....Per il Giorno della Memoria
Ezia Di Capua Acquerello - miniatura - particolare |
...Suonare divenne un mezzo per
sopravvivere e sopravvivere è testimoniare.
La musica divenne un fine, il fine su cui costruire la propria identità.
La loro musica intesa come Arte e Vita, arriva fino al nostro
presente superando la dimensione storica.....
Era il Gennaio del 1944 quando Fania
Fenélon fu deportata ad Auschwitz e poiché sapeva cantare e suonare il
pianoforte, entrò a far parte dell’orchestra femminile del campo, l’unica che
sia mai esistita in tutti i campi di concentramento nazisti, che aveva il
compito di accompagnare le altre prigioniere al lavoro e suonare per gli
ufficiali SS. Alla direzione dell’orchestra c’era Alma Rosé, eccezionale
violinista ebrea, nipote di Gustav Mahler. Due donne, due visioni, due modi di
vivere la musica all’interno del lager. Per Fania suonare è un mezzo per
sopravvivere e sopravvivere è testimoniare. Per Alma la musica è un fine, il
fine su cui ha costruito la propria identità. La loro musica pone domande sul
rapporto fra Arte e Vita.
Ripercorrendo il
diario di Fania, desidero dare vita alle sue parole alternando a questa lettura
alcuni momenti recitati
( tratti dallo spettacolo "Alma Rosé",
vincitore Premio ETI Scenario 96/97 ) che rappresentano i dialoghi più
significativi fra Fania e Alma. Ci accompagnano, inoltre, alcune musiche che
fanno parte di quel repertorio che era il preferito degli ufficiali tedeschi,
capaci di commuoversi all’ascolto di una Madama Butterfly e subito dopo di
mandare dei prigionieri alle camere a gas.
Compagnia
Teatrale Alma Rosè
Ezia Di Capua – Sala Culturale CarGià – Per il Giorno della Memoria
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