Sezione - CORO LIRICO LA SPEZIA
TEATRO CIVICO DELLA SPEZIA
SABATO
21 APRILE ORE 21,00
OPERA
LIRICA “ELISIR D'AMORE” di Gaetano DonizettiPer Info e Biglietti : 3474211455
Teatro Civico: 0187 727521
L’ ”Elisir “ è
un’opera che rientra nel repertorio semiserio del panorama lirico
del nostro ottocento: sicuramente i personaggi nascono fra la Francia
e l’Italia. Infatti già nel giugno del 1831 andava in scena,
all’Opéra di Parigi, Le philtre con musica di Francois Auber su
libretto di Eugene Scribe : il timido contadinotto Guillame ama la
scaltra giovane Theresine a sua volta corteggiata dal tracotante
sergente Joly coeur, il tutto con lo sfondo di un poco probabile
Paese Basco.
Ma ecco che nel villaggio arriva lo
scaltro ciarlatano Fontanarose e gli avvenimenti prendono una piega
esattamente uguale a quella dell’Elisir.
In questi lavori il pubblico
assisteva alla ripetizione di avvenimenti prevedibili, ben noti, e
facilmente leggibili. Sulla scena si rivedevano i personaggi,
notissimi al pubblico di allora, della commedia all’italiana ognuno
dei quali era portatore di precisi significati: la primadonna altri
non è se non la Colombina di goldoniana memoria, la genealogia di
Nemorino la possiamo trovare nell’innamorato della Commedia che si
mette a completa disposizione dell’amata, nell’immagine dell’uomo
tenero e sognatore. Gli antenati
di Belcore sono i vari Capitan Fracassa, Scaramuccia, Capitan
Matamoros….. galanti tombuers de femme ma senza gran successo,
infine Dulcamara altri non è che l’eterno imbonitore, un
po’imbroglione, un po’ patetico che ritroviamo, pari pari,nel
dottor Balanzone o nelle figure coeve di medici più attenti ai
propri interessi che a quelli del paziente.
E
dunque: alcune battute a tutta orchestra, intense ma nel contempo
spigliate e siamo nel mondo dell’Elisir d’Amore ( una curiosità:
negli oltre settanta lavori di Donizetti questa è l’unica opera
nel cui titolo compaia la parola amore).
Ancora
due accordi pizzicati ed un larghetto, le follie del flauto
allegramente scatenato, altri tre grandi accordi a tutta orchestra e
due pizzicati, un suono di corni e violoncelli e si apre il
sipario! Sullo sfondo il coro dei mietitori che canta le fatiche
della mietitura e le gioie del riposo, un poco in disparte Adina che
legge un libro, a pochi passi Nemorino, il contadinotto buono,
testardo, inguaribilmente ingenuo. Ed ecco che Adina scoppia a
ridere, da sola. Adina è la ragazza bella, ricca, che sa leggere e,
come vuole la sua età, legge un libro d’amore, quello in cui si
narra come Tristano abbia conquistato Isotta dopo averle fatto bere
un filtro d’amore.
Ma a lei la cosa fa
ridere di cuore e non sembra desiderare affatto di innamorarsi; per
lei la gioia vera è quella di di far conquiste, di essere bella e
di piacere.
A questo punto si
sente un suono di banda militare che si avvicina (tema tipicamente
del teatro comico settecentesco) ; i militari rimangono sullo sfondo
mentre il sergente Belcore, che li comanda, si avvicina ad Adina e
subito fa le sue avances, avances che sul momento non sono gradite e
impressiona nessuno anche il fatto che, con gesto galante, doni un
mazzetto di fiori alla giovane, tutti sanno che sono spacconate del
“solito” militare che, aiutato (o protetto) dalla divisa si crede
irresistibile ma,che in fondo neppure lui ci crede. L’unico a cui
tutto cui tutto ciò procura veramente pena è Nemorino, convinto che
potrebbe perdere definitivamente ogni speranza di conquistare, un
giorno, il cuore della ragazza che, civettuola, continua il gioco con
il sergente soprattutto per fargli dispetto, senza rendersi conto
delle possibili conseguenze. Belcore si
congeda e Nemorino trova il coraggio di rivolgersi all’amata con
parole accorate ricevendo in risposta quasi uno sberleffo (notare il
duettino fra i due protagonisti, sullo stesso tono, un momento
sospeso nel tempo durante il quale ognuno sembra riflettere su se
stesso e che sarà fondamentale nei futuri sviluppi dell’azione,
forse per la prima volta Adina realizza che Nemorino non le è poi
così indifferente). Ed ecco che la piazzetta davanti all’osteria
della Pernice si anima, all’improvviso un suono di tromba annuncia
l’arrivo di una persona importante: un duca? Un barone ? no si
tratta dell’arrivo di Dulcamara, un ciarlatano che nella sua
conosciutissima cavatina illustra le “magiche” virtù dell’elisir
che propone in vendita e dove traccia un suo ritratto favoloso di
medico che viene a portare la salute; poi l’elogio del magico
elisir: sillabato come se fosse detto più che cantato. La
presentazione dell’elisir è un momento tipico dell’opera buffa,
con quelle sue lunghe frasi nelle quali la comicità sta soprattutto
nello scioglilingua, nell’accostare parole su parole sempre più in
fretta,in un sillabato vorticoso con l’orchestra che asseconda con
commenti ritmici. Ed è a Dulcamara che il nostro contadinotto si
rivolge per avere il magico filtro, quello che permise aTristano di
legare a lui per sempre la regina Isotta.
Lì per lì Dulcamara non si rende conto di quanto
gli viene richiesto, ma è solo un momento ed afferrata la situazione
subito gli rifila, per uno zecchino, una bottiglia di bordò
spacciandola per l’elisir che lui stesso distilla e vende nel
modo intero avvisandolo che perché faccia effetto devono passare
almeno ventiquattro ore ( in modo che possa essere lontano dal
villaggio quando sarà palese che il magico elisir di magico non
aveva proprio nulla)
Ora Nemorino è solo
ed inizia a bere il suo “elisir” e, naturalmente, il “bordò”
comincia a fare effetto; convinto di aver ormai in pugno la
situazione, il contadinotto al quale nemmeno passa per la testa che i
filtri d’amore vanno bevuti da chi si deve innamorare, canticchia
fra se e quando incontra Adina le si rivolge con un nuovo ardire. La
ragazza naturalmente si stupisce e, nel contempo, si indispettisce
per il fatto che Nemorino non spasima più per lei; ed è proprio per
ripicca, per stuzzicare ancora il suo “ex” spasimante che quando
arriva Belcore seduta stante le propone di sposarla ma fra sei
giorni. A questo punto abbiamo i nostri personaggi in una situazione
per cui Adina spinge il suo gioco verso limiti pericolosi, Nemorimo è
comunque preoccupato e Belcore è abbastanza frastornato in quanto
sperava in un’avventura amorosa sì,ma priva di conseguenze.
Ma arriva l’ordine al drappello di soldati di
spostarsi da quel villaggio per cui per il matrimonio non si possono
più aspettare i sei dì ma và fatto di fretta, possibilmente la
sera stessa.
Nemorino è agghiacciato, tutte le sue speranze questa
volta sono finite sul serio, quasi piangente si avvicina ad Adina
scongiurandola di aspettare, per le nozze, almeno un altro giorno.
Per lei è la vittoria: Nemorino è nuovamente ai suoi piedi ed
allora spiega al sergente, che nel frattempo è sopraggiunto, che il
ragazzo và compatito perché “delira d’amore per me”. Il
sergente si limita a minacciare, in modo approssimativo, il ragazzo e
poi, con la sua bella si avvia per preparare il banchetto di nozze.
Ed ecco è sera, è l’ora delle nozze. E’ festa nella fattoria,
la banda militare suona, i paesani cantano con il bicchiere in mano e
si appressano al banchetto; ed è proprio a questo punto che emergono
i diversi stati d’animo di Belcore e di Adina: lui inneggia
all’amore ed al vino, lei è esitante ed indispettita perché
Nemorino non è presente: Dulcamara si rende conto della situazione
e, tanto per allentare un po’ la tensione, propone ad Adina di
cantare, assieme a lui, una canzonetta: Dulcamara canta la parte del
cavalier Tredenti, senatore che invita all’amore la Nina
gondoliera, lei bella lui ricco. Ma la Nina gondoliera (interpretata
da Adina)confessa che non può acconsentire alla richiesta del
cavaliere in quanto lei ama Zanetto, un giovane del suo paese. Ed
ancora una volta nell’animo di Adina si risveglia un certo
sentimento e comincia a dubitare che questo canto proprio nel momento
in cui sta per sposarsi non sia del tutto casuale e poi è così
vicino a quello “strano” sentimento che gli frulla nell’animo
che si rifiuta di firmare l’atto di matrimonio che, per il momento,
sarà rinviato.
Ma Nemorino non quieta e ritorna da
Dulcamara perché affretti l’effetto dell’elisir e Dulcamara, nel
suo stile, risponde che ciò potrebbe essere possibile solo bevendo
un’altra dose di magico elisir, ma per un’altra bottiglia ci
vuole un altro zecchino che Nemorino non ha; ed allora, quando
incontra di nuovo Belcore che gli offre denaro sonante ed immediato
in cambio di una firma sotto il contratto di arruolamento non ci
pensa neanche un minuto: firma, riceve il denaro e corre da Dulcamara
per comprare una nuova bottiglia. Nemorino beve ed improvvisamente si
ritrova circondato da villanelle che smaniano per lui: naturalmente
l’elisir non centra per nulla se mai centra il fatto che è morto
un suo ricco zio e lui è l’erede. La voce si è sparsa e le
conseguenze sono state immediate. Nemorino, che non è ancora al
corrente della notizia, pensa che finalmente l’elisir abbia
funzionato. Ed ecco Dulcamara e Adina soli. Coerente con il suo stile
il dottore coglie l’occasione per decantare il suo elisir, Adina
capisce: ciò che veramente le preme è che Nemorino la ami ancora.
Siamo all’aria famosissima della” furtiva lacrima” che Il
ragazzo ha visto spuntare negli occhi della fanciulla, dunque, pensa,
ciò significa che mi ama questo mi basta e che più cercando io vo?.
Una piccola parentesi. L’aria in
questione non era nell’originale di Scribe e, stando al racconto
della vedova di Romani lo stesso librettista che rimaneggiò
l’originale francese era contrario all’inserimento in quanto
vedeva in ciò un inutile rallentamento dell’azione che ormai
volgeva alla fine; ma fu il musicista che volle inserire nella
partitura una sua precedente aria da camera per tenore, una romanza
da salotto. Donizetti ebbe la meglio e Romani rivestì a nuovo quella
immortale musica. E così spuntò “una furtiva lacrima” prima del
festoso finale.
Intanto giunge Adina: sulle prime il
colloquio è difficile lui, cocciuto, vuol sentirsi dire che lei lo
ama, lei attende che lui si dichiari. Adina già si vuol allontanare
e allora lui confessa, quasi con baldanza che se non è amato
preferisce morire come soldato: e qui tutto si risolve, i due giovani
capiscono quali sono veramente i motti dei loro cuori, ogni timidezza
è travolta, l’emozione diventa gioia, slancio ed entusiasmo di
amore. Giunge Belcore con i suoi soldati e trova ben diversa
accoglienza, ma anche lui è cambiato, tutto sommato cosa gli poteva
importare di sposare una ragazza ed abbandonarla la mattina stessa?
Comunque ha un motto di rabbia ma dentro di sé tira sicuramente un
sospiro di sollievo, è la conferma della speranza che aveva provato
quando la bella gli aveva chiesto di riscattare il contratto di
Nemorino. Arriva tutto il paese ed anche Dulcamara, che naturalmente,
sull’aria della Nina gondoliera, tesse ancora lodi al suo filtro.
Viene da sorridere ma anche da chiedersi se in fondo in fondo il
filtro d’amore di Dulcamara non abbia raggiunto il suo scopo. La
carrozza se lo porta via, Nemorino gli grida che gli ha salvato la
vita, Adina, ex ragazza capricciosa, gli dichiara la sua gratitudine,
i paesani si lanciano sulla scia del carro per acquistare gli ultimi
vasetti di elisir: non si può mai sapere…………
Roberto Ercolini
Roberto
Ercolini
da
sempre appassionato dell'opera lirica, da alcuni anni anima un club
di amici della lirica nel Comune di Arcola, ha partecipato alle
realizzazione di alcune iniziative sponsorizzate dal Comune di
Arcola, mirate a far conoscere l'Opera Lirica.
E’ concesso l’utilizzo di testi e immagini ai soli fini di studio citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale CarGià come fonte insieme al relativo link © Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.it – Ringrazio sentitamente Ezia Di Capua
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