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Confesso che ho preso in mano il volume con
una certa esitazione, sapendo trattarsi della rievocazione di legami familiari,
come a volte se ne leggono. Sospirosi o celebrativi, se non ambo le cose
insieme.
Nulla di più lontano ed estraneo ai modi
della narrazione e alla sostanza dei contenuti. Già le prime pagine,
coinvolgenti, mi hanno avvolta e quasi trascinata alla lettura continua di
tutto il libro, dove l’abilità della pittrice si tramuta in arte narrativa
dettata non da artifizi retorici atti a strabiliare, ma da sentimenti che la
lettrice recepisce veri, vissuti gioiosamente e talora intimamente sofferti.
Fa da sfondo la vita corale di quello che è
stato il borgo marinaro di S.Terenzo, con usanze, personaggi, figure, eventi
condivisi o contrastati, in un linguaggio univoco e assonante che esprime parametri
comuni di valutazione del quotidiano di sempre, stratificati da secoli di
tradizione tramandata da una generazione all’altra, sulla scena d’un golfo che
ha affascinato i poeti, dove i due castelli si fronteggiano e richiamano alla
Storia. I personaggi, della famiglia o del contesto sociale, vi si muovono a
loro agio come sul palcoscenico consueto, ove ognuno, consapevolmente o
inconsapevolmente, è pirandellianamente chiamato a rappresentarsi, se vuol
essere.
E la protagonista, sebbene non
nell’alfieriana dimensione titanica del volli, sempre volli, fortissimamente
volli, tuttavia vuole essere ed è stata. Tutta la sua vita, fino
all’ultimo, nella poliedricità del suo agire, nell’inventiva sempre rinnovata,
questo fine costante ha sempre perseguito nella varietà del suo impegno e del
suo modo di essere: lasciare di sé una traccia oltre l’effimero. Più dei
riconoscimenti ufficiali, pur prestigiosi, più dei numerosi articoli di
giornale, gli amici, ma soprattutto la figlia che meglio di ogni altro l’ha
conosciuta, avendola “vista in casa”, come direbbe il De Sanctis, ha fermato
nel tempo il senso del suo essere, fissandolo in caratteri di bronzo, sì che
chi legge il libro non abbia a lasciare ai posteri la sentenza. Carla ha voluto
essere ed è stata. Sulla scena della vita sociale e associazionistica, nei
valori della tradizione vissuta e trasmessa, nell’affetto verso le giovani
generazioni. Ha calcato bene e con dignità il palcoscenico della vita, cosa
assai difficile per tutti, ancor più per una donna, tuttora. Dietro le quinte
siamo noi stessi: in tanti dietro le quinte depongono la maschera. Pochi rimangono
se stessi, con le pulsioni più segrete, con le ferite più cocenti che agli
altri non si mostrano. Ezia ha conosciuto sua madre nel profondo, l’ha amata e
l’ama tanto più quanto più ha scoperto di quale profondo amore sia stata
oggetto, un amore che credeva svelato e che invece scopre più grande ancora di
quello che veniva manifestato, essendo in parte segretamente racchiuso nella
riservatezza, come cosa preziosa. I sentimenti privati, quello che noi siamo
dietro le quinte del palcoscenico della vita sul quale tutti siamo chiamati,
sono la prova del nove, la cartina di tornasole di quell’immagine che agli
altri noi rappresentiamo di noi stessi (Vera? Falsa?). L’avvocato burbanzoso di
Pirandello non è quello che vuole apparire agli altri, ma quello che si
manifesta al cagnolino usato come carriola al chiuso della sua casa, strumento
in mano ad un folle, ignoto a tutti gli altri. Quello che Ezia scopre, un amore
immenso in parte non rivelato, è l’esito commovente della cartina al tornasole,
la prova del nove di quello che Carla ha nutrito per lei, ed è quanto lega le due
donne nel sogno della Casa Buona.
Ma
la scena intimistica e familiare non è china su se stessa: anzi essa è animata
e irrorata dal contesto borghigiano dove, nel dramma del Novecento, la vicenda
individuale si dimensiona e si nobilita in quella più vasta della Storia, come
nell’episodio della contestazione della distruzione già deliberata delle case
del borgo: un sacrilegio alla memoria storica del salvataggio di Garibaldi che
in quelle case trovò rifugio!
La
Storia soccorre alla distorsione affaristica e al tempo stesso garantisce ai
borghigiani di poter ancora fruire delle proprie case nel borgo storico. La
figlia narra la battaglia ideata da Carla contro l’affarismo e a noi sovviene
Virgilio: Dux Foemina Facti, una donna a capo dell’impresa!. Virgilio
dall’alto del suo genio comprese la grandezza di Didone, la sua capacità di
guidare un popolo. Prerogativa maschile o maschilista?
Non ho
rilevato intento celebrativo nella narrazione e neanche vieto sentimentalismo.
Anzi, a volte appare la franca naturalezza dell’osservazione che potrebbe
apparire impietosa, senonchè è quella propria del bambino che rivela la nudità
del re, ad es. quando la scrittrice analizza la fase critica del rapporto tra i
coniugi e quello stesso tra madre e figlia, nel mezzo del conflitto.
Carla comunque è, stavolta senza volerlo, il
modello di riferimento di Ezia adolescente che la vede agire e ne spia le
movenze dell’anima desiderando somigliarle, ma si ritrae constatando la fissità
della crisalide rispetto al volo della farfalla. L’imitazione diviene alfine
emulazione, il processo di formazione è compiuto allorché da "una parte" Ezia
donna s’identifica nella sofferenza della moglie tradita (v. Il garage di Carla)
e dall’altra educa i suoi figli ad un rapporto diverso da quello impostato con
lei da sua madre.
Il ritmo narrativo s’impernia sulle varie
sequenze che alla fine si riordinano nel quadro complessivo nel quale emerge
la poliedrica figura del personaggio, rappresentato con acuta e nello
stesso tempo benevola osservazione, anche nei suoi chiaroscuri, con un realismo
che s’arresta sulla soglia dei distinguo insondabili, per ricomporre una figura
a tutto tondo. L’esito è positivo: il tempo è ritrovato, il senso delle cose
ricostruito, il futuro disegnato in quel tocco di magia che permette ad Ezia di
spargere fiocchi di luna e coriandoli di cielo sull’immagine della
madre, rendendola interessante anche agli occhi di chi, come me, non l’ha conosciuta.
Angelina Magnotta
Angelina
Magnotta Presidente dell'Archeoclub d'Italia, sede Apuo Ligure dell'Appennino Tosco Emiliano. Ispettore onorario per l'Alta Lunigiana, collabora con le Soprintendenze
Archeologiche della Toscana e dell'Emilia, ha pubblicato sue scoperte di
reperti importanti di storia locale,sull'Archivio Storico della Deputazione di
Storia patria per le Province Parmensi. Pubblico argomenti storici ed etno-antropologici, con
il Centro Lunigianese di Studi Giuridici di Pontremoli, con il Centro Aullese
di Studi Lunigianesi, con il Centro di Studi Romei di Firenze del quale è
socia, in collaborazione col noto Prof. Renato Stopani, il più importante
autore e studioso della Via Francigena etc. Ha pubblicato importanti studi sulla scoperta della viabilità arcaica e storica e su reperti storici relativi a borghi lunigianesi, quali: Cervara e il Passo del Borgallo, Guinadi, S.Lorenzo, Pracchiola, e a borghi emiliani quali: Valdena, Cirone, Bosco di Corniglio e Corniglio stessa, Fornovo di Taro. E' di questi ultimissimi giorni la pubblicazione del secondo volume del "Parco Lunigianese delle Incisioni Rupestri".
Scrive i libri: "Bartali e la Shoah Campione di ciclismo e umanità." Apre il Dossier Bartali a Yad Vashem, Gerusalemme, per il riconoscimento del Nostro come Giusto tra le Nazioni. In occasione della X tappa del Giro d'Italia, ha ottenuto il discorso della commemorazione ufficiale di Bartali (maggio 2014) nel Teatro Civico di Salsomaggiore, su invito del Comune e della Federazione Ciclistica Nazionale. Il discorso è entrato nella pubblicazione di un volume intitolato 2Cento volte Bartali", cui hanno collaborato grandi nomi, oltrettutto in confidenza con Bartali, come sandrino Picchi, Sergio Zavoli, etc. di prossima presentazione a Firenze. Scrive e pubblica - “La spongata e lo Zelten tra Via Francigena e Via Teutonica e -"Il Parco Lunigianese delle Incisioni Rupestri e altri scritti
Scrive i libri: "Bartali e la Shoah Campione di ciclismo e umanità." Apre il Dossier Bartali a Yad Vashem, Gerusalemme, per il riconoscimento del Nostro come Giusto tra le Nazioni. In occasione della X tappa del Giro d'Italia, ha ottenuto il discorso della commemorazione ufficiale di Bartali (maggio 2014) nel Teatro Civico di Salsomaggiore, su invito del Comune e della Federazione Ciclistica Nazionale. Il discorso è entrato nella pubblicazione di un volume intitolato 2Cento volte Bartali", cui hanno collaborato grandi nomi, oltrettutto in confidenza con Bartali, come sandrino Picchi, Sergio Zavoli, etc. di prossima presentazione a Firenze. Scrive e pubblica - “La spongata e lo Zelten tra Via Francigena e Via Teutonica e -"Il Parco Lunigianese delle Incisioni Rupestri e altri scritti
E’ concesso
l’utilizzo del testo o parte di esso ai soli fini di studio citando l’Autore del libro, l'Autore della recensione e il Blog di
Sala Culturale CarGià come fonte.
Ringrazio sentitamente
Ezia Di Capua
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