I TERRITORI SI INCONTRANO IN NOME DELL’ARTE – terza
edizione
GEMELLAGGIO ARTISTICO TRA SAN TERENZO E FILATTIERA –
Spino secco e Spino fiorito
Luigi Leonardi ricorda Angelo Trogu, giovane eroe
trucidato nel ’44, attraverso il ritrovamento di un importante documento
nell’archivio storico di La
Spezia
ECCIDIO DI VALMOZZOLA
All'assalto
al treno alla Stazione di Valmozzola fece seguito la rappresaglia nazifascista
che qualche giorno dopo portò alla fucilazione di Ubaldo Cheirasco, Gino
Parenti, Angelo Trogu, Nino Gerini, Domenico Mosti, Giuseppe Tendola, Vassili
Belacoski e Mikhail Tartufian. Come i martiri di Belfiore, anche quelli caduti
a Valmozzola, avevano saputo affrontare serenamente la morte.
I partigiani i fucilati operavano in Toscana ed
erano stati catturati sul monte Barca e successivamente imprigionati a
Pontremoli.
ANGELO TROGU
fucilato il 17.3.1944
fucilato il 17.3.1944
cadde vittima del fascismo per dare pace e libertà ai popoli
Fabbri Rosa di anni 56, casalinga, madre del
partigiano Angelo Trogu di anni 20, espone la sua denuncia al maresciallo capo
Monaco Luigi dei carabinieri di Lerici, in merito all’uccisione del proprio
figlio Angelo da parte dei militi della X^ flottiglia Mas.
E’ il 15 settembre 1945, un anno e mezzo dalla
morte del figlio. La
Fabbri Rosa , che risiede a San Terenzo al n. 29 della via già
intitolata a Angelo, dichiara:
“ Dopo il 25 luglio mio figlio e altri andarono a
demolire la sede del partito fascista di S.Terenzo, e appiccarono il fuoco a
tutti i registri. Lui, Angelo, buttò nel fuoco anche il ritratto del duce.
Quando lo seppi lo rimproverai: gli dissi che era ancora troppo presto, che si
poteva avere delle noie. Infatti dopo che Mussolini venne liberato non ebbi più
pace. Ogni momento veniva fermato dalla X^; lo minacciavano, e gli dicevano che
se non si arruolava gli facevano la pelle. E lui allora.. Mandami via! Mandami
coi partigiani! Cercai di calmarlo; di fare in maniera che non uscisse la sera.
Ma una bella sera partì davvero per i monti.
Alle due del pomeriggio del 17 marzo dell’anno
scorso venne a casa mia il dottor Fedi della X^. Suo figlio è stato ucciso in
uno scontro con la X ^
Mas, mi disse senza tanti preamboli. Disperata, io non volevo crederci. Volli
subito andare.. sapere dov’era.. la verità.. mentre quello cercava di
dissuadermi: è già sepolto, non lo potete vedere.. Così chiamo mio marito
all’OTO, prendiamo una macchina e andiamo alla stazione di Migliarina, dove una
donna in lacrime mi dice che suo figlio era ferito e il mio morto. Poi arrivò
uno della milizia mandato da carabinieri di Bagnone ad avvertire quella che
anche suo figlio era morto.
Quando arrivammo al cimitero di Pieve, sopra
Bagnone, trovammo tre salme. Lei.. l’altra donna riconobbe suo figlio, ma il
mio non c’era. Qualcuno disse che li avevano fatti prigionieri e tradotti nelle
carceri di Pontremoli.
Dormimmo a Bagnone e al mattino andammo a Pontremoli.
Alle carceri non ne sapevano niente; così pure al comando della X^. Sentii
dalla gente che il vescovo, monsignor Sismondo, si era molto interessato a
questi ragazzi. Pregai un prete che mi facesse ricevere. Il vescovo rimase
molto male nell’apprendere che non ero stata avvertita di nulla dal cappellano
della X^, al quale si era raccomandato di avvisarci. Don Sismondo disse che il
tenente Bertozzi era l’autore di tutto; che per tre volte aveva chiesto la
grazia e sempre gli era stata negata. Disperata, chiesi: ma dove sono questi
ragazzi?! Li hanno visti abbandonati sulla scarpata della stazione di
Valmozzola, mi rispose afflitto.
Al capostazione di Pontremoli chiesi se per favore
mi faceva salire sul treno merci, così da raggiungere Valmozzola al più presto.
Ma quello mi investì di male parole: sono dei delinquenti! Urlò, è stato un
esempio per quei banditi! Lo piantai lì. Un facchino mi avvicinò: non gli dia
retta, è lui un delinquente. Si faccia coraggio, li vendicheremo.
Scendemmo alla stazione di Berceto e raggiungemmo a
piedi Valmozzola lungo la linea ferroviaria. I corpi erano stati portati al
cimitero. La cappella mortuaria era piena di cadaveri. In mezzo a quello
scempio ho faticato a riconoscere mio figlio. Purtroppo era lui. No, non è
lui.. è un altro, diceva mio marito. Ho avuto l’impressione che fosse come
impazzito. Quei corpi avevano le mani rattrappite, nere. Nella tasca di uno
hanno trovato il nome di Gerini Nino di Lerici. Alla fisionomia mi ha ricordato
suo padre, che era di San Terenzo. Anche lui, con Angelo, lo abbiamo messo
nella cassa che avevamo preparato. Ma il funerale poté svolgersi solo un mese
dopo, il 14 aprile.
Dopo qualche tempo mia figlia Luigia si recò
nell’ufficio del tenente Bertozzi, per ritirare gli oggetti del fratello. Le
consegnò il portafoglio di Angelino, che conteneva solamente alcune fotografie
e la carta d’identità. Non vi erano denari, ma io so che ne aveva.
Luigi Leonardi - Sala CarGià 14 settembre 2013
Luigi Leonardi: scrittore e saggista
- tra i fondatori e
redattori della rivista milanese di cultura MALVAGIA, nata nel 1981 con
l'appoggio di C.Cassola;
pubblicazioni: Il sogno di un altro (racconti)
La brina sulla pelle (romanzo)
Dentro lo stige (romanzo)
Libertà van cercando (saggistica/narrativa)
Il segreto antico di Beppe il maniscalco (romanzo)
I vermi e le rose (saggistica/narrativa - coautore Prof. G.Azzolina)
Epurazioni (narrativa storica)
Spettacoli teatrali di prosa, musica, canto - inediti e
rappresentati;
pubblicazione di album cd "Sfumature" - autore
dei testi per l'interpretazione di Lucia Marchi;
presentazione e prefazioni di poeti e pittori, tra cui R.Cavaliere,
G.Dagna, W.Lazzaro, G.L.Coluccia.E.Di Capua
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