Sala Culturale CarGià - Promozione Arte e Cultura 2014
Sezione - Attività in Galleria
FRANCO ORTIS Acquerello - particolare |
Il mare è mare mare, il cielo è cielo
cielo e il cielo è marezzato d’acqua e
il mare è cielizzato di atmosfera azzurra e il movimento lento delle acque
sull’umido arenile o sulla scogliera, è come il brillare dall’iride della
nostra immaginaria fanciulla di una lacrima che fugge via verso il suo dolce
sorriso. Piovono dal cielo in controluce, miriadi di gocce d’argento e
soavissimo, nel torpore del primo mattino il profumo marino mi investe. E’ un
profumo che non riesco a vedere con gli occhi e in quei fantastici occhi, ma
che mi sollazza il respiro come se fosse una felicità primaverile giovane e
inebriante. Il gioco dell’acqua è un ritmo sempre alacre che non cessa di
pulsare nel suo continuo rinnovarsi, come pulsa la vita delle creature. Mi
viene alla mente il panta rei di
Eraclito, lo scorrere continuo del tempo nel suo eterno mutarsi ma il tempo è
l’acqua di un fiume che dalle origini arriva al mare e nel momento che tu lo
guardi non è più la stessa pur essendo uguale in apparenza. Reminiscenze sono
queste di una filosofia e di una letteratura che con la fantasia ora mi fanno
tornare indietro nel tempo, a quando ragazzo sui banchi di scuola guardavo
assorto il profilo delicato e grazioso di Simonetta che seduta un banco più
avanti e diagonalmente rispetto al mio ogni tanto si voltava lentamente e con
fare delicato dolcemente mi sorrideva. Stupenda veramente questa immagine di
natura marina in continuo movimento nel suo eterno frantumarsi, ha un fascino
particolare che influenza romanticamente il nostro pensiero che come quello di
un artista, sa cogliere dirette ed esaltanti annotazioni di fuggitivi contatti
dei nostri occhi con un aspetto della natura. Ecco che il mare e il cielo come
due ragazzi iniziano a scherzare e il giuoco si fa incalzante e il mare dal
commovente anelito mattutino si fa ora più potente, perché vuole mettere in
mostra tutta la sua bellezza, mentre il vento alimenta questo giuoco e come una
musica di Debussy, diventa squarcio melodico sospinto innanzi da una intensa
volontà di raggiungere un parossismo espressivo con strepitosa invenzione. Si
placa ora il mare, ritira il vento le sue eoliche otri dalle cui bocche erano
uscite pellegrine folate sconvolgenti la natura. Cala la sera sul giorno
vorticoso, il sole nel terminare il suo arco giornaliero sta per mettere a
nanna una parte del creato. Il cielo da
terso com’era si tinge di un rosso impossibile e il mare brulica ora di
pezzettini di argento dorato. Nel fantasmagorico giuoco dell’acqua mi sembra di
scorgere gli occhi lucenti della mia giovane Musa. E’ uno spettacolo superbo
che il Creatore ci regala tutte le sere, popolate di nubi sul mare, dal
palcoscenico dell’infinito. Un senso di timore reverenziale mi prende e mi attanaglia
mentre assisto stupito al magico fluire del giorno e le ore scandite dal sole
stanno per passare ad altro sorvegliante. Tutto ora è calmo e tranquillo, il
vento ha cessato del tutto il suo correre per l’aere, e le nubi si stanno
sfaldando pur nel tenue calore dell’astro. Cielo e mare, nella loro distesa
infinita, accomunano i loro segreti e fanno posto a tenerezza, alla malinconia,
al sogno evanescente di una notte. Ora intorno a me è veramente attonito
silenzio e un eventuale rumore mi riporterebbe alla realtà di sempre. Non posso
che fare ossequiosa riverenza al mio giorno che muore; tra breve potrò
intrecciare un meditabondo dialogo solamente con le stelle.
Franco Ortis
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