Sala Culturale CarGià - Sezione Eventi Artistici e Culturali a La Spezia
Con la benedizione di padre Franco Mirri è stato inaugurato sabato 30
aprile, alle ore 18.30, nel santuario di Sant’Antonio in Gaggiola,
un’impegnativa opera del pittore Federico Anselmi, che in otto grandi dipinti
ha interpretato le Beatitudini evangeliche, accolte dai numerosi presenti con
unanime interesse. Proponiamo il testo che Valerio P.Cremolini ha scritto
nell’occasione del significativo evento.
Le Beatitudini evangeliche di Federico Anselmi |
Esiste un proficuo legame ricco di cultura e di
bellezza fra l’arte e i temi sacri, reso visibile nelle straordinarie opere di
celebri artisti, che hanno saputo comunicare attraverso intramontabili immagini
numerosi episodi dei Vangeli, affermando non di rado esplicite dichiarazioni di
fede. “Per tutti, credenti e non, le realizzazioni artistiche ispirate alla
Scrittura – sosteneva Giovanni Paolo II -
rimangono un riflesso del mistero insondabile che avvolge ed abita il
mondo” (Lettera agli artisti).
Nel tempo antico e nell’età moderna, pittori e
scultori hanno messo alla prova la
loro capacità creativa, affrontando impegnativi temi religiosi, contribuendo a
dare consistenza all’animato dialogo tra arte e fede. “Ogni pagina biblica -
sono parole del cardinale Gianfranco Ravasi - può diventare parola per il nostro
presente, può rinascere dinanzi ai nostri occhi”.
Su questo percorso si colloca l’impegnativo
contributo del pittore Federico Anselmi, che dopo aver magnificamente
interpretato il Cantico delle Creature
di san Francesco, ha rivelato altrettanta sensibilità e sapienza compositiva
nel trattare il capitolo del Vangelo
di Matteo (5,1-12) nel quale Gesù proclama la gioiosa realtà delle beatitudini.
Il pittore non ha eluso il dirompente succedersi del Discorso della Montagna e con una figurazione essenziale e
addolorata, caratterizzata da volti mai definiti, in gran parte ancorata
all’immediata espressività dei neri, più o meno carichi, ha tradotto la
povertà, la sofferenza e l’ingiustizia come valori spirituali e umani
dell’annuncio cristiano. Gli oppressi e gli umili sono, infatti, i protagonisti
di questo commovente ciclo di tavole che rivelano un percepibile senso di
pietà, ma non l’abbandono di Dio, la cui presenza è emblematicamente richiamata
da Anselmi da una luce avvolgente e ristoratrice. La luce, appunto,
emanata dal cuore delle beatitudini.
Un calore partecipativo caratterizza l’intenso
polittico, che al comune contenuto affianca una tessitura formale sensatamente
unitaria, proposta dal pittore anche come riflessione personale riguardante il
binomio arte e spiritualità. Proprio agli artisti Paolo VI ha rivolto il suo
affettuoso rispetto nel considerarli “il veicolo, il tramite, l’interprete, il
ponte – dichiarava il pontefice - fra il nostro mondo religioso e spirituale e
la società”.
Avvicinando i persuasivi dipinti di Anselmi emerge
non soltanto l’atteggiamento non neutrale dell’autore nell’accostare gli
speciali versetti del vangelo di Matteo alla propria esperienza esistenziale,
bensì l’indiscutibile dimensione missionaria appartenente all’arte, comunicata
con segni, colori, materie, tecniche e linguaggi talvolta lontani tra di loro.
Per traguardare sempre la bellezza e, attraverso la bellezza, accedere al buono
e alla verità. Nel caso particolare, nutrirsi della verità delle beatitudini,
trasferita in otto tavole tutt’altro che stravaganti, nelle quali si coglie
l’immagine di Gesù realmente presente tra gli afflitti, i miti, gli affamati, i
misericordiosi, i pacifici, i perseguitati, i puri di cuore. “Sono coloro –
secondo l’indimenticabile padre Graziano De Filippi - che portano le stimmate
della sofferenza, ma che, nell’incontro con Gesù, concepiscono la speranza”.
La componente evangelica si sviluppa senza eccessi,
ma con particolare misura, nel silenzioso e meditato racconto pittorico
dell’artista, che ci viene offerto affinché sappiamo coglierne spunti concreti
in grado di arricchire la nostra vita, dove spesso rinunciamo a dare importanza
alla misericordia divina, che traspare nella narrazione dello straordinario
appello di Cristo. Anselmi ha raffigurato le varie enunciazioni con una
visibilità lucida e non visionaria, facendo calare le esortazioni di Gesù tra
situazioni reali, riproposte tramite quella pregevole sintesi che esalta la
migliore pittura. Indubbiamente innovativo è il complessivo impianto
iconografico concepito dal pittore per rendere attuale il rivoluzionario
manifesto di Gesù, di cui siamo i destinatari. E come già nel Cantico delle Creature, ha saputo
sapientemente evocare l’essenza delle beatitudini, capaci di trasfigurare ogni
cuore e di generare, se accolte, la
nascita di un nuovo umanesimo.
Valerio
P.Cremolini
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