Sezione - SALA CARGIA' ATELIER A CIELO APERTO
http://www.lericicoast.it/it/enjoy/eventi/
Non
è facile parlare, oggi, di famiglia. Per prima cosa è la
definizione stessa di famiglia a essere, in qualche maniera, liquida
e soggetta a continui mutamenti e poi oggi più che mai è il
concetto stesso di famiglia, la sua utilità sociale a essere
diventata controversa. Nel mondo l'aggregazione sociale individuata
come famiglia nasce con l'uomo. Se diamo per scontato uno stato
primordiale di promiscuità, l'esigenza di accudire ai cuccioli
d'uomo che, a differenza degli animali, diventano pienamente in grado
di rendersi indipendenti dagli adulti solo dopo molti anni, porta in
maniera spontanea al sorgere di forme associative all'interno delle
tribù. La prima esigenza riguarda la prole che, nella società
arcaica dei cacciatori-raccoglitori e, successivamente, in quella dei
pastori, allevatori e agricoltori, rappresenta l'indispensabile
apporto di forza lavoro e di elementi preposti alla difesa e alla
conquista. La famiglia arcaica segue i ritmi lunari e ha in genere
una struttura matrilineare come logica conseguente alla promiscuità
che rende impossibile stabilire la paternità. È interessante
comparare le società arcaiche con società contemporanee come quelle
dei Boscimani in Africa del Sud o dei Dayak del Borneo dove sono le
donne a svolgere un ruolo dominante e a assumersi prerogative
organizzative mentre l'uomo si limita a cacciare e raccogliere
delegando alle donne le funzioni di gestione del clan e spesso anche
quelle sacerdotali. Anche se sarebbe molto interessante continuare a
esaminare le molte forme aggregative del passato o di altre culture
anche contemporanee mi porterò più vicino a noi esaminando la
famiglia classica romana. La famiglia dell'antica Roma non era un
nucleo ristretto alla coppia genitoriale e ai figli ma comprendeva
tipicamente più gruppi genitoriali e i famigli, cioè i servi e gli
schiavi, tutti sottoposti al Pater Familias, al patriarca. In questo
clan familiare si poteva essere adottati tra consanguinei o anche tra
estranei al clan e lo scopo della famiglia era quello di
continuamente accrescerne il potere economico e politico anche
tramite le adozioni e le politiche matrimoniali. È importante
sottolineare come la famiglia romana fosse basata sul consenso e che
non avesse una ufficializzazione, ci si dichiarava marito e moglie e
bastava quello come pure bastava dichiararsi divorziati per
concludere il matrimonio. È solo nel Medioevo che la famiglia per
essere tale comincia ad avere bisogno di una legittimazione canonica
e civile e in questo a differenziarsi dal Diritto Romano classico ed
a essere più vicina al Diritto contemporaneo. La necessità, per la
validazione del matrimonio, di una celebrazione formale trova la sua
forma compiuta nel 1563 dove il Concilio di Trento ne stabilì
l’obbligo di essere celebrato da un ministro del culto e alla
presenza di due testimoni. Da quel momento il matrimonio assume i
connotati considerati normali fino a poco tempo fa: l’età minima
degli sposi, l’assenza di parentela entro un certo grado, il libero
consenso reciproco o, in presenza di minori, anche il consenso di chi
esercita la patria potestà o di un tutore. E, fatto ritenuto
scontato essendo il matrimonio religioso funzionale al concepimento
di figli, l’essere di sesso diverso. Anche se fino a tempi
relativamente recenti la famiglia sia stata più che altro uno
strumento di accrescimento economico e politico, specialmente per i
ceti alti, questo non significa che anticamente non ci fossero
situazioni di amore coniugale o nei confronti della prole. Abbiamo una
ricca documentazione di steli funerarie di epoca romana in cui dei
genitori piangono con termini toccanti la perdita di un figlio in
tenera età o che sposi o spose lamentino la perdita del compagno. I
sentimenti non cambiano però, quello che cambia è l’organizzazione
e la struttura della famiglia ma non solo, anche il suo scopo. Si
passa infatti da una struttura arcaica destinata alla cura della
prole, spesso considerata come comune a tutta la tribù e intesa come
una famiglia allargata a un mezzo di accrescimento economico e
politico per un clan familiare. La famiglia diventa un soggetto
politico, uno strumento per arrivare a un maggior potere la cui
degenerazione la possiamo riscontrare ancora oggi nelle cosiddette
famiglie mafiose. Quindi è dal Medioevo la famiglia comincia a
necessitare di un impianto giuridico e religioso. La famiglia diventa
specchio terreno della famiglia divina e subisce un irrigidimento
della sua struttura che ora diventa stabile e immutabile, una scelta
senza ritorno.Sulla famiglia celeste, spesso citata ad esempio dalla
Chiesa, occorre però aprire una parentesi. Si dice spesso che il
Cristianesimo sia stato scandaloso. L’adorazione del Crocifisso,
per esempio, è scandalosa per un romano antico in quanto la morte
sul patibulum della croce era una morte infamante, oltre che crudele.
L’idea di uguaglianza e il porgere l’altra guancia era anch’essa
scandalosa. Ma non ci si sofferma su un altro elemento di scandalo,
assai più insidioso. La Sacra Famiglia non è una famiglia come le
altre. Giuseppe, il padre famiglia, è una figura assente e non è il
padre di Gesù. Maria si suppone non abbia rapporti, per così dire,
carnali con suo marito e benché ci siano accenni a fratelli di Gesù
Maria è eternamente vergine. In effetti Giuseppe sparisce presto
dalle Scritture e questo mi riporta, con una piccola digressione,
alla figura sacerdotale femminile dei culti arcaici e alla pretesa di
salvezza legata all’elemento femminile presente in tante eresie,
tra le quali ricordo quella dei Catari ed esiste anche un altro
elemento interessante, la figura di un’altra Maria, della
Maddalena, presunta sposa di Cristo e, per i vangeli gnostici, la
prima sacerdotessa. Abbiamo divagato, ora passiamo oltre anche se so
che siete incuriositi. Essendo nato a metà del secolo scorso la
famiglia a cui la mia memoria fa riferimento è una famiglia
fondamentalmente diversa da quella odierna ma era anche la società
ad essere fondamentalmente diversa. È utile allora partire da lì, da
quella percezione di società e di famiglia per fare un rapido volo
d’uccello sui cambiamenti e sulle sfide che la famiglia di oggi si
trova ad affrontare senza dimenticarsi che la famiglia è formata da
persone e che quindi non è un termine astratto ma trova invece
concretezza nelle persone che la costituiscono. Dunque
dal Medioevo in poi, fino, perlomeno a tempi recentissimi la famiglia
rimane immutata nel tempo e ha questa caratteristica: Fino
alla metà del Novecento il matrimonio implicava il sostanziale
assoggettamento della moglie al marito, il quale era responsabile del
suo mantenimento e di quello dei figli. Dalla metà del secolo scorso
in poi vengono recepite dal legislatore delle esigenze di maggior
tutela nei confronti delle mogli. Da quel momento la famiglia diventa
una entità sempre più accuratamente regolata e, conseguentemente,
osservata e messa in discussione. La figura del Padre di Famiglia
viene progressivamente depotenziata a favore di una indubbiamente
giusta equiparazione con la moglie. La patrimonialità degli individui
viene tutelata tramite la divisione dei beni. La disciplina
nell’interno della famiglia viene sottoposta a uno scrutinio che
mira a evitare eccessi punitivi nei confronti sia del coniuge che dei
figli. Tutti provvedimenti presi con le migliori intenzioni e
assolutamente giusti. Quello che forse non è stato anticipato è
stato l’impatto sulle persone di questi provvedimenti di
civiltà. Oggi la società in cui viviamo è una società iper
regolata, tutto fatto a fin di bene, certo, ma questa minuziosa
regolamentazione di tutti gli aspetti della vita una se da una parte
tutelano i più deboli dall’altra soffocano le libertà di scelte,
imbrigliano fantasie e creatività e costringono tutti a livellarsi a
un minimo livello di decenza che non è sempre ottimale per
l’individuo, oltretutto la rapidità dei cambiamenti imposti ha
creato non pochi problemi di adattamento ad essi. Le motivazioni di
questo cambiamento epocale hanno radici specificatamente italiane e
altre invece generali. Le ragioni generali derivano dal progressivo
affrancarsi della donna da una situazione di subalternità all’uomo
tramite la propria affermazione sociale, lavorativa e economica e la
necessità di accompagnare e incentivare questo progresso tramite
leggi che la tutelino e incentivino. Le ragioni specifiche nostre
risiedono invece nel cambiamento brusco della società italiana
avvenuto proprio dalla seconda metà del novecento e che non ha
ancora terminato il suo iter. Negli anni cinquanta la famiglia aveva
una stabilità imposta dalla legge, che ci si amasse e rispettasse o
meno essa era indissolubile e questo poteva comportare anche che
diventasse un luogo di infelicità e frustrazione per i coniugi e che
i figli nascessero in un clima malsano. Però ci si trovava in una
società con due grandi caratteristiche: la mobilità verso l’alto
dove i figli avevano la percezione di poter migliorare la propria
situazione lavorativa e economica rispetto ai padri e il conformismo
che tendeva a nascondere sotto il tappeto i problemi e a proiettare
sia verso l’esterno che all’interno della famiglia una immagine
di serenità che poteva anche non sussistere.Dunque una società
ipocrita certamente ma apparentemente serena e sicuramente fiduciosa
nel futuro. I movimenti di protesta e di emancipazione degli anni
settanta e le mutate situazioni economiche e sociali incrinano la
pace sociale fondata soprattutto sulla fiducia nel futuro e sull’idea
che l’istruzione e il lavoro potessero garantire la mobilità verso
l’altro. Sollevano anche il velo delle ipocrisie e mentre la
situazione economica cominciava a dare segni di debolezza, nello
stagno d’acqua ferma della società italiana irruppero due elementi
di civiltà devastanti per lo status quo: Nel dicembre del 1970 il
divorzio e, nel maggio del 1978, l’aborto. Da un momento all’altro
la stabilità del matrimonio cessa di essere tale e questo fatto, di
per sé dirompente, verrà accompagnata da altre innovazioni che
porteranno sia alla instabilità dei rapporti matrimoniali sia al
depotenziamento della figura dell’uomo non solo nell’ambito del
matrimonio ma anche in quello della società. Lasciatemi ripetere a
oltranza che questi sforzi legislativi sono carichi di buone
intenzioni e che si tratta di scelte di civiltà e di giustizia che
condivido in pieno. Tutto bene quindi ma non è facile adattarsi al
nuovo, la resistenza mentale al cambiamento è una forza immensa con
cui fare i conti. Arriviamo a oggi. Fare una fotografia della donna
moderna è fare la fotografia di un essere umano finalmente
pienamente valorizzato e apprezzato. La concezione moderna della
donna non toglie nulla alla sua femminilità ma le restituisce
l’importanza che merita. Idealmente le donne hanno una loro
patrimonialità che conservano anche nel matrimonio, hanno lavori non
più secondari o servili ma di responsabilità, non solo hanno la
parità con gli uomini ma hanno anche maggiori tutele in senso
generale e in caso di divorzio. Ovviamente ripeto, idealmente.
Purtroppo in troppi casi non è ancora così ma la situazione è in
costante miglioramento. Se fotografo invece l’elemento maschile,
ancora troppo spesso protagonista di violenze domestiche e di
assassini di genere, allora devo descrivere un essere umano in crisi
di identità. Non è la donna l’origine di questa crisi
naturalmente. Per prima cosa abbiamo la precarietà economica che
porta in troppi casi alla povertà e alla disperazione. Non poter
provvedere a moglie e ai figli in persone ancora intrise nella
ideologia dell’uomo procacciatore di quanto possa occorrere alla
famiglia è devastante. Se poi questa disperazione porta a una
separazione, per l’uomo in povertà questo può significare non
solo la perdita della famiglia ma anche la perdita della casa e la
prospettiva di ritrovarsi a vivere per strada senza mezzi di
sussistenza. Questa precarietà viene accentuata dalla perdita di
potenza generale della figura genitoriale dove una minuziosa
attenzione al problema delle violenze domestiche rende problematica
perfino l’educazione dei figli quando essa richieda dei mezzi
coercitivi. Emblematico il caso di un genitore che, chiamato in una
caserma dei Carabinieri a seguito dell’arresto del figlio per un
fatto grave, gli abbia dato uno schiaffo e che questo gli abbia
procurato una denuncia per violenze. Donne che salgono quindi e uomini
che scendono rovinosamente e che non riescono a gestire questa
discesa in maniera ordinata e civile in una scala che deve
necessariamente portare a una uguaglianza totale. La tolleranza e
l’amore nell’ambito della famiglia sono il fattore non solo di
crescita ma anche di cura per le crisi individuali ed è nelle
famiglie che si combatte la battaglia per una società più civile e
consapevole. Non scordiamoci che la famiglia è il primo mattone nella
costruzione della società e che quindi, sia pure con le
modificazioni dettate dalla società stessa, essa non può
considerarsi una istituzione obsoleta. Esiste una famiglia, per così
dire, naturale. Una famiglia spontanea che nasce dall’amore, altro
fattore immutabile, di due esseri umani. L’amore esiste e se è vero
che può finire, io rimango ancorato al concetto romantico che un
amore vero non finisce, subisce modifiche nel tempo, passa tempeste e
crisi ma non finisce. Questa famiglia naturale, basata sull’amore
non ha la necessità di una legittimazione ufficiale. Non siamo più
negli anni cinquanta già citati e il fatto che due persone vivano
assieme e abbiamo anche dei figli senza essere sposati non
scandalizza più nessuno.Volutamente
parlo di esseri umani e quindi avallo il fatto che ci siano coppie
omossessuali e che queste convivenze debbano essere rispettate. Ho
delle riserve sulla adottabilità dei figli in questi casi e a
maggior ragione sulla pratica per me aberrante degli uteri in
affitto, ma sono riserve mie personali, forse derivanti dall’essere
nato troppi anni fa. Questa famiglia naturale si può creare e
sciogliere senza troppi drammi, basta essere chiari su quello che è
tuo e quello che è mio e ci si può lasciare senza tanti drammi.
Esiste poi la famiglia che ha una ufficializzazione, sia essa civile
o religiosa. In essa i diritti e i doveri non sono affidati alla
buona volontà e alla sensibilità e intelligenza delle persone come
nella famiglia naturale ma sono dettati dalla legge e, per
definizione, rigidi. L’orientamento è di continuare a regolare
questa istituzione e quindi possiamo ben dire che si è passati dai
romantici “due cuori e una capanna” degli anni cinquanta ai patti
prematrimoniali di oggi. In questo tipo di famiglia è già prevista
la possibilità di una separazione e si agisce in maniera da
tutelarsi uno nei confronti dell’altro. Le pulsioni verso la fine
dei matrimoni, o anche delle convivenze, sono enormi. Purtroppo
abbiamo educato i nostri figli, e se non noi lo ha fatto la società
e noi non siamo stati in grado di mitigare questo insegnamento,
all’egoismo e alla mancanza di spirito di sacrificio. Persone
concentrate solo su sé stesse, interessate solo al raggiungimento
dei propri obiettivi di felicità, piacere, potere economico o
sociale difficilmente saranno dei buoni compagni o coniugi. Occorre
quindi ricordare sempre, ripeterlo a noi perché anche noi abbiamo
bisogno di ricordarlo e ai nostri figli, cosa è una famiglia. Perché
una famiglia deve avere delle caratteristiche precise anche se è una
istituzione che è cambiata radicalmente. Cambiata perché se da una
parte è più regolata e irrigidita dall’altra è più libera e
paritaria.Cosa dobbiamo allora mettere in quel contenitore ideale che
è la famiglia? L’amore al primo posto, senza di esso le unioni di
convenienza sono destinate a fallire. La solidarietà, oggi più che
mai necessaria perché la precarietà della vita può portare al
fatto che uno dei due si ritrovi a dipendere dall’altro
economicamente e, a quel punto, anche psicologicamente dovrà poter
contare su una persona che sappia dimostrargli solidarietà in un
momento difficile e umiliante. Il dialogo. Smettere di parlarsi è la
fine per ogni tipo di convivenza. Chiudersi nel proprio mondo
significa escludere l’altro dalla propria vita e oggi abbiamo una
insidia in più: l’enorme mondo virtuale fruibile dovunque e in
qualsiasi momento o situazione tramite i nostri telefoni. Vedere
gruppi di giovani e perfino di adulti seduti a cena, il momento
topico della convivialità, e ognuno preso a fissare lo schermo del
suo telefono e a tambureggiare sui tastini è uno spettacolo
indecente e triste.
Il
lavoro di squadra nei confronti dell’educazione dei figli. La
programmazione condivisa. Prendere insieme delle decisioni
fondamentali per la famiglia non è una scelta ma è una necessità.
Cambiare lavoro, cambiare casa o città, perfino dove andare a fare
le vacanze devono essere scelte discusse e condivise e non scelte
prese individualmente e solo comunicate all’altro. La lealtà. Se
ci sono problemi essi vanno messi sul tavolo, discussi. Anche i
litigi sono momenti di crescita se affrontati con lealtà reciproca,
onestà intellettuale e materiale. E, per finire, anche se è una
cosa triste e problematica, parlando della famiglia moderna non si
può non parlare della strategia di uscita. La legge regola tutto
molto minuziosamente per le famiglie ufficiali e concede diritti
anche alle coppie di fatto ovvero alle famiglie naturali. Questo però
non evita che le separazioni siano momenti difficili, dolorosi e in
troppi casi anche pericolosi. Il vivere insieme da un idillio di
amore può trasformarsi in una convivenza difficile e penosa e questo
può avvenire per gradi a causa della oggettiva incompatibilità di
caratteri o all’improvviso per l’arrivo sulla scena di un terzo
personaggio che “ruba” il cuore a uno dei due. Aver mantenuto un
dialogo leale e continuo nell’ambito famigliare, sia con il
compagno che con i figli diventa la prima forma di difesa. Se i
problemi sono stati anticipati, se se ne è parlato, se si è
raggiunta, pur nella consapevolezza del fallimento di un progetto di
famiglia, la coscienza che essa non può, per il bene reciproco,
continuare allora tutto sarà più facile e più civile. Se il
matrimonio è minato fin dall’inizio, anche se questo fatto lo si
percepisce dopo, allora è meglio parlarne subito, prepararsi
reciprocamente al fatto che non si stia bene assieme può servire
magari a modificare e attenuare le cause del disagio ma soprattutto
serve a prepararsi a una separazione il più possibile indolore. Se
poi l’altro reagisce scompostamente o violentemente già dalle
prime avvisaglie di disagio allora è bene prepararsi e prendere le
precauzioni del caso. Parlando dell’eventualità di una separazione
non si può non parlare dei figli che, a ben vedere, sono il primo e
indiscusso scopo a livello di specie umana per la formazione di una
famiglia. l’unità veramente irriducibile, che costituisce la
cellula, il nucleo su cui le diverse società si fondano, è
l’insieme della madre con i figli. Questo insieme può essere
completato dal padre biologico oppure da un nuovo individuo che
subentri nel nucleo famigliare Esistono quindi famiglie
monogenitoriali, formate dalla madre e dai figli e più raramente dal
padre con i figli e famiglie dove é presente un elemento estraneo
alla genitorialità ma che ne assume in parte le funzioni. L’impatto
che queste famiglie scomposte e ricomposte ha sui figli dipende in
maniera preponderante sulla maturità della nuova coppia. Spetta a
chi subentra avere la sensibilità di non imporsi in un ruolo che non
è naturalmente suo ma che, con pazienza e tatto, potrebbe
diventarlo. Indubbiamente separazioni e riaccompagnamenti comportano
disagi e dolori ai figli, senso di rabbia e confusione, trovare una
persona a loro estranea accanto al genitore biologico e essere
separati dall’altro genitore non è sicuramente la situazione
migliore per dei bambini ma, d’altra parte, anche vivere in una
casa dove esiste una situazione di non amore, di disagio e di
conflittualità non solo è altrettanto doloroso ma può anche
ingenerare una attitudine alla violenza domestica che potrebbe, in
età adulta, riproporsi. In questa situazione di rapporti mutevoli
nell’ambito della famiglia spesso l’elemento stabile e
stabilizzante a livello emotivo sono i nonni. Dai nonni, tranne che
in casi rari, non ci si separa mai e essi rappresentano la continuità
di una famiglia dove una delle figure genitoriali viene a mancare. La
figura dei nonni diventa allora fondamentale, essi sono una
sicurezza, sono presenti e sono una coppia stabile, magari con mille
problemi alle spalle ma un porto sicuro per i nipoti affamati di quel
tipo di affetto che i legami di sangue rendono più profondo. Oggi
poi i nonni sono anche una importante stampella per la famiglia dal
punto di vista economico, da diversi anni sono le loro pensioni che
hanno aiutato e aiutano figli e nipoti alle prese con la grave crisi
economica da cui non si è ancora usciti. E parlando di crisi
economica non possiamo non menzionare come non sia solo l’egoismo e
l’edonismo dei singoli a ridurre la natalità in Italia ma anche la
mancanza di una politica efficace di sostegno alla natalità che ha
fatto sì che sia in atto un tracollo demografico che sta provocando
un rapido invecchiamento della popolazione. Se non bastasse il fatto
che le famiglie prima di tutto non si formano per problemi economici
e poi non fanno figli perché non possono assicurargli il
mantenimento, la crisi economica e la mancanza di una visione
positiva circa il proprio futuro e quello del Paese in generale
portano un numero crescente di giovani a emigrare. È quindi sempre
più spesso che le famiglie si trovino a avere dei figli all’estero,
spesso anche in giovane età e che quindi il processo educativo
basato su un costante dialogo, anche non verbale, si interrompe. Cosa
sarà della famiglia in futuro? Sicuramente quella che la
Costituzione nell’articolo 29 definisce una “Società naturale
fondata sul matrimonio” rimarrà una società naturale che verrà
regolata da altri istituti e non solo dal matrimonio come lo
conosciamo ora. Sicuramente l’amore dei genitori per i figli
rimarrà perché è connaturato con l’essere umano e sicuramente
dalle famiglie nasceranno quei figli che assicurano la continuità
della specie ma forse saranno più figli del mondo che figli dei
genitori, affronteranno sfide diverse, con orizzonti più ampi. È
meglio abituarsi all’idea di un mondo globalizzato dove i nostri
figli si troveranno a lavorare a migliaia di chilometri da noi, si
sposeranno con donne o uomini di culture diverse e che i nostri
nipoti abiteranno lontano da noi e parleranno magari una lingua che
non capiremo. Tutte cose che da una parte stimolano perché fanno
parte del progresso e dall’altra intristiscono perché nella nostra
mente la famiglia è un’altra cosa. Ma è un po’ come le
separazioni, fanno male e non sono cose belle ma vanno accettate e
gestite. Spetta quindi a noi, genitori e nonni, gestire questi
cambiamenti e trasformare le negatività in positività ricordandosi
sempre che mentre i legami sentimentali sono soggetti a cambiamenti
quelli di sangue sono indissolubili e che sono proprio questi a
rimanere il punto saldo e fisso dei legami famigliari.
Andrea Marrone - Sala CarGià Atelier a cielo Aperto - Simposio d'Arte Cultura e Spettacolo VII Ed. 2018
E’
concesso l’utilizzo di testi e immagini ai soli fini di studio
citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale CarGià come
fonte insieme al relativo link ©
Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.it
Ringrazio
sentitamente Ezia Di Capua
AIRBNB - CASA
CARGIA' HOLIDAYS
BOOKING.COM
- CASA CARGIA' HOLIDAYS
Nessun commento:
Posta un commento