Sezione - IL CIBO BUONO E' BELLEZZA
Forse
quando siamo di fronte a un piatto ci dimentichiamo di vedere cosa suscita in
noi guardandolo. Eppure è la stessa percezione del tessuto di un quadro. Ecco
quindi che può capitare la stessa emozione di fronte a un piatto di cicale
ripiene. Come di fronte a una natura morta. Propongo una ricetta di cicale
piene della mamma dell’artista Mario Tamberi, Denis. Si mettono da parte le
cicale grosse. A quelle piccole, ‘bollite’ al dente, per pochi minuti, va tolta
tutta la polpa che servirà per il pieno. Nel contempo bollire alcune patate
gialle e schiacciarle. Aggiungerle alla polpa delle cicale con aglio e
prezzemolo tritati. Profumare con timo e origano, le piante aromatiche regine
delle nostre colline. Le cicale belle grosse (che sono da riempire) si mettono
piene a raggiera in una teglia tonda. Il segreto sta nel fatto che dopo averle aperte con le forbici sul dorso
(ricordarsi il procedimento di togliere prima tutto ciò che pende) si forma lo
spazio necessario per il pieno. Cospargerle a questo punto di pane grattugiato.
Un filo d’olio di frantoio sopra. E via in forno. C’è un accorgimento che rende le cicale
perfette. Le donne del Golfo lo conoscevano bene: mettevano le cicale a bagno
in acqua fredda (oggi lo si fa mettendole un poco in freezer). Dopo qualche
tempo le estraevano e incidevano la corazza con le forbici partendo da un
taglietto nella parte terminale. Dopo di che facevano due tagli laterali lungo
il corpo e a quel punto separavano con delicatezza i gusci. Chele, antenne e
altre appendici vanno tutte eliminate. Iniziano così le preparazioni che poi
fanno dire che la cicala compete in bellezza e in bontà con l’aragosta. Anche
cruda, appena messa in marinata di olio, pepe rosa, poco sale e olio evo. Per
due ore. La cicala va ammirata per la sua morfologia. La stagione migliore per
gustarla è a fine inverno, quando è piena di ‘corallo’. Che è l’insieme rosato
delle uova: la femmina in quel caso raddoppia quasi il suo volume e il
‘corallo’ sparso attorno sul piatto (a decorare) è pura
poesia per l’occhio.
Gabriella Molli
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http://salacargia.blogspot.it/2016/01/il-cibo-buono-e-bellezza-di-gabriella.html
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