venerdì 18 gennaio 2013

SALA CULTURALE CARGIA' 2013: RIFLESSIONE SULLA NON VIOLENZA di Luigi Leonardi


Sala Culturale CarGià, saluta il 2013 trattando il tema “ Donna e Violenza”.
Un importante e significativo progetto sostenuto dal blog 
........ un piccolo grande passo verso il cambiamento.
....se ancora l'Arte e la Cultura possono muovere il mondo.....è nostro dovere fare il nostro possibile.
Ezia Di Capua


 La zona buia

Ezia Di Capua
"Preludio"
Poco prima del 1100 nella letteratura italiana, ancora in lingua volgare mista a latino,  fiorì il tema misogino, ovvero un aspro antifemminismo. Ecco un esempio nel distico seguente:
                 Quid levius fumo? Fulmen. Quid fulmine? Ventus.
                 Quid vento? Mulier. Quid muliere? Nihil.
L’arcivescovo di Tours per dimostrare la scelleratezza femminile richiama episodi biblici e mitologici: Elena come rovina di Troia; san Giovanni Battista decollato per colpa di Erodiade..
Una delle invettive più efficaci per questo tema è senza dubbio una lauda di Jacopone da Todi:
              O femmene, guardate a la mortal ferute: ne le vostre vedute
              El basalisco mustrate. El basalisco serpente occide om col vedere,
              lo viso envenenato sì fa el corpo perire: peio lo vostro aspetto
              fa l’anime perdire.
Con il basilisco Jacopone si riferisce a certi bestiari, secondo i quali quel tipo di serpente, che lui associa alla donna, avrebbe avuto la facoltà di uccidere con il solo sguardo.
              Co’ non pensate, femmene, col vostro portamento quant’aneme
              A esto secolo mannate a perdamento? Solo col desiderio,
              sanz’altro toccamento, pur che li èi talento, l’aneme macellate.
In sostanza Jacopone dichiara che la donna è in grado, a suo piacimento, di portare gli uomini alla rovina.
Nel suo terzo libro del “Trattato d’amore”, dal titolo “ De reprobatione amoris”, Andrea Cappellano elenca i difetti della donna:
           Non enim aliqua unquam dilexit femina virum nec amanti mutuo se novit amoris vinculo colligare.
( Non è capace di legarsi all’amante con reciproco vincolo d’amore )
         Tenacitatis et avaritiae maculantur
( Sono macchiate di tirchieria e avidità )
           Rapax, ventris obsequio dedita, inconstans, in sermone multiplex, inobediens et contra interdica retines.
( Golosa e vorace, incostante, insincera e malfida dei discorsi, ribelle alle proibizioni)
Ora io penso che questa raffigurazione della donna abbia, in qualche modo, provenienza da una certa identificazione dell’animo femminile con la natura del “maligno”, in particolare dalla complicità con lo stesso nel peccato originale.
Funambolismi teologici, acrobazie paranoiche, visioni demoniache.. ma siamo nel più buio del medioevo. La zona buia.
Dicembre 2012. Apprendo concetti come: le donne facciano sana autocritica. Quante volte provocano? Le donne cadono nell’arroganza, si sentono sempre più indipendenti e finiscono con l’esasperare le tensioni. Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro? ( Dovrebbe essere scontato che per una tale affermazione bisognerebbe frequentarli )
A parte le generalizzazioni improprie, come si può giustificare l’omicidio – in questo caso femminicidio – o lo stupro con la provocazione? Giustificare la provocazione potrebbe creare un precedente da avanzare nell’eventuale violenza non provocata.
Io penso che in ogni caso debba essere sempre la ragione a prevalere, e una certa dose di buon senso. Affidarsi a “sparate” assolutistiche ispirate da verità inconfutabili non può che generare incomunicabilità e conflitti.
E comunque se c’è una verità.. questa noi non possiamo comprenderla. Giudicare il peccato spetta a chi non conosciamo. L’improvviso silenzio di Tommaso d’Aquino è eloquente:
                                Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia.
 Luigi  Leonardi

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