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SALA CARGIA' GEMELLAGGIO ARTISTICO 2017 MARCO BRANDO E EZIA DI CAPUA foto di Luca Bini
LA PACE È UN ORIZZONTE
Parlare di pace sembra facile. Chi non
sogna la pace universale, a parte qualche leader esagitato? Tanto è vero che la
classica parodia (e spesso anche la realtà) dell'aspirante miss rappresenta la
ragazza mentre, nel descriversi, esprime il desiderio di volere “la pace nel
mondo”, tra gli applausi del pubblico.
In
realtà noi umani - o meglio, noi della specie homo sapiens - siamo
geneticamente programmati per vivere in un conflitto permanente tra singoli
individui e tra nazioni o, ragionando nel vecchio caro modo tribale, tra clan.
Questa “ferocia”, unita all’intelligenza e
alla coscienza, per molti versi è stata la molla che ci ha permesso negli
ultimi 300mila anni di diventare la specie più potente e prepotente; tanto che
fin dai primi passi abbiano fatto secchi tutti gli altri esponenti del genere
homo, dai Neanderthal in giù.
L’evoluzione culturale, politica e sociale,
però, ci ha consentito di tenere abbastanza sotto controllo la ferocia a
vantaggio della coscienza. Con risultati altalenanti e sbalzi talvolta
drammatici, visto che nella prima metà del secolo scorso questo “pianeta che
contiene filosofia, teologia, politica, pornografia, letteratura, scienze,
palesi o arcane” (per dirla con Montale) ha prodotto due guerre mondiali,
l’atomica, i lager nazifascisti, i gulag sovietici, la pulizia etnica, un tot
di rivoluzioni e decine di milioni di morti, più che in tutte le altre epoche
della nostra storia.
Però la pace non è soltanto un intervallo
tra due guerre, né la guerra è solo la politica portata avanti con altri mezzi,
come predicava il generale prussiano Von Clausewitz nell’Ottocento. Le stragi
novecentesche e i grandi conflitti hanno portato grandi trasformazioni:
particolarmente profonda si è rivelata proprio quella relativa alle
rappresentazioni (politiche, filosofiche, giuridiche, artistiche, letterarie)
della pace e della guerra. La concezione ottocentesca della guerra come mezzo
della politica è stata sostituita da una rappresentazione dei conflitti bellici
come massacro, malattia e “crimine”
contro l’umanità. La pace poi è diventata,
almeno in teoria, un obiettivo costante a livello internazionale, legata a
giustizia, autodeterminazione dei popoli, democrazia, tolleranza e uguaglianza.
Oggi abbiamo questa consapevolezza a livello
di massa? Soprattutto le generazioni nate dagli anni 70 in poi nei Paesi più
ricchi, come il nostro, considerano questi anni piuttosto terribili - tra
terrorismo e tensioni internazionali - perché non hanno sufficiente memoria del
passato; in realtà gli ultimi 72 anni sono stati il periodo di pace più lungo
nella storia, nonostante conflitti locali e vittime collaterali.
Non
solo: più che mai rispetto al passato si sta dando molta importanza, come ci
insegnano psicologi e psicanalisti, anche alla pace interiore come obiettivo.
Inoltre mai come oggi la “pace universale” - vista già in chiave religiosa da
Dante 700 anni fa - e la “pace perpetua” - vista in chiave giuridica e
filosofica da Kant 200 anni fa - tendono ad essere considerati obiettivi
realizzabili.
In
realtà bisogna diffidare da chi ci garantisce di avere la ricetta giusta:
l’imposizione dall’alto della pace non è un obiettivo realizzabile e neppure
auspicabile. La storia recente dimostra
che il progetto di società sedicenti perfette ha creato dittatori od oligarchie
di potenti, altre guerre ed epurazioni. Semmai può essere un obiettivo
l’educazione alla pace, a cominciare da scuole e università, perché questa
diventi un principio irrinunciabile da coltivare nella coscienza di chiunque.
Una
direzione che ci porterà in qualche “posto” migliore? Dobbiamo sperarci: la
“pace per tutti” non è un traguardo da superare ma un orizzonte da inseguire
sempre, per non perdere il terreno conquistato. E in questo senso non possiamo
che unirci al coro delle aspiranti miss:
W la pace nel mondo! Purché non ci si
aspetti che qualcuno ce la serva disinteressatamente già pronta, sul classico
piatto d’argento.
Marco Brando - Conferenza” LA PACE È UN
ORIZZONTE”
SALA CULTURALE CARGIA’ – San Terenzo - 2
settembre 2017
MARCO BRANDO - Nel 1982 ha iniziato a scrivere per il quotidiano
l’Unità come corrispondente da Pavia, dove ha frequentato l'università. In
seguito - e fino al 1998 - ha lavorato nelle redazioni di Roma e
di Milano del giornale, prima come redattore e poi come inviato,
dedicandosi in prevalenza alla cronaca giudiziaria e soprattutto
all'inchiesta Mani Pulite. Dopo un'esperienza come autore del
programma Film Dossier – Linea d'ombra a Mediaset, e dopo un
anno e mezzo a TV Sorrisi e Canzoni , nel novembre del 2000 ha cominciato a
lavorare a Bari nella redazione pugliese del Corriere del Mezzogiorno,
dorso di cronaca allegato al Corriere della Sera.
Dall'aprile 2007 all'aprile 2012 è stato, a
Milano, caporedattore centrale del quotidiano free press City, del
gruppo RCS. Dal maggio 2012 è caposervizio per l'attualità, sempre a
Milano, del Settimanale Nuovo, di Cairo Editore. Ha collaborato
con Epoca, L'Europeo, La Domenica del Corriere, L'Espresso,
Rai, Reuters, Sette, Radio Popolare, Radio della Svizzera Italiana, Italia
Radio, Liberal, Farefuturoweb, Traveller, AD, Italia Oggi,
Markos.it, Caffeina Magazine, Bari Economica. Ha diretto dal
2006 al 2011 la collana “AltreStorie” della casa editrice barese Palomar.
Palomar ha pubblicato due suoi libri: “Sud
Est. Vagabondaggi estivi di un settentrionale in Puglia” (2006),
con prefazione del sociologo Franco Cassano, giunto alla seconda edizione;
e “Lo strano caso di Federico II di Svevia.
Un mito medievale nella cultura di massa” (2008), con prefazione e postfazione di due storici
medievisti: Raffaele Licinio e Franco Cardini. Quest'ultimo libro,
pubblicato in tre edizioni, nel 2010 ha ottenuto a Martina Franca (Taranto) il
Premio "Ignazio Ciaia"
Due suoi saggi sono ospitati nel volume Il
paesaggio agrario medievale (Edizioni Istituto Alcide Cervi, agosto
2011): “Politica, identità e storia divulgata e Barbarossa” (nella
sezione "Divulgare il Medioevo").
È uno degli autori dei libri “Quale
energia per la Puglia?” (Cacucci, Bari, 2008),” L'eredità di
Federico II / Das Erbe Friedrichs II “(Adda, Bari, 2011) e “Puglia.
Appunti di viaggio” (Eventi d'autore, Bari, 2011).
Ad Oxford, nel Regno Unito, il suo racconto “A
Night of Moon and Sea” è stato pubblicato nell'antologia The
Globetrotter's Companion: A Collection of Creative Travel Writing (edited
by Nikul Patel and Leon Terner, Lion Lounge Press, 2011).
Nel 1989 ha ottenuto a Milano il Premio
giornalistico "Walter Tobagi" e nel 1990 il riconoscimento del Premio
Gilda Silvana Stecchi, a Bari. Nel 2006 ha ricevuto sempre a Bari il premio
"Giornalista dell'anno
COMUNICATO STAMPA PUBBLICATO ONLINE A CURA DI EZIA DI CAPUA clicca sul link per leggere
LA GAZZETTA DELLA SPEZIA
TELENORD
LA SPEZIA OGGI
E’ concesso l’utilizzo di testi e immagini ai soli fini di studio citando
sia l’Autore che
il Blog di Sala Culturale CarGià come fonte unita al
relativo
link © Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.it
Ringrazio
sentitamente Ezia Di Capua
AIRBNB - CASA
CARGIA'
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