Sala Culturale CarGià: ROMANO FRANCESCHETTO, baritono – Intervista a cura di Ezia Di Capua

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2018
Sezione - CORO LIRICO LA SPEZIA

ROMANO FRANCESCHETTO

ROMANO FRANCESCHETTO interprete di Dulcamara nell' Opera L’Elisir d’Amore, melodramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani, che andrà in scena in scena sabato 21 aprile, alle ore 21,00 al Teatro Civico della Spezia, mi ha concesso in esclusiva per Sala Culturale CarGià l’intervista di seguito pubblicata che verrà estesa solo parzialmente ai quotidiani online. Lo ringrazio moltissimo per la sua amicizia, e contraccambiando stima e simpatia la saluto caramente anche a nome di tutti i lettori.

Ezia Di Capua

Ricordi un Regista che ha particolarmente valorizzato il tuo talento?

Quando misi per la prima volta piede al Regio di Parma, nel ruolo di Fiorello, mi trovai di fronte al grande Cesare Siepi, riuscii a mala pena e con un filo di voce a dire “buon giorno”. E lui, appreso che anch’io ero nel cast, mi disse di dargli tranquillamente del tu, visto che “…eravamo colleghi …” . Dare del tu a uno dei miei più grandi miti risultò per me una delle imprese più difficili.

Hai una carriera di forte spessore intrapresa con successo anche all'estero, tra i molti teatri stranieri in cui sei stato applaudito ricordo: la Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf con La Cenerentola, Don Pasquale e Il Barbiere di Siviglia), Oviedo (Tosca con J. Carreras), Dresda, San Pietroburgo e Brisbane con Il barbiere di Siviglia di Paisiello.

Secondo la tua vasta esperienza, ti sembra che l'Opera Lirica sia più seguita e valorizzata all'estero o in Italia?

Il pubblico dell’opera è accomunato dalla passione per quest’arte. Ma in ogni paese essa è vissuta in modo diverso. Mi colpì , le prime volte, la compassatezza del pubblico tedesco; nemmeno un applauso alla fine delle arie (e parlo di cast prestigiosi!). Applausetti educati a fine atto.. e poi, a fine opera, …il delirio! Entusiasmo e innumerevoli chiamate alla ribalta! In Spagna e da noi è diverso. Ma l’amore per l’opera traspare da ognuno di questi pubblici.

Il mio sospetto, invece, è che da noi la cultura sia passata dall’establishment in secondo piano e non le si da l’importanza che merita, e che negli altri paesi venga più sostenuta e gratificata.

Quali le tue emozioni, le tue soddisfazioni raccolte all'estero e soprattutto, hai cantato in “Tosca” con Josè Carreras Vuoi raccontarci qualche aneddoto interessante?

Quella Tosca a Oviedo fu il mio debutto internazionale. In compagnia, oltre a Carreras, il grande Juan Pons, la Troitskaya e il caro e compianto amico Federici. Carreras, che non sapeva che fossi italiano , durante la regia delle nostre scene insieme, mi diceva battute in spagnolo. Quando capì che non parlavo la sua lingua, passò all’italiano, che parlava benissimo, e così ridemmo del piccolo equivoco. Voce meravigliosa e grande generosità sul palco!

Diplomato in canto presso il Conservatorio di Parma, sotto la guida di Annamaria Favini Lottici, ha debuttato nel 1981 ne “La battaglia di Legnano” . Raccontaci della tua passione per il bel canto, hai realizzato delle incisioni discografiche?

Ho avuto la fortuna di incontrare l’insegnante perfetta per me. La signora Favini ha saputo plasmare la mia vocalità, dandomi consigli che ancora adesso cerco di mettere in pratica, e che a mia volta, dispenso ai miei allievi. La passione nasce in famiglia, dal bisnonno, grande amante della lirica. E poi, come ragazzo cantore, nel coro, nel quale brillava la bellissima voce baritonale di mio padre , e l’ingresso, la pima volta a diciassette anni, al Conservatorio.

E, d’un balzo, la carriera, i teatri e i dischi

Qual è il Tuo Elisir di lunga carriera ?

Penso sia fondamentale sapersi amministrare, per non lasciarsi fagocitare da proposte al di là delle proprie possibilità. La carriera di un cantante si costruisce su uno strumento delicato, che va curato e accudito. Meglio un NO deciso, che un SI poco convinto.

Hai un sassolino nella scarpa?

Poca roba. Solo sabbiolina. Fortunatamente sono pochi gli episodi fastidiosi

Sei docente al Conservatorio di Musica “Arrigo Boito” di Parma. Un consiglio per i giovani cantanti?

Sto riversando tutta la mia passione e l’amore per la mia arte su questi ragazzi, straordinari e coraggiosi, che, nonostante le difficoltà di questo periodo così poco attento alla cultura e alle arti , mettono tutto il loro entusiasmo e la loro voglia di apprendere nelle mie mani. E’ una grande responsabilità, che cerco di assolvere attraverso ciò che la mia esperienza mi detta, attraverso l’esempio diretto, il lavoro di cesello, la confidenza paterna che cerco di condividere con ognuno di loro. Il consiglio è di avere pazienza, di dedicarsi con gioia a questa splendida arte, di sopportare i momenti negativi: ce ne saranno … ma passano.

Testo dell'Intervista di Ezia Di Capua – Vice Presidente e Curatore artistico del Coro Lirico La Spezia

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lunedì 2 aprile 2018

ROMANO FRANCESCHETTO, baritono – Intervista a cura di Ezia Di Capua – seconda parte

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