sabato 21 luglio 2018

LA FAMIGLIA IN ITALIA – RELATORE ANDREA MARRONE – SALA CARGIA' ATELIER A CIELO APERTO VII Ed. a cura di Ezia Di Capua – foto di Alma Schianchi

Sala Culturale CarGià- Promozione Arte e Cultura 2018
Sezione - SALA CARGIA' ATELIER A CIELO APERTO 
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Non è facile parlare, oggi, di famiglia. Per prima cosa è la definizione stessa di famiglia a essere, in qualche maniera, liquida e soggetta a continui mutamenti e poi oggi più che mai è il concetto stesso di famiglia, la sua utilità sociale a essere diventata controversa. Nel mondo l'aggregazione sociale individuata come famiglia nasce con l'uomo. Se diamo per scontato uno stato primordiale di promiscuità, l'esigenza di accudire ai cuccioli d'uomo che, a differenza degli animali, diventano pienamente in grado di rendersi indipendenti dagli adulti solo dopo molti anni, porta in maniera spontanea al sorgere di forme associative all'interno delle tribù. La prima esigenza riguarda la prole che, nella società arcaica dei cacciatori-raccoglitori e, successivamente, in quella dei pastori, allevatori e agricoltori, rappresenta l'indispensabile apporto di forza lavoro e di elementi preposti alla difesa e alla conquista. La famiglia arcaica segue i ritmi lunari e ha in genere una struttura matrilineare come logica conseguente alla promiscuità che rende impossibile stabilire la paternità. È interessante comparare le società arcaiche con società contemporanee come quelle dei Boscimani in Africa del Sud o dei Dayak del Borneo dove sono le donne a svolgere un ruolo dominante e a assumersi prerogative organizzative mentre l'uomo si limita a cacciare e raccogliere delegando alle donne le funzioni di gestione del clan e spesso anche quelle sacerdotali. Anche se sarebbe molto interessante continuare a esaminare le molte forme aggregative del passato o di altre culture anche contemporanee mi porterò più vicino a noi esaminando la famiglia classica romana. La famiglia dell'antica Roma non era un nucleo ristretto alla coppia genitoriale e ai figli ma comprendeva tipicamente più gruppi genitoriali e i famigli, cioè i servi e gli schiavi, tutti sottoposti al Pater Familias, al patriarca. In questo clan familiare si poteva essere adottati tra consanguinei o anche tra estranei al clan e lo scopo della famiglia era quello di continuamente accrescerne il potere economico e politico anche tramite le adozioni e le politiche matrimoniali. È importante sottolineare come la famiglia romana fosse basata sul consenso e che non avesse una ufficializzazione, ci si dichiarava marito e moglie e bastava quello come pure bastava dichiararsi divorziati per concludere il matrimonio. È solo nel Medioevo che la famiglia per essere tale comincia ad avere bisogno di una legittimazione canonica e civile e in questo a differenziarsi dal Diritto Romano classico ed a essere più vicina al Diritto contemporaneo. La necessità, per la validazione del matrimonio, di una celebrazione formale trova la sua forma compiuta nel 1563 dove il Concilio di Trento ne stabilì l’obbligo di essere celebrato da un ministro del culto e alla presenza di due testimoni. Da quel momento il matrimonio assume i connotati considerati normali fino a poco tempo fa: l’età minima degli sposi, l’assenza di parentela entro un certo grado, il libero consenso reciproco o, in presenza di minori, anche il consenso di chi esercita la patria potestà o di un tutore. E, fatto ritenuto scontato essendo il matrimonio religioso funzionale al concepimento di figli, l’essere di sesso diverso. Anche se fino a tempi relativamente recenti la famiglia sia stata più che altro uno strumento di accrescimento economico e politico, specialmente per i ceti alti, questo non significa che anticamente non ci fossero situazioni di amore coniugale o nei confronti della prole. Abbiamo una ricca documentazione di steli funerarie di epoca romana in cui dei genitori piangono con termini toccanti la perdita di un figlio in tenera età o che sposi o spose lamentino la perdita del compagno. I sentimenti non cambiano però, quello che cambia è l’organizzazione e la struttura della famiglia ma non solo, anche il suo scopo. Si passa infatti da una struttura arcaica destinata alla cura della prole, spesso considerata come comune a tutta la tribù e intesa come una famiglia allargata a un mezzo di accrescimento economico e politico per un clan familiare. La famiglia diventa un soggetto politico, uno strumento per arrivare a un maggior potere la cui degenerazione la possiamo riscontrare ancora oggi nelle cosiddette famiglie mafiose. Quindi è dal Medioevo la famiglia comincia a necessitare di un impianto giuridico e religioso. La famiglia diventa specchio terreno della famiglia divina e subisce un irrigidimento della sua struttura che ora diventa stabile e immutabile, una scelta senza ritorno.Sulla famiglia celeste, spesso citata ad esempio dalla Chiesa, occorre però aprire una parentesi. Si dice spesso che il Cristianesimo sia stato scandaloso. L’adorazione del Crocifisso, per esempio, è scandalosa per un romano antico in quanto la morte sul patibulum della croce era una morte infamante, oltre che crudele. L’idea di uguaglianza e il porgere l’altra guancia era anch’essa scandalosa. Ma non ci si sofferma su un altro elemento di scandalo, assai più insidioso. La Sacra Famiglia non è una famiglia come le altre. Giuseppe, il padre famiglia, è una figura assente e non è il padre di Gesù. Maria si suppone non abbia rapporti, per così dire, carnali con suo marito e benché ci siano accenni a fratelli di Gesù Maria è eternamente vergine. In effetti Giuseppe sparisce presto dalle Scritture e questo mi riporta, con una piccola digressione, alla figura sacerdotale femminile dei culti arcaici e alla pretesa di salvezza legata all’elemento femminile presente in tante eresie, tra le quali ricordo quella dei Catari ed esiste anche un altro elemento interessante, la figura di un’altra Maria, della Maddalena, presunta sposa di Cristo e, per i vangeli gnostici, la prima sacerdotessa. Abbiamo divagato, ora passiamo oltre anche se so che siete incuriositi. Essendo nato a metà del secolo scorso la famiglia a cui la mia memoria fa riferimento è una famiglia fondamentalmente diversa da quella odierna ma era anche la società ad essere fondamentalmente diversa. È utile allora partire da lì, da quella percezione di società e di famiglia per fare un rapido volo d’uccello sui cambiamenti e sulle sfide che la famiglia di oggi si trova ad affrontare senza dimenticarsi che la famiglia è formata da persone e che quindi non è un termine astratto ma trova invece concretezza nelle persone che la costituiscono. Dunque dal Medioevo in poi, fino, perlomeno a tempi recentissimi la famiglia rimane immutata nel tempo e ha questa caratteristica: Fino alla metà del Novecento il matrimonio implicava il sostanziale assoggettamento della moglie al marito, il quale era responsabile del suo mantenimento e di quello dei figli. Dalla metà del secolo scorso in poi vengono recepite dal legislatore delle esigenze di maggior tutela nei confronti delle mogli. Da quel momento la famiglia diventa una entità sempre più accuratamente regolata e, conseguentemente, osservata e messa in discussione. La figura del Padre di Famiglia viene progressivamente depotenziata a favore di una indubbiamente giusta equiparazione con la moglie. La patrimonialità degli individui viene tutelata tramite la divisione dei beni. La disciplina nell’interno della famiglia viene sottoposta a uno scrutinio che mira a evitare eccessi punitivi nei confronti sia del coniuge che dei figli. Tutti provvedimenti presi con le migliori intenzioni e assolutamente giusti. Quello che forse non è stato anticipato è stato l’impatto sulle persone di questi provvedimenti di civiltà. Oggi la società in cui viviamo è una società iper regolata, tutto fatto a fin di bene, certo, ma questa minuziosa regolamentazione di tutti gli aspetti della vita una se da una parte tutelano i più deboli dall’altra soffocano le libertà di scelte, imbrigliano fantasie e creatività e costringono tutti a livellarsi a un minimo livello di decenza che non è sempre ottimale per l’individuo, oltretutto la rapidità dei cambiamenti imposti ha creato non pochi problemi di adattamento ad essi. Le motivazioni di questo cambiamento epocale hanno radici specificatamente italiane e altre invece generali. Le ragioni generali derivano dal progressivo affrancarsi della donna da una situazione di subalternità all’uomo tramite la propria affermazione sociale, lavorativa e economica e la necessità di accompagnare e incentivare questo progresso tramite leggi che la tutelino e incentivino. Le ragioni specifiche nostre risiedono invece nel cambiamento brusco della società italiana avvenuto proprio dalla seconda metà del novecento e che non ha ancora terminato il suo iter. Negli anni cinquanta la famiglia aveva una stabilità imposta dalla legge, che ci si amasse e rispettasse o meno essa era indissolubile e questo poteva comportare anche che diventasse un luogo di infelicità e frustrazione per i coniugi e che i figli nascessero in un clima malsano. Però ci si trovava in una società con due grandi caratteristiche: la mobilità verso l’alto dove i figli avevano la percezione di poter migliorare la propria situazione lavorativa e economica rispetto ai padri e il conformismo che tendeva a nascondere sotto il tappeto i problemi e a proiettare sia verso l’esterno che all’interno della famiglia una immagine di serenità che poteva anche non sussistere.Dunque una società ipocrita certamente ma apparentemente serena e sicuramente fiduciosa nel futuro. I movimenti di protesta e di emancipazione degli anni settanta e le mutate situazioni economiche e sociali incrinano la pace sociale fondata soprattutto sulla fiducia nel futuro e sull’idea che l’istruzione e il lavoro potessero garantire la mobilità verso l’altro. Sollevano anche il velo delle ipocrisie e mentre la situazione economica cominciava a dare segni di debolezza, nello stagno d’acqua ferma della società italiana irruppero due elementi di civiltà devastanti per lo status quo: Nel dicembre del 1970 il divorzio e, nel maggio del 1978, l’aborto. Da un momento all’altro la stabilità del matrimonio cessa di essere tale e questo fatto, di per sé dirompente, verrà accompagnata da altre innovazioni che porteranno sia alla instabilità dei rapporti matrimoniali sia al depotenziamento della figura dell’uomo non solo nell’ambito del matrimonio ma anche in quello della società. Lasciatemi ripetere a oltranza che questi sforzi legislativi sono carichi di buone intenzioni e che si tratta di scelte di civiltà e di giustizia che condivido in pieno. Tutto bene quindi ma non è facile adattarsi al nuovo, la resistenza mentale al cambiamento è una forza immensa con cui fare i conti. Arriviamo a oggi. Fare una fotografia della donna moderna è fare la fotografia di un essere umano finalmente pienamente valorizzato e apprezzato. La concezione moderna della donna non toglie nulla alla sua femminilità ma le restituisce l’importanza che merita. Idealmente le donne hanno una loro patrimonialità che conservano anche nel matrimonio, hanno lavori non più secondari o servili ma di responsabilità, non solo hanno la parità con gli uomini ma hanno anche maggiori tutele in senso generale e in caso di divorzio. Ovviamente ripeto, idealmente. Purtroppo in troppi casi non è ancora così ma la situazione è in costante miglioramento. Se fotografo invece l’elemento maschile, ancora troppo spesso protagonista di violenze domestiche e di assassini di genere, allora devo descrivere un essere umano in crisi di identità. Non è la donna l’origine di questa crisi naturalmente. Per prima cosa abbiamo la precarietà economica che porta in troppi casi alla povertà e alla disperazione. Non poter provvedere a moglie e ai figli in persone ancora intrise nella ideologia dell’uomo procacciatore di quanto possa occorrere alla famiglia è devastante. Se poi questa disperazione porta a una separazione, per l’uomo in povertà questo può significare non solo la perdita della famiglia ma anche la perdita della casa e la prospettiva di ritrovarsi a vivere per strada senza mezzi di sussistenza. Questa precarietà viene accentuata dalla perdita di potenza generale della figura genitoriale dove una minuziosa attenzione al problema delle violenze domestiche rende problematica perfino l’educazione dei figli quando essa richieda dei mezzi coercitivi. Emblematico il caso di un genitore che, chiamato in una caserma dei Carabinieri a seguito dell’arresto del figlio per un fatto grave, gli abbia dato uno schiaffo e che questo gli abbia procurato una denuncia per violenze. Donne che salgono quindi e uomini che scendono rovinosamente e che non riescono a gestire questa discesa in maniera ordinata e civile in una scala che deve necessariamente portare a una uguaglianza totale. La tolleranza e l’amore nell’ambito della famiglia sono il fattore non solo di crescita ma anche di cura per le crisi individuali ed è nelle famiglie che si combatte la battaglia per una società più civile e consapevole. Non scordiamoci che la famiglia è il primo mattone nella costruzione della società e che quindi, sia pure con le modificazioni dettate dalla società stessa, essa non può considerarsi una istituzione obsoleta. Esiste una famiglia, per così dire, naturale. Una famiglia spontanea che nasce dall’amore, altro fattore immutabile, di due esseri umani. L’amore esiste e se è vero che può finire, io rimango ancorato al concetto romantico che un amore vero non finisce, subisce modifiche nel tempo, passa tempeste e crisi ma non finisce. Questa famiglia naturale, basata sull’amore non ha la necessità di una legittimazione ufficiale. Non siamo più negli anni cinquanta già citati e il fatto che due persone vivano assieme e abbiamo anche dei figli senza essere sposati non scandalizza più nessuno.Volutamente parlo di esseri umani e quindi avallo il fatto che ci siano coppie omossessuali e che queste convivenze debbano essere rispettate. Ho delle riserve sulla adottabilità dei figli in questi casi e a maggior ragione sulla pratica per me aberrante degli uteri in affitto, ma sono riserve mie personali, forse derivanti dall’essere nato troppi anni fa. Questa famiglia naturale si può creare e sciogliere senza troppi drammi, basta essere chiari su quello che è tuo e quello che è mio e ci si può lasciare senza tanti drammi. Esiste poi la famiglia che ha una ufficializzazione, sia essa civile o religiosa. In essa i diritti e i doveri non sono affidati alla buona volontà e alla sensibilità e intelligenza delle persone come nella famiglia naturale ma sono dettati dalla legge e, per definizione, rigidi. L’orientamento è di continuare a regolare questa istituzione e quindi possiamo ben dire che si è passati dai romantici “due cuori e una capanna” degli anni cinquanta ai patti prematrimoniali di oggi. In questo tipo di famiglia è già prevista la possibilità di una separazione e si agisce in maniera da tutelarsi uno nei confronti dell’altro. Le pulsioni verso la fine dei matrimoni, o anche delle convivenze, sono enormi. Purtroppo abbiamo educato i nostri figli, e se non noi lo ha fatto la società e noi non siamo stati in grado di mitigare questo insegnamento, all’egoismo e alla mancanza di spirito di sacrificio. Persone concentrate solo su sé stesse, interessate solo al raggiungimento dei propri obiettivi di felicità, piacere, potere economico o sociale difficilmente saranno dei buoni compagni o coniugi. Occorre quindi ricordare sempre, ripeterlo a noi perché anche noi abbiamo bisogno di ricordarlo e ai nostri figli, cosa è una famiglia. Perché una famiglia deve avere delle caratteristiche precise anche se è una istituzione che è cambiata radicalmente. Cambiata perché se da una parte è più regolata e irrigidita dall’altra è più libera e paritaria.Cosa dobbiamo allora mettere in quel contenitore ideale che è la famiglia? L’amore al primo posto, senza di esso le unioni di convenienza sono destinate a fallire. La solidarietà, oggi più che mai necessaria perché la precarietà della vita può portare al fatto che uno dei due si ritrovi a dipendere dall’altro economicamente e, a quel punto, anche psicologicamente dovrà poter contare su una persona che sappia dimostrargli solidarietà in un momento difficile e umiliante. Il dialogo. Smettere di parlarsi è la fine per ogni tipo di convivenza. Chiudersi nel proprio mondo significa escludere l’altro dalla propria vita e oggi abbiamo una insidia in più: l’enorme mondo virtuale fruibile dovunque e in qualsiasi momento o situazione tramite i nostri telefoni. Vedere gruppi di giovani e perfino di adulti seduti a cena, il momento topico della convivialità, e ognuno preso a fissare lo schermo del suo telefono e a tambureggiare sui tastini è uno spettacolo indecente e triste.
Il lavoro di squadra nei confronti dell’educazione dei figli. La programmazione condivisa. Prendere insieme delle decisioni fondamentali per la famiglia non è una scelta ma è una necessità. Cambiare lavoro, cambiare casa o città, perfino dove andare a fare le vacanze devono essere scelte discusse e condivise e non scelte prese individualmente e solo comunicate all’altro. La lealtà. Se ci sono problemi essi vanno messi sul tavolo, discussi. Anche i litigi sono momenti di crescita se affrontati con lealtà reciproca, onestà intellettuale e materiale. E, per finire, anche se è una cosa triste e problematica, parlando della famiglia moderna non si può non parlare della strategia di uscita. La legge regola tutto molto minuziosamente per le famiglie ufficiali e concede diritti anche alle coppie di fatto ovvero alle famiglie naturali. Questo però non evita che le separazioni siano momenti difficili, dolorosi e in troppi casi anche pericolosi. Il vivere insieme da un idillio di amore può trasformarsi in una convivenza difficile e penosa e questo può avvenire per gradi a causa della oggettiva incompatibilità di caratteri o all’improvviso per l’arrivo sulla scena di un terzo personaggio che “ruba” il cuore a uno dei due. Aver mantenuto un dialogo leale e continuo nell’ambito famigliare, sia con il compagno che con i figli diventa la prima forma di difesa. Se i problemi sono stati anticipati, se se ne è parlato, se si è raggiunta, pur nella consapevolezza del fallimento di un progetto di famiglia, la coscienza che essa non può, per il bene reciproco, continuare allora tutto sarà più facile e più civile. Se il matrimonio è minato fin dall’inizio, anche se questo fatto lo si percepisce dopo, allora è meglio parlarne subito, prepararsi reciprocamente al fatto che non si stia bene assieme può servire magari a modificare e attenuare le cause del disagio ma soprattutto serve a prepararsi a una separazione il più possibile indolore. Se poi l’altro reagisce scompostamente o violentemente già dalle prime avvisaglie di disagio allora è bene prepararsi e prendere le precauzioni del caso. Parlando dell’eventualità di una separazione non si può non parlare dei figli che, a ben vedere, sono il primo e indiscusso scopo a livello di specie umana per la formazione di una famiglia. l’unità veramente irriducibile, che costituisce la cellula, il nucleo su cui le diverse società si fondano, è l’insieme della madre con i figli. Questo insieme può essere completato dal padre biologico oppure da un nuovo individuo che subentri nel nucleo famigliare Esistono quindi famiglie monogenitoriali, formate dalla madre e dai figli e più raramente dal padre con i figli e famiglie dove é presente un elemento estraneo alla genitorialità ma che ne assume in parte le funzioni. L’impatto che queste famiglie scomposte e ricomposte ha sui figli dipende in maniera preponderante sulla maturità della nuova coppia. Spetta a chi subentra avere la sensibilità di non imporsi in un ruolo che non è naturalmente suo ma che, con pazienza e tatto, potrebbe diventarlo. Indubbiamente separazioni e riaccompagnamenti comportano disagi e dolori ai figli, senso di rabbia e confusione, trovare una persona a loro estranea accanto al genitore biologico e essere separati dall’altro genitore non è sicuramente la situazione migliore per dei bambini ma, d’altra parte, anche vivere in una casa dove esiste una situazione di non amore, di disagio e di conflittualità non solo è altrettanto doloroso ma può anche ingenerare una attitudine alla violenza domestica che potrebbe, in età adulta, riproporsi. In questa situazione di rapporti mutevoli nell’ambito della famiglia spesso l’elemento stabile e stabilizzante a livello emotivo sono i nonni. Dai nonni, tranne che in casi rari, non ci si separa mai e essi rappresentano la continuità di una famiglia dove una delle figure genitoriali viene a mancare. La figura dei nonni diventa allora fondamentale, essi sono una sicurezza, sono presenti e sono una coppia stabile, magari con mille problemi alle spalle ma un porto sicuro per i nipoti affamati di quel tipo di affetto che i legami di sangue rendono più profondo. Oggi poi i nonni sono anche una importante stampella per la famiglia dal punto di vista economico, da diversi anni sono le loro pensioni che hanno aiutato e aiutano figli e nipoti alle prese con la grave crisi economica da cui non si è ancora usciti. E parlando di crisi economica non possiamo non menzionare come non sia solo l’egoismo e l’edonismo dei singoli a ridurre la natalità in Italia ma anche la mancanza di una politica efficace di sostegno alla natalità che ha fatto sì che sia in atto un tracollo demografico che sta provocando un rapido invecchiamento della popolazione. Se non bastasse il fatto che le famiglie prima di tutto non si formano per problemi economici e poi non fanno figli perché non possono assicurargli il mantenimento, la crisi economica e la mancanza di una visione positiva circa il proprio futuro e quello del Paese in generale portano un numero crescente di giovani a emigrare. È quindi sempre più spesso che le famiglie si trovino a avere dei figli all’estero, spesso anche in giovane età e che quindi il processo educativo basato su un costante dialogo, anche non verbale, si interrompe. Cosa sarà della famiglia in futuro? Sicuramente quella che la Costituzione nell’articolo 29 definisce una “Società naturale fondata sul matrimonio” rimarrà una società naturale che verrà regolata da altri istituti e non solo dal matrimonio come lo conosciamo ora. Sicuramente l’amore dei genitori per i figli rimarrà perché è connaturato con l’essere umano e sicuramente dalle famiglie nasceranno quei figli che assicurano la continuità della specie ma forse saranno più figli del mondo che figli dei genitori, affronteranno sfide diverse, con orizzonti più ampi. È meglio abituarsi all’idea di un mondo globalizzato dove i nostri figli si troveranno a lavorare a migliaia di chilometri da noi, si sposeranno con donne o uomini di culture diverse e che i nostri nipoti abiteranno lontano da noi e parleranno magari una lingua che non capiremo. Tutte cose che da una parte stimolano perché fanno parte del progresso e dall’altra intristiscono perché nella nostra mente la famiglia è un’altra cosa. Ma è un po’ come le separazioni, fanno male e non sono cose belle ma vanno accettate e gestite. Spetta quindi a noi, genitori e nonni, gestire questi cambiamenti e trasformare le negatività in positività ricordandosi sempre che mentre i legami sentimentali sono soggetti a cambiamenti quelli di sangue sono indissolubili e che sono proprio questi a rimanere il punto saldo e fisso dei legami famigliari.

Andrea Marrone - Sala CarGià Atelier a cielo Aperto - Simposio d'Arte Cultura e Spettacolo VII Ed. 2018














E’ concesso l’utilizzo di testi e immagini ai soli fini di studio citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale CarGià come fonte insieme al relativo link © Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.it
Ringrazio sentitamente Ezia Di Capua
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