POLVERE DI PRIMAVERA Poesie di Donatella Zanello
La
primavera è la stagione più attesa e più amata, simbolo di rinascita, rinnovamento e speranza. Esiste
una primavera della vita, la stagione degli anni giovani, delle passioni
ribelli e dei sogni. E come di ogni cosa umana, di questa stagione
straordinaria resta la polvere dei ricordi, polvere dorata e magica di
emozioni. Dalla riflessione sulle esperienze e sui sogni giovanili è scaturito
il titolo del mio primo libro di poesie: “Polvere di primavera”, 2001, che
riunisce liriche giovanili più volte premiate in concorsi letterari. Donatella Zanello
Ezia Di Capua Acquerello - particolare |
Il
tempo dell’amore
Come
passa veloce questo tempo.
Sono
anni ed era ieri,
quando
il sole correva tra gli alberi,
quando
il mare chiaro sembrava infinito.
Non
ti ricordi
come
ci amavamo ieri
e
come passa la vita,
così,
senza niente,
va
avanti ed è finita,
va
avanti ed è già sera
e
poi ancora mattina
per
camminare in silenzio
vicino
a te,
cercare
sempre
qualche
cosa da dirti.
Cos’era
mai la tua bellezza,
cos’era
quella tenerezza,
ieri…..”
Donatella Zanello
PREFAZIONE di Francesco Tonelli
Così, oltre un
secolo fa, Baudelaire, il Grande Poeta Maledetto, scriveva:
“Il poeta somiglia al re degli spazi che, aduso
alle tempeste, va sfidando il destino. Esule sulla terra, fra beffe e strazi,
le ali da gigante gl’inceppano il cammino.”
La poesia
seduce la vita con amore, qualche volta fa dimenticare il sonno, insegna ad
amare la musica della parola. Le generazioni che si sono susseguite dal tempo
dei miti hanno sentito la necessità di preservare dalla morte le prime
conquiste per dare ad esse l’immortalità. Ogni opera d’arte è stata salvata dai
grandi cataclismi della Storia, è stata l’Arca Santa che ha rinnovato la vita
dello spirito. E noi abbiamo fede nell’arte e nei suoi figli. Così ebbe ad
affermare Ovidio: “né il fuoco né il
tempo che tutto divora e trasforma riusciranno mai a distruggerla”.
La nostra
poetessa con il suo “Polvere di Primavera” apre al nonno materno “Gino Galli / era un poeta / non lo sapeva”,questo
straordinario pescatore conosciuto ed amato da tutti. Con grande pudore, scrive
“Ho sognato sogni che non portano a nulla
/ ma aiutano a vivere / potrai bruciarli nel fuoco/ di una sera d’autunno” e
sospinge l’anima nuova ai confini del bosco, alla Gruzza del Padre lungo i
sentieri dell’infanzia e dall’alto del monte contempla il Magra che si snoda
come una serpe ai piedi della Lunigiana marmorea,
dove i grandi
Maestri hanno scolpito le loro opere d’arte.
Poi in una
sera romantica scorge “la luna
dimenticata in cielo /mentre piange le sue lacrime d’argento” e si
congiunge a Dio “quando guarda lontano
tra le nuvole/ dove finisce il dolore”.
Sfogliamo
questo libro, proviamo a coglierne sottovoce le mille sfumature. Potremo
ascoltare con lei il respiro delle onde, come quando gli angeli vanno incontro
al tramonto e si confondono con i gabbiani e le rondini nella preghiera
vespertina.
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