Venerdì 3 maggio alle 17 si è svolto nel salone Sforza dell’Accademia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini un seminario sulla figura e le opere dello scultore spezzino, Italo Bernardini (1905-1991).
Il
seminario, che ha avuto un grande successo di pubblico, è stata introdotto dal
presidente della Capellini, Giuseppe Benelli, il quale ha sottolineato che
scopo dell’Accademia è riscoprire e valorizzare figure di notevole importanza
artistica, storica e scientifica, provenienti dal nostro territorio. Tra questi
è lo scultore Italo Bernardini che incontrò, oltre che alla Spezia, un notevole
successo negli Stati Uniti, dove, tra l’altro, alcune sue opere sono conservate
nella casa-museo del presidente John Fitzgerald Kennedy, ad Hyannis Port nel Massachussets.
Ha poi preso la parola il vice presidente Sergio Cozzani, il quale, sul filo
della memoria personale, ha ricordato la città della propria gioventù, quella
intorno a Piazza Brin, allorché conobbe Bernardini e rimase affascinato dalle
sue opere e dal profumo di legno che usciva dalla sua officina. Valerio
Cremolini ha tenuto una lectio magistralis
per la propria nomina ad Accademico, nella quale ha descritto l’ambiente
artistico spezzino durante il secolo scorso, indicando con sottile eleganza le
frequentazioni e le influenze di ogni singolo artista, collocando Italo
Bernardini nel fertile quadro della scultura del Novecento. Lo scultore
Fabrizio Mismas, con grande precisione, ha concentrato l’attenzione del
pubblico sulla notevole capacità manuale e stilistica dello scultore,
scoprendone le diverse tecniche e la personale abilità, attraverso la proiezione
ed il commento delle opere.
All’incontro hanno partecipato Marco e Lino Bernardini, figli dell’artista al centro del seminario
All’incontro hanno partecipato Marco e Lino Bernardini, figli dell’artista al centro del seminario
Italo Bernardini - Boston 1963 |
“Per l’attività svolta - ha proseguito Cremolini - per la
concezione che aveva dell’arte come vera
e propria missione, per l’indiscusso magistero tecnico, per la disponibilità
al confronto e all’ascolto lo scultore Angiolo Del Santo è un faro che ha
illuminato il suo tempo con una luce che tutt’oggi non si è affievolita.
Parlano per lui le innumerevoli testimonianze diffuse in città, comprese quelle
custodite nell’Accademia, quali l’energico busto in bronzo del conte Giovanni
Sforza (1846-1922), il bassorilievo del senatore Giovanni Capellini
(1833-1922), ed il ritratto, sempre in bronzo, dell’ingegner Baratta, il quale
si adoperò per l’elevazione di un monumento in ricordo di Capellini. Del Santo
realizzò il medaglione in bronzo, disposto su un robusto masso, collocata nel
1924 nei giardini pubblici della Spezia e precisamente in via Diaz.
Entrare nella vita di Italo Bernardini significa scoprire
o riscoprire un percorso particolarmente lungo e punteggiato da numerose
tappe, nelle quali lo scultore ha quotidianamente intessuto un confidenziale
colloquio specialmente con il legno, traendone enormi soddisfazioni sul piano
estetico e morale. Bernardini lavorava il
legno, talvolta lo scalfiva, quasi accarezzandolo, trattando le superfici quasi
a volervi infondere le impronte delle sue mani, sviluppando personalissime
soluzioni plastiche, rivelando una propria identità e un linguaggio definito e
mai smentito, mettendo in pratica la definizione di scultura riferita a Giorgio
Vasari (1511-1574) di arte, che levando il superfluo dalla materia
soggetta la riduce a quella forma di corpo che nella idea dell’artefice è
disegnata.
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Italo Bernardini - Sotto la croce 1963 |
Peraltro, mai Bernardini dimenticò gli anni in cui si era
professionalmente irrobustito applicandosi con indubbia attitudine e
competenza nell'arte dell'intaglio, rivelando incomparabile destrezza. Nel laboratorio di
falegnameria di via Gramsci si faceva "arte" nel senso trecentesco
del termine e la sua disinvoltura tecnica nel lavorare tavoli, ornati e mobili
di ogni stile era insuperabile e si univa ad un’innegabile vocazione artistica
che dagli anni ‘30 in poi troverà compiuta conferma.
Nella particolare professione esprimeva
un’esperta artigianalità quanto mai confinante con l’arte ed essa rappresentò
un utilissimo tirocinio ed una non trascurabile esperienza nella vita di
Bernardini, che perfezionò il suo talento scultoreo nella realizzazione di
importanti opere destinate a sedi pubbliche ed a collezioni private, tra cui il
ripristino del soffitto in legno della cattedrale di Santa Maria Assunta a
Sarzana (1951) e del portale della chiesa di San Pietro a Montemarcello, la
statua lignea dedicata all'Immacolata nella
chiesa di S.Antonio di Padova a Gaggiola, un Crocifisso
per la chiesa parrocchiale di Lerici e la Via
Crucis dalla delicatissima modellazione, custodita nella
chiesa di San Terenzo.
Lo scultore è, inoltre, l’artefice
di un nutrito elenco di opere di vario contenuto, che reggono ampiamente la
prova del tempo, difficilmente classificabili tradizionali o moderne. In
Bernardini, infatti, fu sempre prevalente la necessità di comprendere e,
soprattutto, di far comprendere le relazioni interne ed esterne dei suoi
lavori nei quali perseguì una propria linea espressiva in soluzioni figurative
che fanno eco dell’irrinunciabile lezione dei classici che esercitarono su di
lui una benefica e duratura influenza. Nello sviluppo delle sue sculture,
fedeli al linguaggio figurativo, si coglie nitidamente quell’inclinazione
classicista nel linearismo delle forme, nell’armoniosa scansione fra zone di
luce e di ombra, sapientemente generate dalla modellazione quando più decisa,
quando addirittura sfuggente, per il ridottissimo rilievo allusivo degli stiacciati
donatelliani, che, scrive Giorgio Vasari, sono difficili assai, atteso ché è ci bisogna disegno grande e
invenzione, avvenga ché questi sono faticosi a dargli grazia per amor de'
contorni”.
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Italo Bernardini - Giovane Arciere 1930 |
Adeguato spazio della sua
conferenza Cremolini lo ha dedicato “alla validissima esperienza di Bernardini
vissuta negli Stati Uniti d'America quando, già cinquantaduenne, partì nel 1957
con destinazione la città di Boston (la famiglia lo seguì dopo alcuni mesi) ed
in America prese dimora lavorando incessantemente fino al 1968. Il lavoro
scultoreo collezionato nel continente americano lo fece apprezzare in ogni dove e personaggi come il cardinale Richard Cushing
(1895-1970) ed il senatore John Fitgerald Kennedy (1917-1963) furono, tra gli
altri, suoi prestigiosi committenti. Di proprietà della famiglia del Presidente
è uno splendido e avvincente bassorilievo dal titolo Hungry Vietnamese Children.
Per numerose chiese, Bernardini realizzò opere
monumentali e mai lo scultore manifestò indecisioni o difficoltà ed a
testimoniare ciò é sufficiente scorrere i numerosi resoconti giornalistici
americani, che in più occasioni hanno esaltato l'intelligenza del bravissimo
scultore italiano e la sua modellazione piena di freschezza e di vitalità. .
A
Boston, nella chiesa di S.Atanasio, Bernardini ha lasciato l'impronta incancellabile
della sua professionalità in un Crocifisso
in legno di ben quattro metri, posto sopra l'altare dell'edificio sacro,
all’altezza di nove metri, per la cui
esecuzione l'artista, non disponendo di uno studio dai soffitti alti quanto occorrevano
per tenere in piedi il blocco di legno, lavorò letteralmente addosso alla
statua per tutti i quattro mesi della lavorazione. Gli americani ebbero modo
di conoscere ed apprezzare le non poche qualità del nostro Bernardini non solo
ammirando le opere disposte nella chiesa di S.Atanasio, ma gia nel 1960 quando la Galleria New bury di Boston allestì una sua personale, con
opere di vario formato, tematicamente differenti, modulate di bellezza classica, inclinazione
mai smentita, e di elegante espressività.
Oltre
a Boston, un cospicuo numero di città statunitensi (San Francisco, Los
Angeles, Portland, Providence, Canton, Dallas, Chicago, Toronto, ecc.)
posseggono sculture di Bernardini in legno, marmo, terracotta e pietra. Gli
Stati Uniti d’America rappresentarono, dunque, un terreno di forte operosità e
di altrettanta attenzione ai problemi di quel grande Paese”
Nella
testimonianza artistica di Bernardini, ha osservato Cremolini,
“l'eco della
vita risuona continuamente nelle sue sculture a contenuto religioso o laico e
mai l'artista. si dimostrò testimone passivo ed eccolo, allora, fissare nel
legno, nella terracotta o nel bronzo, momenti angosciosi e drammatici della
storia dell'uomo nella quale per lo scultore é centrale la presenza di Dio. Quando
la "pietà" costituisce il contenuto da tradurre plasticamente,
Bernardini la rivela con efficacia sia nei soldati caduti nel Vietnam, sia, ad
esempio, nelle donne sfinite che hanno assistito impietrite alla morte di
Gesù sul Golgota. Bernardini era convintissimo dell’importante ruolo che ha
l'artista nella società e la sua elevata professionalità ne fece un superbo
rappresentante della categoria seppure “le continue affermazioni nulla
mutarono della sua personalità, della sua discreta persona, così fiera della
propria solitudine (aggiungo, quanto mai creativa) così ritrosa agli onori e
alle lodi”. Ritornato in Italia il 19 agosto 1968 Bernardini aprirà lo studio a Pozzuolo (San Terenzo), avviando un’oculatissima
attività espositiva a Lerici, Firenze,
Ravenna, alla Spezia, esponendo nel 1972 alla Galleria Adel di Attilio Del Santo (1910-1994 ) e nel novembre
1979 alla Galleria Vallardi.
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Italo Bernardini - Marines in guerra 1968 |
Risale al 1988 l’ultima
personale patrocinata dall'Unione Cattolica Artisti Italiani. Nel contempo lo
scultore ha portato a termine varie opere pubbliche, quali il busto dedicato a
Teseo Tesei nel 1979, commissionatogli
dal Museo Tecnico Navale della Spezia, il Monumento
all'Aeronautica, ben visibile sul nostro Lungomare, e due bassorilievi
lignei collocati, nel 1985, nella chiesa di Santa Rita. Sempre nel 1979 modella
la medaglia per il Cinquecentenario
di fondazione dell'Ospedale S. Andrea della Spezia e completa le porte in
legno di mogano della chiesa di Montemarcello, alle quali dedica otto lunghi
mesi di impegnativo lavoro”.
Valerio P. Cremolini |
Lo sviluppo della
vita artistica di Bernardini – ha concluso Cremolini – “ha occupato quasi l'intero
secolo e la spontanea accessibilità alla sua opera non gli fece mai venire meno
i favorevoli giudizi del pubblico.
Si espressero favorevolmente quanti
ammirarono, già nel 1930, il suo primo "tondo" in legno, nel quale
l'abilità dell'esecuzione si affianca ad un candore compositivo per nulla dilettantesco. La figura
armoniosa di quella piccola scultura ha in sé un messaggio di purificazione
esistenziale, insieme al più alto sentimento dell’amore.
Non diversamente è la
levità plastica e la bellezza del Giovane
arciere, sempre del 1930,
in cui il movimento del corpo non pare sottoposto ad un
particolare sforzo fisico, anzi l’azione del giovanissimo atleta completamente
nudo rivela un’evidente spontaneità. Si .legano al morbido
"legno" e all’accurato “bronzo” evidenti richiami alla scultura
greca ed alle motivazioni che animavano gli artisti di quel tempo, nell'esprimere
la perfezione dell'essere attraverso la bellezza fisica e le qualità morali.
La
ricchezza del lavoro di Italo Bernardini, la sua multiforme capacità creativa,
l’inesauribile vena artistica, il suo
senso dell'amicizia, la sua arte, esempio sublime di mediazione tra il sensibile
e lo spirituale, meriterebbero di essere ulteriormente approfondite
realizzando in sede adeguata un evento espositivo che testimoni e valorizzi
pienamente il significato del suo contributo reso alla tradizione artistica
spezzina e non solo”. Con questo auspicio Valerio Cremolini ha concluso la sua
applauditissima lectio magistralis.
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