

EZIA DI CAPUA
                         Prospettive in Acquerello 1976 - 2013 
                         Recensione a cura di Maria Letizia Stangalino  

         Il titolo della mostra di Ezia Di Capua è già una dichiarazione programmatica: Prospettive in acquerello. Prospettive, appunto, e la prospettiva con la quale Ezia guarda al “suo” mondo è estremamente particolare. Infatti chi si reca alla sua personale può scegliere se semplicemente ammirare le opere esposte, vista la pregevole fattura, oppure osservarle attraverso una delle grosse lenti che sono a disposizione del visitatore: entrerà in un altro mondo. La tecnica utilizzata dalla pittrice, unica nel suo genere, il puntinismo, fa sì che emergano al loro massimo splendore tutti i particolari e una maggiore definizione delle forme rappresentate proprio grazie ad una semplice lente di ingrandimento. Inizia così un viaggio di scoperta: dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, dal microcosmo al macrocosmo, un fluire che ad occhio nudo si riesce a percepire soltanto parzialmente. L’osservatore che si limiti a guardare l’opera unicamente con i propri occhi, ne coglie sì una visione d’insieme, ne riceve un’emozione che rimane, però, a mio avviso, incompleta, sterile, poiché la pienezza della percezione la ottiene grazie al suo sguardo filtrato dalla lente, che svela a poco a poco le profondità del dipinto. Si può dire che in ogni opera si possono riscontrare più livelli: come avviene con la conoscenza del reale che dal particolare può arrivare all’universale e viceversa, così percorrendo l’acquerello, guidati dalla lente, le emozioni si sommano e si sovrappongono in un crescendo di stupore e rapimento. Le immagini che Ezia, in quasi quarant’anni di produzione, propone, spaziano in modo veramente ampio: alcune mostrano la semplicità di teneri giocattoli, ricordi d’infanzia: fu felice? Non lo si coglie, ma il clima di tranquillità e di protezione che infonde la stanzetta da bimbo rappresentata è tangibile; altre sono immagini legate alla mitologia, altre ancora propongono un’atmosfera onirica. Numerosi sono i richiami al rigore classico, quando vengono rappresentati sfondi che ricordano la Grecia antica, o all’equilibrio di forme geometriche che rimandano al dissertare dei primi filosofi. Vari dipinti riecheggiano gli stilemi settecenteschi, da neoclassicismo, con donne formose, ma dotate di grazia e leggiadria, inserite in ambienti di stampo classico. Non mancano accenni di reminescenza biblica o da miniatura medievale con immagini di donne tra le spire di giganteschi serpenti: curioso che privi di lente la donna quasi non appaia e la figura che si nota sia solo il serpente avvoltolato.  Meraviglia è il sentimento prevalente quando si è di fronte a queste opere. 
Il fascino degli acquerelli di Ezia sta sia nella forma: sono tecnicamente perfetti, sia nell’accostamento di temi ed immagini che riflettono la sua poliedrica personalità. Dominante è il rigore formale, come le note sul pentagramma, che dischiude ad un’armonia, qui, di forme e figure. Rigorosa Ezia nell’aspetto esteriore, rivela un animo sfaccettato dalle svariate risorse che non si rivela facilmente, ma se si ha in mano la lente giusta se ne apprezza la ricchezza. Come con le sue opere.
  
                                                                                                                              Maria Letizia Stangalino

Maria Letizia Stangalino è dottoressa in Linguistica generale, insegna inglese e tedesco nella scuola superiore. Stimatrice della parola scritta in tutte le sue declinazioni di genere con una predilezione per la prosa rispetto alla poesia. Ha inoltre una profonda passione per il mare é esperta velista e istruttrice.



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