Sala Culturale CarGià: Eventi Artistici e Culturali a La Spezia
Venerdi 20 dicembre, durante il consueto incontro di fine anno
della Camera di Commercio della Spezia, dopo le relazioni sui temi economici
del presidente Gianfranco Bianchi e del segretario Stefano Senese, è stato presentato da Valerio
P.Cremolini il dipinto del pittore Sergio Tedoldi, inserito nella collezione
dell’ente camerale cittadino. Di seguito proponiamo, in gran parte,
l’intervento del critico spezzino, intitolato “L’infinito di Sergio Tedoldi”.
SERGIO TEDOLDI - il dipinto donato alla Camera di Commercio della Spezia - |
…………Quello dell’arte è un tema con molte facce; è un
tema che ha dimensioni universali e di questa sconfinata totalità ne è
partecipe anche la nostra realtà locale, con il passato, il presente e con la
sua tradizione. Sergio Tedoldi ha scelto la professione non certo tranquilla
del pittore (ma è anche scultore ed eccellente grafico) e, nel suo piccolo, è
un protagonista di questo spaccato dell’esistenza umana, che investe storia,
letteratura, cinema, sport e, ancora, l’urbanistica, l’industria, la
psicologia, la filosofia, la sociologia e, come accennato, la finanzia e
l’economia in generale.
L’artista al centro del mio intervento, il cui
dipinto donato alla Camera di Commercio è da oggi compreso nella collezione di
tutto riguardo dell’ente camerale, è anagraficamente testimone con un nutrito
di colleghi di una generazione che ha saputo esprimere una forte identità,
affermando linee di ricerca strettamente attinenti alla pluralità dei linguaggi
censiti nell’arte contemporanea. Con Tedoldi ne è partecipe una comunità di
pittori e pittrici, di scultori e di scultrici che hanno animato non
episodicamente una situazione artistica spezzina, davvero non sonnolenta.
Sono persone che hanno coniugato interamente le
loro vite alla creatività artistica e sarebbe culturalmente significativo,
nonché gratificante, poter realizzare una specifica mostra, attingendo anche
alle collezioni della Camera di Commercio, della Cassa di Risparmio della
Spezia e della Prefettura della Spezia. I tre enti, peraltro, custodiscono
opere di Sergio Tedoldi.
Questa generazione si è fatta apprezzare sia dal
punto di vista estetico, sia per le personali “aree di impegno” gestite da vari
artisti, attenti a non disgiungere, bensì ad attualizzare nel proprio lavoro
l’esame del sociale. Andando con il pensiero agli anni Settanta-Ottanta,
periodo artisticamente complesso a livello nazionale, vi colgo il profilo di
Tedoldi, caratterizzato da vivacità intellettuale, dalla sua convincente
proposta pittorica, dal suo interesse a condividere il dibattito sul
significato dell’arte, sul ruolo degli artisti e sull’arte come impegno nel
sociale. Momenti, quelli, di apertura alla conoscenza del passato e del
presente, di confronti intelligenti, non privi, talora, di contrasti
ideologici.
La riconoscibilità della pittura di Tedoldi,
valorizzata dalla sua consueta figurazione, di sovente sviluppata su un’immensa
scena teatrale, che sembra dilatarsi all’infinito, non è mai venuta meno. Si
può affermare senza essere smentiti che l’artista continui a sentirsi cittadino
della grande e variegata area della figurazione, segnata dal suo spirito
libero, critico quanto basta, per rispondere alla sua sensibilità culturale.
Chi entra nel suo studio s’imbatte nel cavalletto, in tubetti di colore e in
pennelli e percepisce immediatamente di trovarsi in un contesto di esperta professionalità.
Lo sguardo è attratto da tele di ogni dimensione, quasi sempre ben disposte. In
alcune di esse i volti, più o meno simili, a quelli della serigrafia che oggi
ci dona la Camera
di Commercio, si succedono in più posture. Talvolta sono veri e propri giganti,
che dominano boschi impetuosi, inverosimili spaccati
urbani e architetture imponenti.
Nel lontano 1985 scrivevo che “l’uomo
fatto e rifatto tante volte da Tedoldi si interroga e ci interroga, non è
onnipotente, né impotente, ha autorevolezza e rango sociale da difendere”. È
una persona vincente, mai soccombente.
Quell’avvertibile stato di smarrimento
lo si coglie, inoltre, in originali nature morte che hanno come singolari
interlocutori il paesaggio marino, catene montuose e cieli offuscati. Il tutto,
ricco di colore, concorre
“a definire panorami dalla bellezza perturbante e
coinvolgente”.
In qualche modo si concretizzano delle
inattese affinità con gli insuperabili versi di Giacomo Leopardi, per cui
dinanzi a talune tele di Tedoldi il pensiero naufraga realmente tra la sua
immensa visionarietà. Quando necessita, allora, è opportuno accantonare la
razionalità ed abbandonarsi alla seduzione delle più diverse sensazioni.
Ci sono precisi riferimenti nella
pittura di Tedoldi, che Marcello Venturoli definiva “un pittore vivo e
riconoscibile, dotato di una capacità di comunicazione, ricco di umanità e, per
sua fortuna, controcorrente”? Nella sua formazione e nell’affermazione della
sua esuberante visionarietà ha certamente un posto di rilievo la rivisitazione
molto personale dell’avanguardia surrealista. Ma è soprattutto la forza
evocativa e poetica di Alberto Savinio, e del suo celebre fratello Giorgio De
Chirico, declinata nella rivelazione del mistero, nel susseguirsi di silenzio,
di immobilità, di immagini inconsce, di scatti fantastici e di meraviglia, che
continua ad appassionare il pittore spezzino.
Ho citato Venturoli, ma altrettante
pagine dense di stimolanti riflessioni sono state dedicate alla sua pittura,
ben accolta in mostre in Italia e all’estero. Su di essa hanno scritto
Ferruccio Battolini, Fabrizio Buia, Bruno Della Rosa, Renzo Fregoso, Lino
Marzulli, Paolo Ratti, Andrea Ranieri, Matteo Sara e l’amico scrittore Maurizio
Maggiani, il quale ha legato la provenienza della pittura di Tedoldi “da
qualcosa di segreto nel suo dentro, da quella grand’arte che un po’ sovrasta la
coscienza, che fa da padrone su ogni possibile coscienza”.
Ma, sicuramente, il miglior complimento
Tedoldi lo ha ricevuto da Vittorio Sgarbi, quando in occasione di una
sorprendente visita notturna nel suo studio di Pegazzano, avendo già visto in
altra sede alcuni suoi dipinti, gli ha detto che pensava di trovarsi dinanzi ad
un giovane pittore. Certamente è rimasto stupito dall’energia, dalla
rigogliosità cromatica, dalla solidità compositiva, da una percepibile dose di
rabbiosità e dalla inesauribile vena pittorica espressa dai suoi dipinti aperti
sull’infinito.
Valerio P. Cremolini
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