giovedì 1 dicembre 2011

Forme vivaci e raffinate. L’acquerello di Ezia Di Capua

"OLTRE"
La pittura di Ezia è armonia di forme, quando lei ritrae volti e sfondi o quando si lascia andare al movimento spontaneo della linea, amata geometria, ordine metafisico. Una straordinaria dolcezza è trasferita negli spazi che vivono l’incanto di un ricamo effuso sulla tela.
Ezia è nata a SanTerenzo di Lerici (26 aprile 1958), vive e lavora alla Spezia.
 Ha esercitato la professione di ostetrica per alcuni anni, è formatore professionale presso CIOFS-FP, di Liguria di La Spezia. Si è rivelata soprano corista nella Schola Cantorurn Labronica di Livorno. L’interesse alla pittura inizia nel 1976, lei vi si dedica con passione e impegno. Occorre precisare che Ezia, utilizzando l’esperienza degli artisti, ha condotto la ricerca all’approfondimento tanto dell’acquerello quanto del puntinismo quasi microscopico. Le miniature hanno ritmo ed eleganza; qua e là si avverte il segno di Ezia, proposto in momenti prospettici della propria interiorità.
Ama cimentarsi con tecniche e linguaggi ancora sperimentali, impiegando materiali di recupero e servendosi di superfici talvolta ampie.
Apro il mio commento “visivo” analizzando alcuni acquerelli.
Dico subito l’intento della pittrice: La misura dell’amore, libro dedicato alla memoria della madre Carla Gallerini, ha riportato in copertina il suo dipinto Oltre. Disegno di ispirazione classica è il suo, l’espressione materna intensa verso bimbi stretti al seno, la morbidezza delle linee imprime a tutta la figura unità e leggiadria. Sembra il dipinto della bottega di un pittore settecentesco, o di un atelier fiammingo, e la figura materna trabocca di grazia e vitalità, come fosse una matrona di Roma o di Grecia. Il dipinto per intero, riporta altro, non visibile in copertina: a destra, ci sono figure geometriche, una sfera, rombo, trapezi, e sono perfino tracciate delle scale, in perfetto disegno geometrico. Sembrerebbe oziosa l’aggiunta, invece è la cifra di perfezione di questo acquerello, nitido, luminoso, quasi prezioso: nell’insieme rende la complessa figura materna, scultorea, rilevata, eloquentemente levigata e plastica – diremmo rinascimentale. La figura nel suo complesso è notevole per la sinteticità del disegno, la sobrietà cromatica, l’ordine che conferisce alla raffigurazione una sensazione di pace, di serenità, di contemplazione.
Seguiamo gli altri acquerelli: siamo davanti al dipinto Allegoria della Musica.
Non solo perché l’artista è soprano corista a Livorno, ma anche per il tipo di acquerello prescelto, ha la dolcezza plastica tra mano e la diffonde sulla tela. In questa sua “allegoria” si definisce meglio il campo estetico, dove il mondo classico in rovina presenta, attraverso la musica, la risurrezione dall’oblio, la rappresentazione della memoria storica che in essa si specchia, ritrovando piacevolezze fuggite, colonne monumentali che alla lunga rievocano i templi di Grecia, la perennità umana contro la maceria del tempo. La chitarra che spicca sulla sinistra, è docile in mano alla fanciulla appena tratteggiata. Anche qui il disegno classico si articola in linee morbide e fluenti come se la natura ivi riprodotta emanasse da una invisibile bellezza femminile. Appunto Ezia, con tale acquerello, ritrae la beltà femminile che vola alto sulla sensualità dell’arte, cercando una interiorità, un’anima di corrispondenza. Nel 2011 (30 giugno-3 luglio), Ezia partecipa alla terza edizione “Arte Fiera” di Graziano Dagna: Artisti in Cittadella (a Sarzana). È presente con tre dipinti di piccola dimensione, senza titolo, senza commento. Ancora disegno geometrico, accurato nei particolari, come si trattasse di una costruzione, in cui la raffinatezza è pari alla tecnica impiegata.
L’acquerello è espresso con un cromatismo carneo, sanguigno, lievemente incline a un tenue violetto. Il dipinto che segue si apre su scenario che inneggia alla tecnica, predilige le linee geometriche, con una scritta volutamente cifrata.
Il terzo dipinto riproduce una scenografia ampia, come se la natura fosse osservabile solo nelle linee che si intersecano, creando suggestioni spirituali, per iniziati. I colori sono grigi, tendenti al violetto. Il violetto è colore fiammeggiante, indica lo slancio d’anima. È la plasticità di un sogno.
Ho scritto il mio apprezzamento della pittura di Ezia Di Capua.
L’artista lavora su spazi circoscritti, di modica dimensione; i dipinti hanno pertanto splendore di levità cromatica, di grafica lineare e surreale, di fine decoratività. La matrona romana o la fanciulla greca si dedicava al ricamo trasferendo su tela le scene predilette della natura, Ezia tenendo in serbo questa classica tradizione, si proietta su spazi ristretti svelando le sue scelte predilette, i suoi “mondi emotivi”. Il dipinto “Piccola felicità”, nell’ovale, vorrebbe alludere alla miniatura, evocando l’arte preziosa della ceramica o della maiolica –maggiormente fiorite in epoca rinascimentale: io lo chiamo così per ora, come suggerisce l’artista. Il dipinto ritrae una precisa scelta di campo: le scene – idillio pastorale – hanno come base il disegno, che racchiude un piccolo mondo soggettivo, surreale nella concertazione cromatica e nella composizione. Alla maniera dei miniatori medievali intende rappresentare il mondo lirico dell’artista, esotico per altro, dove protagonista è il paesaggio montuoso, rilevato volutamente geometrico – ascendenza cubista forse – e inoltre, i putti, flautista e tamburellista, che suonano. Lo sfondo è idilliaco, pastorale. All’apparenza il procedimento richiama la tecnica dell’acquerello, dove il roseo ha prevalenza sull’ocra e chiaroscuro, sul verde, sul grigio, il tutto immerso in una chiarità atemporale, leggiadra, di raccoglimento e di ascolto.
E di sogno. Questa “felicità”, come la definisce Ezia, conferma la sua concezione estetica preziosa e classica.
Le mostre personali di Ezia sono già rilevanti. Per altro, anche le collettive hanno un buon ritmo. Ezia impiega tecniche varie: grafica, china, matita, pastelli, carboncino, sanguigna, olio, acrilico, acquerello (tecnica personale: puntinismo ad acquerello). È iscritta all’UCAI alla Spezia e all’Associazione Culturale San Martino di Durasca (Follo): ha concorso a vari premi. Spesso ha vinto .Nel 2009 Mostra personale “Di Capua & Caselli” – Retrospettiva in memoria – Sala Culturale CarGià San Terenzo. La manualità tenta spesso Ezia, che nel suo privato coltiva miniatura,mosaico, presepe; lavora il legno in opere di restauro, la creta, si applica a oggettualità e decorazioni, e composizioni varie, rilega perfino libri, raccoglitori e oggettistica varia. Si intende di doratura. È spesso sulla breccia in mostre estemporanee e collettive che avvengono alla Spezia e Lunigiana1: nel 1976 è prima classificata per la grafica (Premio Maurizio Scalzo, La Spezia).
Espone dipinti alla Marguttiana dal 1999 al 2009; è iscritta all’Associazione San Martino di Durasca e all’UCAI. Partecipa all’VIII e IX Concorso “Piccoli scrigni grandi tesori” di Follo. Nel 2002 è selezionata all’estemporanea di pittura per l’acquerello a Vernazzarte. Altro premio a Follo nello stesso anno, poi alla Spezia per la F.I.D.A.P.A. nel 2003, e nello stesso anno i Disegni pubblicati, (Casa Editrice Eco,Milano). Nel 2004, Premio Artigianato al Rotary Club spezzino; l’anno dopo partecipa a “Piccoli scrigni grandi tesori” a Follo, per la grafica. Vince la medaglia d’oro nella edizione del 2006. Nel 2007 “Prospettive in acquerello 1976-2007”, altra sua personale. È sempre partecipe alle iniziative di San  Martino di Durasca (dal 2009 al 2011),mentre gestisce Sala Gargià (dal 2010). Alcune sue partecipazioni all’UCAI (sette nel 2010, tre nel 2011).Nel 2011, col patrocinio del Comune di Lerici e della Pro Loco di San Terenzo promuove per Sala Cargià “Stagione in arte dedicata a Carla Gallerini” (sua madre, di cui ha scritto le memorie).
Ezia Di Capua ha portamento giovanile, è semplice nel gesto, vivace nella conversazione. È un’artista moderna, colta, dotata di capacità organizzativa, eloquente col pubblico, amica degli pittori e attenta alle varie espressioni e correnti che gradualmente si manifestano nel territorio. La scelta dell’acquerello è in lei, istintiva figurista e conquistata dalla linea geometrica e dal movimento, un mantenere il contatto con la natura, con la solarità, col chiaroscuro del mare e del cielo. Ma anche la luce, operante nei dipinti, è scelta con sobrietà e con aperture improvvise al sogno, all’anima, all’inconscio. Tra i dipinti, ha scelto “Oltre” per la copertina del libro, biografia della madre Carla, come si è detto più sopra. Questo “Oltre” ormai ci fa sentire e intravedere il suo mondo, che non è quello dei fenomeni e delle opinioni,ma quello in cui la verità è come la stella del mattino. Oltre l’ombra, la “luce”, la beatitudine, l’ordine, l’Assoluto.


Prof Giuseppe Luigi Coluccia

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