Funerali di
Pietro Valentini, nella Cappella Vescovile del Cimitero di Sarzana, alle ore
10,00 del 1° aprile. Ha presieduto Mons. Piero Barbieri parroco della
Cattedrale di Sarzana. Venerdì Santo, l'infermo amico Valentini ha
ricevuto la estrema unzione. Si conclude
così la esistenza terrena del pittore Pietro, nato il 16 dicembre
1912 ad Arcola, sposato a Sarzana, aveva lavorato a Oto Melara. Da poco
compiuto i cento anni, era entrato nei 101 anno. Leggerezza
semplicità e accoglienza sono qualità dell'artista vero, del talento
estetico di Valentini. Io ho conosciuto il maestro negli anni Ottanta, mi sono
affezionato al suo mondo, ai valori perenni dell'arte, che nella nostre
rispettive culture era diventato un prezioso connubio. Le volte che ci
incontravamo - negli ultini sei anni, ogni domenica pomeriggio, per un'ora - si
era creato tra di noi uno scambio di esperienze, un'armonia di vedute, e belle
intuizioni sulla pittura, attraverso le quali ho compreso la cultura artistica
del maestro, realista e naturalista, che sapeva innamorare alla vita, al suo
corso di immagini, metafore, allusioni le quali tutte rincorrevano grazia e
innocenza, insieme. Informavo Valentini delle cose di Lunigiana - mostre,
eventi culturali, collettive di arte, poesia, libri di saggistica, letteratura,
narrativa, e mi andavo accorgendo che i suoi giudizi erano penetranti e
duraturi. Mi sento ancora sbandato nel vuoto della sua assenza. E posso dire di
essere cambiato nella prospettiva delle arti visive, che intendo essere oggi
"scienza", che ci riporta indietro agli anni dell'umanesimo e del
rinascimento. Valentini sapeva bene queste cose. La vecchiaia per lui è stata
scandita dal dipingere finchè la mano gli obbediva - i pronipoti Rebecca e
Riccardo erano i germogli delle lezioni di pittura - poi egli è passato
alla poesia conseguendo premi e riconoscimenti in Lunigiana. A volte la figlia
Simonetta lo portava a passeggio in carrozzella: anche questa una visione di
semplicità e di schiettezza, altre volte l'ho visto in compagnia di
Veronica o di Elena, le due badanti. La pittura di Valentini
merita valutazione e critica, perchè l'artista maestro ha cercato di stare
sempre dietro gli altri. Tanti amici ha mandato avanti, ha scoperto tanti
talenti in Lunigiana, e soprattutto con i suoi dipinti, le grafiche e le
incisioni è diventato un "archivio delle bellezze di Lunigiana", in
cui operava la scoperta continua di un fascino irresistibile, sparso nel Golfo
dei Poeti, esteso a tre regioni, Liguria-Toscana-Emilia. Dall'estate del 1975 è
diventato direttore dell'associazione "LuniArte", e attorno a lui
sono collaboratori illustri e veramente tanti altri. Il LuniArte subentrava al
Circolo Fiasella, aggregazione di artisti che avevano dato splendore a Sarzana
negli anni Sessanta del Novecento. Spesso parlava degli amici. Conosceva
bene Sarzana e negli incontri che avevamo, la prima domanda era: che
novità ci sono in città? Pietro Valentini ha vissuto una vita, si potrebbe
dire, inimitabile. In pittura lascia un patrimonio intenso e semplice allo
stesso tempo; la pittura è come la sua anima, secondo uno psicologo
francese: "siamo partiti dall'infanzia ma per ritornarvi". La
concezione di Valentini in arte è immaginazione, intuizione e sentimento.
Non c'è nulla di più reale della fiaba; e i colori suoi sono levità, vento,
aria, libertà di espressione. Non occorre riflettere davanti alle sue opere:
hanno il segno della perennità, della luce, della modestia, e in qualche modo
sono "il regno di un fanciullo"(Eraclito). Più volte ho scritto su di
lui, ma in questo momento mi raccolgo nel silenzio pensando al bene che ci ha
lasciato con le sue opere e il suo esempio di vita gioiosa e serena. Al suo
capezzale, nella villa di via San Francesco, è un capolavoro di semplicità: la Crocifissione. Certe mie
pubblicazioni tramandano la memoria di una pittura che durerà nel tempo.
Giuseppe L.
Coluccia
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