EZIA DI CAPUA |
Prospettive in Acquerello 1976 - 2013
Recensione a cura di Maria Letizia Stangalino
Il titolo della mostra di Ezia Di Capua è già
una dichiarazione programmatica: Prospettive
in acquerello. Prospettive,
appunto, e la prospettiva con la quale Ezia guarda al “suo” mondo è
estremamente particolare. Infatti chi si reca alla sua personale può scegliere
se semplicemente ammirare le opere esposte, vista la pregevole fattura, oppure osservarle
attraverso una delle grosse lenti che sono a disposizione del visitatore:
entrerà in un altro mondo. La tecnica utilizzata dalla pittrice, unica nel suo
genere, il puntinismo, fa sì che emergano al loro massimo splendore tutti i particolari
e una maggiore definizione delle forme rappresentate proprio grazie ad una semplice
lente di ingrandimento. Inizia così un viaggio di scoperta: dall’infinitamente
piccolo all’infinitamente grande, dal microcosmo al macrocosmo, un fluire che
ad occhio nudo si riesce a percepire soltanto parzialmente. L’osservatore che
si limiti a guardare l’opera unicamente con i propri occhi, ne coglie sì una
visione d’insieme, ne riceve un’emozione che rimane, però, a mio avviso,
incompleta, sterile, poiché la pienezza della percezione la ottiene grazie al
suo sguardo filtrato dalla lente, che svela a poco a poco le profondità del
dipinto. Si può dire che in ogni opera si possono riscontrare più livelli: come
avviene con la conoscenza del reale che dal particolare può arrivare
all’universale e viceversa, così percorrendo l’acquerello, guidati dalla lente,
le emozioni si sommano e si sovrappongono in un crescendo di stupore e
rapimento. Le immagini che Ezia, in quasi quarant’anni di produzione, propone,
spaziano in modo veramente ampio: alcune mostrano la semplicità di teneri
giocattoli, ricordi d’infanzia: fu felice? Non lo si coglie, ma il clima di
tranquillità e di protezione che infonde la stanzetta da bimbo rappresentata è
tangibile; altre sono immagini legate alla mitologia, altre ancora propongono
un’atmosfera onirica. Numerosi sono i richiami al rigore classico, quando vengono
rappresentati sfondi che ricordano la
Grecia antica, o all’equilibrio di forme geometriche che rimandano
al dissertare dei primi filosofi. Vari dipinti riecheggiano gli stilemi
settecenteschi, da neoclassicismo, con donne formose, ma dotate di grazia e
leggiadria, inserite in ambienti di stampo classico. Non mancano accenni di
reminescenza biblica o da miniatura medievale con immagini di donne tra le
spire di giganteschi serpenti: curioso che privi di lente la donna quasi non
appaia e la figura che si nota sia solo il serpente avvoltolato. Meraviglia è il sentimento prevalente quando
si è di fronte a queste opere.
Il
fascino degli acquerelli di Ezia sta sia nella forma: sono tecnicamente
perfetti, sia nell’accostamento di temi ed immagini che riflettono la sua
poliedrica personalità. Dominante è il rigore formale, come le note sul
pentagramma, che dischiude ad un’armonia, qui, di forme e figure. Rigorosa Ezia
nell’aspetto esteriore, rivela un animo sfaccettato dalle svariate risorse che
non si rivela facilmente, ma se si ha in mano la lente giusta se ne apprezza la
ricchezza. Come con le sue opere.
Maria
Letizia Stangalino
Maria Letizia Stangalino è
dottoressa in Linguistica generale, insegna inglese e tedesco nella scuola
superiore. Stimatrice della parola scritta in tutte le sue declinazioni di
genere con una predilezione per la prosa rispetto alla poesia. Ha
inoltre una profonda passione per il mare é esperta velista e
istruttrice.
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