Sabato
5 ottobre u.s. è stata inaugurata la collettiva “Incontrarsi”, visitabile sino
al 26 ottobre prossimo al Circolo Culturale “A.Del Santo” (via don Minzoni,62),
con la quale la sezione spezzina dell’Unione Cattolica Artisti Italiani ha
avviato il nuovo anno sociale. Il titolo della mostra è tutt’altro che banale.
I promotori dell’iniziativa culturale, infatti, hanno inteso affermare sia il
loro comune impegno rivolto all’arte e valorizzato da costruttivi incontri tra
artisti ed appassionati, sia la necessità
di consolidare in quelle circostanze sentimenti di stima, di amicizia e di
affetto.
L’esposizione,
la prima di un nutrito programma che si svilupperà fino al giugno 2014,
raccoglie dipinti, sculture ed opere grafiche di Rossella Balsano, Guido Barbagli,
Luigina Bo, Antonella Boracchia, Ferdinando Brogi, Angiolo Delsanto, Umberta
Forti, Anna Maria Giarrizzo, Gloria Giuliano, Enrico Imberciadori, Mario
Maddaluno, Marisa Marino, Nina Meloni, Fabrizio Mismas, Pierluigi Morelli,
Graziella Mori, Franco Ortis, Maria Pia Pasquali, Marina Passaro, Maria Luisa
Preti, Mirella Raggi, Rosa Maria Santarelli, Maria Rosa Taliercio, Carlo
Vignale. La collettiva, di cui proponiamo l’introduzione di Valerio
P.Cremolini, si può visitare dal martedì al sabato, dalle 17.30 alle 19.30.
Non avevo previsto d’introdurre questa mostra
d’avvio del nuovo anno di attività dell’Unione Cattolica Artisti Italiani,attività i cui inizi risalgono al dicembre 1987, ma ho aderito con piacere
all’invito della presidente Mirella Raggi. Il mio sarà un intervento breve,
spero non deludente, qualcosa di più di un saluto che rivolgo a tutti i
presenti, unitamente al più sincero augurio rivolto ai soci dell’Ucai di
raccogliere soddisfazioni per l’impegno profuso nei vari ambiti della ricerca artistica.
Il tema della collettiva mi ha suggerito di proporre
due brevi riflessioni: l’una più generica, attinente la parola “incontrare”e
l’altra più specifica strettamente pertinente all’opera d’arte.
Ebbene, il verbo “incontrare” e la forma riflessiva “incontrarsi”
alludono ad un’infinità di situazioni. Oggi, ad esempio, ci incontriamo, e
questo era certamente nelle intenzioni di chi ha suggerito l’intitolazione di
questa mostra, per visitare le opere e per rinnovare il senso di appartenenza all’Ucai, associazione dove si aderisce e ci
si incontra per le finalità che essa persegue. L’incontrarsi allude, talvolta,
ad una circostanza assolutamente casuale, così è quando s’incontra senza alcuna
previsione lo sguardo di una persona conosciuta o sconosciuta. Altre volte, più
semplicemente, ci s’incontra dopo essersi accordati sulle modalità
dell’appuntamento per discutere dei più diversi argomenti. Ma ci s’incontra,
altrettanto per caso, per strada, in un cinema, ad un dibattito culturale, ad
una funzione religiosa, ad un comizio politico, ad una festa, ad un concerto,
ad una conferenza e così via.
Si utilizza il verbo incontrare anche per segnalare analoghe
opinioni su vari temi. Si dice, infatti,
mi sono incontrato con il pensiero di quel relatore; la mia “fede”(parola
grossa) calcistica incontra quella di innumerevoli persone, oppure nella
prossima partita casalinga lo Spezia incontra il Brescia; nella boxe si parla
di incontri; inoltre, s’incontra il successo (anche per un prodotto si dice che
ha incontrato successo) o la delusione; taluni, nel prosieguo della vita,
incontrano la fede religiosa. E come non richiamare il sentimento dell’amore?
In lei o in lui ho incontrato l’amore della mia vita è un’espressione
comunemente ascoltata. S’incontra, eccome, anche il dolore, quello individuale
e quello di più estese dimensioni che coinvolge i sentimenti di donne e di
uomini. Noi tutti ci siamo incontrati nel dolore, seguendo le crudele e pietose
immagini della recente tragedia di Lampedusa e di quelle che l’hanno preceduta.
Un’insegnante di matematica, poi, saprebbe
argomentare la regola per cui “due rette parallele si incontrano solo
all’infinito”. Non di rado durante un periodo di vacanza s’incontra la pioggia
o tantissimo sole.
Oggi, ci siamo incontrati per rinnovare un incontro
con l’arte iniziato da tempo e per taluni di noi da molto tempo. È un
incontrarsi che rivela la medesima passione, ma anche il piacere di stare
insieme, di sentirsi ben più che semplici conoscenti. Sono persuaso che altre
azioni si collegano al verbo incontrare, verbo non poco utilizzato anche dai
poeti.
Nella mia seconda breve riflessione vorrei indicare
come il verbo incontrare o, meglio ancora, il sostantivo incontro non sia
estraneo, ma abbia cittadinanza nell’ambito artistico.
È il filosofo Luigi Pareyson (1918-1991), il cui testo “Estetica” ho incontrato anni e
anni fa, che richiama con dovizia di considerazioni la stretta relazione che
lega l’incontro con l’interpretazione dell’opera, interpretazione da
considerare un incontro per cogliere il vero senso delle cose.
Mi piace proporvi quanto scrive Pareyson:”Ogni interpretazione è
sempre nuova, e rivela sempre nuovi aspetti dell'opera: nell’«incontro» ch'è
avvenuto fra la singolarità del lettore e quella dell'opera c'è stata una comunicazione
vera e propria, quasi che l'opera avesse parato a chi sapeva meglio
interrogarla e comprenderne la voce, e avesse atteso d'essere interpellata in
un certo modo per rispondere rivelando un aspetto ancora non visto, e avesse
usato con chi le parlava il linguaggio in questi poteva meglio ascoltarla. Ma
la personalità dell'interpretazione porta con sé anche l'incresciosa situazione
che l'opera non si rivela a tutti, e si nasconde a chi non sa interrogarla;
proprio come accade fra le persone, le quali in incontri particolarmente felici
favoriti o ravvivati dalla reciproca simpatia, si rivelano vicendevolmente,
mentre in incontri non altrettanto fortunati, compromessi sin dall'inizio da
un'istintiva avversione, non giungono a intendersi e magari si mostrano e
appaiono diverse da come sono in realtà”.
Quindi il processo
interpretativo è quanto mai frutto di un incontro, un incontro speciale che
favorisce un contesto di contemplazione, di svelamento della bellezza e di una più
chiara conoscenza dell’opera, nelle sue parti e nella sua unità, della quale le
interpretazione possono non essere coincidenti. Pertanto, dall’incontro
scaturisce una relazione con l’opera che, in ogni caso, vanta le
caratteristiche dell’originalità. Ciò fa sì che l’opera d’arte, sottoposta ad
un’infinità di incontri, si proponga al nostro sguardo continuamente nuova e
ricca di vitalità anche per la molteplicità di opinioni che essa provoca..
Quello dell’interpretazione
dell’opera d’arte è ovviamente un tema che meriterebbe un approfondimento ben
più ampio delle poche parole che vi ho dedicato.
Lascio a chi mi ascolta questa
succinta analisi motivata dal tema che intitola l’inaugurale collettiva della
sezione spezzina dell’Ucai, a cui farà seguito un articolato programma che sono
certo incontrerà come sempre una benevola e diffusa accoglienza.
Valerio P. Cremolini
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