Sezione - Concerti - OPERA LIRICA - CORO LIRICO LA SPEZIA
Sala CarGià
Vi invita all'Opera
"TOSCA" di Giacomo Puccini
Opera in tre atti
LA SPEZIA , TEATRO CIVICO
13/5/2015 - ore 21,00
***
GIACOMO PUCCINI |
Per quest'opera
Puccini si ispirò al dramma La Tosca di Victorien Sardou. Dopo alcuni contrasti e ripensamenti,
nell'ottobre 1899 l’opera fu completata ed il 14 gennaio 1900 venne
rappresentata al Teatro Costanzi di Roma.
Inizialmente criticata da una parte della stampa, che si attendeva un lavoro
più in linea con le due precedenti opere di Puccini, Tosca si affermò ben presto in repertorio
e nel giro di tre anni fu rappresentata nei maggiori teatri lirici del mondo. Tosca è considerata l'opera più drammatica di Puccini, ricca com'è di
colpi di scena e di trovate che tengono lo spettatore in costante tensione. Il
discorso musicale si evolve in modo altrettanto rapido, caratterizzato da
incisi tematici brevi e taglienti, spesso costruiti su armonie dissonanti, come
quella prodotta dalla successione degli accordi del tema di Scarpia che apre
l'opera. La vena
melodica di Puccini ha modo di emergere nei duetti tra Tosca e Mario, nonché
nelle tre celebri romanze, una per atto ("Recondita armonia", "Vissi
d'arte", "E lucevan le stelle"), che rallentano in direzione
lirica la concitazione della vicenda. L'acme drammatico è invece costituito dal
secondo atto, che vede come protagonista il sadico
barone Scarpia, nel quale l'orchestra pucciniana assume sonorità che anticipano
l'estetica dell'espressionismo musicale tedesco.
TRAMA:
L'azione si
svolge a Roma nell'atmosfera tesa che segue l'eco degli avvenimenti
rivoluzionari in Francia, e la caduta della prima Repubblica Romana in una data
ben precisa: Sabato 14 giugno 1800, giorno della Battaglia di Marengo.
Atto primo
Angelotti
(basso), bonapartista ed ex console della Repubblica Romana, è fuggito dalla
prigione di Castel Sant'Angelo e cerca rifugio nella chiesa di Sant'Andrea
della Valle, dove sua sorella, la marchesa Attavanti, gli ha fatto trovare un
travestimento femminile che gli permetterà di passare inosservato. La donna è
stata ritratta, senza saperlo, in un quadro dipinto dal cavalier Mario
Cavaradossi (tenore). Quando irrompe nella chiesa un sagrestano (basso),
Angelotti si nasconde nella cappella degli Attavanti. Il sagrestano,
borbottando ("... e sempre lava..."), mette in ordine gli attrezzi
del pittore che di lì a poco sopraggiunge per continuare a lavorare al suo
dipinto ("Recondita armonia..."). Il sagrestano finalmente si congeda
e Cavaradossi scorge nella cappella Angelotti, che conosce da tempo e di cui
condivide la fede politica. I due stanno preparando il piano di fuga ma
l'arrivo di Floria Tosca (soprano), l'amante di Cavaradossi, costringe
Angelotti a rintanarsi di nuovo nella cappella. Tosca espone a Mario il suo
progetto amoroso per quella sera ("Non la sospiri la nostra
casetta..."). Poi, riconoscendo la marchesa Attavanti nella figura della
Maddalena ritratta nel quadro, fa una scenata di gelosia a Mario che, a fatica
("Qual occhio al mondo..."), riesce a calmarla e a congedarla.
Angelotti esce
dal nascondiglio e riprende il dialogo con Mario, che gli offre protezione e lo
indirizza nella sua villa in periferia. Un colpo di cannone annuncia la fuga
del detenuto da Castel Sant'Angelo; Cavaradossi decide allora di accompagnare
Angelotti per coprirlo nella fuga e portano con loro il travestimento
femminile, dimenticando però il ventaglio nella cappella.
La falsa notizia
della vittoria delle truppe austriache su Napoleone a Marengo fa esplodere la
gioia nel sagrestano, che invita l'indisciplinata cantoria di bambini a
prepararsi per il Te Deum di ringraziamento. Improvvisamente sopraggiunge con i
suoi scagnozzi il barone Scarpia (baritono), capo della polizia papalina che,
sulle tracce di Angelotti, sospetta fortemente di Mario, anch'egli bonapartista.
Per riuscire ad
incolparlo ed arrestarlo e poter quindi scovare Angelotti, egli cerca di
coinvolgere Tosca, ritornata in chiesa per informare l'amante che il programma
era sfumato in quanto ella era stata chiamata a cantare a Palazzo Farnese per
festeggiare l'avvenimento militare ("Ed io venivo a lui tutta
dogliosa..."). Scarpia suscita la morbosa gelosia di Tosca usando il
ventaglio dimenticato nella cappella degli Attavanti. La donna, credendo in un
furtivo incontro di Mario con la marchesa, giura di ritrovarli. Scarpia, che
ha raggiunto il suo scopo, la fa seguire ("Tre sbirri, una carrozza,
presto..."). Mentre Scarpia pregusta la sua doppia rivalsa su Cavaradossi
- ucciderlo e prendergli la donna - comincia ad affluire gente in Chiesa per
inneggiare alla vittoria e a cantare il "Te, Deum".
Atto secondo
Mentre al piano
nobile di Palazzo Farnese si sta svolgendo una grande festa alla presenza del
Re e della Regina di Napoli, per celebrare la vittoriosa battaglia; nel suo
appartamento Scarpia sta consumando la cena. Spoletta (tenore) e gli altri
sbirri conducono in sua presenza Mario che è stato arrestato. Questi,
interrogato, si rifiuta di rivelare a Scarpia il nascondiglio di Angelotti e
viene quindi condotto in una stanza dove viene torturato.
Tosca, che poco
prima aveva eseguito una cantata al piano superiore, viene convocata da
Scarpia, il quale fa in modo che ella possa udire le urla di Mario. Stremata
dalle grida dell'uomo amato, la cantante rivela a Scarpia il nascondiglio
dell'evaso: il pozzo nel giardino della villa di Cavaradossi. Mario, condotto
alla presenza di Scarpia, apprende del tradimento di Tosca e si rifiuta di
abbracciarla. Proprio in quel momento arriva un messo ad annunciare che la
notizia della vittoria delle truppe austriache era falsa, e che invece è stato
Napoleone a sconfiggere gli austriaci a Marengo. A questo annuncio Mario
inneggia ad alta voce alla vittoria, e Scarpia lo condanna immediatamente a
morte, facendolo condurre via. Disperata, Tosca chiede a Scarpia di concedere
la grazia a Mario. Ma il barone acconsente solo a patto che Tosca gli si
conceda. Inorridita, la cantante implora il capo della polizia e si rivolge in
accorato rimprovero a Dio (Vissi d'arte, vissi d'amore). Ma tutto è inutile:
Scarpia è irremovibile e Tosca è costretta a cedere. Scarpia convoca quindi
Spoletta e, con un gesto d'intesa, fa credere a Tosca che la fucilazione sarà
simulata e i fucili caricati a salve. Dopo aver scritto il salvacondotto che
permetterà agli amanti di raggiungere Civitavecchia, Scarpia si avvicina a
Tosca per riscuotere quanto pattuito, ma questa lo accoltella con un coltello
trovato sul tavolo. Quindi prende il salvacondotto dalle mani del cadavere e,
prima di uscire, pone religiosamente due candelabri accanto al corpo di
Scarpia, un crocifisso sul suo petto, e finalmente esce.
Atto terzo
TOSCA
di Giacomo Puccini opera lirica su libretto di Luigi Illica
e Giuseppe Giacosa
Personaggi
§ FLORIA TOSCA (soprano) celebre cantante
§
BARONE SCARPIA (baritono) capo della polizia
§
MARIO CAVARADOSSI (tenore) pittore
§
CESARE ANGELOTTI (basso)
§
IL SAGRESTANO (basso)
§
SPOLETTA (tenore) agente di
polizia
§
SCIARRONE (basso) gendarme
§
UN CARCERIERE (basso)
§
UN PASTORELLO (voce bianca)
§
SERGENTE DEI DOGANIERI (basso)
§
CORO: CORO LIRICO LA SPEZIA:
Soprano Secondo:Luana
Cossa, Estaer Impinna, Marta Pratellesi, Roberta Lodola, Sandra Picasso
Mezzo Soprano: Tiziana Biagini, Debora
Bellante, Laila Ciardelli, Federica Cecchi
Contralto: Alice Gozzi, Alessandra
Telese, Roberta Borrini, Sara Menini
Tenore Primo: Gianni Tridente , Salvatore
Lauria, Renato Bruschi, Gioacchino Colasanto,
Tenore Secondo: Claudio Cardinali, Federico Favilli.
Baritono: Gennaro De Luca
Basso: Paolo Tonelli, Vincenzo Di
Meo, Luigi Vergassola, Francesco Menghini
Brani celebri
§
Atto Primo
§
Recondita armonia, romanza di Cavaradossi
§
Tre sbirri … Una carrozza…, finale concertato
§
Atto Secondo
§
Ella verrà … per amor del suo Mario, romanza di Scarpia
§
Vissi d’arte, romanza di Tosca
§
Atto Terzo
§
Mattutino, preludio
§
E lucevan le stelle, romanza di Cavaradossi
§
O dolci mani, romanza di Mario e Tosca
§
Marcia al supplizio
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