Sezione - Mostre d'Arte
Con gli interventi di Silvia Magnani, sindaco di Aulla, e di Riccardo Boggi, coordinatore dei programmi culturali del Museo dell’abbazia di San Caprasio, è stata inaugurata Venerdì 4 dicembre u.s. la mostra “Attualità della materia”, comprendente sculture di Alfredo Coquio, Fabrizio Mismas e Renzo Ricciardi ed allestita nel citato presidio museale. Di seguito la presentazione svolta dal critico Valerio P. Cremolini.
MUSEO DELL'ABBAZIA DI SAN CAPRASIO mostra "Attualità della materia" |
È la bellezza della materia che continua ad esaltarsi in quelle forme ricercate ed eleganti e nelle antiche sculture allineate nel museo, delle quali pietra, marmo ed altro ancora sono l’ineludibile principio generatore. Ecco perché le tre “personali” di Coquio, Mismas e Ricciardi si riconoscono nell’affermare all’unisono l’attualità della materia, con la quale concepiscono altrettanti repertori di forme non vincolate a rigide modalità rappresentative.
MUSEO DELL'ABBAZIA DI SAN CAPRASIO mostra "Attualità della materia" |
I tre scultori vantano convincenti identità,
rivelate lungo gli anni di continuativa presenza nel contesto della ricerca
plastica, che per quanto riguarda la provincia spezzina si è giovata di figure
di primissimo piano, tali da definire il profilo di una vera e propria tradizione animata
dal succedersi di rispettabili esperienze. Viene d’obbligo richiamare il ruolo
esercitato da Angiolo Del Santo, collaboratore di prestigio di Leonardo
Bistolfi e maestro di eccellenti allievi tra cui Augusto Magli, Italo
Bernardini e Carlo Giovannoni. Protagonista della scultura alla Spezia è stato
anche Enrico Carmassi, nel cui studio si sono formati tra gli altri Guglielmo
Carro, Rino Mordacci, Ebrefe Marconi. Lo scenario spezzino, quanto mai
dinamico, annovera, inoltre, la
riconosciuta creatività di Carlo Fontana, nativo di Carrara ma sarzanese
d’adozione, e quella di Berto Lardera, la cui statura ha acquisito dimensioni
internazionali.
È tempo che io motivi come Coquio, Mismas e
Ricciardi attualizzino la materia utilizzata nelle loro sculture e, a tal
riguardo, amo premettere alle mie considerazioni su ciascun artista alcuni
pensieri, altre volte ripresi, di Mario De Micheli. L’illustre studioso, riconoscendo l’importanza del dialogo fra lo
scultore e la materia, rileva che “il rapporto con il marmo, con la pietra, con
la creta o con qualsiasi altra materia su cui mette le mani, è in ogni caso un
rapporto specifico, differenziato, tale da ricavarne sempre un risultato
strettamente conseguente alla natura stessa del “medium” prescelto.
Ogni
materia ha le sue qualità, le sue proprietà intrinseche, le sue durezze e le sue dolcezze, i suoi colori, il suo
peso, i suoi caratteri particolari, che non si possono tradire o violare pena
l’incongruenza o la falsità del prodotto creativo. Il dialogo dello scultore,
con la propria materia, la sua capacità di interrogarla e di ascoltarne o
intuirne le risposte, diventa un dato necessario del processo plastico”.
Ebbene, sono persuaso che gli studi nei quali operano Coquio, Mismas e
Ricciardi siano attraversati da distinti colloqui, segnati da inevitabili
pause, con le materie che rappresentano l’essenza della loro arte.
Coquio,
come Ricciardi, è stregato dalla pietra, soggiogato, ma non vinto, dalla
fatica. Conosco lo sforzo sottinteso alla realizzazione delle sue sculture,
generate da blocchi di pietra, talvolta di notevoli dimensioni. Coquio, così
Ricciardi, ha familiarità con punte, mazzuoli, lime, scalpelli, abrasivi,
flessibili ed altro. Il suo lavoro è la celebrazione della pietra, convinto con
il grande Henry Moore che “da una buona scultura non è la figura che prende vita, ma la pietra
mediante la figura”.
Arenaria, marmo, portoro, bardiglio, ultimamente
l’alabastro, sono i principali referenti della sua ricerca, che si esprime
nell’esecuzione di un repertorio di forme compatte, dove si alternano sinuose e
prolungate cavità. La memoria esercita in Coquio una funzione importante, contribuendo
a mantenere vive sensazioni di altri momenti, che l’artista porta con sé nella
realizzazione di speciali “monumenti” dal potente respiro autobiografico,
nei quali coesistono superfici levigate
ed altre lavorate al grezzo.
Tra i temi da lui affrontati
hanno un rilievo non episodico le vicende dell’esistenza e gli enigmi della
quotidianità, che dotano di uno speciale realismo molti suoi lavori, esibiti in
attraenti ed eleganti soluzioni formali, permeate, “dallo stupore del mistero,
dalla fiamma creatrice del divino, dalla passione per la grandiosità
dell’antico, che non contrasta con l’esplicito bisogno di astrattezza”.
Più volte, anche recentemente, ho avvicinato la
scultura di Fabrizio Mismas e mi fa piacere ripetere una sintetica considerazione,
che è un complimento privo di adulazione:”Mismas è un artista che non trascura
nulla, così ogni minimo dettaglio (e nei suoi
lavori sono preponderanti), si declina con una collaudata grammatica
compositiva che non conosce deroghe anche nella scelta dei supporti che lo
scultore modella direttamente in quanto partecipi di ogni singola soluzione
plastica”.
Per vari decenni docente al Liceo Artistico di
Carrara, Mismas non rinuncia a giudicare le sue opere con una condotta che
impone in ogni circostanza l’applicazione di criteri professionali. Straordinario modellatore è come pochi
conoscitore dei procedimenti tecnici, tramiti per approdare alla formazione di
sculture, partecipi di un progetto espressivo che comunica un duraturo “piacere
visivo”, obiettivo che egli non trascura.
È una persona curiosa, ma non sottomessa dalla
sperimentazione fine a se stessa. Ciò è deducibile seguendo tutto il corso
della sua intensa vicenda artistica, esaltata da cicli
di opere - siano esse in metallo, bronzo, gesso, cemento, vetroresina,
terracotta, ceramica, compresa la tecnica raku – che rivelano la qualità del
processo compositivo e l’approfondimento dei temi trattati, saggiamente
guidati dal costruttivo apporto della realtà e dell’immaginazione. È noto,
inoltre, quanto Mismas sia un ottimo disegnatore. E dinanzi ai suoi disegni,
che offrono la percezione della completezza e non del frettoloso abbozzo
preparatorio, si coglie la felice contiguità delle due tecniche artistiche, da
cui nascono opere dotate di sentimento e di un fascino che il tempo non
attenua.
Ricciardi è da più decenni attivo sulla scena
artistica ed accreditato di lusinghieri consensi. Nella sua lodata esperienza plastica, la
pietra, così diffusa in epoca medievale e significativo simbolo della cultura
lunigianese, si propone con una modellazione, che indipendentemente dai temi
affrontati, sensibili maternità o pensosi e mai retorici ritratti di prelati,
rivela equilibrio, solidità, leggerezza e carica emotiva. Infine, bellezza,
requisiti di un progetto scultoreo, formalmente attraente e meritevole di una
prolungata attenzione. Fra le mani di Ricciardi la pietra perde la consueta
asprezza, conquistando una speciale duttilità, che gli consente di scolpire, ad
esempio, figure che nelle varie posture e nella accuratezza delle
superfici rivelano la loro viva
partecipazione alla quotidianità. Non sono, infatti, maschere, ma, spesso,
volti e corpi femminili con la loro carnalità, donne avvolte da un’aura
d’intelligenza, d’interiorità , di bellezza e di verità.Sono, poi, gravidi di
interrogativi i lineamenti ben definiti dei suoi Cardinali, soggetto verso il quale lo scultore manifesta
un’inattaccabile fedeltà.
Nel denso bagaglio artistico dello scultore non è
episodico l’interesse dedicato ai temi sacri, concretizzato, al pari di Mismas,
nella realizzazione di impegnative opere collocate in varie chiese della nostra
provincia. Pur evidenziando l’inesistenza di mutamenti stilistici, le sculture
di Ricciardi posseggono una sorprendente modernità, mai assente nella sua
stimolante e coinvolgente testimonianza, che da ieri ad oggi ha sempre raccolto
meritata credibilità.
Per qualità espressive, disciplina esecutiva,
ricchezza formale e di contenuti la mostra di Coquio, Mismas e Ricciardi fa
vivere l’ininterrotta relazione che ciascuno di essi intrattiene con la
materia, onorando sia la tradizione artistica della Spezia sia la composita
area della scultura contemporanea.
Valerio P. Cremolini
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