In copertina dipinto di Ezia Di Capua - Acquerello |
...."Coriandoli di cielo, palloncini di nuvole, luci di stelle, boccioli di rugiada, coralli e schizzi di mare in un sabato interminabile, infinito che sostiene l’attesa della festa.”
Così scrive nel suo libro Ezia Di Capua dopo la morte di sua mamma Carla Gallerini. Entrato in via Trogu vedo la stradina Azzarini e per me, spezzino non di adozione, Trogu e Azzarini sono nomi che non significavano nulla…..fino a ieri.
Oggi sono vita del paese, miracolo di natura, florescenza di Essere e per me, da oggi in poi e non che non lo avessi prima, maggior rispetto per San Terenzo, per il suo castello, per la passeggiate lungo il mare o per l’autobus dell’ATC che lo attraversa ogniquarto d’ora per andare a Lerici .Ora, solo per aver conosciuto teoricamente Carla Gallerini dopo il libro a lei dedicato da Ezia,“ La Misura dell’Amore”, mi sembra di conoscerla da sempre.
Un mito per San Terenzo Carla Gallerini e se il piccolo paese fosse Comune e non frazione di Lerici il suo sindaco sarebbe Carla e, se adesso, Sindaco onorario. Ezia Di Capua ha scritto pagine memorabili in prima e terza persona ma sempre, diciamo, carlabiografiche, se mi si concede la parola come neologismo.
Le parole non sublimeranno mai la delusione che possono portare le cose. Anzi, le parole tendono a onorare le cose quando queste sono di voluta energia, di etica formativa, di splendore di immagini. La mamma Carla dal racconto fatto dalla figlia Ezia è lo splendore umano, terrestre vincolato dal fascino che sottende. C’è sempre un momento di stanchezza della storia e pur sempre un momento che è emblema per la storia stessa quando questa assurge a attimo di respiro letterario per sublimare certa immobilità.
C’è nel bellissimo racconto di Ezia lo svelare segreti che in effetti non ci sono visto che sua madre Carla è stata da sempre manifesto chiaro e leggibile.
Ma questo svelare segreti sono parole astratte che incitano il lettore a scoprire quelle verità latenti in ogni pagina del racconto fatto da Ezia.
Le descrizioni assumono concetto di ampio tempo libero innescato nella intrinsecità di una realtà di vita vissuta dalla madre Carla che trova nella sua conclusione terrena stessa forza di pensiero e di azione.
Si avverte in questo biografico racconto una estrema semplicità e non celata disinvoltura spostando il suo racconto dal passato
lontano a un presente inequivocabilmente doloroso. Il linguaggio,
qui, di Ezia, non è, come si può dire, uno strumento che si trova
neutrale nell’azione di una storia naturale e non suscettibile di ricordi innescati in un sentito dire o nella percezione . Non è dunque un linguaggio atto a scrivere intorno alla parzialità di una visione particolareggiata di un frammento. Possiamo entrare invece
nei meriti di una circolarità o totalità o maggior ampiezza di fatti
reali perchè vissuti e non dunque visionari: è il racconto di una vita vissuta e non immaginaria. Ezia è riuscita a compiere in questa sua opera prima “ La Misura dell’Amore ” tutta una sua unicità che va dal particolare all’universale e isolando anche un solo frammento della vita di sua madre Carla, bellissima, dai capelli di color castano di un tempo a quelli di un colore rosso pieni di vitalità dopo, nel riprodurre questo ipotetico frammento esprime la sua totalità, rifugge dalla veduta o dall’invenzione letteraria dall’illimitato, dallo spazio, da un supposto orizzonte e riduce il frammento stesso non a un luogo ma a un eterno e così
si esprime:
..... ” Mi piace che mamma sia felice ora nel luogo che immaginava lei…Quel luogo è la ‘Casa buona’.
Lo disse con entusiasmo dopo uno degli interventi chirurgici subiti…..
Ricordo che si illuminava quando parlava della enorme Casa Buona e allora la voglio immaginare lì. Lì, proprio lì, voglio credere che stia organizzando ‘La sua Festa più Bella’.”
Carla Gallerini è stata la festa più bella per San Terenzo che
la ricorda con tutto il suo amore e la sua ammirazione possibili.
Prof.Franco Ortis
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