martedì 21 ottobre 2014

Ho occhi soltanto per te: IL MARE – Racconto di Franco Ortis

Sala Culturale CarGià - Promozione Arte e Cultura 2014 
Sezione - Attività in  Galleria

FRANCO ORTIS
Acquerello - particolare
Il mare è mare mare, il cielo è cielo cielo e il cielo  è marezzato d’acqua e il mare è cielizzato di atmosfera azzurra e il movimento lento delle acque sull’umido arenile o sulla scogliera, è come il brillare dall’iride della nostra immaginaria fanciulla di una lacrima che fugge via verso il suo dolce sorriso. Piovono dal cielo in controluce, miriadi di gocce d’argento e soavissimo, nel torpore del primo mattino il profumo marino mi investe. E’ un profumo che non riesco a vedere con gli occhi e in quei fantastici occhi, ma che mi sollazza il respiro come se fosse una felicità primaverile giovane e inebriante. Il gioco dell’acqua è un ritmo sempre alacre che non cessa di pulsare nel suo continuo rinnovarsi, come pulsa la vita delle creature. Mi viene alla mente il panta rei di Eraclito, lo scorrere continuo del tempo nel suo eterno mutarsi ma il tempo è l’acqua di un fiume che dalle origini arriva al mare e nel momento che tu lo guardi non è più la stessa pur essendo uguale in apparenza. Reminiscenze sono queste di una filosofia e di una letteratura che con la fantasia ora mi fanno tornare indietro nel tempo, a quando ragazzo sui banchi di scuola guardavo assorto il profilo delicato e grazioso di Simonetta che seduta un banco più avanti e diagonalmente rispetto al mio ogni tanto si voltava lentamente e con fare delicato dolcemente mi sorrideva. Stupenda veramente questa immagine di natura marina in continuo movimento nel suo eterno frantumarsi, ha un fascino particolare che influenza romanticamente il nostro pensiero che come quello di un artista, sa cogliere dirette ed esaltanti annotazioni di fuggitivi contatti dei nostri occhi con un aspetto della natura. Ecco che il mare e il cielo come due ragazzi iniziano a scherzare e il giuoco si fa incalzante e il mare dal commovente anelito mattutino si fa ora più potente, perché vuole mettere in mostra tutta la sua bellezza, mentre il vento alimenta questo giuoco e come una musica di Debussy, diventa squarcio melodico sospinto innanzi da una intensa volontà di raggiungere un parossismo espressivo con strepitosa invenzione. Si placa ora il mare, ritira il vento le sue eoliche otri dalle cui bocche erano uscite pellegrine folate sconvolgenti la natura. Cala la sera sul giorno vorticoso, il sole nel terminare il suo arco giornaliero sta per mettere a nanna una parte del creato. Il cielo  da terso com’era si tinge di un rosso impossibile e il mare brulica ora di pezzettini di argento dorato. Nel fantasmagorico giuoco dell’acqua mi sembra di scorgere gli occhi lucenti della mia giovane Musa. E’ uno spettacolo superbo che il Creatore ci regala tutte le sere, popolate di nubi sul mare, dal palcoscenico dell’infinito. Un senso di timore reverenziale mi prende e mi attanaglia mentre assisto stupito al magico fluire del giorno e le ore scandite dal sole stanno per passare ad altro sorvegliante. Tutto ora è calmo e tranquillo, il vento ha cessato del tutto il suo correre per l’aere, e le nubi si stanno sfaldando pur nel tenue calore dell’astro. Cielo e mare, nella loro distesa infinita, accomunano i loro segreti e fanno posto a tenerezza, alla malinconia, al sogno evanescente di una notte. Ora intorno a me è veramente attonito silenzio e un eventuale rumore mi riporterebbe alla realtà di sempre. Non posso che fare ossequiosa riverenza al mio giorno che muore; tra breve potrò intrecciare un meditabondo dialogo solamente con le stelle.


Franco Ortis


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