lunedì 10 aprile 2023

LUANA GIBALDI, pittrice - Intervista a cura di Ezia Di Capua


INTERVISTE DIETRO AL CAVALLETTO 

Progetto di Promozione Arte, Cultura e Spettacolo 2023  a cura di Ezia Di Capua

LUANA GIBALDI
- pittrice -

Luana, nel 2016 esponi in Sala CarGià, nel 2018. vieni scelta come rappresentante dell'Italia per il “Mini print di Cadaques”, sei selezionata per la Biennale di Mantova con la partecipazione del prof. Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio e scelta come “artista dell'anno” durante la presentazione di “Cultura e Società“ di La Spezia. Sei membro degli Incisori Nazionali Contemporanei. Per anni partecipi a mostre al Castello dei Da Peraga di Padova. Nel 2022 sei selezionata dalla Galleria d'arte San Vidal di Venezia per il catalogo che sarà presente anche nelle Fondazioni veneziane. Hai raccolto eccellenti consensi artistici in questi ultimi anni vuoi parlarci dell'incontro con il prof. Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio? Conobbi il Prof. Sgarbi e il Prof. Daverio, durante la “Biennale di Mantova del 2018”. Esposi 4 opere di incisione, Philippe Daverio si fermò a osservarle attentamente, parlammo delle tecniche che avevo usato e della calcografia in generale. E' stato un incontro molto piacevole e cordiale, ricordo che mi fece tanti complimenti. Sono stata davvero fortunata ad averlo conosciuto poco prima della sua morte. Il prof. Sgarbi, è stato gentile anche lui ed ha apprezzato molto che qualcuno facesse ancora Incisione con la tecnica dell'acquaforte. E' stato più sintetico ma fu un bell'incontro.

Luana, sei una pittrice eclettica nello stile e nel linguaggio, hai conosciuto artisticamente e, anche personalmente Saverio Vinciguerra, Calogero Condello ed Emilio Vedova. Come hanno influenzato il tuo desiderio espressivo, il tuo spirito e linguaggio pittorico? Li ho conosciuti tutti e tre da piccola. Ricordo il Prof. Vinciguerra e Condello che studiavano con mio cugino (Salvino Marrali) all'Accademia delle Belle Arti di Firenze, e quando potevano , il fine settimana venivano da noi a Spezia. Quindi a casa avevo 2 pittori e 2 scultori; mia mamma che dipingeva esclusivamente fiori e paesaggi, con uno stile figurativo, mio cugino Salvino, pittore anche lui, era molto vicino alla corrente informale di Vedova. Dei due scultori ricordo dei disegni astratti, cercavo di capirli ma a 5 anni ero molto lontana da quel genere. Io osservavo tutta quella mescolanza di stili e colori, e quando mio cugino intervistò Emilio Vedova per la tesi di laurea, rimasi incantata: tele enormi con questa predominanza del “nero”, nero ovunque che si imponeva su tutte le tele in modo netto, senza lasciare spazio ad altro. Per me in quegli anni era importante solo il pianoforte, poi piano piano, si è amalgamato tutto quanto prendendo i colori di mia mamma, un po' di astratto, la magia del colore nero, e la gestualità di Emilio Vedova. Sono elementi e ricordi che rimarranno sempre con me e nelle mie opere.

Agli inizi degli anni Novanta, inizi a dipingere con l'inchiostro di china e realizzi disegni ispirati agli ideogrammi della scrittura orientale. Utilizzi già quei segni forti, netti, che si rivelano oggi come tua personale cifra stilistica distintiva. Puoi spiegare meglio quanto e come il valore del segno sia importante per te? Il segno, insieme alla gesto sono fondamentali: è l'inizio di tutto. Nell'incisione, come anche nei quadri questi elementi sono evidenti; inizio da un segno per tracciare lo spazio, e basta anche solo una linea minuscola in più o in meno, può cambiare l'opera finale.

Lo studio del pianoforte, degli autori classici e della psicologia, sono ispiratrici di armoniche produzioni artistiche in bianco e nero. In dialogo con i tasti del pianoforte, il segno nelle opere tesse uno spartito pittorico, ove il nero si eleva a colore dominante e diviene solista. La musica quindi, è per te musa ispiratrice, quali sono gli autori da te preferiti ? Il pianoforte mi ha dato tantissimo. Se non avessi avuto dei problemi ad una mano, probabilmente avrei continuato. Insieme alla musica in generale, fanno parte della mia esperienza artistica. All'inizio, durante il mio periodo accademico, forse è stata la mia “musa”: musica e pittura andavano insieme, una rifletteva nell'altra. Vivevo per il pianoforte, e dipingevo l'emozione che mi dava la musica, non esisteva niente altro del bianco e nero. Tuttavia col passare degli anni le ho distinte, ognuna ha una propria identità. La musica è diventata una “compagna di viaggio” che mi aiuta a trovare quel “momento giusto” , quell'emozione che precede tutta la preparazione e creazione di un opera. Ho un carattere molto volubile, non escludo nessun genere musicale, ma come classici prediligo Beethoven, Mozart, Saint-Saen, Vivaldi .

All'Accademia delle Belle Arti di Carrara, nel 2003 le argomentazioni sul rapporto tra Artista-Alchimista, divengono tema della tua tesi valutata con 110 e lode - Prof. Umberto Bisi. Significativi di questo periodo i numerosi e lunghi rotoli di carta da spolvero dipinti in verticale dove, il racconto pittorico diventa diario della tua poetica e, l'atto stesso dell'arrotolare significato della dinamica di ricerca, di rinnovamento, archivio del passato e apertura al futuro. I tuoi “ rotoli “ sono opere molto significative e interessanti dove vorresti esporle? Quei “rotoli” sono molto importanti per me. Forse ho trovato il posto giusto, ma fino a quel momento li custodisco gelosamente!

Sappiamo che Venezia è la tua città da te più amata, luogo di formazione nella la parte delle tue competenze che riguardano l'incisione, luogo di sogno e di ampie prospettive. Hai un'esperienza, un aneddoto legato a questa meravigliosa città che vuoi raccontarci ? Venezia è una città che mi ha dato tanto, sia artisticamente che personalmente. In uno dei tanti soggiorni, mentre passeggiavo in Piazza San Marco, vidi il Prof. Sgarbi. Avevo sempre con me la macchina fotografica, quindi ne approfittai per fargli una foto molto vicina. Sgarbi non fu molto contento e discutemmo un po'. Venti anni dopo, quando lo rincontrai a Mantova per la Biennale, gli feci vedere la foto e gli ricordai cosa mi aveva detto. Meno male che in quella occasione si mise a ridere!

Attraverso gli studi Accademici in Alchimia e il tuo interesse legato alla ricerca della "Pietra Filosofale", le opere che concepisci in questo periodo trasudano di significati più profondi a tratti spirituali specchio del tuo complesso percorso interiore personale. Vuoi parlarci di come l'Arte, la psicologia e la musica convivano naturalmente in te? L'arte ha la fortuna di racchiudere tante materie, tecniche, stili, dipende poi dalla visione che l'artista vuole dare, si avvicina più o meno a degli argomenti. Io dedico molto alla “ricerca”: è come se esaurito quello che si vuole rappresentare, si va oltre. E' un bisogno quasi necessario per rinnovare noi stessi e quello che facciamo. Ogni passaggio implica in sé un cambiamento sia interiore che intellettivo. Mi piace molto leggere, mi fa riflettere, e poi quando tutto dentro di me è chiaro, che segue un ordine, che ho abbastanza elementi per delle opere nuove, allora a quel punto può nascere qualcosa che sarà diversa dalle precedenti non solo tecnicamente ma nella sua essenza vibrazionale.

Oggi stai orientando il tuo percorso artistico verso l'uso materico del colore coniugato con materiali sperimentali di diversa origine. Possiamo parlare di una continuazione del tuo indagare sulla ricerca alchemica? Credo che ogni artista aspiri a raggiungere la perfezione in un opera, ed è giusto così. La ricerca alchemica fa parte del mio percorso artistico, quindi porto avanti questa filosofia.

Qual' è il tuo messaggio artistico? Negli ultimi anni è stato impossibile non riflettere a quello che è accaduto e a cosa sta succedendo nel mondo. Regna distruzione, confusione e tutto quello che ci può essere di negativo. Mi sono accorta che anche l'arte tante volte, segue questa scia di rovina totale. Invece voglio dare un a visione diversa, controcorrente. Sappiamo tutti che è difficile interrompere questo “fiume in piena” di distruzione, ma non voglio rappresentare solo la parte peggiore di questa umanità. C'è sempre il suo “opposto” in ogni cosa: la materia e il nulla; ordine e disordine, luce e ombra, e l'uomo non deve abituarsi a vedere solo il buio. Gli “opposti” sono uniti tra loro, se esiste una cosa c'è anche il suo opposto, sta a noi decidere che parte si vuole vedere. Gli artisti hanno un ruolo molto importante in questo periodo, credo sia fondamentale prestare attenzione non solo a cosa si rappresenta ma anche dare il messaggio che esiste qualcosa di diverso intorno a noi.

Hai un sassolino nella scarpa? C'è un fatto successo quando ero al primo anno dell'Accademia, che si è rivelato poi molto positivo. Il mio prof. di pittura quando vide i miei lavori a china mi disse che “La china fa schifo.” Dopo aver fatto l'esame con lui, corsi in segreteria a cambiare professore. Scelsi la cattedra del prof. Andrea Granchi che quando vide gli stessi disegni a china fu entusiasta e mi aiutò a sviluppare la mia poetica anche con altre tecniche. Fu la mia fortuna!

Hai un sogno nel cassetto? Per ora è ancora un sogno, ma spero che diventi presto un progetto: quello di fare una mostra con i quadri miei e di mia mamma.

Testo dell'intervista di Ezia Di Capua - ogni diritto è riservato.- 

Sala CarGià – Galleria d'Arte - San Terenzo - 23 febbraio 2023

  Promozione d'Arte, Cultura e Spettacolo 2023  - Idea e progetto a cura di Ezia Di Capua

LE INTERVISTE DIETRO AL CAVALLETTO

Per Info: Ezia Di Capua +39 348 8964150



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