![]() |
Massimo Dofi, baritono |
LE INTERVISTE DIETRO AL SIPARIO a cura di Ezia Di Capua
Felice di aver intervistato Massimo Dolfi, baritono affermato in Italia e all'estero, che vestirà i panni di Alfredo Germont ne "La Traviata" di G.Verdi che andrà in scena al Teatro Astoria di Lerici venerdì 10 ottobre 2025 alle 21:15, una produzione dell'Associazione Coro Lirico La Spezia, con il Patrocinio del Comune di Lerici e il contributo della Fondazione della Spezia (Bando "Pillole di cultura" 2025).
Giorgio Germont è spesso percepito come il principale antagonista della felicità tra Violetta e Alfredo, agendo per salvare l'onore della famiglia. Come interpreti e giustifichi il suo rigore morale? Cercherai di mettere in luce anche il lato affettuoso e protettivo del padre, o lo vedi principalmente come un uomo ancorato alle convenzioni sociali del suo tempo?
La figura di Giorgio Germont è una figura complessa. Indubbiamente è un uomo che incarna i valori del suo tempo, dettati dalla borghesia e dal patriarcato dell’Ottocento. Un personaggio coerente con il mondo del tempo. Cercherò di rappresentare entrambi le facce di questa medaglia. Inizialmente una figura molto più rigida, avversa alla situazione dei due amanti, poi con il proseguo dell’Opera sempre più affettuosa e protettiva. Alla fine, nel terzo atto persino umano e pentito.
"Pura siccome un angelo..." Il lungo e celebre duetto con Violetta, in cui Germont le chiede di sacrificare il suo amore per il bene della famiglia, è il culmine emotivo del ruolo. Come affronti questo passaggio dal punto di vista interpretativo? Qual è la difficoltà maggiore nel rendere il progressivo ammorbidimento e la crescente compassione di Germont verso Violetta?
Il duetto fra Violetta e Germont attraversa diversi stati d’animo. Germont che all’inizio entra in maniera fredda e rigida, con passaggi di riposta molto bruschi nei confronti di Violatta, nell’andare avanti del duetta trasforma il suo atteggiamento in sorpresa, rimanendo colpito dalle rsposte ferme e convinte di Violetta. Alla fine Germont si dimostra quasi compassionevole verso una donna che non solo è ferita ma è anche disposta al sacrificio. Questi diversi atteggiamenti comportamentali tradotti nel canto mi portano a cercare suoni che cambiano e crescono man mano che la scena va avanti. Da suoni staccati, duri, definiti iniziali porterò nel proseguo dei suoni più legati, più maturi, più rotondi.
"Di Provenza il mar, il suol" Questa è l'aria più famosa del suo ruolo, in cui Germont cerca di persuadere il figlio Alfredo a tornare alla casa paterna. Dal punto di vista vocale, come mantieni il giusto equilibrio tra la dolcezza del ricordo e l'autorità paterna necessaria per imporsi sul figlio innamorato?
Sicuramente è l’aria più famosa per Giorgio Germont. Un’aria famosissima dove un padre che cerca di persuadere il proprio figlio con il ricordo. La nostalgia del passato, delle radici, delle proprie origini. Non è un ‘aria di rimprovero verso il figlio ma la ricerca di convincerlo, quasi di supplicarlo. Nel canto cercherò la rotondità dei suoni con calma e fermezza. Toni morbidi e decisi cercando di mantenere un suono sempre legato dal colore caldo.
Il rapporto tra Germont padre e Alfredo è teso e complesso. C'è un momento specifico in cui la tua interazione con Alfredo sul palco rivela la sincera sofferenza di un padre che crede di agire nel modo giusto, ma che contemporaneamente ferisce profondamente il figlio. Puoi descriverlo?
Questa è una delle sfumature più profonde e difficili del personaggio di Giorgio Germont. Germont crede di fare il bene del figlio ma al tempo stesso distrugge la sua felicità. Il tutto culmina nella scena della festa di Flora dove Alfredo umilia pubblicamente Violetta gettandole i soldi ai piedi. In quel momento Germont si rende conto che il figlio ha perso il controllo. Il padre condanna fermamente il figlio per il gesto crudele e con durezza cerca di farlo ritornare in sé. Al contempo, Germont si sente corresponsabile di tale gesto se anche lui stesso non avesse portato alla separazione dei due giovani.
Il repertorio verdiano è fondamentale per la voce baritonale. Germont, pur non essendo un "baritono di forza" richiede grande tenuta e nobiltà di fraseggio. Cosa significa per te interpretare un ruolo verdiano e quali sono le esigenze specifiche che Verdi pone alla voce di Germont?
Una sfida assoluta. Il ruolo di Giorgio Germont per un baritono è un ruolo importantissimo. La difficoltà che vivo non è solo vocale ma anche e soprattutto interpretativa. Verdi porta la voce nei ruoli di baritono come Germont, ma anche Rigoletto o Macbeth, a diventare un veicolo di dissidio, di tormento. Quindi non è solo la difficoltà nel cantare ma anche nell’interpretare un sentimento combattuto, drammaticamente complesso. Per la voce occorre utilizzare una tavolozza di colori diversi, dal canto fermo e duro alla dolcezza, dall’essere freddo e severo ad essere commosso e supplichevole.
Germont riappare nel finale per rivelare la verità ad Alfredo e per assistere alla morte di Violetta. In quel momento, Germont è un uomo che ha compreso il suo errore. Come gestisce emotivamente questo pentimento sul palco e in che modo questo chiude l'arco narrativo del tuo personaggio?
Il finale di La Traviata è proprio il punto in cui Germont completa il suo arco narrativo. Da padre di principi morali e patriarcali a uomo che riconosce la verità dell’amore fra Violetta ed Alfredo. Anche se tardi riconosce il proprio errore e la gravità delle sue azioni, pentendosi. Cercherò di lasciare il ruolo teatrale, cercando di essere umano. Riconoscendo gli errori commessi e chiedendo perdono. Nel finale Germont non ha più parole, assiste quasi silenziosamente all’epilogo che lui stesso ha contribuito a distruggere. Anche nella voce cercherò di mantenere suoni contenuti e misurati.
L'opera è prodotta dall'Associazione Coro Lirico La Spezia e si tiene in un teatro raccolto come l'Astoria di Lerici. Qual è il motivo principale per cui gli spettatori, in particolare quelli che non hanno mai visto La Traviata o che la conoscono bene, dovrebbero venire al Teatro Astoria di Lerici il 10 ottobre, e quale riflessione speri che il pubblico porti con sé dopo aver assistito al dramma di Violetta e della famiglia Germont?
Cantare in questo allestimento sarà un’occasione per tutti. Non solo per noi che cerchiamo di portare la lirica e il teatro più vicino alle persone ma anche al pubblico che avrà l’occasione di toccare da vicino il dramma che insieme stiamo vivendo. La scelta di eseguire l’opera con pianoforte permette agli spettatori di cogliere con più trasparenza le voci di noi artisti, i nostri dialoghi, i nostri respiri. Tutto può arrivare in maniera più limpida, senza filtri, cogliendo l’essenza di tutti i personaggi. Io cercherò di portare un Germont che spesso viene visto come autoritario, in maniera più fragile, umana.
Testo dell'intervista di Ezia Di Capua – Ogni diritto è riservato
BIGLIETTI clicca sul link
KENTARO KITAYA , tenore
https://salacargia.blogspot.com/2025/09/il-tenore-kentaro-kitaya-sara-alfredo.html
ROBERTA CECCOTTI, soprano
https://salacargia.blogspot.com/2019/03/roberta-ceccotti-soprano-interpretera.html
KENTARO KITAYA, tenore
http://salacargia.blogspot.com/2020/09/il-tenore-kentaro-kitaya-in-concerto-al.html
KENTARO KITAYA, tenore
https://salacargia.blogspot.com/2025/03/m-kentaro-kitaya-tenore-conte-di.html
ROBERTA CECCOTTI, soprano
https://salacargia.blogspot.com/2025/04/roberta-ceccotti-soprano-nel-ruolo-di.html
MARIA BRUNO, soprano
https://salacargia.blogspot.com/2025/04/maria-bruno-soprano-nel-ruolo-di-berta.html
MARIA BRUNO, soprano
http://salacargia.blogspot.it/2017/10/maria-bruno-soprano-intervista-cura-di.html