venerdì 31 gennaio 2020

TOMMASO GERI, REGISTA DELL'OPERA LIRICA “PAGLIACCI” prodotta dall'Ass.ne Coro Lirico La Spezia - Intervista a cura di Ezia Di Capua

Sala Culturale CarGia' - Promozione Artistica 2020
Sezione CORO LIRICO LA SPEZIA

Tommaso Geri firmerà la regia dell' Opera “Pagliacci” prodotta dall’Associazione Coro Lirico la Spezia, che sarà messa in scena sabato 23 maggio, alle ore 21,00 al Teatro Civico della Spezia. Tommaso Geri ha concesso alla scrivente, in esclusiva per Sala Culturale CarGià l’intervista che segue che, sarà estesa solo parzialmente ai quotidiani on line e organi di stampa.
Lo ringrazio moltissimo per la sua amicizia e, contraccambiando stima e simpatia lo saluto caramente anche a nome di tutti i lettori.
Ezia Di Capua

TOMMASO GERI
regista
Nella luce della tua prestigiosa carriera hai firmato la regia di moltissime Opere, per questa prossima messa in scena dell’Opera Lirica “Pagliacci” al Teatro Civico della Spezia sabato 23 maggio alla ore 21,00 al Teatro Civico della Spezia, mi hai rivelato che vorrai lasciare la tua impronta interpretativa, ispirandoti a Federico Fellini a cento anni dalla sua nascita..... potresti essere più  esplicito?
Solitamente Pagliacci, per la sua durata, viene unita a un'altra rappresentazione, un'operazione che, se non pensata direttamente dall'autore, come nel trittico pucciniano, mi lascia un po' dubbioso.
Volevo fare qualcosa che accompagnasse il pubblico dentro l'opera che, in questo caso, invitasse al circo gli spettatori; chiunque oggi giorno si voglia confrontare con quel linguaggio, non può ignorare l'estetica che ci ha lasciato Fellini con i suoi film, dove clown, saltimbanchi, maghi e acrobati, sono sempre citati.
Il doveroso riconoscimento al regista, si accompagna con quello del suo compositore, troppo spesso non ricordato Nino Rota, una figura geniale del '900.
Ho dunque pensato una breve piece teatrale originale, con le musiche di Rota, che funzionasse da preambolo di Pagliacci, una sorta di arrivo del circo in città, che poi è l'inizio dell'opera stessa.

Lancia un invito alla città della Spezia affinchè numeroso sia il pubblico che possa apprezzare questo evento di straordinaria bellezza che propone oltre all'Opera “Pagliacci”
E' un gioiello di rara bellezza, ha tutte le caratteristiche della rito tragico, quindi si porta dentro una capacità di coinvolgimento e partecipazione arcaica, allo stesso tempo segna una spinta verso il teatro moderno in senso pirandelliano: attori/cantanti che interpretano attori che rappresentano una scena interpretando un terzo personaggio, giocando ad entrare ed uscire da quest'ultimo.
E' una storia essenzialmente di gelosia, con esiti, purtroppo, attuali. Ma proprio questa è la funzione dell'opera, partecipazione ad un sentimento condiviso attraverso la musica: l'orrore che suscita Canio nel volgere il coltello contro Nedda, è sentito da chiunque, senza bisogno di attenuanti date da esperti o dibattiti televisivi.
Puoi anticiparci una gemma riguardo le scenografie i costumi e la straordinaria partecipazione di acrobati circensi?
L'estetica dei costumi avrà un taglio anni '40 e '50, scelta fatta per avvicinarsi ancora una volta alla filmografia felliniana e anche per un semplice gusto personale.
Parte della mia formazione registica, viene anche dal teatro di strada, per anni come musicista ho accompagnato spettacoli di clown, mimi ed acrobati in festival in giro per l'Europa e, dove posso, riporto sempre quest'esperienza nei miei spettacoli; in questo caso, l'opera di Leoncavallo, m'invitava a nozze...

Autore e regista di numerose opere teatrali, vent'anni di carriera luminosa, quanta passione e dedizione ti spingono verso successi sempre più ambiziosi? Quali sono le soddisfazioni e le difficoltà maggiori in questa professione?
Più che l'ambizione, ho sempre voluto raccontare delle storie...per farlo ho cercato di imparare tutti i mestieri necessari alla messa in scena, da quelli amministrativi organizzativi , spesso sono anche il direttore di produzione, a quelli tecnici e pratici di scene e luci.
Le soddisfazioni sono tante quando si chiude il sipario, la fatica che ti porti a casa a fine serata è una...ma anche quando senti il pubblico ridere o commuoversi insieme a te, è qualcosa che difficilmente si spiega.
Le difficoltà sono scontrarsi con un ambiente molto chiuso, fatto di poca meritocrazia e tante raccomandazioni, la precarietà della professione, pensare che per fare teatro, l'opera in particolare, siano necessari i mezzi e non le idee.

Hai qualche aneddoto simpatico della tua carriera da raccontarci?
Ne avrei, ma meglio di no, qualcuno potrebbe riconoscersi, ed è un ambiente permalosetto...

Insegnante di musica teatro e tragedia greca , hai pubblicato saggi di filosofia e sei autore di testi , questo percorso ha influito anche sul modo di concepire l'opera?
Sono laureato in filosofia ermeneutica, erroneamente tradotta come interpretazione dei testi, ma in questo errore c'è un frammento di verità che spiega il mio lavoro.
Quello che faccio è tradurre in colori ed immagini uno spartito e un libretto, la vera difficoltà per un regista, questo anche nella prosa, è scomparire dentro l'opera.

Credi che ci siano limiti nella ricezione dell'Opera Lirica da parte delle nuove generazioni?
Ritengo il 'recitar cantando', dunque semplicemente la poesia, una via privilegiata per raccontare la vita.
Da sempre ha accompagnato la storia dell'uomo, da molto prima della nascita della Tragedia Greca.
Oltre il linguaggio, la musica arriva a tutti, oltre le epoche, la cultura o l'istruzione di chi assiste ad un'opera, siamo casse di risonanza che vibrano insieme ai cantanti ed all'orchestra..
Sono quasi dieci anni che con colleghi musicisti e attori giriamo per le scuole con il laboratorio "Fabbricare un'opera", da quest'anno anche a Luni, lavoreremo con circa 300 ragazzi sulla vita e le opere di Verdi, costruendo insieme un'opera originale ispirata al compositore di Busseto. Ragazzi e professionisti, cantanti e attori, saliranno insieme sul palco del Teatro di Sarzana a Maggio. Nello stesso mese in cui a La Spezia debutteremo con Pagliacci. Dobbiamo non solo far conoscere l'opera, ma affinchè essa stessa si rinnovi, tramandare un mestiere.
L'unico limite è per la concezione che abbiamo tutti, senza limiti di età, di come ci approcciamo alla musica o ad un qualsiasi spettacolo...riempiamo semplicemente il tempo; la musica in particolare è sempre musica per fare qualcos'altro, guidare, cucinare, jogging...

Quali sono il principale pregio e il peggior difetto di Tommaso Geri?
Dovrebbe chiederlo alla mia compagna o a i miei amici.
Vuoi lanciare un messaggio ai giovani?
Anche in questo caso, non ne faccio un caso generazionale e mi rivolgo a tutti:
Spegnete ogni tanto gli schermi e comunicate guardandovi negli occhi.
Venite a Teatro, dove la rappresentazione della vita è l'unica verissima finzione a cui vale la pena assistere...
Hai un sassolino nella scarpa? Parla liberamente
In teatro i tecnici portano scarpe da lavoro, chiuse e robuste, con l'età ho imparato a non farci entrare i sassolini.


Testo dell'intervista a cura di Ezia Di Capua – Vicepresidente e Curatore artistico Associazione Coro Lirico La Spezia


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