martedì 8 dicembre 2015

MUSEO DELL'ABBAZIA DI SAN CAPRASIO: mostra "Attualità della materia". Presentazione di Valerio P. Cremolini

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2015
Sezione - Mostre d'Arte

Con gli interventi di Silvia Magnani, sindaco di Aulla, e di Riccardo Boggi, coordinatore dei programmi culturali del Museo dell’abbazia di San Caprasio, è stata inaugurata Venerdì 4 dicembre u.s. la mostra “Attualità della materia”, comprendente sculture di Alfredo Coquio, Fabrizio Mismas e Renzo Ricciardi ed allestita nel citato presidio museale. Di seguito la presentazione svolta dal critico Valerio P. Cremolini.


MUSEO DELL'ABBAZIA DI SAN CAPRASIO
mostra
"Attualità della materia"
Per la seconda volta condivido una mostra, sarebbe riduttivo definirla collettiva, che accoglie sculture di Alfredo Coquio, Fabrizio Mismas e di Renzo Ricciardi. Nel 2013, infatti, fu il refettorio dell’antico monastero olivetano, adiacente alla chiesa di Nostra Signora delle Grazie, l’autorevole sede espositiva  delle loro sceltissime opere, idealmente posizionate per dialogare con quanto rimane degli affreschi quattrocenteschi del pittore Nicolò Corso. Di una storia ancora più antica è partecipe l’Abbazia di San Caprasio, che si completa nell’ammirevole museo che espone unitamente a ritrovamenti archeologici di vario genere, tutti di notevole importanza, un interessante nucleo di capitelli medievali, la cui bellezza non è davvero svanita nel tempo. 

È la bellezza della materia che continua ad esaltarsi in quelle forme ricercate ed eleganti e nelle antiche sculture allineate nel museo, delle quali pietra, marmo ed altro ancora sono l’ineludibile principio generatore. Ecco perché le tre “personali” di Coquio, Mismas e Ricciardi si riconoscono nell’affermare all’unisono l’attualità della materia, con la quale concepiscono altrettanti repertori di forme non vincolate a rigide modalità rappresentative.
MUSEO DELL'ABBAZIA DI SAN CAPRASIO
mostra
"Attualità della materia"
I tre scultori vantano convincenti identità, rivelate lungo gli anni di continuativa presenza nel contesto della ricerca plastica, che per quanto riguarda la provincia spezzina si è giovata di figure di primissimo piano, tali da definire il profilo di una vera e propria tradizione animata dal succedersi di rispettabili esperienze. Viene d’obbligo richiamare il ruolo esercitato da Angiolo Del Santo, collaboratore di prestigio di Leonardo Bistolfi e maestro di eccellenti allievi tra cui Augusto Magli, Italo Bernardini e Carlo Giovannoni. Protagonista della scultura alla Spezia è stato anche Enrico Carmassi, nel cui studio si sono formati tra gli altri Guglielmo Carro, Rino Mordacci, Ebrefe Marconi. Lo scenario spezzino, quanto mai dinamico, annovera, inoltre,  la riconosciuta creatività di Carlo Fontana, nativo di Carrara ma sarzanese d’adozione, e quella di Berto Lardera, la cui statura ha acquisito dimensioni internazionali.
È tempo che io motivi come Coquio, Mismas e Ricciardi attualizzino la materia utilizzata nelle loro sculture e, a tal riguardo, amo premettere alle mie considerazioni su ciascun artista alcuni pensieri, altre volte ripresi, di Mario De Micheli. L’illustre studioso,  riconoscendo l’importanza del dialogo fra lo scultore e la materia, rileva che “il rapporto con il marmo, con la pietra, con la creta o con qualsiasi altra materia su cui mette le mani, è in ogni caso un rapporto specifico, differenziato, tale da ricavarne sempre un risultato strettamente conseguente alla natura stessa del “medium” prescelto.
Ogni materia ha le sue qualità, le sue proprietà intrinseche, le sue durezze  e le sue dolcezze, i suoi colori, il suo peso, i suoi caratteri particolari, che non si possono tradire o violare pena l’incongruenza o la falsità del prodotto creativo. Il dialogo dello scultore, con la propria materia, la sua capacità di interrogarla e di ascoltarne o intuirne le risposte, diventa un dato necessario del processo plastico”. Ebbene, sono persuaso che gli studi nei quali operano Coquio, Mismas e Ricciardi siano attraversati da distinti colloqui, segnati da inevitabili pause, con le materie che rappresentano l’essenza della loro arte.
Coquio, come Ricciardi, è stregato dalla pietra, soggiogato, ma non vinto, dalla fatica. Conosco lo sforzo sottinteso alla realizzazione delle sue sculture, generate da blocchi di pietra, talvolta di notevoli dimensioni. Coquio, così Ricciardi, ha familiarità con punte, mazzuoli, lime, scalpelli, abrasivi, flessibili ed altro. Il suo lavoro è la celebrazione della pietra, convinto con il grande Henry Moore che “da una buona scultura  non è la figura che prende vita, ma la pietra mediante la figura”.
Arenaria, marmo, portoro, bardiglio, ultimamente l’alabastro, sono i principali referenti della sua ricerca, che si esprime nell’esecuzione di un repertorio di forme compatte, dove si alternano sinuose e prolungate cavità. La memoria esercita in Coquio una funzione importante, contribuendo a mantenere vive sensazioni di altri momenti, che l’artista porta con sé nella realizzazione di speciali “monumenti” dal potente respiro autobiografico, nei  quali coesistono superfici levigate ed altre lavorate al grezzo.
Tra i temi da lui affrontati hanno un rilievo non episodico le vicende dell’esistenza e gli enigmi della quotidianità, che dotano di uno speciale realismo molti suoi lavori, esibiti in attraenti ed eleganti soluzioni formali, permeate, “dallo stupore del mistero, dalla fiamma creatrice del divino, dalla passione per la grandiosità dell’antico, che non contrasta con l’esplicito bisogno di astrattezza”.
Più volte, anche recentemente, ho avvicinato la scultura di Fabrizio Mismas e mi fa piacere ripetere una sintetica considerazione, che è un complimento privo di adulazione:”Mismas è un artista che non trascura nulla, così ogni minimo dettaglio (e nei suoi  lavori sono preponderanti), si declina con una collaudata grammatica compositiva che non conosce deroghe anche nella scelta dei supporti che lo scultore modella direttamente in quanto partecipi di ogni singola soluzione plastica”.
Per vari decenni docente al Liceo Artistico di Carrara, Mismas non rinuncia a giudicare le sue opere con una condotta che impone in ogni circostanza l’applicazione di criteri professionali.   Straordinario modellatore è come pochi conoscitore dei procedimenti tecnici, tramiti per approdare alla formazione di sculture, partecipi di un progetto espressivo che comunica un duraturo “piacere visivo”, obiettivo che egli non trascura.
È una persona curiosa, ma non sottomessa dalla sperimentazione fine a se stessa. Ciò è deducibile seguendo tutto il corso della sua intensa vicenda artistica, esaltata da cicli di opere - siano esse in metallo, bronzo, gesso, cemento, vetroresina, terracotta, ceramica, compresa la tecnica raku – che rivelano la qualità del processo compositivo e l’approfondimento dei temi trattati, saggiamente guidati dal costruttivo apporto della realtà e dell’immaginazione. È noto, inoltre, quanto Mismas sia un ottimo disegnatore. E dinanzi ai suoi disegni, che offrono la percezione della completezza e non del frettoloso abbozzo preparatorio, si coglie la felice contiguità delle due tecniche artistiche, da cui nascono opere dotate di sentimento e di un fascino che il tempo non attenua.
Ricciardi è da più decenni attivo sulla scena artistica ed accreditato di lusinghieri consensi.  Nella sua lodata esperienza plastica, la pietra, così diffusa in epoca medievale e significativo simbolo della cultura lunigianese, si propone con una modellazione, che indipendentemente dai temi affrontati, sensibili maternità o pensosi e mai retorici ritratti di prelati, rivela equilibrio, solidità, leggerezza e carica emotiva. Infine, bellezza, requisiti di un progetto scultoreo, formalmente attraente e meritevole di una prolungata attenzione. Fra le mani di Ricciardi la pietra perde la consueta asprezza, conquistando una speciale duttilità, che gli consente di scolpire, ad esempio, figure che nelle varie posture e nella accuratezza delle superfici  rivelano la loro viva partecipazione alla quotidianità. Non sono, infatti, maschere, ma, spesso, volti e corpi femminili con la loro carnalità, donne avvolte da un’aura d’intelligenza, d’interiorità , di bellezza e di verità.Sono, poi, gravidi di interrogativi i lineamenti ben definiti dei suoi Cardinali, soggetto verso il quale lo scultore manifesta un’inattaccabile fedeltà.
Nel denso bagaglio artistico dello scultore non è episodico l’interesse dedicato ai temi sacri, concretizzato, al pari di Mismas, nella realizzazione di impegnative opere collocate in varie chiese della nostra provincia. Pur evidenziando l’inesistenza di mutamenti stilistici, le sculture di Ricciardi posseggono una sorprendente modernità, mai assente nella sua stimolante e coinvolgente testimonianza, che da ieri ad oggi ha sempre raccolto meritata credibilità.
Per qualità espressive, disciplina esecutiva, ricchezza formale e di contenuti la mostra di Coquio, Mismas e Ricciardi fa vivere l’ininterrotta relazione che ciascuno di essi intrattiene con la materia, onorando sia la tradizione artistica della Spezia sia la composita area della scultura contemporanea.

Valerio P. Cremolini


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