Giovedì pomeriggio alla presenza del prefetto Giuseppe Forlani, del
vescovo monsignor Luigi Ernesto Palletti, dell’assessore alla Cultura Diego Del
Prato e di tantissimi concittadini è stata inaugurata al Museo Diocesano della
Spezia la mostra dedicata allo scultore Guglielmo Carro (1913-2001) nel
centenario della nascita. Proponiamo di seguito l’intervento introduttivo del
critico Valerio P.Cremolini.
In questo tempo di guida
pastorale della diocesi spezzina,
rev.mo vescovo,Ella avrà certamente ammirato le non
rev.mo vescovo,Ella avrà certamente ammirato le non
Museo Diocesano IlVescovo monsignor Luigi Ernesto Palletti, il prefetto Giuseppe Forlani,
l’assessore alla Cultura Diego Del Prato
|
poche opere d’arte custodite nelle chiese della provincia. In parte sono
state realizzate da ottimi artisti di provenienza locale. Questa vasta fioritura di opere
conferma come il dialogo fra la chiesa e gli artisti, tema tanto caro ed in più
occasioni avvalorato da significativi documenti di pontefici del nostro tempo,
si sia efficacemente concretizzato anche nel nostro territorio, rendendo, con
le parole dell’indimenticabile Giovanni Paolo II “anche un servizio sociale
qualificato a vantaggio del bene comune”.
Scorrere le numerose pagine che compongono, in
particolare, la storia della scultura spezzina ci si rende conto come essa non
sia caratterizzata da episodi effimeri e di scarsa rilevanza estetica. Al
contrario, si è chiamati a confrontarci con una vera e propria scuola, scandita
dal protagonismo di autorevoli artisti.
È noto il ruolo che hanno avuto Angiolo Del Santo
ed Enrico Carmassi (quando una doverosa mostra?) e come i loro insegnamenti
abbiano giovato ai frequentatori dei loro studi. Non aggiungo nulla di nuovo
nel ripetere i nomi di Augusto Magli, Italo Bernardini, Arduino Ambrosini,
Carlo Giovannoni, quello della meno nota Pineta Giachino, la quale in un suo
denso e commovente scritto dedicato a Del Santo, immediatamente dopo la sua scomparsa,
affermava che “chi ha studiato con Del Santo può vantarsi di saper disegnare”.
Ed ancora Rino Mordacci, la cui testimonianza
artistica abbiamo rivisitato di recente, al Diocesano, in tre successive
mostre, Guglielmo Carro, di cui diremo, ed Ebrefe Marconi.
Guglielmo Carro Cristo a Cafarnao 1965-1966 |
Nei giorni scorsi è mancato a Genova, città in cui
risiedeva, il professor Franco Sborgi, ordinario di Storia dell’Arte
Contemporanea all’Università di Genova, figura di notevole spessore culturale
ed umano, che, come ha scritto Marzia Ratti in un condivisibile ed affettuoso
messaggio di cordoglio,“ha contribuito a far conoscere e valorizzare il
patrimonio culturale delle città liguri, di Genova e della Spezia in
particolare”. Ebbene, nel suo documentato e fondamentale volume sulla “Scultura
in Liguria nel Novecento”, Sborgi ha
dedicato più pagine alle figure che tanto prestigio hanno arrecato alla
scultura ligure e non solo. Tra di esse non ha omesso il nostro Guglielmo
Carro, che con don Cesare Giani, Fabrizio Mismas, Pierluigi Acerbi e Gianluca
Carro, abbiamo voluto ricordare con un, a nostro avviso, persuasivo omaggio
espositivo nel centenario della nascita.
La retrospettiva, il cui allestimento è stato
condizionato dalle caratteristiche dello spazio a disposizione, propone
sculture, alcuni dipinti, ed una nutrita e convincente serie di lavori grafici,
dai quali si evince l’importanza attribuita dallo scultore al disegno, che per
molti studiosi del lontano passato ed anche del presente è considerato a
ragione un esercizio che precede sia la pittura che la scultura.
Guglielmo Carro Portale S.Maria Assunta 1999 |
Quattro sculture, “Madonna con Bambino”, “I
Santiquattro coronati”, la formella dedicata
a “S.Antonio Maria Gianelli”, emblematicamente rappresentativa della
pluridecennale e complessa vicenda legata alla realizzazione del portale che
nel 1999 è stato collocato nella vicina chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta ed un pregevole
bozzetto in plastilina del medesimo portale, è la prima volta che sono comprese
in una mostra di Carro. Così, per la prima volta, sono esposti lavori grafici,
che esemplificano tecniche diverse e con esse la versatilità dell’artista.
Potrete ammirare “Fantasia”, esposta nel 1956 nella
III Mostra della Grafica di Costume, nell’ambito dell’VIII Premio nazionale di
Pittura “Golfo della Spezia”. Un dipinto del 1949 richiama la partecipazione di
Carro al “Gruppo dei Sette” e la sua temporanea attenzione alla ricerca
astratta. Si pone come prologo di questa mostra il bassorilievo “Cristo a
Cafarnao”, riferito agli anni 1965-66 che accoglie i visitatori del Museo Diocesano
fin dalla sua apertura.
Evito di indugiare sulle note biografiche e sulle
più importanti mostre di Guglielmo Carro che sono state sinteticamente
riportate nel pieghevole che accompagna questa retrospettiva, così non mi
soffermo sull’elenco delle numerose sculture dell’artista custodite in sedi
pubbliche, collezioni private e in chiese cittadine.
Nell’organizzare questo incontro e per
avvalorare ulteriormente l’opera di
Carro e meglio conoscere l’uomo e l’artista abbiamo ritenuto di proporre una conferenza che avrà
luogo Venerdì 15 novembre, alle ore
17.30, sempre al Museo Diocesano e che avrà come relatore il professore
Fabrizio Mismas, che di Carro è stato collega al Liceo artistico di Carrara, collega in quanto lui stesso stimatissimo
scultore, ed assiduo frequentatore del suo studio. Un vero amico di Carro.
Permettetemi, nella fase conclusiva di questa breve
introduzione alla mostra, di esprimere alcune rapide considerazioni sullo scultore.
Guglielmo Carro |
Ho scritto e lo ribadisco che
Carro non è un artista locale. La sua opera, sostenuta da una ricca cultura, che spazia dal
Trecento sino alle innovative soluzioni plastiche del secolo scorso, dialoga
con quella di esimi colleghi suoi
contemporanei. Con una prodigiosa modellazione
leggera, rapida e sintetica Carro ha interpretato con uguale partecipazione sia
temi sacri sia altri di diverso contenuto.
I ritratti, sottolineati dalla pienezza della
forma, rivelano la verità delle persone.
Egli, infatti, si ritrova nei suoi lavori, che
compongono un catalogo non sterminato, bensì volutamente contenuto. Tutto di
alta qualità espressiva ed estetica.
Ho conosciuto Carro
come persona schiva, incapace di emulare né di ostentare; un uomo dotato di
straordinaria sensibilità e di non comune semplicità. Talvolta esprimeva ruvidezza,
ma era commovente la sua docilità. Privilegiava il dubbio alla ingannevole
certezza. Ritengo che soffrisse durante il processo formativo dell’opera,
esternando comunque una magistrale sapienza esecutiva.
Qualche parola, infine, su
Carro e il sacro.
Il suo è un atteggiamento
fortemente riflessivo, che traguardava un ordine, una misura, una autonomia
stilistica. In molti lavori si toccano davvero con mano sentimenti di una
religiosità mai scontata.
Per sviluppare plasticamente i
temi della pietà e dell'amore non occorrono solo nozioni tecniche,
ma una sincera ansia di
assoluto che si coglie, ad esempio, nel portale in bronzo di S. Maria Assunta.
Ma non solo.
È un'opera che trasmette una
eloquente carica meditativa sull’esistenza umana, esaltata dalle virtù della
fede e della carità. Si addice a Carro un pensiero dello scultore Pericle
Fazzini a commento della grandiosa Resurrezione
collocata in Vaticano nell'aula Paolo VI.
Desidero ripeterlo:”Questa
scultura - dichiarava l'artista ascolano – è stata per me una grande preghiera
conscia ed inconscia. Ogni giorno lavoravo come se qualcuno sopra
di me guidasse la mia mano e il mio cervello perché potessi raggiungere il
cielo”.
Anche Carro, mentre modellava,
ricercando non senza fatica la sua idea di perfezione consciamente o
inconsciamente pregava.
Valerio P.Cremolini
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