Sezione CORO LIRICO LA SPEZIA
Requiem
in re minore K 626 per soli, coro e orchestra per la Commemorazione
dei defunti
il 02 novembre 2020 con tutte le Corali della Diocesi .
Il
progetto è stato accolto dalla Curia e per poter realizzare
l'evento abbiamo bisogno di stabilire un contatto con i Direttori delle Corali della Diocesi La Spezia, Sarzana, Brugnato e i loro
rispettivi Coristi per far crescere insieme l'evento.
INIZIO DELLE PROVE: GENNAIO 2020
INIZIO DELLE PROVE: GENNAIO 2020
Per
info contattare il M° Kentaro Kitaya: 3474211455 - saizartiscali@gmail.com
REQUIEM IN RE MINORE K626
Il
fascino del tutto peculiare che viene da sempre riconosciuto al
Requiem in re minore K. 626, è certamente legato al fatto che questa
partitura è l’ultima del catalogo di Mozart, a causa della
prematura scomparsa del compositore. Dunque un lavoro funebre che è
intrecciato alle vicende della morte dell’autore; non sappiamo se
sia vero che, come affermarono a distanza di anni varie testimonianze
riconducibili alla vedova, Mozart avesse detto di comporre questo
Requiem per se stesso; di fatto è significativo che un frammento del
Requiem venisse eseguito a una cerimonia funebre svoltasi a Vienna a
distanza di pochi giorni dalla scomparsa del compositore.
Il formarsi di una mitologia intorno al Requiem nasce dunque da questa coincidenza fra lavoro funebre e morte prematura, per lungo tempo avvertita come misterioso segno del destino.
Molti altri misteri hanno però interessato fin dalle origini il Requiem, e tuttora non appaiono del tutto chiariti. Singolari sono certamente le circostanze della nascita della partitura. Nel luglio 1791 Mozart ricevette la commissione per la stesura di un Requiem da parte di un intermediario del conte Walsegg, un aristocratico prematuramente vedovo che intendeva eseguire l’opera nella ricorrenza della scomparsa della consorte, attribuendosene disinvoltamente la paternità. Tuttavia, secondo testimonianze sempre riconducibili a Constanze Mozart, l’intermediario non avrebbe rivelato a Mozart l’identità del committente, invitando anzi il musicista a non ricercarla; vero o non vero, questo presunto anonimato del committente contribuì indubbiamente all’alone di mistero sulla nascita del lavoro. Mozart poi, di ritorno da Praga dove aveva curato l’esecuzione della Clemenza di Tito, attese alla partitura nei mesi di ottobre e novembre, rallentando la composizione solo con il declinare delle sue condizioni di salute.
Il 5 dicembre Mozart muore, lasciando incompiuta la partitura del Requiem; e questa incompiutezza è all’origine di tutta un’altra serie di misteri. La vedova Constanze, comprensibilmente desiderosa di riscuotere il saldo della partitura incompiuta, affidò il completamento dell’autografo a musicisti legati all’entourage del marito. Ad occuparsi di colmare le lacune fu principalmente Franz Xaver Süssmayer, allievo del compositore, ma prima di lui erano stati coinvolti altri due allievi, Franz Jakob Freystädtler e Joseph Eybler, sotto il probabile coordinamento di un altro musicista vicino alla famiglia Mozart, l’abate Maximilian Stadler. Tutti costoro furono legati da un vincolo di segretezza; nessuno doveva sospettare che Mozart non fosse l’unico autore del Requiem.
Il formarsi di una mitologia intorno al Requiem nasce dunque da questa coincidenza fra lavoro funebre e morte prematura, per lungo tempo avvertita come misterioso segno del destino.
Molti altri misteri hanno però interessato fin dalle origini il Requiem, e tuttora non appaiono del tutto chiariti. Singolari sono certamente le circostanze della nascita della partitura. Nel luglio 1791 Mozart ricevette la commissione per la stesura di un Requiem da parte di un intermediario del conte Walsegg, un aristocratico prematuramente vedovo che intendeva eseguire l’opera nella ricorrenza della scomparsa della consorte, attribuendosene disinvoltamente la paternità. Tuttavia, secondo testimonianze sempre riconducibili a Constanze Mozart, l’intermediario non avrebbe rivelato a Mozart l’identità del committente, invitando anzi il musicista a non ricercarla; vero o non vero, questo presunto anonimato del committente contribuì indubbiamente all’alone di mistero sulla nascita del lavoro. Mozart poi, di ritorno da Praga dove aveva curato l’esecuzione della Clemenza di Tito, attese alla partitura nei mesi di ottobre e novembre, rallentando la composizione solo con il declinare delle sue condizioni di salute.
Il 5 dicembre Mozart muore, lasciando incompiuta la partitura del Requiem; e questa incompiutezza è all’origine di tutta un’altra serie di misteri. La vedova Constanze, comprensibilmente desiderosa di riscuotere il saldo della partitura incompiuta, affidò il completamento dell’autografo a musicisti legati all’entourage del marito. Ad occuparsi di colmare le lacune fu principalmente Franz Xaver Süssmayer, allievo del compositore, ma prima di lui erano stati coinvolti altri due allievi, Franz Jakob Freystädtler e Joseph Eybler, sotto il probabile coordinamento di un altro musicista vicino alla famiglia Mozart, l’abate Maximilian Stadler. Tutti costoro furono legati da un vincolo di segretezza; nessuno doveva sospettare che Mozart non fosse l’unico autore del Requiem.
Ezia
Di Capua – VicePresidente e Curatore Artistico Ass.ne Coro Lirico
La Spezia
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