Proponiamo il testo di Valerio P.Cremolini, intitolato “Creatività e
bellezza”, pubblicato sulla monografia dedicata alla scultura in bronzo
“Pescatore” di Leonardo Lustig ( S.Margherita Ligure,1969 ). L’opera, collocata a
Sestri Levante, nella suggestiva Baia del Silenzio, è stata inaugurata nel
pomeriggio di sabato 7 dicembre durante una partecipata cerimonia pubblica,
caratterizzata dagli interventi del sindaco di Sestri Levante Valentina Ghio,
del donatore dell’importante scultura, Gianfranco Traverso, di esponenti del comitato promotore
dell’iniziativa.
La Baia del Silenzio - Sestri Levante - |
Quando sono invitato a condividere i miei pensieri sull’impegnativo
lavoro degli scultori penso sempre di quante e quali straordinarie sensazioni
essi siano partecipi nello scolpire il legno, il marmo, nel modellare la creta
e altre materie. Figurarsi quale deve essere l’emozione nel vedere crescere gradualmente
l’opera fra entusiasmo e impazienza che va a completarsi nelle forme desiderate
“per forza del levare”, secondo i propositi di Michelangelo e del Vasari.
Leonardo Lustig mi ha reso ripetutamente partecipe
di tale duratura sensazione di meraviglia ed anche in questa circostanza non si
è annebbiato il primissimo incanto subìto dinanzi alle mirabili sculture disposte
nel giardino adiacente lo studio di Villa Bozano Gandolfi a San Lorenzo della
Costa. Esse vivono tranquillamente il dinamico tempo della modernità, accolta da
Lustig senza alcuna forzatura, pur esaltando all’istante la magistrale
tradizione classica. “La modernità come obbligo non lascia respiro e chiude
tante vie”, ammoniva sapientemente Arturo Martini.
L’elegante e documentata monografia edita nel 2006
riferisce compiutamente i principali passaggi della ricerca del nostro artista,
che vanta tra i suoi attendibili riferimenti, secondo l’acuta analisi del non
dimenticato Franco Ragazzi, “Gemito e Messina, ma anche Aristide Maillol, Charles Despiau ed Ernesto De Fiori”,
trasferendo “in maniera stupefacente i segni e le forme della scultura del
passato nella nostra contemporaneità”.
Leonardo Lustig "Pescatore" scultura in bronzo |
Non vi è, ovviamente, alcuna trascrizione immediata
tra la cultura plastica dei citati scultori e quella di Lustig, ma per rapidi
accenni sono di Vincenzo Gemito, autore anch’egli di un famoso Pescatoriello di ben diversa postura,
l’affermazione della più naturale fisicità; di Francesco Messina, il
percepibile realismo e il rigore formale; di Aristide Maillol, il vigore
plastico e la perfezione formale; di Charles Despiau, l’atteggiamento
meditativo e l’afflato spirituale; di Ernesto De Fiori, la malinconica
riflessività.
È fin troppo evidente, comunque, che Lustig sia titolare, oltre che di una superlativa manualità, di una ben identificabile identità scultorea che predilige la naturalezza delle forme accarezzate da un lieve, ma palpabile arcaismo. È quanto appartiene allo splendido Pescatore in bronzo, destinato ad aggiungere meraviglia alla già magnifica “Baia del Silenzio” di Sestri Levante. Questa esemplare scultura, generata da un processo davvero prodigioso rivela all’istante forza e leggerezza, saldezza strutturale e rigore compositivo, aprendo la mente alla complessità del processo esecutivo e all’immenso scenario della bellezza, tanto mitizzata con successo nelle atletiche figure della statuaria greca, assegnate a celebri personalità dell’età classica.
A tal proposito, è noto come il corpo fosse deputato a dare visibilità alle virtù della persona e, in particolare, alla sua perfezione morale.
È fin troppo evidente, comunque, che Lustig sia titolare, oltre che di una superlativa manualità, di una ben identificabile identità scultorea che predilige la naturalezza delle forme accarezzate da un lieve, ma palpabile arcaismo. È quanto appartiene allo splendido Pescatore in bronzo, destinato ad aggiungere meraviglia alla già magnifica “Baia del Silenzio” di Sestri Levante. Questa esemplare scultura, generata da un processo davvero prodigioso rivela all’istante forza e leggerezza, saldezza strutturale e rigore compositivo, aprendo la mente alla complessità del processo esecutivo e all’immenso scenario della bellezza, tanto mitizzata con successo nelle atletiche figure della statuaria greca, assegnate a celebri personalità dell’età classica.
A tal proposito, è noto come il corpo fosse deputato a dare visibilità alle virtù della persona e, in particolare, alla sua perfezione morale.
In merito all’elaborazione dell’opera, richiamo
sempre con piacere alcune brillanti considerazioni dell’esperto scultore
spezzino Fabrizio Mismas. Afferma l’artista che “dopo tanti anni, nulla è
cambiato nell’insondabile, irrazionale atto creativo. I propositi iniziali
spesso sono presto traditi: comanda la materia. É lei che suggerisce, è lei che
impone i cambiamenti, è lei che si trucca da vena d’oro: prima si cela, poi
maliziosa si fa desiderare, scoprire lentamente, infine, quando si rivela ti
compromette e ti obbliga a seguire il suo verso e ti ritrovi dove tu non volevi
e dove lei aveva deciso. E quasi sempre ha ragione lei, perché l’essersi
lasciato governare ha prodotto un oggetto con un pizzico d’ali mentre l’idea
originaria aveva i piedi correttamente piantati a terra. E allora capisci che
al di là dai castelli programmatici, dai manifesti, dalle complesse
elucubrazioni contenutistiche, la scultura non è niente di più che un parlare
di scultura con parole plastiche le più personali possibili, nient’altro che un
fotografare dal buco della serratura le infinite intimità celate da madama
scultura”.
Credo che anche la genesi del Pescatore si sia giovata di un intimo e silenzioso dialogo, che per Mario de Micheli rappresenta “un dato necessario del processo plastico”, fra lo scultore e la materia, plasmata per approdare alla nudità di una figura perfetta, tanto concreta quanto, per l’indiscutibile fascino che sprigiona, prossima alla dimensione divina. É una nudità volutamente priva di eros che evoca virilità, ma non eroicità, che attrae senza voler necessariamente sedurre e, come in altre ammirevoli sculture cariche di fisicità, Lustig vi celebra il suo riconoscibile stile. In tal modo egli affronta senza banalità descrittive spaccati dell’esistenza umana, declinata tra emozioni di segno diverso.
Ho rilevato in altra circostanza che “sono persuaso
che ogni artista lasci sempre traccia del proprio essere e che, pertanto, le
opere contengano di sovente significativi riferimenti autobiografici. Con i
motivi che le hanno ispirate esse custodiscono dubbi, interrogativi,
pentimenti, sussulti interiori, allusioni sentimentali.”
Il Pescatore,
formalmente ineccepibile, induce l’osservatore a cogliere nella nudità esibita
senza falso pudore una straordinaria naturalezza, che ne caratterizza anche il
laborioso impegno nell’occupazione quotidiana. L’azione del ritirare la rete è,
infatti, tutt’altro che affrettata, seppure è probabile che molti pensieri
occupino la mente del giovane pescatore dedito alla sua occupazione con
avvertibile serenità. Il suo è un gesto consueto che non impone né foga né
affanno; così lo sguardo fermo è diretto alla rete, proposta quasi come
appendice del suo levigatissimo corpo, dalla muscolatura non esasperata, dal
volto serioso e sbarbato e dalla capigliatura ricciola e compatta.
L’interpretazione del pescatore offerta da Lustig,
nel fissare con verosimiglianza una reale situazione, intenzionalmente
arricchita di apporti psicologici, sancisce la libertà espressiva dello
scultore, per nulla insofferente nel richiamare soluzioni classiche che hanno
sempre molto da suggerire nel tempo della modernità.
Come altri esimi artisti Lustig è capace di dare
vitalità alla materia, sintesi di verità e di bellezza, anche spirituale, farla
vibrare, sublimarla, scandendone luci ed ombre, eliminandone rigidità ed
asprezze, rivelando eccellenti raffinatezze tecniche, frutti di un lavoro paziente
affrontato con rinnovata passione che non conosce discontinuità e che ha
favorito un’idea di scultura autentica e sostanzialmente omogenea.
Dal sito dove il Pescatore è collocato muoverà attenzioni, sguardi interessati e
inattese narrazioni. Saprà porsi come eccellente intervento di arredo urbano
che valorizza il territorio, come testimonianza artistica, espressiva di valori
estetici e di esperienze esistenziali, quale è il lavoro dell’uomo. Annuncerà,
inoltre, un sincero messaggio di amore per la natura e per il mare che lo
custodirà amabilmente tra le sue onde.
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