giovedì 28 novembre 2013

MENNEA NELLA STORIA: Conferenza di Valerio P.Cremolini


Riportiamo alcuni passaggi del testo di Valerio P.Cremolini proposto sabato 23 novembre u.s. nel salone dell’A.V.I.S. ( via Caselli, 19 – Loc. Favaro ), in occasione dell’annuale presentazione del calendario dell’attività podistica del 2014 del Comitato di Coordinamento delle Marce non Competitive della Spezia e della Lunigiana, presieduto da Elisa De Fraia.

L’indimenticabile Pietro Mennea (1952-2013) è una vera e propria leggenda dell’atletica mondiale, al di là del suo mancato ingresso (un’ingiustizia macroscopica) nella “Hall of Fame”. Per noi ne fa parte e la sua stella è molto luminosa.
La sua prematura scomparsa il 21 marzo scorso, all’età di sessant’anni, mi ha spinto a suggerire il titolo di questa conferenza “Menna nella storia”, sostando sul suo profilo di uomo e di atleta e sugli innumerevoli successi che ho sintetizzato nel mio settimo video, comprendente filmati ed immagini che in gran parte conosciamo e che ritengo trasmettano tanta commozione. Mennea è stato un atleta che ha iniziato a correre da ragazzo con un fisico per niente esaltante. Un uomo che ha manifestato ininterrottamente una straordinaria forza di volontà. Per motivi anagrafici quella di Mennea è una storia che mi appartiene.
Pietro Mennea
“Se n'è voluto andare in punta di piedi - ha dichiarato Stefano Mei - come nel suo carattere di uomo riservato che alcuni scambiavano per scontrosità. In verità lasciava parlare la pista. É stato il più grande, non ho dubbi”. Non si può non dargli ragione.
Mi piace richiamare brevemente alcuni tratti della personalità di Mennea, primatista mondiale, campione olimpico, primatista europeo, finalista in quattro Olimpiadi, più volte campione italiano e, ovviamente, primatista italiano sui 100 e 200 metri. In varie occasioni non trascurava di ricordare l sua provenienza, sottolineando il senso di appartenenza alla sua Barletta, che definiva “terra amara” e “luogo della memoria e della mia anima”.
Quanto ho sinteticamente richiamato segnala la straordinaria carriera sportiva di atleta vincente, ma anche malinconico, solitario se non introverso. Una persona molto critica ed esigente anche verso se stesso. Sara Simeoni ha ben riassunto la sua personalità affermando che egli “era in lotta continua con la vita per dimostrare non solo il suo valore, ma che ogni traguardo non era impossibile”.
Mennea non mostrava titubanze nel rimarcare ingratitudine da parte dell’establishment a capo del mondo dello sport italiano, con il quale ebbe scontri piuttosto forti. Altrettanto nette sono state le sue denunce contro il doping e quanto ne consegue.
Il medagliere di Mennea è stato d’oro fin dall’inizio della sua carriera agonistica con la medaglia del metallo più prezioso conquistata nei 200 metri ai Giochi del Mediterraneo del 1971. Da quel giorno si contano tantissimi trionfi.
Il bronzo alle Olimpiadi di Monaco del 1972, le due medaglie d’oro ai Campionati europei di Roma del 1974, 200 metri e staffetta 4×100. Il bis sul gradino più alto del podio, questa volta in due gare individuali, avviene ai Campionati europei di Praga del 1978, 100 e 200 metri. Fu anche un ottimo quattrocentista. Vinse nel 1978 i 400 metri ai Campionati Europei indoor a Milano e fu in buona parte merito suo la vittoria  della staffetta 4x400 agli Europei Praga, dove nella finale venne cronometrato in 44”2. C’è solo una parola. Strepitoso!
Poi nel 1979 a Città del Messico il record del mondo con quel 19’’72 che resterà per sempre impresso nella nostra memoria e che resisterà per diciassette anni. Inoltre, la medaglia più ambita per qualunque atleta al mondo, la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca nel 1980.
Nonostante questa mole di successi subì anche delle incomprensioni. ed ha davvero dell’assurdo, quanto accadde successivamente al duplice trionfo ai Campionati europei di Praga del 1978.
Senza alcuna reticenza Mennea racconta:

 ”Dopo quelle dieci fatiche (Bolt a Pechino fece 9 gare) in sei giorni, per potermi riposare e puntare a risultati cronometrici importanti, chiesi di non partecipare alla successiva tournée in Oriente. Più che un valore agonistico, questa iniziativa perseguiva le mire elettorali di Nebiolo, ormai lanciato verso la conquista della poltrona di presidente della Federazione mondiale di atletica leggera. Come risposta mi fu negato il permesso a gareggiare e soprattutto di potermi allenare in Italia. Decisi comunque di non partire e per tale ragione, con provvedimento federale di sospensione, mi fu impedito di proseguire la stagione agonistica e ricevetti un’ammonizione con diffida […] Questo fu il premio per le mie dieci fatiche di Praga”.

Non meno edificante è sapere che il suo allenatore Carlo Vittori nel 1976 si pagò il viaggio per raggiungere Mennea alle Olimpiadi di Montreal.
Così fu tormentata la vigilia del record del mondo, ricostruita attraverso la testimonianza di Gianni Minà: 

Quella sera d'agosto del 1979 eravamo insieme in pizzeria» scrive Minà «e Mennea, per via di un aspro conflitto con la Federazione di atletica, aveva praticamente rinunciato a correre alle Universiadi » in programma un paio di settimane dopo. Il presidente della Fidal di allora, Primo Nebiolo, che aveva trasformato l'atletica in uno degli spettacoli più ambiti del circo delle discipline sportive al servizio della televisione, voleva far correre il nostro velocista più in gamba a destra e a manca, trasformarlo in uno spot itinerante, infischiandosene dei giusti ritmi della preparazione e dell'allenamento. Ma alla fine di quella cena in pizzeria, Mennea decise di partire per Città del Messico. Dove «arrivò» in 19 secondi e 72 centesimi”.

Nella sua vita il campione barlettano amava dichiarare :”Non è tanto importante il risultato sportivo, almeno non quanto il risultato umano. Ciò che conta davvero non è vincere nello sport, ma vincere nella vita”. E nella sua vita oltre agli innumerevoli e prestigiosi successi agonistici, Mennea ha collezionato quattro lauree; ha svolto con successo la professione legale; è stato docente,  parlamentare europeo e, non è poco, vantava il titolo di Grande Ufficiale al merito della Repubblica. La benemerenza gli venne consegnata dal presidente Sandro Pertini dopo il successo alle Olimpiadi di Mosca, dove a suo dire “visse le 48 ore della mia vita di cui vado più orgoglioso”. Nel 1985 Pertini lo invitò a colazione al Quirinale. Il presidente lo stimava tantissimo e per Mennea fu una gratificazione di notevole significato umano quando gli disse che “sarebbe un delitto se uno come lei non lavorasse più nel mondo dello sport”. Eppure, nel 1994, la sua candidatura alla guida della Fidal venne ignorata.


Pietro Mennea
Nei giorni successivi alla sua scomparsa è stato scritto che “la sua vita, seppur brevissima, è stata una vita che lo ha visto spesso vincere. Pietro Paolo Mennea, soprannominato “Freccia del Sud” è stato un uomo che ha contrastato il sistema;  un’atleta a tutto tondo; certamente  il più grande atleta dello sport italiano. In California incontrò Muhammad Ali-Cassius Clay, che gli venne presentato come l’uomo più veloce del mondo. Ricorda Mennea che il pugile lo squadrò sorpreso: “Ma tu sei bianco”. Sì, ma sono nero dentro, gli risposi”.
Subito dopo la sua scomparsa è stato pubblicato il libro autobiografico “La corsa non finisce mai” , scritto da Mennea con la collaborazione di Daniele Menarini. Vi si trovano imprese ed aneddoti, alcuni sconcertanti, con una dichiarazione finale sui prestigiosi risultati ottenuti durante la sua lunga storia agonistica. “Per ottenere tutto questo – sono parole di Pietro Mennea -  ho vissuto 5482 giorni praticamente come un frate trappista. Mi sono allenato a Natale e a Capodanno, a Pasqua, seguendo tabelle stilate con cura e magari aumentando i carichi previsti in esse, se mi accorgevo di non risentirne. Ho passato giorni e giorni da solo, a Formia, in pista la mattina, in pista il pomeriggio, un po’ di tv la sera e poi a dormire, senza una persona vicino. La mia casa era una stanza d’albergo, la mia famiglia i camerieri dell’hotel dove soggiornavo abitualmente. Quello era il mio rifugio. Ho disputato 528 gare, 419 individuali e 109 di staffetta. Ho vestito per 52 volte la maglia della nazionale”. Lo ricorderemo sempre con immenso rispetto.
                                                              
 Valerio P.Cremolini




mercoledì 27 novembre 2013

LA NAZIONE LA SPEZIA: TANTI APPLAUSI AL "RIGOLETTO" DEL CORO LIRICO LA SPEZIA

...ancora il mio grazie 
alla gentile Redazione de La Nazione e al giornalista Marco Magi 
per la visibilità che hanno donato al Coro Lirico LaSpezia
Ezia Di Capua


LA NAZIONE
mercoledì 27 Novembre 2013
clicca sulla foto per leggere l'articolo


Il Blog di Sala CarGià è letto in tutto il mondo
ringrazio particolarmente i lettori delle seguenti Nazioni:

ITALIA, STATI UNITI, FEDERAZIONE RUSSA, REGNO UNITO, GERMANIA, FRANCIA, THAILANDIA, GIAPPONE, ALBANIA,
AUSTRALIA, PAESI BASSI, SPAGNA, SVIZZERA, BRASILE, UCRAINA, TERRITORI PALESTINESI, GEORGIA,ROMANIA, COSTA RICA, MALTA, ISRAELE, INDIA, REPUBBLICA CECA, GRECIA, COSTA D'AVORIO, VENEZUELA, CINA, BOSNIA ERZEGOVINA, AUSTRIA, MONACO, SVEZIA, CROAZIA, COREA DEL SUD, SLOVENIA, MONTENEGRO, IRLANDA, NORVEGIA, POLONIA, CANADA, TAIWAN, BAHAMAS, BELGIO, TURCHIA, DANIMARCA, BULGARIA, ARGENTINA, MOLDAVIA, COLOMBIA, AFGHANISTAN, REPUBBLICA DI MACEDONIA, CIPRO, FILIPPINE, BANGLADESH, PAKISTAN, VIETNAM,URUGUAY,LETTONIA, ISRAELE, EGITTO,  SERBIA, NUOVA ZELANDA,......

....grazie cari amici.... così vicini e così lontani .....
Ezia Di Capua


domenica 24 novembre 2013

SALA CARGIA' APPLAUDE: TRIONFO DEL "RIGOLETTO" TRIONFO DEL CORO LIRICO LA SPEZIA


Stupefacente ed entusiasmante l’Opera Rigoletto messa in scena dal Coro Lirico La Spezia 
Sabato 23 Novembre al  Teatro Palmaria di La Spezia 

Teatro Palmaria
"Rigoletto" - applausi finali
clicca sulla foto 

Due aggettivi stupefacente ed entusiasmante che bene abbracciano il tono che il cast  ha saputo dare  all’Opera sapientemente  Diretta da Massimo Piccioli tessuta su note di  pianoforte  dall’abilissimo Alessandro Cavallini.
Applausi per tutti, per la regia, scenografie, costumi aiuto scenografo, luci, per le due maestre collaboratore, e per le allieve della scuola Dans e vie che hanno introdotto all’opera con un balletto armonico e coinvolgente.
Il solisti molto applauditi tutti durante il corso dei tre atti e applausi a profusione al termine dell'Opera per tutti e per ogni protagonista ad iniziare da Roberta Ceccotti interprete di Gilda soprano brillante, voce cristallina, Mattia Lim baritono splendida voce potente interprete di Rigoletto, Kentaro Kitaya, tenore appassionato, splendido nell’interpretazione del Duca, Keiko Ueda, mezzosoprano dolce voce di Maddalena, Daniele Nicola, basso profondo che ha interpretato sia Sparafucile  che Monterone.
Bravissimi anche tutti gli altri Tiziana Biagini, Carmen Venturini,Tino Cerri, Gianni Tridente, Enrico Casarino, Claudio Cardinali, Lidia Di Giovanni.
Il Coro Lirico ringrazia i numerosi intervenuti all'Opera e particolarmente Marco Magi, giornalista de La Nazione presente in platea

Sottolineo comunque, con grande soddisfazione che il vero successo ottenuto dal Coro Lirico La Spezia è inscritto in quello che è il suo obiettivo primario, cioè diffondere la conoscenza dell’opera lirica, arte cultura e tradizione italiana, attraverso raro filtro colmo di entusiasmo, armonia e  gioia di confrontarsi con nuovi progetti, nell'idea e nello spirito di poter superare in nome della conoscenza e dell’arte ogni difficoltà. 
  
I miei complimenti personali a kentaro Kitaya che ha saputo, attraverso il suo progetto artistico, appassionare molte persone al mondo della lirica e portare nella città di La Spezia un messaggio di bellezza, un movimento artistico musicale innovativo, importante e di grande valore culturale.    

Questa sera nuovo appuntamento

TEATRO PALMARIA

RIGOLETTO 
Domenica 24 Novembre
ORE 19,00


Il Coro Lirico La Spezia
................ Vi aspetta numerosi.





Ezia Di Capua 



sabato 23 novembre 2013

LA NAZIONE LA SPEZIA :RIGOLETTO AL PALMARIA - IL CORO LIRICO LA SPEZIA DIFFONDE ARTE E CULTURA

Il mio grazie alla Redazione de " La Nazione "
..... grazie, grazie, grazie al giornalista Marco Magi  
Ezia Di Capua 

 Sala Culturale CarGià 
Vi invita all'opera
LA NAZIONE 23 NOVEMBRE 2013
clicca sulla pagina per leggere l'articolo

LA NAZIONE 22 NOVEMBRE 2013

mercoledì 20 novembre 2013

SALA CARGIA' SPONSOR DELL'OPERA LIRICA RIGOLETTO di G.VERDI

                                            ……Invito all’Opera


clicca sull'immagine per leggere

 

Sala Culturale CarGià 

si onora di essere sponsor dell’evento

 

 

RIGOLETTO  di G. Verdi

libretto di Francesco Maria Piave

 

TEATRO PALMARIA

SABATO 23 NOVEMBRE ALLE ORE 21,00

DOMENICA 24 NOVEMBRE ALLE ORE 19,00

 

Coro Coro Lirico La Spezia

Regia Roberto Messini

Scenografie e Costumi Ivana Parisi

Aiuto Scenografo Salvatore Lauria

Trucco Anna Klemer

Luci Luciano Rollo

M° collaboratore Elisabetta Taviani – Miki Kitaya

Pianoforte Alessandro Cavallini

Direttore Massimiliano Piccioli

 

Nuovo invito all’opera che l’instancabile  Coro Lirico La Spezia, rivolge alla città e non solo, per la messa in scena di Rigoletto Melodramma di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, la cui prima venne data al Teatro La Fenice di Venezia  l'11 marzo del 1851.

Per il soggetto di Rigoletto, Piave si ispirò a "Le roi s’amuse", dramma in tre atti di Victor Hugo, andato in scena a Parigi nel novembre 1832.
Verdi, quando musicò  Rigoletto, era in un periodo di grande vivacità e produttività: tra l’11 marzo 1851 e il 6 marzo 1853, il Maestro mise in scena "Rigoletto", "Il Trovatore" e "La Traviata", che sono, con tutta probabilità, le sue opere più popolari.

Dopo il successo di “Suor Angelica” opera in un atto di G.Puccini, al Teatro Palmaria di La Spezia, che ha visto magnifica interprete di Suor Angelica, Cristina Martufi, spezzina soprano eccellente, talento artistico riconosciuto in Italia e all’estero, voce di rara bellezza, raffinata che ha commosso, suscitato forti emozioni decretando il successo dell’opera, a distanza di giorni ancora ricchi gli applausi per lei, per il Direttore Massimiliano Piccioli e l‘orchestra Puccini Ensemble.

Non si affievolisce quindi l’entusiasmo e l’operosità del Coro Lirico La Spezia guidato al successo da Kentaro Kitaya, tenore di riconosciuto talento che, con “Rigoletto”, opera in tre atti, Direttore Massimiliano Piccioli, al pianoforte Alessandro Cavallini,  offrirà agli appassionati di musica lirica uno spettacolo veramente di pregio, con il patrocinio del Comune di La Spezia, CAI La Spezia e Sala Culturale CarGià di San Terenzo.

Approfondimenti e curiosità nel Bolg di Sala Culturale CarGià:  http://salacargia.blogspot.it/

Ezia Di Capua – Curatore dell’evento

I Solisti tutti bravissimi provenienti da varie regioni italiane e dall’estero  compongono un cast eccellente: (Gilda) Roberta Ceccotti, (Rigoletto) Mattia Lim, (Duca) Kentaro Kitaya, (Maddalena) Keiko Ueda, (Sparafucile) Daniele Nicola, (Giovanna) Tiziana Biagini, (Contessa di Ceprano) Carmen Venturini, (Monterone) Daniele Nicola, (Marullo) Tino Cerri, (Borsa) Gianni Tridente, (Ceprano), Enrico Casarino, (Usciere) Claudio Cardinali, ( Paggio)Lidia Di Giovanni.

Il Coro Lirico Vi aspetta numerosi

 

Ezia Di Capua – Curatore dell’evento



RIGOLETTO - Introduzione
Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, ispirato al dramma “Le roi s’amuse” di Victor Hugo, andata in scena a Venezia, Teatro La Fenice, l’11 Marzo 1851. L’opera, ambientata nel Ducato di Mantova nel periodo rinascimentale, inizia con una festa al Palazzo Ducale. 

Trama

ATTO PRIMO

Il Duca corteggia la contessa di Ceprano, ma è attratto anche da una fanciulla che vede ogni domenica in chiesa; tuttavia egli stesso dichiara alla sua Corte che le donne avvenenti sono, per lui, tutte da conquistare.
Rigoletto, buffone di corte gobbo e maligno, irride il conte di Ceprano, e i cortigiani decidono di punire la sua insolenza. Sopraggiunge il vecchio Conte di Monterone, al quale il duca ha sedotto la figlia, a chiedere ragione dell’onta subita; Rigoletto lo deride sarcasticamente ed il Duca lo fa arrestare: sui due piomba allora la maledizione del vecchio nobile.
La scena successiva si apre sulla casa, molto appartata, di Rigoletto. 
È notte e Rigoletto è avvicinato dal borgognone Sparafucile, che mette la propria spada di sicario a disposizione del gobbo in caso di necessità. Rigoletto ricusa ma, rimasto solo, paragona la propria lingua beffarda alla tagliente arma di Sparafucile, ma la maledizione di Monterone l’ha turbato. Nella sua casa vive, nascosta, la figlia Gilda vigilata dalla domestica Giovanna; il loro incontro è tenerissimo, e quando la giovane chiede notizie della madre, Rigoletto la descrive simile ad un angelo prematuramente scomparso. Rigoletto raccomanda alle due donne di non fidarsi degli sconosciuti e di tener sempre chiusa la porta ma appena s’allontana, Giovanna consente ad un giovane, di entrare in casa e di presentarsi a Gilda come Gualtier Maldé, lo studente povero che la segue in chiesa ogni domenica e di cui la fanciulla si è perdutamente innamorata.
Rimasta sola, Gilda manifesta il proprio amore per Gualtier Maldè.
Frattanto il gruppetto di cortigiani, che si propone di rapirla credendola l’amante di Rigoletto, è sorpreso dall’arrivo del gobbo; nel buio, Borsa fa credere a Rigoletto di voler rapire la moglie del conte di Ceprano, il cui palazzo si trova nelle vicinanze e lo benda poiché anche gli altri, gli viene assicurato, sono mascherati.
I cortigiani rapiscono così Gilda con la complicità inconsapevole del padre. Rigoletto, rimasto solo, si avvede della crudele beffa: la maledizione di Monterone sta per avverarsi.

ATTO SECONDO

Salotto nel Palazzo Ducale.
Il Duca, turbato perché tornato di notte nella casa di Rigoletto non ha più trovato Gilda, medita vendetta ma pensa soprattutto al dolore della fanciulla. Giungono i cortigiani, e gli raccontano d’aver rapito l’amante di Rigoletto.
Appreso che Gilda è stata condotta nel suo palazzo, il duca corre esultante a raggiungerla.
Sopraggiunge Rigoletto: simulando dapprima indifferenza, inveisce poi contro gli astanti invocando infine la loro pietà, ma quando Gilda irrompe in scena, li allontana per permetterle di narrare la vicenda, di come abbia conosciuto il duca e come da lui sia stata ingannata ed ora oltraggiata.
Rigoletto cerca di confortarla ma, alla vista di Monterone che è condotto al patibolo, decide di vendicare l’onore del vecchio conte e di se stesso, mentre Gilda invoca il perdono per l’uomo che l’ha sedotta.

ATTO TERZO

Rigoletto ha assoldato il borgognone per uccidere il Duca.
In riva al Mincio, nottetempo, nella locanda di Sparafucile, ove Maddalena, sorella del sicario, ha attirato il duca, del quale si incapriccia, giungono anche Rigoletto e Gilda, in abiti maschili, che verrà fatta partire per Verona; prima dovrà però constatare quali siano i veri sentimenti del Duca libertino, che travestito da ufficiale di cavalleria, canta un’aria sulla volubilità delle donne.
Mentre Maddalena si beffa delle proposte del suo corteggiatore, Gilda ricorda con amarezza le lusinghe che il duca le aveva rivolto; Rigoletto la esorta a partire e dimenticare.
Rigoletto anticipa a Sparafucile dieci scudi, promettendone altrettanti quando gli sarà consegnato, chiuso in un sacco, il cadavere del corteggiatore di Maddalena.
Maddalena, invaghita, chiede al fratello di non uccidere il bel giovane (il Duca) e lo convince a risparmiare l’ufficiale sostituendo il suo cadavere con quello del primo viandante che chiederà ospitalità per la notte.
Gilda, spinta dall’amore per il Duca, torna alla locanda e dopo aver ascoltato quanto Sparafucile e Maddalena hanno convenuto, decide di sacrificarsi per salvargli la vita, fingendosi un mendicante di passaggio. 
Viene infatti pugnalata durante la notte tempestosa e quando Rigoletto aprirà, fuori dell’osteria, il sacco consegnatogli da Sparafucile, troverà il corpo dell’agonizzante figlia mentre in lontananza si udrà la beffarda melodia di “La donna è mobile”.
Gilda spira, dopo aver chiesto al disperato padre il perdono per sé e per il suo seduttore.


Brani celebri

§                                       Atto Primo
§                                            Questa o quella, Duca di Mantova,
                                                    Pari siamo, Rigoletto
§                                            Caro nome, Gilda
§                                            Zitti zitti muoviamo a vendetta, coro cortigiani
§                                       Atto Secondo
§                                            Ella mi fu rapita... Parmi veder le lacrime, Duca di Mantova
§                                            Scorrendo uniti, coro cortigiani
§                                            Possente amor mi chiama, Duca di Mantova
§                                            Cortigiani vil razza dannata, Rigoletto
§                                            Tutte le feste al tempio, Gilda
§                                            Si, vendetta, tremenda vendetta, duetto Gilda e Rigoletto
§                                       Atto Terzo
§                                            La donne è mobile, Duca di Mantova

§                                            Un dì se ben rammentommi, quartetto Duca di Mantova, Gilda, 
                                     Maddalena Rigoletto

martedì 19 novembre 2013

FIDAPA LA SPEZIA: NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO - biennio 2013/2015


FIDAPA
Distretto Nord Ovest
….a tutte le Socie FIDAPA

Ringrazio vivamente tutte le Socie FIDAPA del distretto Nord Ovest di La Spezia che hanno votato all’ unanimità la mia candidatura a tesoriera per il  biennio 2013 -2015.
I miei complimenti al direttivo uscente per i progetti realizzati ad oggi.
I nostri progetti sono tesi a valorizzare la donna, l’impegno sociale, la storia del territorio, l’arte e la letteratura, l’universale quindi, senza però mancare di dare voce al singolo, valorizzandolo come esige la filosofia interiore del movimento stesso.
In linea con la neo-presidente Jenny Fumanti  sono certa che saranno  prospere  idee, creatività ed entusiasmo.
Auguro che siano raggiunti insieme  gli obiettivi più ambiziosi e prestigiosi  nella condivisione armonica degli intenti, affinché il nostro tempo possa essere arricchito di esperienze, conoscenze, competenze e valori ispirati ai principi del bene, del rispetto della solidarietà ma anche dell’efficacia e dell’efficienza.
Lieta di poter offrire un contributo nel nuovo direttivo della sezione FIDAPA della mia città.
Contraccambio con affetto, fiducia e stima.

Ezia Di Capua

Svolta la cerimonia di insediamento del nuovo direttivo della sezione spezzina dell’associazione
FIDAPA -  Federazione Italiana Donne Arti Professioni ed Affari – Business Professional Women.
Ecco il nuovo direttivo per il biennio 2013/15:

Presidente Jenny Fumanti
Vicepresidente Angela Pigoni
Segretaria Concita Privitera Buscarono
Tesoriera Ezia Di Capua
Pastpresidente Alessandra Del Monte
Consigliere: Barbara Canese, Wally Cavallo,Cristina Rossi, Marisa Marino
Revisori dei Conti: Tamara Furia, Elisabetta Gabarello, Mirella Orgallo.

COMUNICATI STAMPA

Ezia Di Capua: –  La Spezia
Pittrice - tecnica personale: puntinismo ad acquerello .
Iscritta all’Associazione Culturale San Martino di Durasca e all’UCAI di La Spezia.
Dal 1976 partecipa a mostre e collettive.
Vincitrice di numerosissimi concorsi provinciali. Personali di pittura in Sala CarGià
Autore del libro “La Misura dell’Amore”- Edizioni Cinque Terre. 2011
Soprano corista: Schola Cantorum Labronica – Clara Schouman – Around Mascagni.- Coro Lirico La Spezia
Ostetrica, Vice Presidente del Collegio delle Ostetriche di La Spezia dal 1997 al 2003
Formatore Professionale al CIOFS-fp-LIGURIA La Spezia
Tesoriera della FIDAPA BPW Italy distretto nord ovest di La Spezia 2013-2015 .
Operatrice culturale
Curatrice d’Arte
Direttrice di Sala Culturale CarGià Via A.Trogu, 54 a San Terenzo – SP
Ideatrice della “ Stagione in arte dedicata a Cala Gallerini ” – Promozione Arte e Culura 2011- 2012- 2013
Ideatrice e organizzatrice dei seguenti Eventi Artistici e Culturali nel territorio del Comune di Lerici:
2012-2013 Sala CarGia’- Atelier a cielo aperto al Parco Shelley di San Terenzo Simposio d’arte e cultura:
                  pittura, poesia, letteratura, musica.
2011-2012-2013: Idea, progetta e realizza: Gemellaggio artistico tra San Terenzo Filattiera:
                             I territori si incontrano in nome dell’arte “ Spino secco e Spino Fiorito “.
                             - Collettiva di fine estate
Ideatrice e Unica Curatrice del Blog di Sala Culturale Cargia’ : http://salacargia.blogspot.com
Il Blog di Sala CarGià è inserito nel sito del Comune di Lerici nella pagina Musei e Gallerie d’ Arte.
Il Blog nato il 25 maggio 2011 e ha attualmente superato le 51.600 visite ed è letto in tutto il mondo
In particolare si ringraziano le seguenti Nazioni:
ITALIA, STATI UNITI, FEDERAZIONE RUSSA, REGNO UNITO, GERMANIA, FRANCIA, THAILANDIA, GIAPPONE, ALBANIA,
AUSTRALIA, PAESI BASSI, SPAGNA, SVIZZERA, BRASILE, UCRAINA, TERRITORI PALESTINESI, GEORGIA,ROMANIA, COSTA RICA, MALTA, ISRAELE, INDIA, REPUBBLICA CECA, GRECIA, COSTA D'AVORIO, VENEZUELA, CINA, BOSNIA ERZEGOVINA, AUSTRIA, MONACO, SVEZIA, CROAZIA, COREA DEL SUD, SLOVENIA, MONTENEGRO, IRLANDA, NORVEGIA, POLONIA, CANADA, TAIWAN, BAHAMAS, BELGIO, TURCHIA, DANIMARCA, BULGARIA, ARGENTINA, MOLDAVIA, COLOMBIA, AFGHANISTAN, REPUBBLICA DI MACEDONIA, CIPRO, FILIPPINE, BANGLADESH, PAKISTAN, VIETNAM,...




domenica 17 novembre 2013

EZIA DI CAPUA:INTERVISTA PUBBLICATA IN "SPIRITO LIBERO" e-book di Cristina Polenta


 Ringrazio con affetto sincero Cristina Polenta
…….. con Stima Ezia Di Capua




SPIRITO LIBERO
"conversazioni d’arte contemporanea”

ci siamo.. l'e-book contenente tutte le  interviste che Cristina Polenta ha realizzato agli artisti
è finalmente pubblicato,
l'immagine di copertina è dell'artista Marcello Framba

Cristina ringrazia tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questo progetto il cui unico scopo è di raccogliere fondi da destinare a due associazioni senza scopo di lucro che da anni si adoperano in aiuto delle persone più svantaggiate e bisognose.

ringrazia tutti gli artisti intervistati: 
ELISA ANFUSO - DARIO ANZA' - SEBASTIANO BRANCATO - CARLO CANE - DANIELE CASCONE - LUCA CERVINI - RODOLFO CUBETA - DAVID DE BIASIO - EZIA DI CAPUA - DANIELA LUPI - DANILO MARTINIS - MAURA MENICHETTI - LORELLA PALENI - WALTER PASSARELLA - PIERO RACCHI - PIETRO VANESSI - ELENA VICHI - ALEXANDRA VON BURG - CATERINA ZACCHETTI -  ZENO TRAVEGAN.

... e anche tutti gli artisti che hanno partecipato al concorso per l'immagine di copertina e i cui lavori sono stati tutti inseriti all'interno del libro: 

 TONIA ERBINO - MARCELLO LA NEVE - MARILENA MARTINADONNA - NUNZIA PAPPALARDO - PIERO RACCHI - SIMONA REI - GIULIA SALIS - SARA STRADI - GIUSEPPE TATTARLETTI - FRANCESCA VEGLIO.

Per partecipare a questa gara di solidarietà  si può acquistare l'e-book a un prezzo simbolico  a questo link:
  
..ancora grazie a tutti.

Cristina 


Cristina Polenta nasce nel '67 in Ancona, città in cui vive con la sua famiglia e dove lavora.
Segretaria di professione e blogger per passione, inguaribilmente incuriosita e attratta da tutto ciò che è "web". Ammiratrice d’arte, a questo tema ha dedicato il blog Art Open Space dove intervista artisti, ospita mostre d’arte e realizza cataloghi e monografie digitali. Recentemente ha pubblicato un e-book intitolato “Spirito Libero - conversazioni d’arte contemporanea”  nel quale ha raccolto tutte le sue interviste.Su Equilibriarte.net, nutrita e attiva web community, cura la rubrica “Corsi e Concorsi


sabato 16 novembre 2013

CARRO UOMO E ARTISTA: un tentativo di ritratto - dello scultore Fabrizio Mismas

Venerdì 15 novembre, alle ore 17.30, al Museo Diocesano della Spezia (via del Prione, 156), lo scultore Fabrizio Mismas, già docente al Liceo Artistico di Carrara, ha tenuto una conferenza dal titolo “Carro uomo e artista: un tentativo di ritratto", documentata dalla proiezione di interessanti diapositive sulla continuativa e significativa testimonianza resa all’arte dall’apprezzato scultore spezzino scomparso nel 2001.

L’omaggio espositivo dedicato a Guglielmo Carro (1913-2001), nel centenario della nascita, è visitabile sino al 9 dicembre p.v. con il seguente orario: giovedì 10.00-12.30; venerdì, sabato e domenica 10.00-12.30 e 16.00-19.00

PER GUGLIELMO CARRO di Fabrizio Mismas
Il brano è stato scritto nel Luglio del 2001, all’indomani della scomparsa di Guglielmo Carro.

Guglielmo Carro 
- nel suo studio -
Parrà strano ma, in questo momento di vuoto, il mio pensiero rimugina sui giovani artisti che sono a venire.E mi dispiace per quelli che, schifando Spezia come retroterra provinciale dall’alto della loro sussiegosa alterigia, abbozzeranno un compassionevole risolino nei confronti delle glorie locali, perché non avranno conosciuto Carro. Mi dispiace per quelli che, freschi di studi accademici all’ombra di docenti sputasentenze, si sentiranno decurtati se accomunati con la nostra tradizione d’arte, perchè non avranno conosciuto Carro. 
Mi dispiace per coloro che, ci saranno anche questi per fortuna, cercheranno di comporre in una sequenza logica le notizie e le immagini disordinatamente raccolte su questo nostro presente e, nonostante la dedizione profusa, a proposito di Carro assembleranno solo improbabili abbozzi. Perché non avranno potuto immaginare quel creativo groviglio di contraddizioni: di ordine teatralmente caotico; di profonda coscienza di eventi mai visti da vicino; di generosità senza fondo e di impetuosa ira subito repressa; di cultura tanto sottile e onesta da frapporsi ostacolo al lavoro; di distrazione congenita e di affidabile puntualità; di stillicidio quotidiano da sensibilità esasperata e di candida incoscienza; di gentiluomo cortese e di adolescente beffardo; e poi ancora di tanti, imprevedibili Carro. Questi giovani artisti avranno perso il testimone enciclopedico di una buona fetta di Novecento mai ufficializzata nei testi; avranno perso l’ultimo artista sregolato e dolente, inadeguato a vivere conformemente al comune modo di vivere, come l’albatros di Baudelaire che per le lunghe ali arranca goffo e impacciato sulla terra. L’artista manager, tutto agenda, palmare, cellulare, public relations, diplomazia, aderenze, partito di potere, spingeva Carro allo stupore prima e agl’improperi a catinelle dopo. Carro o del quotidiano litigio con la vita: insofferente agli obblighi e alle consuetudini sociali, signorile nell’intimo e trasandato nelle esteriorità, scontroso e tenero fino alle lacrime, fertile nei progetti e rinunciatario alle occasioni. Raramente transfuga dai confini di Caràn, conosceva ogni fenomeno di questo mondo e poteva ininterrottamente parlarne per ore. Uomo difficile, sempre in difesa, roso dal dubbio, in perenne ricerca di certezze, in continuo e ravvicinato alterco con Dio, Carro a mio parere è stato il più dotato della sua generazione tanto nella mano quanto, suo malgrado, in quell’intelligenza critica che lo tormentava con autoanalisi lesioniste e sottigliezze ai più inapprezzabili. Avesse avuto l’innocente coraggio di Giovannoni! In questo momento l’imbarazzo dei tanti, troppi ricordi costipati nel gran libro degli aneddoti. Ma a questo pittoresco libro voglio allegare due pagine amare: il portale di S. Maria e gli ultimi incontri in ospedale.
Il portale di S. Maria, da solo, occupa un capitolo lungo quanto la trentennale gestazione dell’opera. La plastilina che inesorabilmente si deteriorava, ammuffiva e impregnava lo studio di odore acre, svettando al di sopra dei traballanti cumuli di libri, disegni, riviste mai scartate, lettere mai aperte, giornali pieni di appunti, boccette di china vuote, colori induriti, bronzetti sommersi, premi o inviti disattesi, statue, rilievi, tavoloni tarlati, armature arrugginite, attrezzi antichi, oggetti pregiati e altro di difficile identificazione- sedimenti di una lunga vita- ricominciò un giorno a tirare calci nel ventre dello studio inaridito dall’attesa: il Vescovo Sanguineti gli chiedeva di terminare l’opera e di adattarla alla nuova destinazione. Quest’uomo portato ad ingarbugliare più che a spianare, a valutarsi “gneco” più che energico, ad avvertire inestricabili rovine in un centimetro che non torna o in una polliciata trita, si sentì di botto impantanato tra sentimenti snervanti e contrari. L’aspirazione di vedere finalmente collocato quell’ingombrante peso sulla coscienza s’invalidava contro l’incubo di squalificare il proprio mito con un lavoro fuori tempo. Conseguenza prevista: tormenti, maledizioni, sospetti. Il portale fece intensificare le mie visite allo studio. Il tempo, se mi aveva spuntato l’impertinenza del giovane tutto domande che invadeva lo studio-eremo, continuava a conferirmi l’ingrata prerogativa di provocare, ad ogni visita, un morso su un orgoglio che veniva da lontano. Artista di antica pasta, modellata sull’altera dignità dei Carmassi, dei Del Santo e dei Magli, non avrebbe retto, da uno molto più giovane, non solo la rasoiata di un giudizio supponente ma anche il semplice consiglio. Un grande bronzo al centro della propria città, però, recava angosce ancora più soffocanti e la lettura senza falsi riguardi di una terza persona poteva essere sì umiliante al suo decoro di maìstro ma anche conveniente e orientativa. E allora i nostri incontri davanti al portale finivano col consueto epilogo della presunta mortificazione ma anche con l’imperativo, maledetto, di fare. In quegli incontri avrei voluto lì, dietro a noi, le tante persone che ritengono che l’arte si fruisca con un “mi piace e non mi piace”, “mi dice qualcosa o non mi dice niente”. Tiravamo una radiografia critica sulla plastilina, poi sul gesso, sfogliando pagina per pagina tutto il grande libro delle regole applicabili a quel tipo di scultura. Dal capitolo della composizione a quelli dell’impostazione, della costruzione, della modellazione e via giù fino all’ultimo e più importante: quello delle deroghe, della sconfessione delle regole appena appurate, della licenza poetica. Spassionatamente l’opera era denudata e computata. E Carro, uomo già avanti negli anni, da sempre vittima dell’indolenza, dopo il teatrino degli improperi e dell’invocazione della morte liberatrice, mai avrebbe applicato alla scultura quell’ ”a m’en fò assé” che invece applicava alle fatue regole sociali: piegava sé stesso e ricominciava da capo intere parti solo per lanciare una parte di sè oltre il proprio tempo: spostava ogni giorno la personale montagna per far girare con più solidità il sedere del cavallo o per ripulire dal trito la figura del papa buono e “pansòn”.
Poi i pochi incontri notturni all’ospedale. Carro che riemergeva dal materasso e dalle lenzuola chiedendo con voce lontana e roca che giorno è e rianimandosi progressivamente all’argomento dell’arte. E a vederlo lì, in quel letto, la vita sembrava essere stata solo un’irrequieta cavalcata per raggiungere questo traguardo di immobilità. La voce impastata prendeva velocità nei ricordi di occasioni eluse, di artisti finalmente capiti, di lunghi colpi del palmo della mano sulla creta molle, del candore di una pennellata dimessa e opaca. E poi i saluti amari e l’afflizione senza soluzione di chi vede consumarsi giorno dopo giorno gli ultimi brandelli di futuro. Contro la parete disadorna della stanza scorreva il Carro sempre coperto oltre il necessario, con il nastrino blù per cravatta e l’ombrello, con quelle tre o quattro parole speciali che incastrate in modo speciale disegnavano compiute immagini verbali. E poi Carro che si scaglia contro il poliziotto che non gli chiede i documenti; che investe un monaco in treno perché sta pensando a Giordano Bruno e che si abbatte per una parola di speranza nel successivo scontro del tutto immaginato; che imposta le lezioni di Plastica nell’improvvisazione giornaliera e che, solo lui, è il confessore rincorso dai “patrisietti” e dalle “patrisiette” sgomenti per i loro grandi piccoli dilemmi; che legge e rilegge “quer casso” di Proust e “quer casso” di Joice, idolatrati e detestati per aver detto quasi tutto; che disorienta gli interlocutori per i troppi rivoli che si dipartono incessantemente da un torrente di parole in piena che non giunge mai al termine; che in posa da violinista manda in quel paese, tra ripetuti scusi scusi, gli adulatori e gli enfatici che odia; che salta dalla collera al rimpianto al faceto, vecchio ragazzo irridente; che, nascosto tra la gente, tiene in imbarazzante sospensione cerimonia e autorità all’inaugurazione delle porte di S. Maria; che ha imparato il vocabolario dotto dalla grande letteratura e il vocabolario aspro sui ponti “de legno e de filòn” dei muratori di una volta, dove ogni bestemmia era una burbera raccomandazione a Dio; che quotidianamente si trascina il confronto perdente con un padre efficiente e concreto; che è accondiscendente vittima di uno studio che gli ha lasciato troppo poco spazio per quella scultura che ormai non si può più fare; che ha temuto per tutta la vita quella malattia e quella morte apparse, in fondo, non poi tanto nere.

Fabrizio MISMAS



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