Ogni volta che ci accostiamo ad un’opera d’arte, molti sono gli stimoli che ci vengono dati: i nostri occhi vengono attratti da colori e geometrie, capaci di richiamare alla mente opere conosciute o spazi visitati, anche se trasfigurati nell’opera fino a renderli eterni. Sopraggiunge un movimento dell’anima, quello che ci spinge all’ammirazione estatica, senza giudizio, solo per il gusto ed il riconoscimento del bello. A questo punto, come se una voce uscisse dall’opera, ecco che ci raggiunge il suo messaggio, chiuso e nascosto tra i tratti e le pennellate dell’artista, ma chiaro e trasparente per chi lo vuole recepire con orecchio attento e cuore docile. E’ questa l’esperienza che faremo nell’ammirare la mostra di Lucia Della Scala, qui a San Terenzo di Lerici dal titolo: “Messaggio d’amore, di Dio, dell’uomo e del mondo”. E’ un percorso che vi apparirà lineare nella sua originalità: a dare inizio al percorso “La coppia e il Calice”, tempera all’uovo su tavola, che risulta un connubio perfetto tra immagini, colori e messaggio: le due figure umane che si intrecciano in un abbandono sereno e plastico, si stagliano su uno sfondo che congiunge terra, mare e cielo. Il gioco dei colori sposta lo sguardo verso l’alto: il calice e l’Eucarestia che coronano l’unione delle figure dona senso, quiete ed armonia all’insieme. Le movenze della coppia, a richiamare il simbolismo della croce, vogliono unire proprio la terra, il mondo, il concreto, la quotidianità con l’infinito, il senso talvolta misterioso ed incomprensibile di tate esperienze fatte da ciascuno, con l’Unico Senso capace di dare ragione di un’unione forte, stabile, fatta di gratuità e rispetto, di uguaglianza profonda pur nella diversità. In continuità di soggetti “creazione e Amore”, olio su tavola, opera che colpisce lo sguardo del visitatore per la decisa definizione degli spazi e dei colori, una storia dai contorni precisi, un orizzonte netto dove persino il cielo appare immobile. In questa cornice le figure umane appena accennate, solo con i contorni, assumono i colori dello sfondo. C’è una grande sapienza che ci viene da questa opera: i contorni della storia rischiano di togliere la nostra peculiarità ed il nostro personale contributo alla vita dell’umanità, solo con l’Amore possiamo continuare l’opera creativa di Dio nel qui ed ora, per dare i contorni umani ad ogni espressione d’amore. Ci fermiamo e ci incantiamo di fronte a questo “Arcobaleno”, opera cara all’ Autrice. Come per ogni sua creazione, Lucia Della Scala trae spunto dal quotidiano, da avvenimenti lieti o tristi della vita: in questo caso si tratta di una partenza, una cara amica che lascia il porto della vita terrena per andare verso l’infinito. L’arcobaleno, il simbolo per eccellenza della pace fatta tra Dio e l’uomo dopo il grande diluvio campeggia ad unire le realtà inconciliabili della vita e della morte, sulle note di una canzone, l’Arcobaleno, appunto. Tutto torna in un quadro perfetto, dove i tratti e i colori ci danno idea di come stanno realmente le cose: l’osservatore non può che restare fermo, attonito di fronte alla partenza inesorabile, potrebbe suonare la sua canzone, ma non lo fa. Il sentiero davanti a lui è ben definito, ma sono i luoghi da incontrare , solo appena accennati, che raffigurano l’incertezza dell’esperienza umana. Resta alto l’Arcobaleno e la speranza che esso racchiude.
Nel nostro vivere abbiamo bisogno di gesti che comunichino l’approvazione e l’amore che gli altri ci donano: ecco la sezione dedicata i “Baci”, opere diverse nella tecnica e nelle rappresentazioni, eppure accomunate da quello che, universalmente, è riconosciuto come un gesto di complicità, vero ad ogni età. In questa sezione possiamo ammirare la bravura dell’artista nell’eseguire soggetti diversi tra loro eppure riesce a trasmettere l’egual trasporto in ogni opera.
Giungiamo, in punta di piedi, in una parte dell’esposizione che mette in evidenza tutta la bravura dell’Autrice e il lungo percorso di studi dell’arte e la ricerca della tecnica iconografica: è una Maria, moderna ad aprire lo sguardo all’esperienza della Maternità qui ben rappresentata. Una immagine dell’amore umano di una mamma nei confronti del Figlio, divino, un’esperienza che avvolge la vita del piccolo, lo rende capace di essere quello che è nella sostanza. Lo sguardo tenero e sofferente della Madre, che conosce la sorte di un figlio donatole perché, a sua volta, lei lo doni all’umanità, è ben espresso nelle icone dell’Annunciazione, della Natività, della Maternità, della Sacra Famiglia e della Presentazione al Tempio. I due trittici che inseriscono la Maternità a Lerici e a Carrara, ci offrono la chiave di interpretazione del grande mistero dell’Incarnazione: Dio manda il Suo Figlio per la salvezza di ogni uomo, di ogni luogo ed in ogni tempo. La salvezza, che Cristo Gesù ha portato nel mondo è per noi “ qui ed ora”, per usare un’espressione cara ai Padri della Chiesa, ed è resa presente, originale, immortale in queste opere di Lucia Della Scala. Giungiamo alla concretizzazione del messaggio che lo spazio dedicato alla maternità introduce: il Cristo. Questa icona, che domina e colpisce per la sua bellezza, le sue dimensioni e la sua perfezione, ci mette di fronte al cuore del messaggio di Dio: il Figlio che si fa carne, che condivide l’esperienza umana, che guarda ogni uomo e si lascia guardare e interpellare dal cuore di chi lo cerca, è il Figlio diletto che il Battesimo nel Fiume Giordano, suggella e presenta all’umanità. Chiude la mostra una tempera all’uovo su tela davvero innovativa per quello che dice e per come lo dice: “L’Adultera”. Lo sfondo chiuso tra le mura antiche lascia pensare ed evocare le chiusure di pregiudizi e stereotipi tanti cari alla nostra umanità, il gruppo degli anziani, e del lapidatori, centrali anche se in lontananza richiamano gli usi consueti di certi modi giudicatori con i quali abitualmente ci scontriamo, dei quali facciamo larga esperienza tanto nei paesi quanto nell’informazione come viene offerta oggi. La vera rivoluzione è il Cristo che dalla sua divina purezza, e l’uso del colore non è mai casuale, si china verso l’Adultera, la tocca, ma guarda l’osservatore: chi si può permettere di giudicare un cuore triste e pentito , disposto a cambiare vita, umile ma nello stesso tempo coraggioso, perché ci vuole una grande forza d’animo per continuare nel cammino della vita, in modo diverso? La risposta sgorga dal profondo di noi stessi grazie alla forza, la bellezza, la capacità comunicativa di questa mostra che non lascia indifferente nessuno. Ogni visitatore uscirà portandosi dentro un grande messaggio, come grande è la bravura di Lucia Della Scala!
Prof. Chiara Mariotti
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